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Il Mercado Central è un'affascinante costruzione di ferro battuto costruita nel lontano 1872. I pezzi furono fabbricati a Birmingham e poi montati successivamente a Santiago. È bella, anche se cupa.
Mi sono seduto in una piccola rosticceria, proprio di fronte un ingresso del Mercado. Il muro esterno è fatto con mattoni bruniti, l'ingresso è rosa con colonne bianche, impreziosito con figure di donna ed una testa di leone di ferro lavorato. È proprio un peccato che l'interno non sia più occupato da chiassose bancarelle di frutta e verdura (anche di pesce o carne...puzzano, ma vabbè...), ma da ristoranti chic troppo costosi per le mie tasche (ed assolutamente decontestualizzati dalla mia vacanza ideale).
Incollati al Mercado, come parassiti un po' sfortunati, nugoli di attività sono protette da soffitti scrostati di lamiera e vivono dell'audacia dei loro gestori. Una di loro mi ha accalappiato e mi ha convinto ad assaggiare una sogliola impanata; l'ho condita con tre birre. Mi sono alzato dal tavolo, un po' brillo, verso le tre del pomeriggio, quando stavano chiudendo tutta la baracca. Ho ripreso il girovagare ramingo per la città, camminando tanto, prendendomi le giuste soste, e rincasando sul tardi.
Il Residence Alemana è un posto decisamente particolare. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, più o meno alle colonie francesi in Louisiana. I soffitti sono alti, lontani; infissi e porte di legno laccato di bianco, carte da parati color pastello alle pareti. Un patio è racchiuso all'interno dell'edificio, mentre scale labirintiche si perdono nei vari recessi della struttura. Gli assi di legno del pavimento cigolano ad ogni passo e tutto l'arredamento sembra, almeno come disegno, di un secolo fa.
Tre figure di Santiaguineros hanno attratto la mia attenzione:
  • Venditore di gelato ambulante: lo puoi trovare in ogni posto dove sia possibile riposarsi, con un cartone pieno zeppo di gelati confezionati sotto il braccio, mentre urla "HELADOS".
  • Lo spazzino: si sposta a piedi trasportando enormi bidoni d'immondizia e camminando verso chissà quale meta (la zona pedonale luccica da quanto è pulita).
  • Indefinito: personaggio accompagnato dalla prole che rovista nelle immondizie (non quelle dello spazzino) in cerca di qualcosa da riciclare. Il massimo che trova è un sacchetto di plastica che si mette in tasca dopo averne rovesciato per terra il contenuto.

Giovedì 18 gennaio - Santiago de Chile

clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Il Residence Alemana è rumoroso, soprattutto fino a mezzanotte: le pareti sono sottili, le camere comunicano tra loro attraverso altissime porte bianche, i palchetti cigolano sofferenti ad ogni passo.
Ore 8.00. Colazione a base di caffè solubile, pane, burro e marmellata e poi via a piedi verso il centro: tutto chiuso. I negozi qui aprono tutti alle nove e mezza. Non mi rimane altro che sedermi in una delle panchine di Plaza de Armas a godermi ancora un poco la dolce frescura del mattino; se è come ieri, tra poco comincerà a fare un caldo pazzesco.
Anche oggi è una giornata calda e ventosa. Ho cercato rifugio in un parco dove sono stato spettatore di una chiassosa partita a calcio tra giovani cileni. Me ne sono stato seduto per un'oretta mentre lo stormire delle fronde e la voce di Tori Amos mi facevano sentire di nuovo in pace con me stesso. Sento spesso la necessità di quietare il tumulto dei miei pensieri, di cercare di diminuirne il fragore per poter udire il suono melodico dello svolgere della vita che mi avvolge. In questi attimi mi sento veramente bene, soddisfatto, completo.
Verso le 12.30 mi sono apprestato con un sorriso a visitare il "Museo Nazionale di Storia Naturale" (d'altronde sono uno scienziato). Di fronte l'ingresso c'era un piccolo laghetto artificiale nel quale alcuni bambini facevano il bagno ed altri galleggiavano coraggiosi su minuscole barchette colorate. Il Sole continuava a picchiare come un campione di pugilato.
All'interno del museo ho visto alcuni reperti del Milodonte, il bradipo gigante nominato da Chatwin, un bambino mummificato di 500 anni, alcune ricostruzioni con animali imbalsamati di ambienti tipici cileni, uno scheletro di una balena ed alcune sculture provenienti dall'Isola di Pasqua. Vi consiglio di non mangiare nel bar all'interno del museo: ho chiesto pietà varie volte.
A pochi passi dal Museo si trova la Stazione Centrale, bell'edificio ricco di negozi dove i treni sono solo un optional. Paula (la mia amica di Santiago) sostiene che in Cile i treni sai quando li prendi ma non saprai mai quando arrivi (comunque meglio dell'Italia che, visti i frequenti ritardi e scioperi, non sai nemmeno se e quando partirai... scherzo!!).
Ho continuato a vagare come il giorno prima, questa volta con l'obiettivo di comprare qualche cartoline da spedire ai miei amici, impresa che si è dimostrata non da poco; i francobolli poi li vendono solo in posta (Correos de Chile).


