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Minimo 7 pag. 14
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Febbraio 2001
Manga, l'evoluzione
(e lasciam perdere i pokemon)
mantico, erotico, poliziesco, comico, demenziale, sportivo, avventuroso, e qualunque commistione dei generi elencati in precedenza, per acquirenti di qualunque età _, da noi bisognerà attendere la fine degli anni '80, o più propriamente l'inizio dei '90, perché qualche casa editrice inizi a pubblicare seriamente qualche titolo; in verità era accaduto, quasi contemporaneamente alla messa in onda della serie "Grande
Mazinga", che venisse messo in circola­zione, da una famosa casa di pubblica­zioni italiana, una versione del fumetto colorata qui da noi, che però si era presto eclissata.
Capita, dunque, che i bambini che ave­vano seguito le serie animate, si ritro­vano adolescenti ad acquistarne i corri­spettivi cartacei; è anche vero che ac­canto ai "classici", questi ragazzi si tro­vano a poter scegliere tra una enorme varietà di titoli; questo perché in Giap­pone qualcosa proprio in quel periodo sta cambiando: una nuova generazione di autori, consci forse dell'attenzione che il manga ormai suscita all'estero, danno alla luce una quantità incredibile di opere di nuova concezione, dotate, oltre che di trame convincenti al pari delle produzioni precedenti, di una qualità grafica quasi eccezionale ri­spetto la passato: è il periodo del deli­rante "Ken il guerriero" di Bron Son e Tetzuo Hara, nonché delle tecnofollie di MasamuneShirow, au­tore di "Ghost in the Shell" , "Apple seed", "Orion", "Dominion", "Black Magic", e del fenomenale "Akira" di Katsuiro Otomo, della comicità demenziale di "Dottor Slump & Arale", e della supercinetica saga di "Dragonball" , "Dragonball Z" e "Dragonball GT" (quest'ultimo solo in versione animata), tutte storie di Akira Toriyama, ed è il periodo di altre centinaia di opere e di autori che non mi sembra giusto non menzionare solo perché al momento non li ricordo tutti; il manga trae ormai ispirazione ormai dalle culture, dalla letteratura e
Z " / "Grande Mazinga"/ "Ufo Ro­bot Gol-drake", e poi "Jeeg, robot d'acciaio", "Getter ro-b o t " , "Getter Robot G", "Violence Jack"; pur trattando di argomenti fantastici, l'intera produzione di Nagai è improntata al realismo e un sanguigno cinismo, che probabilmente sono determinati dall'innata opinione pessimista dell'autore sugli uomini e sulla società, vista come un paravento di con­venzioni per uomini che hanno rinunciato ad esprimersi come individui; non per nulla, spesso le opere di questo autore sono più paragonate a saggi letterari, che a semplici fumetti.
Siamo ad una svolta quasi storica, nella seconda metà degli anni '70 "Goldrake" arriva in Italia, prima tra tutte le serie animate ad essere trasmessa dalla Rai, almeno fino a quando le vigorose prote­ste dei genitori, preoccupati per la vio­lenza eccessiva di diverse scene della se­rie, non inducono la rete televisiva nazio­nale ad interrompere la trasmissione ed a cancellarla dal palinsesto televisivo; le serie animate giapponesi, ed in partico­lare quelle di Nagai, e di altro grande del genere, cioè Leiji Matzumoto, il crea­tore di "Capitan Harlock", "Galaxy express 999", La "regina dei mille anni", in realtà, continueranno comun­que ad arrivare da noi e saranno tra­smesse dal circuito delle reti private; ed ecco come il manga entra, in modo molto indiretto, per la verità, in Italia... Mentre in Giappone il manga continua a svilupparsi, fino a riempire tutte le nic­chie offerte dalla richiesta del pubblico_ oggi esistono titoli di argomento storico, fantastico, horror, fantascientifico, ro-
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cinematografia, nonché dei miti di tutto il mondo, (vedi "I Cavalieri dello Zodiaco" di Masami Kuru-mada, per non parlare di conversioni animate di libri famosi come "Cuore", "L'isola del tesoro", "Piccole donne", "Pinocchio" ). Se questo è l'aspetto positivo del pro­cesso di internazionalizzazione del manga, è anche giusto, penso, men­zionare gli aspetti negativi; se da una parte è vero, infatti, che il livello grafico medio delle nuove pubblica­zioni è incommensurabilmente supe­riore a quello relativo ai quasi tre decenni precedenti, e le storie, da un punto di vista narrativo e funzionale, sono realizzate con estrema cura, dal­l'altra non i pochi quelli che si lamen­tano che le storie non sono più quelle di una volta, che manca qualcosa; che le nuove storie non hanno più mes­saggi da trasmettere.. .molto più sem-plicemente, io sono convinto che, come tutti i prodotti, il manga, desti­nato ormai ad un consumo di massa, vada scelto secondo la qualità ogget-tiva ed il gusto individuale, come quando, facendo la spesa, scegli il de­tersivo di marca a quello del discount. Concludendo, forse questo arti­colo non piacerà agli appassionati di manga, perché è troppo riduttivo (ed è vero), e non piacerà ai non appassio­nati perché ovviamente non gli inte­ressa nulla; ma, dato che mi è stato gentilmente concesso questo spazio (e di questo ringrazio gli amici di Mi­nimo?...), e dato anche che non ho argomenti da trattare nel merito del­l'ontologia cartesiana, spero vi accon­tenterete se ho scritto di qualcosa che, personalmente, mi piace; chi lo sa, forse ho convinto qualcuno ad interes­sarsi al genere.. .allora ci si vede in qualche "fumetteria", ciao.
