Sito in cu si parla di Vena di Maida - Provincia di
Catanzaro- paese di lingua albanese
Chiunque voglia inviare materiale per arricchire il sito
dedicato a Vena, inviare tramite E-Mail al seguente indirizzo:
inggiacomosacco@tiscalinet.ita cura dell 'Ing. Giacomo Sacco |
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Uscendo dalla autostrada Salerno - Reggio Calabria, allo svincolo di Lamezia Terme, si imbocca la superstrada per Catanzaro, al bivio ponte Calderaio, sul fiume Amato si imbocca la provinciale per Vena, il paese si trova su una collina a 4 Km dalla superstrada.
1468 - Le origini
Secondo le fonti più attendibili, dopo la morte di Scanderbeg, avvenuta nel 1468 e specialmente dopo la caduta di Croja, avvenuta dieci anni dopo, molti albanesi per non sottomettersi alla dominazione turca, specie coloro che avendo combattuto al fianco di Scanderberg, temevano per la loro vita, fuggirono nell' Italia meridionale. Le regioni più interessate, da questa migrazione, furono la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Questa migrazione verso l'Italia meridionale fu resa possibile dal fatto che il Re di Napoli e Scanderberg, quando era vivo, avevano avuto ottimi rapporti di amicizia e di alleanza.. Pertanto la fondazione di Vena e degli altri paesi del Catanzarese, può essere fatta risalire intorno al 1460-1470. In provincia di Catanzaro, i profughi albanesi, andarono a ripopolare casali abbandonati o a fondare nuovi paesi. Tali primi insediamenti furono quindi Amato, Andali, Arietta, Vena, Zangarona, Caraffa, Carfizzi, Pallagorio, S. Nicola dell'alto e Gizzeria.. Vena era a quel tempo un casale abbandonato, pertanto la sua origine, come cittadina, può essere senz' altro fatta risalire a tale insediamento. Era conosciuta nell'antichità anche col nome di S. Andrea dal nome del santo protettore. Anche gli Albanesi della provincia di Catanzaro erano cattolici di rito Bizantino, ma, il rito si perse abbastanza presto, perché i sacerdoti dovevano essere ordinati in Grecia, cosa difficile a causa delle difficoltà di comunicazione. Così, ben presto, questi paesi finirono per adottare il rito Latino.
1831
Nel 1881 con decreto del 4 Maggio istitutivo dei Comuni e dei Circondari, Vena veniva riconosciuto Comune autonomo.
1839
Con decreto del 14 Ottobre di tale anno, Vena veniva assegnato, come frazione, al comune di Maida.
Nel libro Viaggio in Calabria di H. Swinburne del 1777, si legge: " Mentre guadavamo l'Amato, incontrammo un gruppo di Greci di un villaggio vicino; le donne, vestite con abiti particolarmente vistosi in cui predominava il rosso ed il giallo, erano molto più belle della maggior parte delle Calabresi."
Erano forse di Vena tale gruppo di albanesi? L'ipotesi è attendibile, visto che Vena era il paese più vicino al fiume Amato e che a quel tempo per Greci si intendevano tutte le popolazioni provenienti dall'altra parte dell'Adriatico. Certo potevano essere anche di Amato.
Ed ecco un altro breve brano in cui si parla di Vena, tratto dal libro Terremoti nella Calavria di Utius De Urso. In tale brano, l'autore, descrivendo i danni riportati da Maida nel terremoto del Marzo 1638, scrive: " .... Questa (Maida) ha patito più nelle fabbriche che nelle persone, così come nei suoi casali che sono Curinga, Santo Pietro, Curtale, Javerso e Vena, casal d'Albanesi ..."
Anche Alessandro Dumas è stato a Vena
Il grande scrittore francese narra nel suo libro "Impressioni di un viaggio in Calabria": "Camminando e parlando con la nostra guida, ci parla di un villaggio chiamato Vena, che aveva conservato un costume forestiero e una lingua che nessuno comprendeva in Calabria. Queste due circostanze ci fecero venire il desiderio di vedere questo villaggio ..." . Ed ecco il resoconto di tale visita che lo scrittore fece a Vena deviando perciò appositamente dal suo percorso, passò prima per Maida, dove dormì nell'unica locanda del luogo e la mattina seguente: "..Dopo un'ora e mezza di marcia arrivammo a Vena. La guida non ci aveva ingannato perchè alle prime parole che rivolgemmo ad un abitante del paese, ci fu assai facile capire che la lingua nella quale gli parlavamo gli era tanto perfettamente sconosciuta quanto a noi quella nella quale ci rispondeva; quel che uscì da questa conversazione era che il nostro interlocutore parlava un dialetto greco-italico, e che il villaggio era una di quelle colonie albanesi che emigrarono dalla Grecia dopo la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II.
