(Dal Vangelo secondo Matteo)

Le dieci vergini

(Dal Vangelo secondo Matteo)

La parabola dei talenti

Già pronte tutte e dieci a far da scolte,

dietro la porta ormai senza un riposo

le vergini prudenti e quelle stolte

accendon la lucerna per lo sposo.

 

A mezzanotte giunge quell'invito

che leva gli echi un po' da tutti i lati

dietro il festoso evolvere del rito

e insiem la grande folla dei chiamati.

 

"Lo sposo arriva: in fretta, su, corriamo"

esclamano sull'uscio le prudenti,

balzando fuori al batter del richiamo.

 

Ma quelle stolte che non hanno un coppo

per risvegliar le lampade morenti

s'attardano per strada sull'intoppo.

Tornando chissà dove dal suo viaggio,

a ognun dei tre quell'uomo chiede conto

del dono dei talenti e del vantaggio

che in fretta sottopone ad un confronto.

 

Dieci talenti, il doppio dell'avuto,

gli porta il primo in segno di affezione

e il doppio pure l'altro che avveduto

ha atteso lo scader della stagione.

 

Col suo soltanto il terzo si presenta,

con quel talento ancor pieno di fango

che ha dato al campo come una sementa.

 

Senza un valor e ormai senza interessi

non vanta più quel soldo un proprio rango

che in controluce almen dia dei riflessi.

S. Fi1ippo apostolo S. Giacomo minore

Arriva da Betsaida quel Fi1ippo

che al “seguimi" ubbidisce del buon Rabbi

per ormeggiare poi come ad un cippo

l'era di un 1ago schiuso a tutti i gabbi.

 

“La novità” di un Regno mai pensato

non basta alla sua voglia di sapere

“che chiede di vedere il gran formato

di un Dio nascosto ancor tra le sue sfere".

 

Non c'è un par1ar più intimo e gradito

ne11'ora che vicino a11'agonia

già sperde intorno il gregge intimorito.

 

Lo narrerà più tardi in altri siti

quando, annunciando insiem la Parusìa,

farà da tromba ai fatti ormai compìti.

È al tempo della prima iniziazione 

che si fa luce Giacomo il minore

quando al credente si apre la prigione

e sulle strade corre ormai il terrore.

 

Vescovo primo di Gerusalemme 

al tempo della chiesa pianticella 

vien subito circuìto dalle flemme

e insiem da un minacciar che poi s'insella.

 

Condotto sul pinnacolo del Tempio

perché abiuri davanti ai suoi fedeli,

è spinto in giù per esser poi da esempio.

 

La fede nel Maestro è il grande neo

che mescola le rabbie con gli zeli

“del religioso gruppo fariseo”.

Giuda Iscariota

Gettati dentro il Tempio quei denari

per liberarsi quasi dal rimorso,

non vede l’Iscariota dei ripari

che trovino al suo gesto un altro corso.

 

Non ha d’intorno ormai che l’incuranza

dei sommi sacerdoti e degli anziani

attenti solo a far la vigilanza

perché ogni cosa in fretta si dipani.

 

"Il mio Maestro io l’ho condannato

e questo è il prezzo più corrispondente

ch’io debbo per estinguere il peccato?”

 

“Sapessi almeno creder nel perdono,

riandando a quell' "Amico" sofferente

che ho visto fin nell'orto così buono".

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