Milano, 3-5-04

Quando avevo 13 anni ascoltavo la radio nel pomeriggio. C'era un programma, "Per voi giovani", che stava influenzando, forse senza saperlo, i gusti musicali dei nuovi italiani. C'era uno speaker di 18 anni che una volta per settimana improvvisava dei deliri radiofonici a base di musica (sua e di altri) e filosofia orientale. Si chiamava Claudio Rocchi. Io lo ascoltavo senza capire esattamente cosa diceva, ma certe idee risuonavano in modo significativo nella mia testa.
35 anni dopo l'ho incontrato nella sua casa di Milano, nella stanza dove lui ha scritto molte delle sue canzoni, e gli ho portato una registrazione di un concerto fatto a Lucca nel 76 dove lui suona dei pezzi che non sono su nessun disco. Forse questa registrazione entrerà a far parte di una raccolta di inediti live che Claudio sta curando.
A me resta l'emozione di questo incontro, bagnato dalla pioggia grigia del pomeriggio milanese, due chiacchere di corsa, un piatto di pasta e un po' di ricordi.

"Basta guardare un momento una fotografia
ed eccolo li' stampato su carta un pezzo di vita
che molti presenti scorrendo han costretto a chiamarsi passato..."
(Claudio Rocchi, "Una fotografia", 1977)

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