Stile giornale | Stile web Minimo 7 - Febbraio 2001 Manga: l'evoluzione (e lasciam perdere i pokemon) " I manga? No, io non li leggo; ma non sono per bambini?", " I manga? Ma cosa, i cartoni dei robot?", " I manga? E cosa sono i manga?". Questa è una breve antologia delle "risposte tipo" che un appassionato di manga (come me) può aspettarsi, quando abbia la (s)ventura di incontrarsi e di intavolare discussione con qualcuno che non condivida il suo interesse; già, ma cosa è, in breve, un manga? Per iniziare, direi di rispondere alle domande tra virgolette, magari in ordine inverso; allora, i manga: sono serie a fumetti, ideate e realizzate in Giappone, e successivamente distribuite in gran parte del resto del mondo, dove possono contare un discreto riscontro di vendite; e, cosa forse più importante, come e quando esso arrivi in Italia. Il Manga nasce come genere di evasione nel Giappone dell'immediato dopoguerra; al Secondo Grande Conflitto è seguita una spaventosa crisi economica; così, come nell'Occidente vincitore buffi conigli e paperi neri dai loro cartoni animati hanno propagandato le ragioni degli alleati nei giorni della guerra, nel vinto Paese del Sol Levante una generazione di nuovi eroi, dalla carta dei loro fumetti, scandiscono i tempi della ricostruzione. I manga di quell'epoca sono solo un mezzo di intrattenimento, un passatempo; la loro struttura è analoga a quella delle classiche strisce autoconclusive sui quotidiani europei ed americani; il "salto di qualità" arriverà solo successivamente, nel momento cioè in cui i manga si evolvono, diventando serie più o meno lunghe _a volte per-sino "saghe" decennali formate da "puntate" che vengono pubblicate con varie cadenze in riviste "contenitore", esclusivamente dedicate al nuovo genere; tutto questo inizia con la generazione di autori il cui capostipite è Osamu Tezuka, noto presso i compatrioti con il soprannome di "dio del manga"; autore di una vera e propria produzione-fiume di opere (dai primi anni '60 agli anni '80), le sue avranno la ventura di essere tra le prime serie ad essere trasposte a cartoni animati, cioè quegli "anime" di cui si è accennato in precedenza; saranno proprio queste a renderlo famoso, anche se marginalmente e tardivamente, in Italia; qualche titolo che forse ricordate: "Astroboy" (i titoli originali, sinceramente, non li ricordo), storia di un bambino-robot, che tra un'avventura ed un'altra, si trova a vivere l'insensatezza di un mondo pieno di robot sempre più intelligenti e sensibili, nel quale gli umani si impegnano nello sforzo irrazionale di preservare la distinzione tra le due popolazioni, in verità ormai inesistente; "Kimba, il leone bianco", incentrato sulla storia di un cucciolo di leone bianco, che si ritrova a succedere al padre, prematuramente scomparso, nel dominio di una non meglio precisata savana in Africa; una trama di notevole impatto narrativo, tanto da avere, questo è quel che si dice, ispirato il "Re Leone" della Disney; la storia accarezza con garbo e umorismo la tematica ambientale, nonché quella del rispetto della vita in tutte le sue forme, tanto che il protagonista creerà nella savana un ordine sociale nel quale è proibito divorarsi l'un l'altro, ma è obbligatorio per il più forte soccorrere il più debole, dimostrandosi più umano degli uomini; e poi "I bon bon magici di Lilly", "Black Jack", e moltissimi altri titoli sconosciuti dalle nostre parti; con il maestro Tezuka il manga, pur conservando il tono ed il colore della favola, abbandona i binari del semplice strumento di intrattenimento, per avviarsi a divenire un manifesto epocale, legato a tematiche umane e sociali... Se Tezuka è il pioniere di questo rito del passaggio, non gli è da meno Go Nagai, che inizia la sua opera all'inizio degli anni '70, ed è autore non meno prolifico; autore tanto di manga che di anime, sarà padre di "Mao Dante" e di "Devilman", entrambe storie horror incentrate sui demoni, esseri mitici che combattono con il genere umano una guerra clandestina ed ambigua, che lascia il lettore incapace di giudicare quale delle due fazioni sia nel giusto; qualche altro suo famoso titolo è: la trilogia "Mazinga Z " / "Grande Mazinga"/ "Ufo Robot Gol-drake", e poi "Jeeg, robot d'acciaio", "Getter ro-b o t " , "Getter Robot G", "Violence Jack"; pur trattando di argomenti fantastici, l'intera produzione di Nagai è improntata al realismo e un sanguigno cinismo, che probabilmente sono determinati dall'innata opinione pessimista dell'autore sugli uomini e sulla società, vista come un paravento di convenzioni per uomini che hanno rinunciato ad esprimersi come individui; non per nulla, spesso