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Cile - Sud (pt 3/6)
Giovedì 1 febbraio - Puerto Varas
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Al risveglio nubi scure e minacciose. In testa un sordo ronzio, eredità dell'eccessiva bevuta con gli inglesi. Quando lascio l'albergo, stanno ancora dormendo: ho i loro indirizzi e-mail... chissà! Lungo la strada si susseguono fitti boschi di una pianta sconosciuta e ricchi pascoli, regno incontrastato dei bovini. Una pioggia fine e continua mi accompagna verso sud, mentre le Ande rimangono nascoste dietro un impenetrabile grigiore diurno.
Puerto Varas è un bel paesino di case di legno colorato e tetti di lamiera, affacciato sulle sponde del lago Llanquihue;
qualche albergone di cemento armato rovina il colpo d'occhio dal molo che si spinge nel lago, ma la veduta è ugualmente apprezzabile. Ho trovato da dormire in un hospedaje, una specie di B&B all'inglese. La padrona di casa è una frenetica cinquantenne dalla parlantina rapida ed incalzante: simpatica e sbrigativa. La camera è pulita ed accogliente.
Sotto una pioggia sempre più indisponente, mi sono incamminato per le strade semideserte del paesino. Ho prenotato un posto su una corriera per Castro ed un tour per Petrohué; mi sarebbe piaciuto visitare il Parco Alerce Andino, ma nessun'agenzia organizzava il viaggio per mancanza d'iscritti. Nel pomeriggio la pioggia si è fatta più intensa e mi sono rifugiato da Elsa (la padrona di casa). Sono riuscito verso sera per fare qualche acquisto alla Feria Artesanal e per gustarmi un favoloso strudel nella miglior pasticceria del paese (la cucina, come l'architettura, presenta una forte influenza tedesca).
Sono le dieci ed il cielo è ancora chiaro; noto ora che sono 1000 chilometri a sud di Santiago e 2350 da Antofagasta. Pensandoci bene sono veramente distante da Cristian e da tutte le emozioni che ho vissuto nel Grande Norte. Ho sulle spalle un mucchio di strada e d'avventure e, mentre ascolto Bob Marley, tutto ciò mi sembra straordinario. Viaggiare (scoprire altri mondi, altri stili di vita) è una delle "cose" belle della vita. Credo che l'obiettivo della propria (mia) esistenza sia quello di crescere, di ricercare una continua evoluzione... questo può essere raggiunto solamente ponendosi di fronte ad esperienze sempre diverse. Sono contento di essere qui, e sarò contento di tornare a casa con appresso un nuovo pezzo di quella persona che aspiro di essere. Buona notte.

Venerdì 2 febbraio - Puerto Varas
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Il cane di Elsa ha abbaiato tutta la notte, e la sua cuccia è proprio sotto la mia finestra. Amo molto i cani, ma in questo paese australe ce ne sono davvero troppi, più cani che persone; li trovi ovunque, randagi o no, grandi e piccoli, i maschi sempre alla ricerca di un rapporto sessuale e le femmine pronte a difendersi dagli assalti: vivono una vita indipendente, per lo più pacifica, e nessun uomo sembra dar loro alcuna importanza.
Sveglia presto e subito pimpante (si fa per dire, visto che non avevo chiuso occhio) per la celebrata colazione della padrona
di casa. In più degli altri posti mi ha offerto solamente del prosciutto e del formaggio: le colazioni in Cile sono pochissimo varie. Il tour partiva alle 8.00 dalle rive del lago. Il cielo era sereno (finalmente) ma all'orizzonte si profilavano già nubi minacciose; il vulcano Osorno non era distinguibile, nascosto dietro una foschia illuminata dai raggi del sole nascente.
