Un semplice scherzo del destino
di Fabrizio Piazza


Si erano conosciuti alla Cooperativa di Sant'Anna.
Il negozio era piuttosto piccolo, c'era un bancone, alcuni scaffali, merce di ogni tipo... dagli alimentari alla ferramenta e c'erano anche alcuni giocattoli. Fra di loro, lui: un soldatino di legno, piccolino, buffo nella sua divisa da soldato napoleonico, che forse era di qualche taglia più grande. Portava una sciabola al fianco e anche quella era troppo grande per lui. Se ne stava lì da solo. Non c'era nessun altro come lui, solo giochi di costruzioni, bambole, bambolotti e palloni da calcio.
Fra le bambole, proprio sullo scaffale a fianco ce n'era una di ceramica, piccolina e preziosa, molto carina, con i capelli scuri che le arrivavano alle spalle. Non si parlarono mai. Si guardavano ogni tanto ma senza provare alcun interesse l'uno per l'altra: - "un piccoletto insignificante" - pensava lei - "non è il mio tipo" - si diceva lui.
Quello fu solo l'inizio di uno strano scherzo del destino.

Dopo un po' di tempo si separarono.
Il soldatino fu venduto e diventò il regalo di Natale per un bambino di Anghebeni.
Fu un regalo graditissimo. Non c'erano molti giocattoli nelle case in quel periodo, e un soldatino era proprio quello che desiderava. Passava dei pomeriggi interi a giocare da solo. Inventava le sue battaglie nel prato dietro casa, oppure le guerre sulle montagne scavando le gallerie fra i sassi dei muretti a secco, come se fossero le rocce del Pasubio. Nella legnaia... la segatura diventava la sabbia del deserto e i pezzi di legno... fortini da conquistare.
Il bambino aveva molta fantasia e bastava qualche piccolo lavoro di intaglio con un coltello... che dal legno ne uscivano barche, navi, cannoni e aerei.
Tutto passa e passò anche il tempo dei giochi.
Il bambino, dopo la morte del padre, andò ad abitare in città, a Rovereto e poi a Milano a studiare. Il soldatino restò lì, per un po', fino a quando il nuovo padrone di casa lo buttò in discarica. Non c'era la raccolta dei rifiuti a quell'epoca, tantomeno quella differenziata. Finiva tutto in un ghiaione poco fuori il paese. Da lì chissà come, con il tempo, il soldatino rotolò fino al fondovalle, scivolò nel Leno e fu portato via dalla corrente.
Lì si rese conto che la sua vita stava passando troppo in fretta e senza nessuna fortuna.
Si sentì come vittima di un cattivo scherzo del destino.

La bambolina si diresse verso Valmorbia, fra le mani di una donna che camminava lentamente. Indossava una gonna ampia e in testa portava un fazzoletto grigio legato dietro la nuca. La regalò alla nipotina, che era una bambina molto timida. Se ne stava spesso da sola in camera sua, parlava solo con le sue bambole e con la nonna. Fuggiva via quando arrivavano altri parenti in casa e si nascondeva sotto il letto per non salutarli neppure.
Parlava con le bambole e si inventava storie di animali, folletti e creature misteriose. Immaginava un mondo tutto suo, popolato di misteriosi abitatori dei boschi e bellissimi guerrieri adoratori della luna.
Il tempo passò in fretta anche per lei.
Con l'adolescenza arrivò il tempo dell'amore, che coglie sempre di sorpresa chi ne è colpito. Si viene sommersi da sensazioni nuove, si vedono colori mai visti prima e si sentono profumi mai respirati. Ci si lascia trasportare dai sentimenti come dalla corrente di un fiume e si scivola via leggeri, senza sapere dove il fiume ci porta.
Il primo amore fu di breve durata, ma il secondo fu quello giusto. Si sposò ed ebbe due figli. La bambolina restò sempre con lei.
Tutto continuava a scorrere, come in un inarrestabile scherzo del destino.