le opere di questo autore sono più paragonate a saggi letterari, che a semplici fumetti. Siamo ad una svolta quasi storica, nella seconda metà degli anni '70 "Goldrake" arriva in Italia, prima tra tutte le serie animate ad essere trasmessa dalla Rai, almeno fino a quando le vigorose proteste dei genitori, preoccupati per la violenza eccessiva di diverse scene della serie, non inducono la rete televisiva nazionale ad interrompere la trasmissione ed a cancellarla dal palinsesto televisivo; le serie animate giapponesi, ed in particolare quelle di Nagai, e di altro grande del genere, cioè Leiji Matzumoto, il creatore di "Capitan Harlock", "Galaxy express 999", La "regina dei mille anni", in realtà, continueranno comunque ad arrivare da noi e saranno trasmesse dal circuito delle reti private; ed ecco come il manga entra, in modo molto indiretto, per la verità, in Italia... Mentre in Giappone il manga continua a svilupparsi, fino a riempire tutte le nicchie offerte dalla richiesta del pubblico_ oggi esistono titoli di argomento storico, fantastico, horror, fantascientifico, romantico, erotico, poliziesco, comico, demenziale, sportivo, avventuroso, e qualunque commistione dei generi elencati in precedenza, per acquirenti di qualunque età _, da noi bisognerà attendere la fine degli anni '80, o più propriamente l'inizio dei '90, perché qualche casa editrice inizi a pubblicare seriamente qualche titolo; in verità era accaduto, quasi contemporaneamente alla messa in onda della serie "Grande Mazinga", che venisse messo in circolazione, da una famosa casa di pubblicazioni italiana, una versione del fumetto colorata qui da noi, che però si era presto eclissata. Capita, dunque, che i bambini che avevano seguito le serie animate, si ritrovano adolescenti ad acquistarne i corrispettivi cartacei; è anche vero che accanto ai "classici", questi ragazzi si trovano a poter scegliere tra una enorme varietà di titoli; questo perché in Giappone qualcosa proprio in quel periodo sta cambiando: una nuova generazione di autori, consci forse dell'attenzione che il manga ormai suscita all'estero, danno alla luce una quantità incredibile di opere di nuova concezione, dotate, oltre che di trame convincenti al pari delle produzioni precedenti, di una qualità grafica quasi eccezionale rispetto la passato: è il periodo del delirante "Ken il guerriero" di Bron Son e Tetzuo Hara, nonché delle tecnofollie di MasamuneShirow, autore di "Ghost in the Shell" , "Apple seed", "Orion", "Dominion", "Black Magic", e del fenomenale "Akira" di Katsuiro Otomo, della comicità demenziale di "Dottor Slump & Arale", e della supercinetica saga di "Dragonball" , "Dragonball Z" e "Dragonball GT" (quest'ultimo solo in versione animata), tutte storie di Akira Toriyama, ed è il periodo di altre centinaia di opere e di autori che non mi sembra giusto non menzionare solo perché al momento non li ricordo tutti; il manga trae ormai ispirazione ormai dalle culture, dalla letteratura e cinematografia, nonché dei miti di tutto il mondo, (vedi "I Cavalieri dello Zodiaco" di Masami Kuru-mada, per non parlare di conversioni animate di libri famosi come "Cuore", "L'isola del tesoro", "Piccole donne", "Pinocchio" ). Se questo è l'aspetto positivo del processo di internazionalizzazione del manga, è anche giusto, penso, menzionare gli aspetti negativi; se da una parte è vero, infatti, che il livello grafico medio delle nuove pubblicazioni è incommensurabilmente superiore a quello relativo ai quasi tre decenni precedenti, e le storie, da un punto di vista narrativo e funzionale, sono realizzate con estrema cura, dall'altra non i pochi quelli che si lamentano che le storie non sono più quelle di una volta, che manca qualcosa; che le nuove storie non hanno più messaggi da trasmettere.. .molto più sem-plicemente, io sono convinto che, come tutti i prodotti, il manga, destinato ormai ad un consumo di massa, vada scelto secondo la qualità ogget-tiva ed il gusto individuale, come quando, facendo la spesa, scegli il detersivo di marca a quello del discount. Concludendo, forse questo articolo non piacerà agli appassionati di manga, perché è troppo riduttivo (ed è vero), e non piacerà ai non appassionati perché ovviamente non gli interessa nulla; ma, dato che mi è stato gentilmente concesso questo spazio (e di questo ringrazio gli amici di Minimo?...), e dato anche che non ho argomenti da trattare nel merito dell'ontologia cartesiana, spero vi accontenterete se ho scritto di qualcosa che, personalmente, mi piace; chi lo sa, forse ho convinto qualcuno ad interessarsi al genere.. .allora ci si vede in qualche "fumetteria", ciao. Giuseppe Castiglia |