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Giovedì 25 gennaio - San Pedro de Atacama

clicca qui per vedere questa immagine ingrandita La partenza era fissata per le quattro in modo da poter arrivare ai geyser poco prima dell'alba (il momento definito più bello). Il paese era immerso in un'oscurità stellata ed un paile era quello che ci voleva per difendersi dal freddo. Molte figure assonnate vagavano per le strade, con in mano torcie o candele, aspettando il pulmino che li avrebbe portati sugli altopiani andini (i geyser di El Tatio si trovano ad una quota di oltre 4300 metri). Ero tra loro. Sapevo che dare retta alla guida poteva essere un azzardo... e così è stato: nonostante molti sforzi, non siamo
riusciti a trovare un pulmino con un buco libero. Mesto me ne sono tornato al residencial.
Qui però ho dovuto scontrarmi con un particolare di cui non avevo tenuto conto: era chiuso. Mi sono sorbito più di due ore disteso sulle panchine della piazza, infreddolito e rincoglionito dal sonno. Una cagna randagia mi ha fatto compagnia nella lunga attesa, riposando con me sotto la panchina e camminandomi a fianco quando sgambettavo per scaldarmi; è dovuta scappare poco prima dell'alba quando un piccolo cagnetto nero l'ha fatta bersaglio dei suoi approcci amorosi. Il cielo, comunque, era incantevole ed il luccichio delle stelle mi ha reso più leggero il passare del tempo. Verso le sette sono riuscito a riappropriarmi della stanza ed ho tirato un dritto fino a mezzogiorno cercando di recuperare il sonno perduto.
Nel pomeriggio, dopo essere riuscito a fotografare il vulcano Licancabur, ho incontrato i primi italiani del mio viaggio, Lorenzo ed Andrea, due giovani neolaureati milanesi in giro per il sud del sud America. Erano alla fine della loro peregrinazione e si erano spostati da Buenos Aires a Punta Arenas, e da lì verso nord fino a San Pedro. Avevano viaggiato tanto e n'avevano di cose da raccontare. Ho deciso che valeva la pena stare un po' in loro compagnia... che bella cosa parlare italiano. Alle due ci siamo divisi, dovevano partire per il tour alla Valle della Luna (il più gettonato insieme ai geyser), dandoci comunque appuntamento per la sera.
Ho camminato a piedi verso nord lungo una strada sterrata che correva parallela, ed alle volte lo guadava, al Rio San Pedro. Dopo circa tre chilometri mi sono trovato ai piedi di un cerro roccioso dove erano state ricostruite le mura di un pueblo indio del XII secolo. Con un po' di fatica sono arrivato fino alla cima, da dove si poteva gustare un ampio panorama dell'oasi di San Pedro, del Salar de Atacama, e di una splendida valle verdeggiante che s'insinuava verso nord tra ripidi bastioni di rocce rosse. Purtroppo le Ande erano nascoste da una fitta coltre di nubi temporalesche e non ho potuto ammirare il Licancabur.
La sera sono passato al Residencial Chiloé, dove avevano alloggio Lorenzo ed Andrea. All'unanimità abbiamo deciso di farci una birra prima d'andare in piazza dove ci aspettavano un tedesco dallo sguardo penetrante, di nome Philip, ed una cilena dal naso aquilino, di nome Erica. Mentre sorseggiavamo le nostre birre abbiamo fatto conoscenza con quattro ventenni santiaghine in vacanza nel nord: in breve ci siamo accordati di passare la serata insieme all'Estaka, uno dei locali più frequentati di San Pedro. Li ci aspettava anche una simpaticissima andalusa di nome Arancia che aveva la peculiare caratteristica di accompagnare le parole con una mimica facciale accattivante.
Cinque cilene, tre italiani, un tedesco ed una spagnola, tutti seduti allo stesso tavolo e accomunati dalla stessa voglia di conoscere il mondo e le persone che lo abitano (non dico altro...). Più tardi, purtroppo, si sono aggiunti all'allegra combriccola anche tre francesi di Parigi; i tre calzavano a pennello con la figura supponente e scialba con cui l'immaginario collettivo (almeno quello mio e dei miei amici) identifica i francesi della capitale (... ma dimentichiamoceli, che è meglio).
La nottata ci ha portato dall'Estaka, che ha chiuso poco dopo l'una, ad una buia casetta di periferia dove si erano dati probabilmente appuntamento tutti gli autonomi di San Pedro. Il posto, illuminato solo da candele (l'elettricità a quell'ora era già scomparsa da un pezzo), era spoglio ed arredato con un materasso, un piccolo tavolino, su cui era appoggiato il candelabro, ed un poster di Jim Morrison: canne, alcol e clandestinità, un cocktail da farmi andare via di testa. Da lì ci siamo buttati alla Valle della Morte per vedere le stelle e continuare a fumare la roba scadente portata dai francesi. Erano ormai le cinque quando siamo tornati a San Pedro. Ovviamente il mio residencial era chiuso: sono stato ospitato dai milanesi, dimostratesi in quell'occasione dei fraterni amici. Ho dormito davvero bene.
Nota per il turista: in Cile è vietatissimo bere alcol per strada.