Il bambino di Anghebeni diventò adulto. Suonava il violino adesso. Aveva avuto un bravo maestro, che era riuscito a mantenere viva la sua fantasia e a trasferirla nella musica. Aveva avuto successo. I suoi concerti, in giro per il mondo, erano sempre molto affollati di pubblico.
Una sera tornò a suonare a Rovereto, al teatro Zandonai.
Forse... fu proprio perché si sentiva così vicino al suo luogo di origine, la Vallarsa, che la sua esecuzione fu particolarmente ispirata. Suonava accarezzando le corde del suo violino come fossero i capelli di una donna, la sua musica era una poesia d'amore e il suo sorriso, alla fine, fu quello di un innamorato... felice. Fu un successo.
Più tardi, il corridoio che porta ai camerini era affollato di gente. Chi voleva un autografo, chi solo fargli i complimenti, stringergli la mano. Lei se ne stava da una parte aspettando pazientemente. Arrivò il momento in cui tutti se n'erano andati… lei gli si avvicino e disse: - "ciao..."- "mi riconosci?" - Solo allora lui la guardò attentamente cercando di ricordare e disse sorridendo: - "Sì.." - Lei si avvicinò ancora di più. Lui l'abbracciò dolcemente... lei gli mise le braccia al collo e si baciarono. Rimasero lì a baciarsi senza dire niente per un tempo che nessun orologio può misurare. L'amore sfugge alle regole del tempo.
Lei teneva gli occhi chiusi, ma ogni tanto li apriva lentamente. In quegli occhi lui vide il cielo .. e nel cielo brillavano due stelle. Pensò: è meraviglioso essere qui, questa sera, ed è meraviglioso sapere che la luce delle tue stelle risplende per me. Altre persone arrivarono nel corridoio interrompendo la magia del momento. Mentre lui salutava e ringraziava i presenti, lei scivolò via. Lui la cercò, anche nei giorni seguenti, a Rovereto e nei dintorni, in Vallarsa… ma invano. Non la rivide mai più... ma non dimenticò mai quei pochi istanti e l'immagine di lei gli restò fotografata nella mente… Come disegnata, da un dispettoso scherzo del destino

Il soldatino di legno scese lungo il torrente Leno fino al lago di San Colombano e fu raccolto da un pescatore. L'uomo lo portò a casa sua, pensando che era un bell'oggetto anche se rovinato. Era stato un abile artigiano, un tempo, e il suo hobby ora erano gli orologi. Quegli orologi di una volta, meccanici, a molla o a pendolo. Li raccoglieva anche rotti, quasi distrutti e li restaurava. Con i suoi occhialini rotondi riusciva a vedere benissimo quei minuscoli ingranaggi e, cosa ancora più sorprendente per chi aveva occasione di osservarlo, ne capiva perfettamente il meccanismo, il funzionamento, così da essere in grado, quasi magicamente, di riportarli alla loro funzionalità originale, di rianimarli.
Con la stessa amorevole cura che dedicava ai suoi oggetti preferiti, si occupò anche del soldatino, con risultati sorprendenti. Con la divisa rimessa a nuovo, i bottoni luccicanti, la sciabola lucidata e il volto sorridente, il soldatino ringiovanì e si sentì rinato.
L'uomo, contento della propria opera, lo regalò alla figlia maggiore, convinto che fosse la persona giusta, in grado di prendersi cura di lui. Lei ne fu felice e delicatamente mise il soldatino proprio accanto al caminetto, fra cuscini ed altri oggetti.
C'era anche una bambola, piccolina, di ceramica, con i capelli scuri che le arrivavano alle spalle. Sì… era proprio lei, la bambolina conosciuta sullo scaffale del negozio di Sant' Anna tanti anni prima. I due si guardarono sorridenti... non capivano il perché della loro felicità. - "Un piccoletto insignificante" - aveva pensato lei, - "non è il mio tipo" - aveva detto lui, tanto tempo prima ed ora erano lì abbracciati, accanto al fuoco, a sussurrarsi parole d'amore... sorpresi della loro stessa felicità.
Rimasero così per un tempo che nessun orologio può misurare. Il tempo dell'amore non è fatto di minuti, ore, giorni, mesi o anni. Il tempo dell'amore si misura con l'intensità dei sentimenti e il loro fu un grande amore.
Il fuoco nel caminetto continuava a bruciare.
Fuori dalla finestra si vedeva il profilo delle Piccole Dolomiti colorate di rosa.
Il vecchio giradischi suonava, note di chitarra e violino riempivano la stanza.. una voce cantava... e la canzone ripeteva il suo ritornello:
"Era solo l'inizio, di un semplice scherzo del destino"



Dedicato a Miroo




Grazie a:
Nadia Sartori - Salivi lentamente
Donovan - The Little Tin Soldier - Il soldatino di latta
Bob Dylan - Simple Twist Of Fate - Semplice scherzo del destino






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