Durante il breve viaggio in pulmino fino a Petrohué, ho scoperto che il lago Llanquihe è il più grande del Cile e che è diviso dal lago Todos los Santos da una recente colata lavica del vulcano Osorno, uno splendido cono, perfettamente simmetrico, che si eleva per oltre 3.000 metri dalle rive dei due laghi. Prima di arrivare a destinazione ci siamo fermati per mezz'ora ai famosi Salti di Petrohué, una serie di rapide di forte impatto visivo: eravamo però in troppi, tra le strette passerelle ed i sentieri creati ad hoc, per poter assaporare con la giusta attenzione la meravigliosa natura del luogo.
A Petrohué sono rimasto solo, mentre il resto della comitiva partiva con un catamarano verso l'isola al centro del lago (Isla Margherita). Ho noleggiato una mountain bike ed ho imboccato con vigore il sentiero che costeggiava il lato occidentale del lago. Lungo il percorso ho conosciuto due ragazze del Kentucky, insegnanti di lingua inglese a Santiago e nel sud per vacanza. Siamo rimasti insieme per poco, il tempo di due chiacchiere sulle nostre avventure. Il primo sentiero intrapreso mi ha portato su una piana di sabbia nera, perlopiù spoglia di vegetazione. Non riuscivo a pedalare perché si sprofondava, così ho deciso di fermarmi all'ombra di un arbusto e di godermi la superba visione del deserto vulcanico ai piedi dell'Osorno.
Il secondo sentiero mi ha condotto sulle rive del lago, in prossimità di una spiaggia nera cosparsa di detriti vegetali. L'acqua color smeraldo si adagiava calma e regolare sul bagnasciuga ed il suono della dolce risacca sembrava cullare i sogni. Il sole scompariva a tratti dietro nuvole grigie che correvano veloci nel cielo, mentre un vento fresco increspava lievemente l'acqua del lago e faceva vibrare le foglie sugli alberi. Mi sono disteso sulla sabbia ad ammirare il cerchio di verdi montagne che sovrastano il lago da ogni lato e, accompagnato dal flauto e dal violino della colonna sonora di Bravehearth, mi sono sentito al settimo cielo, pienamente soddisfatto.
Ho trascorso due ore bellissime, movimentate in parte da una simpatica lotta contro tre tafani, che mi ha visto alla fine vincitore. Come terzo itinerario ho scelto di ripercorrere la strada verso Puerto Varas, fermandomi sulle rive del Rio Petrohué in due punti diversi, prima ed all'inizio delle rapide. Da entrambe le rive si poteva ammirare la folta foresta al di là delle acque e le acrobazie aree dei numerosi uccelli presenti nella valle. Erano le quattro quando ho riportato la bicicletta all'agenzia, dove ho scambiato quattro chiacchiere con il giovane gestore: mi ha parlato molto bene di Valparaiso, definendola una città un po' bohemien che non può non piacere ad un europeo (mi ha anche consigliato di stare attento al portafoglio: Valparaiso è una delle poche città cilene con microcriminalità).
Mentre aspettavo di ripartire per Puerto Varas sono stato vittima di un innocente scherzo da parte di un signore cileno. Il tipo, mentre gli passavo a lato, ha cominciato a guardare con palese interesse la cima della montagna alla nostra destra, poi si è voltato verso me ed ha pronunciato la parola magica: Condor. L'interesse mi ha rapito all'istante, ma, per quanto mi sforzassi di seguire le sue indicazioni, vedevo solo cielo e nuvole. Siamo andati avanti per un bel po', con lui che continuava a chiedermi se lo vedevo ed io, sempre più mesto ed imbarazzato, che dovevo ammettere di no. Alla fine mi ha guardato fisso negli occhi e, sorridendo, mi ha sussurrato all'orecchio che si stava burlando di me. Peccato... niente condor. Prima di essere richiamato dal figlio, mi ha suggerito di visitare Chiloé.
Tornato a Puerto Varas mi sono fermato a mangiare un petto di pollo con patatine fritte e birra in un ristorantino del centro; la cameriera era carina e simpatica, con un bellissimo sorriso. In piazza un complesso suonava musica folk: abbastanza sterile per i miei gusti. Sono andato a dormire presto.
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