Lei, una come tante, un'attricetta senza eccessive ambizioni di diventare un giorno una "stella" di Hollywood, direi simile a tantissime aspiranti attrici odierne che appaiono per alcuni mesi sulle copertine patinate dei giornali scandalistici a fianco d'un personaggio importante, per poi scomparire dalla scena, per sempre, dopo essere riuscite magari solo a far immortalare un loro sorriso. Perché, dunque, interessarsi a lei, Virginia, spesso dipinta persino come una giovane attrice di dubbia moralità, una sgualdrina, una donna alla ricerca costante di denaro, pronta a concedersi a chiunque potesse renderla ricca e famosa?
Credo che ad ognuno di noi, a questo mondo, sia permesso sognare, crearsi i propri miti, prendere le parti di questo o quel personaggio, e catturare uno sguardo, un momento di vita, quel disperato tentativo di lasciare un ricordo, trasmettere un sorriso, regalare un'emozione, durante il cammino pieno di tristi insidie che è l'esistenza. L'articolo che segue, del professor Stefano Zecchi, spiega meglio di quanto non sia riuscito a fare io con queste brevi note, la funzione dei miti, degli eroi della celluloide.