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La via con in fondo la nostra casetta (clicca qui per vedere questa immagine ingrandita) La cosa brutta è che non comunicammo molto con la gente del posto. Almeno fino a martedì 7 Agosto. Questo è un rimpianto ma forse questo campo scout era stato progettato così, di lavoro intenso e diciamo presenza. Già una presenza che è stata comunque preziosa per la gente.
Chi voleva notarci si accorse di noi che lavoravamo per loro. Eravamo li apposta per loro. 2000 Km sulle spalle fatti in quel modo non è semplice!!!
Come non è semplice vivere lì in una realtà completamente nuova. Già, si doveva lasciare qualcosa, la comodità, la sicurezza dell'igiene, l'essere sempre a posto con i capelli, l'essere in ogni caso puliti (ma potevamo comunque lavarci con acqua fredda fuori
a canna oppure dentro in "bagno". Importante era stare bene con se stessi e ..... con gli altri che avvicinavamo. E tutto sommato non furono così pochi. Stare bene guardandoci, comunicando ed abbracciandosi. Già, qui ho imparato un abbraccio diverso, più vero e profondo, tra di noi ma soprattutto tra noi e persone straniere.
Forse se avessimo passato tutti i giorni come il Mercoledì 8 Agosto avremmo fatto molto per loro, ma, comunque quello che fu fatto fu prezioso.
L'attività del Mercoledì era l' "HIKE", attività prettamente scout. Ma cosa vuol dire HIKE? Beh .... Trascrivo quello che i capi ci hanno dato come riflessione ...

"Partire per l'Hike. Poche esperienze possono entusiasmarti come la partenza per un hike. Ma cos'è un hike? E' partire da soli. Che ci sia la pioggia, il sole o le stelle. Uno zaino con poche cose essenziali. Una mela piccola, una bussola, un Vangelo.
Partendo non dimenticare la cortesia, il buon umore, una dose di risolutezza, due pizzichi di coraggio e di immaginazione. Partire per l'hike vuol dire innanzi tutto contare sulle proprie risorse. Riconoscere le proprie capacità. Mettere a frutto le proprie competenze, la propria intelligenza e capacità d'osservazione. Attraversare luoghi sconosciuti, talvolta ostili.
E' camminare, assaporare la brezza fresca del mattino. Ma anche fermarsi, ascoltare in silenzio i rumori del bosco, contemplare il colore biondo del grano. E' attraversare paesi, incontrare gente nuova, scoprire nuovi amici. Chiedere ospitalità in cambio di un lavoro ben fatto. Imparare a ringraziare, magari cantando una canzone o regalando un fiore.
L'hike è sforzarsi di comprendere, di ragionare, di discutere con coloro che trovi durante il cammino. E' arricchirsi di nuove idee, condividere alcune esperienze, soprattutto con chi patisce delusione. Trovare il tempo per giocare con un bambino. Scrivere una poesia, e sul cuore un impegno. L'hike infine è preghiera. Una preghiera in cammino con cui offriamo al Signore la nostra fatica per coloro che ci aspettano a casa o che incontriamo lungo la strada. Una preghiera segreta, gratuita, con tutto il nostro corpo. E' aprire una pagina del vangelo lasciando che il Signore ci parli.
Mettersi in cammino prima di tutto significa uscire da se stessi, rompere la crosta dell'egoismo che cerca di imprigionarci nei limiti del nostro io. Mettersi in cammino significa non lasciarsi rinchiudere nella cerchia dei problemi del nostro piccolo mondo cui apparteniamo. Per quanto importanti possano essere, l'umanità è più grande, ed è questa che dobbiamo servire.
Mettersi in cammino non significa divorare chilometri, attraversare i mari e raggiungere una velocità supersonica, ma vuol dire soprattutto aprirsi agli altri, andare alla loro scoperta, incontrarsi con loro."
(Helder Camera)
Dalla corriera la Romania (clicca qui per vedere questa immagine ingrandita) Dalla Romania ho portato con me molte immagini e clips difficilmente scordabili e raccontabili (nelle prime pagine ne vedete alcune; sono diapo). Sono anche sensazioni e "profumi" che ti migliorano e ti danno forza per essere pellegrino sulla Terra. Molte foto portate a casa assieme a loro, anche molte famiglie e molti bambini, molti indirizzi, molti cani e campi. Sorrisi ed abbracci con baci.
Quelli che ti danno commozione e gioia di vivere, gioia di essere
qui in Italia e lì in Romania. Ricordo che con l'hike camminavamo accompagnati da due signore rumene per andare nelle loro case. Noi eravamo in 7 scout.
Altri di noi avevano preso direzioni diverse: alcuni erano andati all'istituto per bambini malati di AIDS, meglio erano case famiglia; altri all'orfanotrofio, altri ancora in altre famiglie. Appunto camminavamo per quelle vie di desolazione ma cariche di sentimenti di bambini; ci sentivamo strani e piccoli ma importanti per loro.
Tutti ci guardavano nel nostro cammino lungo queste vie. Alcuni con sguardi minacciosi. La maggior parte gioiosi e curiosi. Alcuni bambini ci seguivano nel nostro percorso. Altri accorrevano per una nuova foto con loro. Ricordo che una mamma con in braccio il suo piccolo volle farsi fotografare con noi accorrendo sul luogo dove eravamo noi "7 dell'Ave Maria".
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