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Nella
zona vi sono molti insediamenti nuragici importanti come "Baracca is
Dragonis", sulla strada per Mandas, dove sono state ritrovate
brocchette ed altre ceramiche. "Tuppedili", un colle di 350
metri, sul quale sorge una fortezza nuragica quadrilobata nella quale sono
stati ritrovati numerosi resti di ceramiche nuragiche greco orientali,
fenice e coppe di produzione attica, "Trattasi",
"Sergai", "Perdu Atzeni", "Salamai", "Paberi",
"Riu Stangiu", "Ruinali sa figu", "Pranu", e
altri, ma il più importante resta, per il momento, "SU MOLINU".
È importante da un punto di vista scientifico perché l'insediamento
nuragico si sviluppa attorno ad una vera e propria fortezza, costruita con
grandi blocchi di arenaria. La fortezza risale al XV secolo a.C.
Il sito nuragico di "SU MOLINU"
è quasi nascosto; sorge, a quasi
300 metri di altezza sulla vecchia strada per Villamar, su
di un altopiano di arenarie e marne che dominano la Marmilla ai confini
della Trexenta. Nella vallata antistante scorre il Fiume Mannu. La
zona è comunque altamente panoramica; infatti vi si può facilmente
scorgere il nuraghe "Genna Maria" di Villanovaforru (a Ovest),
il "Bruncu Madgui" di Gesturi (a Nord), "Tuppedili"
sempre di Villanovafranca e il villaggio nuragico "Santa Vittoria"
di Serri (a Est Nord-Est). La
posizione è di tale importanza che gli Aragonesi (secondo una teoria
accreditata) vi crearono il nuovo paese.
Una così vasta concentrazione di costruzioni e di reperti archeologici
avrebbe giustificato maggiori attenzioni e più approfonditi studi da
parte degli archeologi e delle autorità preposte. La società "Il
Coccio" ha intrapreso un importante piano di ricerca archeologica
volto a studiare i numerosi siti della zona e soprattutto a riportare alla
luce il complesso nuragico "Su Molinu" studiandone l’età, le forme, i reperti, le vicissitudini
storiche.
I
reperti rinvenuti nel sito archeologico, opportunamente ripuliti e
catalogati, verranno esposti nel museo archeologico in corso di
allestimento la cui inaugurazione è ipotizzata per il prossimo settembre.
Nell’ambito dei lavori di studio e programmazione preordinati
all’apertura del museo sono stati censiti, inventariati, siglati,
ripuliti, consolidati e talvolta incollati tra loro per ripristinare
l’oggetto frammentato, ben 32.000
reperti provenienti da “Su Molinu” ed altri 5.000 ritrovati in altre
località.
Non
mancano importanti tracce risalenti al Pre-Nuragico, insediamenti e
manufatti punici, romani ed alto medioevali.
Grazie alle indicazioni di un agricoltore, a Riu Stangiu, su di un rilievo
lungo la strada per Barumini, sono state ritrovate circa duecento monete
puniche.
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Nuraghe
"Su Molinu"
La
fortezza nuragica di "SU MOLINU" sorge in prossimità di
Villanovafranca, piccolo centro agricolo della Marmilla a circa 50 Km da
Cagliari, sulla dorsale collinare che domina il corso del Fiume Mannu,
antica via fluviale che collega la fertile pianura del Campidano al
giacimento di rame di Funtana Rapinosa (Gadoni).
Il monumento, attorno ai primi anni sessanta, venne fatto oggetto di una
sommaria indagine da parte dell’illustre
Archeologo Prof. Giovanni Lilliu, il quale ne rivelò l’enorme interesse
scientifico legato principalmente
alla contemporanea
presenza di strutture architettoniche protonuragiche (corridoi
piattabandati) e nuragiche (torri con volta a tholos).
Successivamente tre campagne di scavo, realizzate nel 1983, nel 1985 e nel
1988 dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari, con finanziamenti
assegnati al Comune di Villanovafranca dall’Assessorato al Lavoro della
Regione Sardegna,
favorirono l’acquisizione di ulteriori ed interessanti informazioni sul
nuraghe di "SU MOLINU", rilevandone tra l’altro una
straordinaria ed inedita valenza
templare.
La fortezza e la vita nell’ampio insediamento ad essa circostante ebbero
probabilmente inizio a partire dalla metà del II Millennio a.C.,
perdurando, con alterne vicende, sino ai tempi dell’alto Medioevo (VI-VII
secolo d.C.).
L' assenza di manufatti punici arcaici evidenzierebbe come l'insediamento
sia stato frequentato solo occasionalmente nel corso del VII-VI secolo a.C.,
per poi essere abbandonato del tutto tra il V ed il IV secolo. a.C. circa.
Verso la fine del IV-III secolo a.C. una nuova occupazione del sito è
testimoniata dal consistente rinvenimento di monete e ceramica punica.
Tratti murari
ortogonali, riferibili a complessi edifici plurivano, e livelli culturali
con monete, ceramica ed oggetti ornamentali, documentano
infine, in maniera esaustiva, le varie fasi romane ed alto
medioevali, sino
ai tempi in cui la Sardegna entrò nell’orbita di Bisanzio (VI-VII
secolo d.C.).
