Relazione sul Pero Palo 2002

Relazione di Giorgio Gagliardi Villanueva 2002

Lunedì 11/02/2002

Io e Lidia ci alziamo presto e alle 9.00 siamo già nella Piazza di Villanueva. La piccola piazza in stile tipicamente spagnolo è già in festa da alcuni giorni. All’interno della piazza circa 80 persone sono già tutte ubriache. Per arrivare alla piazza contiamo un infinità di bottiglie di vetro frantumate al suolo, ed un forte odore di alcool.

Cerchiamo il nostro contatto il sig. Jacinto, e lo troviamo a casa sua. Ci fa accomodare e ci saluta con rispetto. Ci spiega subito che non dobbiamo preoccuparci per le condizioni dell’asino che sarà impegnato nella processione il giorno successivo.

Ci dice che è un asino giovane di 4 anni , e proprio per questo è stato deciso di fargli fare l’intero percorso all’interno delle strette vie del Paese, e al contrario dell’anno precedente ci fa capire che questa volta il percorso dell’animale durerà sicuramente di più. Io e Lidia ci guardiamo in silenzio e capiamo che il martirio del povero asino durerà almeno 2 ore, (come poi sarà nella realtà ).

Si raccomanda per le nostre condizioni fisiche di salute di non provare nemmeno a scattare alcun tipo di fotografia, ne ai paesani ne all’asino .In caso contrario lui non potrà proteggerci dalla reazione anche violenta dei locali, per altro quasi tutti ubriachi,alterati psichicamente ed incontrollabili. Ci dice di stare molto attenti e di non avvicinarci mai all’animale.

Tuttavia Lidia chiede di stare sottobraccio a Jacinto, davanti all’asino, in modo tale da controllarne continuamente lo stato di salute,e scoraggiare i locali dal perpetrare gesti mortali nei confronti dell’asino (pugni e altro).

Jacinto accondiscende ma sottolinea nuovamente che lei dovrà restare in silenzio ed immobile ,potrà solo osservare.Ci dice ancora di non dire che siamo animalisti italiani ma solo turisti, incuriositi dalla festa, e aggiunge ancora che di questa festa la stampa internazionale ne ha parlato molto male e quindi gli stranieri non sono benvoluti.

Ci saluta e ci congediamo dandoci appuntamento per il giorno successivo.

Martedì 12/02/2002

Sono le 08.45 del mattino ed io e Lidia arriviamo nella piazza di Villanueva de la Vera. Splende il sole, qui è primavera ed il clima è festoso. Ci sono già 400 persone nella piazza. Tutti continuano ad entrare ed uscire da 2 locande con bicchieri stracolmi di vino e liquori. Urlano e gridano, sono già vistosamente ubriachi.

Una decina di persone più anziane veste degli abiti storico locali con cappello e calandra nera, e armati di doppiette sparano continuamente in aria; il frastuono assordante è completato da 15 tamburellisti in abiti d’epoca. Alcuni hanno un fazzoletto che copre il volto, e quasi tutti hanno i visi volutamente anneriti con del carbone.

La piazza si gremisce sempre di più e arrivano donne e scolaresche intere di bambini di tutte le età, vestiti per l’occasione con dei grembiuli celesti a righe bianche. Sono le 10.00 e sentiamo delle grida sguaiate venire da una calle dietro il municipio: è il segno che stanno portando l’asino.

L’asino è circondato da tutte le parti da almeno 50 persone urlanti, e sopra di lui a cavalcioni, un ragazzo di circa 25 anni , completamente ubriaco ed ai limiti dell’incoscienza. Brandisce per una zampa posteriore una bellissima volpe adulta , morta da poco ma del tutto integra. La sbatte ripetutamente sulla testa di chi gli sta sotto, fino a lanciarla sui piedi della folla, che dopo averla calpestata più volte la getta nuovamente addosso al fantino. Viene rimessa nelle mani del fantino, lui la prende per la coda e la sbatte con forza contro i muri della calle.

