Chi sa nuotare non affoga... - 26-06-02 - Vittorio Pagliarulo |
CHI SA NUOTARE NON AFFOGA ANCHE SE LE ACQUE SONO QUELLE DEL LAGO DI TELESE (Vietato bagnarsi, però, se si tiene alla salute)
Ho grande rispetto della tua saggezza, caro Giovanni Forgione, oltre che della tua buona e sana educazione, per essere, io, così sgarbato nei tuoi confronti al punto di accettare la sfida per una polemica arrogante di un intervento sentenziosamente pedante, grondante sfrontatezza in tutte le sue sfaccettature. Comunque ti ringrazio. Vorrà dire che da un verso mi sono guadagnato un caffè dalla signora Orfitelli. Di buon grado ne devo uno a te per ricompensarti della stima che nutri nei miei confronti.
Lasciami dire comunque che quando il lago di Telese era raggiungibile solo da un viottolo tra rovi, nel lontano 1956, le acque non erano assolutamente dissimili da quelle che attualmente scorrono nei rubinetti di casa.
Se dopo 46 anni sono diventate acque insane - basta guardarle con il sole alle spalle per notare la patina tipica delle acque stagnanti - la colpa sarà pure di qualcuno, e di chi se non di coloro che in cinquantennio si sono avvicendati nell’amministrazione di questo paese? ( e non certamente per magnificare la frasetta di prammatica “piove governo ladro!”)
Quando nel 1985 qualcuno mi chiese cosa avrei fatto per “rimettere in salute” il nostro specchio d’acqua, risposi che si doveva avere il coraggio di impedirne la frequentazione a chicchessia, almeno per un lustro, oltre a tutta la serie di provvedimenti citati nell’intervento precedente.
Ma ciò, evidentemente, non fu preso in considerazione sia per fatti contingenti riguardanti i flussi turistici del mordi e fuggi che caratterizzano Telese e i suoi dintorni, sia - ancora più verosimile - per la pavidità tipica dei politici in genere di adottare provvedimenti impopolari. Cinque anni di mandato sindacale passano presto. Bisogna gettare le basi per garantirsi le elezioni successive.
Purtuttavia, caro Giovanni, dissento fermamente sul principio che bisogna informarsi del fotografo di turno per stabilire se è il caso o meno di farsi una passeggiata al lago per non assistere a spettacoli desolanti che le foto di Peppe Grimaldi testimoniano in maniera inequivocabile.
Caro Giovanni, proprio perché amo il mio paese, questo paese che mi ha accolto svariati decenni fa e che ha dato i natali ai miei figli, non significa affatto volgere gli occhi al cielo e dichiarare di averlo visto volare, l’asino.
Oppure per parlare bene dello specchio d’acqua, qualcuno mi deve attrezzare di macchina fotografica che non ho e farmi dire in che giorno e a che ora devo fotografare il nostro beneamato laghetto?
Prima il lago non aveva bisogno di essere fotografato perché era sufficiente guardarlo per rimanerne incantati, senza mai stancarsi, a qualunque ora del giorno e della notte, come si può fare solo parimenti al cospetto di un quadro che piace, indipendentemente dalla firma in calce.
All’imbrunire, poi, bastava avere lo sguardo fisso verso lo specchio d’acqua per vedere maestose carpe fare capolino a fior d’acqua per spiccare tuffi meravigliosi.
Con il compianto collega e caro amico Nino Campo che molti concittadini hanno stimato per il suo alto senso civico, tempo d’estate, ci davamo appuntamento al Lago per il bagno.
Egli non rientrava a casa prima di aver nuotato per almeno tre volte il periplo del bacino, lungo costa, e aver litigato con la massaia che faceva il bucato a bordo lago o lo zoticone di turno che faceva lo shampoo.
Altri tempi. Adesso, per testimoniare che la monnezza la sversano di domenica e a noi fa comodo foderarci gli occhi di prosciutto paesano, non facciamo la sciocchezza di fotografarlo di lunedì. Aspettiamo qualche altro giorno della settimana; è possibile sia meglio guardabile.
Per quanto riguarda, poi, la vigilanza costante di ogni buon cittadino, io uno studio non l’ ho mai avuto perché il mio lavoro, per 40 anni è stato altro. Ora sono pensionato e, anche se non mi manca il senso civico ritengo che certe competenze siano proprie di chi viene pagato per svolgere certe funzioni.
E quello che ho appena detto mi sarebbe piaciuto enunciarlo in latino, ma non lo conosco.
Con la cordialità di sempre.
Vittorio Pagliarulo
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