25- Nella tavola di pietra, in cui si contengono le donazioni, fatte dal Papa Gregorio II° come di sopra accennai, alla Basilica di S. Pietro per li lumi da ardere perpetuamente avanti alla Confessione de’ Santi Apostoli, si veggono nominate molte “Masse”, le quali comprendeano sotto di sè più poderi piantati di ulive , fino al numero di quarantotto, come apparisce dalla seguente copia, riferita distesamente dal Doni (63) .

 

 

26-  <<Dominis Sanctis ac Beatis Petro Paulo Apostolorum principibus Gregorius indignus servus. Quotiens Status enim a meis successoribus servandum sine aliqua refragatione constituo, ut loca vel prædia cum Olibetis, quæ inferius describuntur, quos pro concinnatione luminariorum vestrorum a diversis, quibus detinebantur, recolligens, vestra vobis dicavi, immutilata permanere : idest in patrimonio Appiæ Massa Victoriola. Olibetum in fundo Rumelliano. Olibetum in fundo Octabiano. Massa Trabatiana. Olibetum in fundo Juliano.Olibetum in fundo Viviano. Olibetum in fundo Cattia. Olibetum in fundo Soliciano. Olibetum in fundo Marrano>>.

 

27- Da ciò ne vien manifestamente dimostrato quanto erano in uso in quel tempo nella nostra, ora disabitata, “Campagna” dove al presente non si troverà nè pure una pianta di ulivo (intendo però di eccettuare i luoghi ancor’oggi abitati, fra quali il territorio di Corneto, in cui è antica tradizione, che da’ coloni Genovesi, dietro al costume della lor patria, vi fosse piantato quel numero di ulivi o di aranci, che pure oggidì vi si vede conservato e accresciuto). Non è dunque il terreno, che non produce, e non alimenta queste piante; ma siamo noi, che non lo provvediamo di buoni coltivatori.

 

28- Ora passando avanti, SANTISSIMO PADRE, QUANTO DANARO MAI SUOLE USCIRE OGNI ANNO DI Roma per le tele di canape e di lino, che si fanno venire di fuori dello Stato ecclesiastico ? Non dico già delle più sottili di Cambrai, di Ulma, e di Costanza, nè di quelle celebrate da Lucano (64) <<Candita Sidonio pellucens pectore filo>> ma delle più vili, e grossolane d’Interlicci, e di Carmagnola per farne sacchi. Forse i nostri terreni non sono atti a produrre canape o lino ? E forse anticamente non ne produceano ? Nel famoso Calendario Rustico, fatto da’ Romani con tanto studio e diligenza per la coltura de’ loro terreni, si vede assegnato il tempo opportuno alla semenza delle canapi e de’ lini, e per la loro raccolta . (65) Varrone e

Palladio danno i precetti e le regole per iscegliere i terreni, atti a produrgli in abbondanza. (66) Che dicere noi de’lavori di lana e di seta ? Vi è forse terra, o paese nella nostra Italia, o fuori, dove si possa avere più copia degli uni, e degli altri ?

 

(63)  De Restic. Salubr. Agri Rom. Pag.64

 (64)  Lib. 10

(65)  Apud Gruderum pag.132

(66)  M. Varro de re rustic lib.1 cap,23