   Giuseppe Castiglia
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e, cosa forse più importante, come e quando esso arrivi in Italia. Il Manga nasce come genere di evasione nel Giappone dell'immediato dopo­guerra; al Secondo Grande Conflitto è seguita una spaventosa crisi economica; così, come nell'Occidente vincitore buffi conigli e paperi neri dai loro car­toni animati hanno propagandato le ra­gioni degli alleati nei giorni della guerra, nel vinto Paese del Sol Levante una generazione di nuovi eroi, dalla carta dei loro fumetti, scandiscono i tempi della ricostruzione. I manga di quell'epoca sono solo un mezzo di intrattenimento, un passa­tempo; la loro struttura è analoga a quella delle classiche strisce autocon­clusive sui quotidiani europei ed ameri­cani; il "salto di qualità" arriverà solo successivamente, nel momento cioè in cui i manga si evolvono, diventando serie più o meno lunghe _a volte per-sino "saghe" decennali formate da "puntate" che vengono pubblicate con varie cadenze in riviste "contenitore", esclusivamente dedicate al nuovo ge­nere; tutto questo inizia con la genera­zione di autori il cui capostipite è Osamu Tezuka, noto presso i compa­trioti con il soprannome di "dio del manga"; autore di una vera e propria produzione-fiume di opere (dai primi anni '60 agli anni '80), le sue avranno la ventura di essere tra le prime serie ad essere trasposte a cartoni animati, cioè quegli "anime" di cui si è accennato in precedenza; saranno proprio queste a renderlo famoso, anche se marginal­mente e tardivamente, in Italia; qualche titolo che forse ricordate: "Astroboy" (i titoli originali, sinceramente, non li ricordo), storia di un bambino-robot, che tra un'avventura ed un'altra, si trova a vivere l'insensatezza di un mondo pieno di robot sempre più intel-
Manga, l'evoluzione
(e lasciam perdere i pokemon...)
" I manga? No, io non li leggo; ma non sono per bambini?", " I manga? Ma cosa, i cartoni dei robot?", " I manga? E cosa sono i manga?". Questa è una breve anto­logia delle "risposte tipo" che un appas­sionato di manga (come me) può aspet­tarsi, quando abbia la (s)ventura di incon­trarsi e di intavolare discussione con qualcuno che non condivida il suo inte­resse; già, ma cosa è, in breve, un manga?
Per iniziare, direi di rispondere alle do­mande tra virgolette, magari in ordine inverso; allora, i manga: sono serie a fumetti, ideate e realizzate in Giappone, e successivamente distribuite in gran parte del resto del mondo, dove possono contare un discreto riscontro di vendite;
ligenti e sensibili, nel quale gli umani si impegnano nello sforzo irrazionale di preservare la distinzione tra le due popolazioni, in verità ormai inesi­stente; "Kimba, il leone bianco", incentrato sulla storia di un cucciolo di leone bianco, che si ritrova a succe­dere al padre, prematuramente scom­parso, nel dominio di una non meglio precisata savana in Africa; una trama di notevole impatto narrativo, tanto da avere, questo è quel che si dice, ispirato il "Re Leone" della Disney; la storia accarezza con garbo e umori­smo la tematica ambientale, nonché quella del rispetto della vita in tutte le sue forme, tanto che il protagonista creerà nella savana un ordine sociale nel quale è proibito divorarsi l'un l'al­tro, ma è obbligatorio per il più forte soccorrere il più debole, dimostran­dosi più umano degli uomini; e poi "I bon bon magici di Lilly", "Black Jack", e moltissimi altri titoli scono­sciuti dalle nostre parti; con il mae­stro Tezuka il manga, pur conser­vando il tono ed il colore della favola, abbandona i binari del semplice stru­mento di intrattenimento, per avviarsi a divenire un manifesto epocale, le­gato a tematiche umane e sociali...
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Se Tezuka è il pioniere di questo rito del passaggio, non gli è da meno Go Nagai, che inizia la sua opera all'ini­zio degli anni '70, ed è autore non meno prolifico; autore tanto di manga che di anime, sarà padre di "Mao Dante" e di "Devilman", entrambe storie horror incentrate sui demoni, esseri mitici che combattono con il genere umano una guerra clandestina ed ambigua, che lascia il lettore inca­pace di giudicare quale delle due fa­zioni sia nel giusto; qualche altro suo famoso titolo è: la trilogia "Mazinga(segue)
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non sono "i cartoni dei robot" , in primo luogo perché non trattano di robot, al­meno non esclusivamente, bensì di una quantità di argomenti e temi pressoché infinita; in secondo luogo perché tutto sono, fuorché cartoni animati, sono fu­metti, come specificato in precedenza; le serie animate, che sono chiamate "anime", vengono realizzate, solita­mente, per trasposizione a partire pro­prio dai manga; e, no, non esistono solo manga per bambini; il panorama fumetti­stico nipponico è suddiviso in sottogeneri adatti alle esigenze del pubblico di tutte le età.
Ora che ho detto cos'è un manga, resta da vedere quando e come questo nasca,
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