Venerdì 19 gennaio - Santiago de Chile

clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Mi sono svegliato un po' più tardi, ma ugualmente, quando sono uscito, i negozi erano ancora tutti chiusi. Ho comunque scoperto il piacere di una camminata nell'isola pedonale di mattina presto (presto si va per dire... ho già acquisito i loro ritmi), quando il sole non ha ancora deciso di scaldare e la lieve frescura ereditata dalla notte ti rinvigorisce la pelle.
Trotterellando mi sono diretto al Cerro Santa Lucia, il colle da cui si è iniziato a fondare Santiago. Si trova proprio in centro (è una delle stazioni della metrò) ed è molto carino.
Vari sentieri s'inerpicano sulle erte pendici del colle e numerosi alberi offrono ombra e tranquillità al viandante nato stanco (sarei io). Una rocca ed una piccola cappella di pietra rosa sormontano il cerro e da li è possibile dominare con lo sguardo buona parte di Santiago, del Cerro San Cristobal (un altro colle nelle vicinanze, più alto e grande del Santa Lucia) e delle Ande; la cappa di smog che opprime la città è fin troppo evidente, come è evidente che Santiago è davvero immensa. Dalle strade che costeggiano la base del colle sale il rumore del traffico congestionato ed è un perfetto intruso in questa piccola oasi di pace metropolitana (è meglio comunque visitarla solo di giorno, perché la zona non è poi così tranquilla).
Ritornato sulla strada sono stato fermato da due studenti cileni che si sono stupiti che fossi italiano (l'ho detto che sembro un cileno). Stavano raccogliendo un po' di soldi per potersi mantenere gli studi ed in cambio offrivano loro poesie. In Cile le Università sono tutte private e non esiste nessuna forma di sussidi per le famiglie meno abbienti (e qui i poveri sono davvero tali); mi parlavano di circa dieci milioni di vecchie lire l'anno solo per l'iscrizione (a pensarci bene non avrei potuto laurearmi nemmeno io). Li ho salutati dando loro una parte dei pochi soldi che avevo con me.
Da lì mi sono diretto al Barrio Bellavista, proprio sotto le pendici del Cerro San Cristobal, un quartiere riccamente alberato composto da bassi edifici a tetto piatto con facciate coloratissime, sgargianti: un universo multicolore sotto un sole sempre più incazzato. Dopo pranzo ho iniziato la scalata del colle utilizzando, a malincuore, la funicolare. Dalla sommità del cerro si vede tutta Santiago, smog permettendo; purtroppo le Ande erano offuscate da una folta coltre di vapori e sospensioni inquinanti e sono riuscito appena a percepire la loro immane presenza.
Il pomeriggio è volato senza che me n'accorgessi, ed intorno alle sette mi sono ritrovato davanti al Correos con l'intento di spedire le cartoline scritte il giorno prima. Dall'altra parte della strada (le poste si trovano in Plaza de Armas), proprio sotto la Cattedrale Metropolitana, c'erano degli strani individui con il viso pitturato di bianco, i vestiti o troppo larghi i troppo stretti e una pallina rossa appressata al naso (insomma... dei clown), che improvvisavano uno spettacolo da strada. La loro performance era tutto un susseguirsi di gag improvvisate con la complicità degli ignari passanti; erano dispettosi con chiunque, ma anche assai divertenti (però era meglio starsene fermi a guardarli, piuttosto che azzardarsi a camminargli a fianco). Molte persone assistevano allo spettacolo e l'atmosfera, ricca di risate, era davvero coinvolgente.
Sono rimasto con loro fin oltre il tramonto, poi ho deciso che l'imminente viaggio verso nord doveva essere affrontato con una certa freschezza. Piccola riflessione prima di addormentarsi. In questi tre giorni l'interazione con altre persone è stata pressoché nulla, sono stati tre giorni di quasi totale solitudine inframmezzati da brevi incontri fugaci. Il fatto di non saper parlare in spagnolo mi sta bloccando parecchio... troppo... speriamo che con il tempo le cose possano migliorare.
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