Sono state attualmente individuate tre principali fasi edilizie che
caratterizzano l’evoluzione architettonica della fortezza
di "SU MOLINU".
Nella prima fase, forse pertinente ai tempi del Bronzo Medio I (XVI-XV
secolo a.C.), il bastione,
d’impianto non
ancora ben definito, sarebbe stato provvisto di un’originalissima cinta
antemurale a sviluppo radiale, costituita da corridoi e celle con copertura
a
forma
gradonata tronco-ogivale.
Durante la seconda fase, riferibile al Bronzo Medio II (XIV secolo a.C.),
sull’edificio preesistente si sovrapponeva un secondo bastione,
verosimilmente trilobato e con profilo sinusoidale concavo-convesso,
provvisto di ambienti a sviluppo planimetrico
ellittico. Nel bastione venne quindi ad innestarsi una nuova cinta
antemurale la quale, costituita da una linea avanzata di quattro torri
raccordate da cortine ad andamento sinuoso, permise di ricavare un vasto
spazio circolare a cielo aperto, la "corte
d’armi". Questa, con un’ampiezza di oltre 600 mq, avrebbe dunque
consentito non solo la raccolta della guarnigione a difesa della fortezza
ma anche, all’occorrenza, il rifugiarsi, al suo interno, della
popolazione dell’abitato circostante.
La terza fase, presumibilmente risalente al Bronzo Recente (XII secolo
a.C.), si caratterizza per alcune importanti modifiche. Queste
comportarono la realizzazione di
un altro bastione e di una torre di impianto circolare, la cosiddetta
torre E, mentre la cinta antemurale esterna, sottoposta a rimaneggiamenti,
venne rinforzata da una nuova grande torre, pure circolare, provvista di
feritoie (torre F), e da
cortine rettilinee.
Nel corso di questa fase architettonica fece
la sua prima comparsa una nuova tecnica costruttiva che, basata
sull’utilizzo della fune, del compasso e di un sistema metrico lineare,
permise di realizzare cortine murarie rettilinee e vani circolari.
Grazie alla fortunata campagna di scavo che nell’1988 ha interessato il
"vano E", localizzato nel livello inferiore del bastione, è
stato possibile raccogliere preziosi dati relativi alla pratica di
cerimonie sacre, documentando, per la prima volta in modo organico, le
vicende di un luogo di culto all’interno di un nuraghe.
Verso la fine del X inizi del IX secolo a.C., infatti, probabilmente in
conseguenza di un generale passaggio da un sistema politico monarchico
tutelato dai castelli turriti, ad istituzioni di tipo aristocratico
regolate da una struttura organizzativa di tipo templare, il nuraghe
"Su Molinu" cessa di essere una fortezza per diventare, sino
alla fine del XI secolo d.C., un luogo di culto.
Di eccezionale interesse appare, a questo proposito, la scoperta,
all’interno del "vano E", di un grande altare in arenaria il
quale, provvisto di vasca, ripropone lo schema planimetrico e lo sviluppo
in elevato del bastione della fortezza di "Su Molinu". Evidenti
tracce denotano che le due facce a vista dell’altare erano coronate da
oggetti in bronzo. L'altare vasca, posizionato all’interno del
vano, nel corso della prima età del ferro (VII secolo a.C.), testimonia
la solennità dei riti sacri ad
esso legati i quali, celebrati con un’articolata liturgia, dovevano
prevedere sacrifici animali, vegetali o l’offerta di manufatti votivi.
Questi, inoltre, sarebbero riconducibili sia alla sfera della fertilità,
nell’ambito delle attività agricolo-pastorali, sia ai riti di
iniziazione dei giovani che superavano l’età puberale, o di coloro che
entravano a far parte di un gruppo socialmente elevato.
Alla luce dell’indagine
condotta sul
nuraghe di SU MOLINU, acquista nuova fondatezza la datazione della tholos
nuragica che appare sempre più coerente con la cronologizzazione dei miti
di Aristeo ed Iolao (XV secolo a.C.). In particolare una ciotola dipinta,
rinvenuta nel vano F3 del nuraghe, denuncia una precoce, seppure
sporadica, penetrazione di modelli culturali Egei anche in zone ormai
interne del retro terra cagliaritano confermando una comunque stretta
relazione tra la Sardegna ed il mondo miceneo in tempi anteriori al bronzo
recente e finale.
La campagna di scavi recentemente avviata ed ancora in corso non mancherà
sicuramente di dare importanti risposte agli studiosi che così potranno
sempre meglio materializzare l’affascinante
puzzle della civiltà nuragica.
Accesso
- Si segue la S.S. 131 sino al km. 40,900. Qui si svolta percorrendo la
statale 197 per imboccare sulla destra,
al Km. 13,4, il bivio
per Villanovafranca il cui abitato, da questo punto, dista appena 3,5 Km..
Proprio all’ingresso del paese, come peraltro indicato da apposita
segnaletica, ancora sulla destra, percorriamo per intero la Via Verdi.
Superata la zona sportiva, ci si affaccia sull’aperta
campagna e, in fondo sulla destra, si intravede l’inconfondibile
sagoma del monumento nuragico. Dopo circa 800 metri, eccoci arrivati
all’area archeologica.
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