Il partito socialista e il partito popolare nelle elezioni del 1919

Due gli ostacoli insormontabili che rendevano difficili da modificare la situazione dei contadini salentini: la irrinunciabile sete di guadagno degli agrari e la mancanza di una seria politica di riforme statali.

Ciò portò, oltre al diffondersi delle azioni di protesta già citate, al proliferare, a partire dalla seconda metà del 1919, delle leghe di resistenza, che si riconoscevano nella federterra (tra le più importanti ricordiamo quelle di Maglie, Galatina e Nardò) e di leghe contadine aderenti alla confederazione Italiana del lavoro di ispirazione cattolica. E' ormai chiaro ai contadini che non ci si può più fidare dei partiti tradizionali che, in quanto espressione della borghesia, nella migliore delle ipotesi, si limitavano ad assumere atteggiamenti paternalistici chiedendo, come soluzione del problema, la realizzazione di qualche opera pubblica. Sporadici gli episodi   in cui gli esponenti politici salentini si fecero portavoce delle esigenze  dei lavoratori, come per esempio, quello dell'onorevole Vallone e dell'onorevole Dell'Abate.

Grosso ostacolo, purtroppo, per le sorti future dei due partiti in questione fu l'ignoranza dei contadini che non parteciparono alle prime elezioni politiche del dopoguerra, per cui  il Salento, a differenza di quanto avvenne nel resto d'Italia, non ebbe nessun deputato socialista, nè popolare.

Nelle circoscrizioni salentine, perciò, si affermarono vecchi personaggi del mondo politico liberal democratico. "Certamente " ribadisce Coppola," il forte astensionismo dei lavoratori agricoli, in gran parte analfabeti, fu tra le cause dell' insuccesso delle forze socialiste che pure vantavano una lunga tradizione d'impegno e di lotta ".

Tale risultato elettorale viene così commentato dal giornale liberale "La provincia di Lecce" il 23-11-1919" : "oggi, mentre in Italia un'ondata di bolscevismo penetra in parlamento, ci sentiamo orgogliosi di appartenere a questo salento, laborioso, forte, cosciente che simile contagio non ha subito".

In campo nazionale, invece, il partito socialista aveva triplicato la sua forza e ciò stimolò la ripresa delle lotte sindacali sia nelle fabbriche che nelle campagne. Immediato l'intervento del governo, presieduto da Nitti,  per tutelare" l'ordine pubblico".

Anche il nostro Salento partecipò alle lotte sindacali:  nel mese di dicembre 1919 la lega dei contadini di Galatina, sostenuta da altre associazioni sindacali, impose all'associazione degli agrari la stipula di un concordato di lavoro, nel quale si prevedeva un aumento del salario e una riduzione nelle ore di lavoro.

Non importa poi quanto questo sia stato rispettato dagli agrari, di fatto costituisce un evento significativo per il mondo contadino, al quale si ispireranno successivamente leghe e sindacati di altri paesi. Le autorità prefettizie valutarono questo evento "reato contro l'economia".

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