Il secondo Mistero glorioso

Spezzato il pane insiem coi due viandanti

e a lungo apparso al limitar del lago,

null'altro ha più da dir che ancora ammanti

e il gran penar dei suoi non volga in svago.

 

Ma gli promette quel soffiar di Dio

che avvalorando il credo alla novella

saprà condurre presto un corto rio

nel vasto mare rotto alla procella.

 

In quel terror che fuori si conduce

e ormai li spranga al chiuso dentro casa

non sanno più gli apostoli la luce.

 

In quel terror che chiude loro i clivi

e già il livor su Stefano travasa

soli ristan sul Monte degli Ulivi.

  Qui  termina il racconto di San Luca  

Ma la Parola avrà maggior chiarezza

al giunger dello Spirito promesso

che porterà alla Chiesa il compimento

con gli ultimi Misteri del Rosario.

Il terzo Mistero glorioso Il quarto Mistero glorioso

Da dieci giorni ormai senza un abbuono

e in linea quasi con la profezia

aspettano i discepoli quel tuono

e ansiosi intanto pregan con Maria.

 

Aspettan chini come in un presepe

che quando il cielo accende le sue stelle,

giù dal soffitto roso dalle crepe

sul loro capo scendan le fiammelle.

 

Intorno al Tempio, dopo l'ora buia,

quell'esultar riprende il suo brillìo

che impone allo straniero l'alleluia.

 

Vi salirà più tardi anche San Pietro

che a Pentecoste in onda col brusìo

ormai dimentica quel “vade retro”.

Vestita a nuovo ancor di pura grazia

e assolta ormai con fede la missione,

in quell'attesa dolce che si strazia

la Vergine prepara l'Assunzione.

 

Ma un poco è ancora lì coi suoi "bambini"

a dire a ognun di un mal che sorge fuori

capace di alterare anche i destini,

svariando le lusinghe nei furori.

 

Su quel pianoro, poi, che è sul Carmelo?

tirata in volo su dai Cherubini,

la mamma sale piano verso il cielo.

 

Rapiti dagli arpeggi celestiali,

non scorgon più gli Apostoli i confini

al gran prodigio che non ha di uguali.

L'Assunta Il quinto Mistero glorioso

Son Santi a schiere da un lontano inizio

che in prima fila come degli eroi

inneggian con ardore alla "Dormitio",

cantata poi da molti fino a noi.

 

“Dove la tomba un'altra volta è vinta”

gli Apostoli di nuovo come impùbi

rimirano la Vergine precinta

che sale al cielo al correr delle nubi.

 

"L'umanità del ben" che si incolonna

fra "un mulinar di mani e ramoscelli"

sorregge quasi il passo alla Madonna.

 

Quel giubilo che intorno vi si incanta

prelude ormai al Dogma di Pacelli

ne1 giorno d'Ognissanti del cinquanta.

“Ecco la mamma“ si canta a Maria

dietro il corteo che si muove con zelo;

“ecco la Vergin, la sposa Maria”

esplode in coro l'exultet del cielo.

 

Ci sono i nuovi e gli antichi graziati

che intrisi in Dio dell'eterno gioire

un po' coi Troni e poi coi Principati

van ripetendo coi Salmi il gran dire.

 

C'è in prima fila la nonna Sant'Anna

che ancora insiste a fasciare il Bambino

e a susurrar il ninnar di una nanna.

 

C'è il Limbo infine che in gran compagnia

va celebrando le glorie del Trino

con quel bel Salve e col suo così sia.

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