Il nostro ingresso in Vena fu sinistro; Milord (il cane che era con loro) cominciò con lo strangolare un gatto albanese, che non poteva, in coscienza, vista l'antichità della sua origine e la difficoltà di disputarne il prezzo, essere sottomesso alle tariffe dei gatti italiani, siciliani, o calabresi, ci costò quattro carlini: era un avvenimento serio nello stato delle nostre finanze; così Milord fu messo immediatamente al guinzaglio perchè simili catastrofi non si ripetessero. Questo assassinio e le grida che avevano cacciato, non la vittima, ma i suoi proprietari, occasionarono una radunata di tutto il villaggio, la quale radunata ci permise di rimarcare, dai costumi giornalieri che portavano le donne, che quelli riservati alla domenica e alle feste dovevano essere assai ricchi e assai belli; proponemmo allora alla padrona del gatto, che teneva teneramente il defunto tra le braccia come se non potesse separarsi dal suo cadavere, di portare l'indennità a una piastra se voleva mettersi il suo più bel costume, e posare perchè Jadin (pittore suo amico che viaggiava con lui) facesse il suo ritratto. Le trattative furono lunghe: vi furono discussioni assai animate tra il marito e la donna; infine costei si decise, rientrò in casa, e mezz'ora dopo ne uscì con un costume risplendente di ori e di ricami; era il suo abito di nozze...." Finito il quadro lo scrittore si rimise in viaggio. Era l'ottobre del 1835 .
Sul nome
Il nome con cui oggi è conosciuto è vena di Maida, ho trovato in qualche testo scritto come Vina, Vjna oppure Viina in un testo di G. Gangale. Personaòmente credo che il nome più giusto, almeno per come attualmente lo pronunciamo, sia Vina. Non ho notizie su un diverso nome che avrebbe avuto alla sua fondazione. In molti testi o dipinti viene indicata come Vinagreci, ma ritengo che il nome sia sempre Vina con l'aggiunta greci per distinguerla da altri paesi calabresi con lo stesso nome.
Costume di Vena tratto dal libro "Costumi degli Albanesi di Italia" |
Costume di Vena. Da un disegno ad acquerello del 1600 |
Costume di Vena disegno in Bianco e nero |
Costume di Vena ("Vinagreci") |
A sinistra: costume femminile giornaliero di Greca di Vena. A destra: costume di lutto, conservati nell'archivio Disegni della Società Napoletana di storia Patria
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Costumi di Vena - Disegno Francese dell'800 (Si notano soldati Francesi in marcia)
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Fiera di Serra S. Bruno - Il costume di Vena è quello della donna a cavallo. Il dipinto fa parte della collezione Zerbi , risale al 1800, non è firmato, ma certamente è da attribuire a Luigi Del Giudice. |
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Donna di Vena- Uomo di Caraffa Litografia di Giovanni Forino risalente al 1800 - collezione Zerbi |
A sinistra una litografia in cui è rappresentato un costume tradizionale maschile. Tale costume è scomparso molto presto, perchè gli uomini dovendo uscire dai villaggi per motivi di lavoro, hanno presto adottato costumi locali. A destra è mostrato un costume maschile di Vena risalente all'800. Esso però ha le stesse caratteristiche dei costumi calabresi dell'epoca. |
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A sinistra: costume di Vena - acquerello non firmato attribuibile alla DE VITO. A destra figurina di cui non si conosce la provenienza. |
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Uomo di Vena - donna di Caraffa. Litografia anonima datata 1825. |
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A sinistra: Tavola litografata colorata a mano risalente al 1840. per opera del Muller. La donna di Vena è solo la prima a sinistra, seguono costumi di altri paesi. A destra: acquerello non firmato e non datato, attribuibile comunque al Della Gatta. |
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Costume di Vena. visto di spalle e di fronte. |
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Fiera di S. Bruno. Si teneva a Serra S. Bruno durante la Pentecoste. Il costume di Vena è portato dalla donna a destra vicino al cavallo. - Acquerello Della gatta 1814. |
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In un rilevamento demografico risalente al 1539-1545, pubblicato da Pericle Maone, si trova che in tale data si trovavano a Vena, 29 fuochi (famiglie) per un totale di circa 140 abitanti.
Anno | 1539 | 1806 | 1846 | 1886 | Attuale |
Popolazione | 140 | 707 | 820 | 1001 | circa 1200 |
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