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Cile - Nord del Cile (pt 3/5)
Sabato 20 gennaio - verso nord
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Sono partito per Antofagasta. La corriera è al completo ed in parte a me siede un signore di 72 anni, carico di pacchetti regalo per le nipotine, di carnagione molto scura, i capelli ricci brizzolati ed un folto sciame di peli neri che gli fanno capolino dalle narici. Russa sonoramente. Il paesaggio che si svolge ai miei occhi è favoloso.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo, a quando ho visitato la Spagna con i miei genitori (avevo dieci anni).
Enormi colli abbracciano la strada (la panamericana): sono aridi, quasi completamente privi di vegetazione, eccetto per la presenza d'isolati ciuffi di un arbusto verde scuro.
Ogni tanto passiamo attraverso canyon dove brune rocce granitiche ci sovrastano con la loro aguzza mole. Dove le valli si allargano l'uomo si è instaurato; grazie all'irrigazione è riuscito a far crescere qualcosa dove altrimenti ci sarebbero stati solo arbusti striminziti.
É coltivata soprattutto la vite (il vino cileno si fa rispettare) che è fatta inerpicare ben oltre le falde dei colli. La strada corre dritta verso nord, percorsa da numerose automobili; ai suoi lati si presentano, ogni tanto, piccole baracche di legno con il tetto di lamiera: vendono frutta, verdura, gelati e bibite.
A tratti sono riuscito a vedere l'oceano.
All'interno della corriera c'è un allarme che suona e s'illumina quando il veicolo supera il limite di velocità massima consentita, che è di 100 km/ora.
Il viaggio continua mentre il sole ci passa lentamente sopra la testa per scendere poi verso sinistra. La Panamericana è un continuo saliscendi dove la strada ha voluto rispettare la sinuosità del territorio, altre volte passa dritta in mezzo ai colli tagliandoli di netto, come un coltello caldo nel burro. Qualche volta la corriera si ferma per lasciar salire dei venditori ambulanti.
Una di questi era una ragazza sui vent'anni con una maglietta azzurra troppo attillata per non mettere in evidenza delle eccessive rotondità; teneva in mano due retine gialle di plastica con all'interno vasetti di papayas sciroppate e bottiglie di succo di papaya (evidentemente specialità della zona). Dopo essere ridiscesa dalla corriera, senza essere riuscita a vendere qualcosa, il suo sguardo si è fatto triste e quegli splendidi occhioni scuri, tipici delle donne cilene, hanno smesso di risplendere.
Mentre la guardavo ho condiviso con lei un po' della sua sofferenza, evidentemente troppo poco ("ignobile taccagno") per decidere di richiamarla e farla felice... bastava un semplice gesto...Cristo, quando mi odio quando non sono in grado di fare ciò che è giusto, bloccato da cosa poi... paura?... pigrizia?... o cos'altro? Merda!!!
La notte ci ha sorpreso mentre percorrevamo una sterminata piana desertica. La strada è un rettilineo lungo varie decine di chilometri e le montagne si sono allontanate, apparendo all'orizzonte come un contingente di guardiani discreti. Il tramonto ha dipinto in cielo i colori più intensi che abbia mai visto, usando l'aere come una tela e le nere montagne come un piedistallo.

Domenica 21 gennaio - Antofagasta
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Mi sono svegliato alle 5.15: lo steward mi stava scrollando la spalla e con insistenza mi indicava che eravamo arrivati ad Antofagasta. Appena svegliato, la testa ancora rintronata dal sonno, non ho capito nulla per un pezzo, finché ho compreso di essere arrivato a destinazione con due ore d'anticipo rispetto a quanto mi avevano riferito a Santiago.
Proprio una bella sensazione ritrovarsi nel cuore della notte in una città sconosciuta, ancora immerso in un universo ovattato, a 14.000 chilometri da casa e conoscendo a malapena tre parole di spagnolo.
Guida in mano, decido che aspetterò almeno un paio d'ore prima di cercare un posto dove dormire... intanto mi dirigo verso la piazza principale del paese (tutte le città cilene, a parte Valparaiso, hanno solo strade tra loro parallele o perpendicolari, che disegnano un reticolo quadrato dove è impossibile perdersi).
Plaza Colon è ricca di panchine, alberi e lampioni accessi (non potete nemmeno immaginare quanto questo mi abbia risollevato il morale). Scelgo di rimanere lì a leggere qualcosa. La torre dell'orologio, nel centro della piazza (una riproduzione in miniatura del Big Ben), suona ogni quindici minuti e mi tiene sveglio.
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