la fotografia
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<<Il fotografo-autore conferisce alla fotografia una specie di nobiltà che la fa emergere dalla doxa in cui fluttua, restituendole uno spazio e un tempo, per così dire, aristocratico, che la fotografia , da sola, non riesce a conseguire. Nel momento in cui egli ridefinisce, addomesticandola , la possibilità di uno sguardo precedentemente segnato da un intento esterno alla fotografia, condizionerà anche lo sguardo dello spettatore. Lo condurrà verso il campo di una intenzionalità (di una razionalità?).>>
<<Man Ray diceva di fotografare ciò che non poteva dipingere e dipingere ciò che non poteva fotografare.Tutto quello che , con l’una o l’altra tecnica , Man Ray non poteva è dell’ordine dell’immagine, della costruzione dell’immagine, e , del resto, non tutte le immagini possono essere rese visibili attraverso la fotografia o la pittura.
Lo sguardo dell’autore aggiunge alla fotografia un complemento, che è la sua impronta , intesa come segno di una individualità. Esso , per così dire , converte l’immagine del segno in segno dell’immagine. Le attribuisce qualcosa che dovrebbe essere anteriore , se non esterno, alla stessa fotografia : le riconsegna una specie di principio ontologico negato, come abbiamo visto, dalla circolazione infinita delle fotografie, e che , in questo modo, le sarebbe , almeno temporaneamente, reso.
La fotografia d’autore consiste, quindi, in un processo che instaura una metafisica .>>
<<Perché il gesto dell’autore è proprio quello di separare la fotografia dall’immagine, prendendo le difese di quest’ultima,obbligando la fotografia a una sorta di processo di monadizzazione che contraddice il suo carattere ordinario, impuro, plurale.
Gesto fondante che obbliga la fotografia a “confessare” qualcosa che in essa esiste, diffusamente, solo in potenza, e che proprio attraverso quel gesto, diventa atto, auto .>>
[ da “Immagine della fotografia (Immagine del fotografo in quanto autore)” di B. Pinto de Almeida]
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