Venerdì 26 gennaio - San Pedro de Atacama

Alle 10.30 eravamo già tutti e tre svegli. Andrea, smaltita la sbornia, era di pessimo umore a causa dei francesi. "Basta, d'ora in poi boicottaggio totale a tutti i prodotti francesi. Iniziamo a non fumare più le Galouise". L'antipatia verso i parigini era pienamente condivisa sia da me sia da Lorenzo.
La mattinata si è trascinata stanca seguendo alla perfezione il ritmo lento di San Pedro, e ci ha portato alle prime ore del pomeriggio che eravamo ancora seduti nella veranda del Residencial Chiloè. Alle tre abbiamo deciso di noleggiare delle biciclette per andare a Toconao, un paese ad una trentina di chilometri da San Pedro. Al momento del noleggio ci hanno consigliato, però, di fare un altro giro: quello che avevamo in mente era troppo impegnativo. Ci hanno consigliato la Valle di Catarpe, quella che avevo iniziato a percorrere il giorno precedente. Erano le quattro quando ci siamo diretti, sotto un sole infuocato, verso nord. È stato uno dei pomeriggi più belli e divertenti.
Abbiamo pedalato tranquilli lungo la valle verdeggiante racchiusa tra roccaforti di terra arida e roccia rossa. Abbiamo guadato impavidi il rio San Pedro, obbligati spesso a scendere dalla bicicletta con l'acqua fino alle ginocchia. Ci siamo fermati a parlare con un anziano cileno che coltivava mais ed alcuni alberi da frutto in un'area della valle delimitata da muretti di terra rossa, fango e canne di bambù; si è dimostrato di una cordialità unica ed il suo sorriso, fatto di labbra incartapecorite e denti storti, era contagioso.
Abbiamo visitato le rovine di un centro amministrativo inca, su, nell'alto delle montagne che dominano la valle; ci siamo arrivati scalando erti sentieri quasi impraticabili: fino a 500 anni fa quella strada era percorsa quotidianamente da non so quanti indios... sensazione incredibile. Nel villaggio, ora solo rovine spazzate dal vento, mi è sembrato di essere in cima al mondo, completamente staccato dai problemi e dalle ansie terrene. Sarei voluto stare lì di più, ma il sole stava tramontando e cominciava a fare freddino. Siamo tornati a San Pedro che erano le nove di sera, stanchi, sporchi, e con l'animo ormai per sempre conquistato da un paesaggio superbo. Ho dormito finalmente sul mio letto.

Sabato 27 gennaio - San Pedro de Atacama

clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Sveglia alle 3.30. Partenza con il pulmino alle 4.00. Arrivo ai geyser poco prima delle 7.00. Siamo scesi dal pulmino che il cielo iniziava a schiarirsi. Faceva freddo, quasi sicuramente eravamo sotto lo zero. Qua e là fuoriuscivano dal terreno spirali di fumo che emanavano un forte odore di zolfo; pozze d'acqua ribollivano un po' ovunque, come incattivite dalla nostra presenza, e riscaldavano un poco l'ambiente. Saremmo stati più di cento a vagare imperterriti per la piana, forse troppi per gustarsi a pieno lo spettacolo naturale di El Tatio.
Ci siamo fermati per circa un'ora e mezza, compresa una spartana colazione con nescafé e biscotti. Da lì siamo ripartiti per un tour sull'altopiano dove sono riuscito ad intravedere la vigogna (una coppia) e la viscaccia (un animale simile ad un coniglio che vive nello stesso ambiente dell'arvicola delle nevi). Abbiamo fatto sosta anche in una pozza termale dove era possibile farsi il bagno (da non perdere... portatevi appresso un costume ed un asciugamano). Alle 13.00 eravamo di nuovo a San Pedro.
Abbiamo pranzato con Conzalo, un giovane topografo che doveva triangolare numerosi punti della zona, e poi siamo montati sulla corriera per Calama. La sera ci siamo separati: Andrea e Lorenzo dovevano partire subito per Santiago, e da lì a due giorni sarebbero tornati in Italia. L'abbiamo fatto frettolosamente, una veloce stretta di mano ed un bel sorriso, però con quel pizzico di tristezza che normalmente condisce l'accettazione dell'inevitabile (via e-mail, ci sentiamo abbastanza spesso ancor oggi... è da un pezzo che mi riprometto di andarli a trovare!).
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