L’asino ha fatto solo pochi metri, ma sotto il peso della folla che lo stringe, comincia già a cadere al suolo. Una volta a terra, alcuni uomini vi si siedono sopra di peso, sulla pancia dell’animale, e gli buttano acqua sulla testa per convincerlo a rialzarsi. A questo punto si mettono ad urlare e cantare a squarciagola per alcuni minuti, saltellando, poi tirano l’asino per la coda e per le orecchie e lo prendono di peso fino s rialzarlo.

A questo punto il fantino continua ripetutamente a svenire, viene rimesso in groppa all’asino e la folla gli fa bere dell’altro vino e liquori. Lui riprende le volpe e la sbatte, tenendola per la coda ancora sui muri e sugli usci delle case, sulla testa della gente.

La volpe è dilaniata ed il sangue le esce copioso dalla bocca e da altre lacerazioni del corpo, schizzando ovunque e sui visi dei festosi locali.

L’asino fa ancora una decina di metri, ma il frastuono è assordante, urla, tamburi, colpi di fucile.

Dalle finestre delle strettissime calli lanciano di tutto; secchi d’acqua, vino chissà cos’altro. Intanto un festeggiante suona incessantemente con una tromba sulle orecchie dell’asino e su quelle di Lidia, per disorientarli entrambi e terrorizzare ancor più l’animale.

Il fantino ubriaco, (e come mi viene confidato da un locale, anche sotto l’uso di droghe), continua a svenire mentre continuano a passargli fiaschi di vino e liquori. Il fantino ha gli occhi allucinati e le pupille dilatate , in uno stato di semi incoscienza.

Riesco a vedere Lidia, è a 40 centimetri dall’asino ma la folla è cosi accalcata che io a 5 metri, dall’alto di un muretto in alcuni momenti, non riesco a vedere nemmeno il pelo dell’animale.

Ci sono anche delle telecamere di una televisione regionale spagnola, ma i festeggianti coprono con il loro corpo l’animale affinché non venga ripreso e , come se non bastasse, alcuni di loro brandendo delle pelli di animale cercano di coprire agli obiettivi le traiettorie di ripresa.

La gente urla e sembra indemoniata, mentre gli ultimi resti della volpe vengono definitivamente gettati al suolo e calpestati con ferocia. Tutti ridono, si divertono e cantano, mentre a noi sembra di vivere in un girone dantesco.

Lidia è sempre davanti all’asino ed il suo sguardo è inorridito, poi la spintonano continuamente e cercano di allontanarla il più possibile, ma lei resiste mentre Jacinto le sta accanto. Io mi mescolo a dei turisti spagnoli in abiti civili, nascondendomi dietro di loro, mostrandomi felice e sorridente, e comincio a scattare furtivamente qualche fotografia, ma si leva la voce “ NO NO NO foto al burro “.

Mi guardo attorno e vedo il viso di alcuni locali: sono vestiti per la festa, ma non partecipano alla mattanza dell’asino. Anzi guardano preoccupati, pur non potendo intervenire in difesa dell’animale e mostrano con il silenzio il loro disappunto.

Vicino a Lidia, una ragazza del Paese, accarezza ripetutamente la testa dell’animale e mostra pena per quel supplizio. E’ passata solo mezz’ora ed il povero animale è già esausto. Ci vorrà un’altra ora e mezza affinché i suoi aguzzini lo lascino ritornare in stalla, dove alcuni di loro ci invitano fieri a fotografare l’animale e constatare di persona le sue condizioni, che secondo loro sta meglio di prima.

E’ invece terrorizzato da tanta e inutile cattiveria, trema, ed ha escoriazioni sanguinolente sulle gambe, sulla testa, coda e mentre sto scrivendo queste righe si starà chiedendo ancora il perché di tutta questa rabbia, e perché proprio a lui. Il fantino viene portato via a braccia in uno stato di apparente coma. Anche gli animalisti inglesi visitano l’asino. Tra loro c’è un veterinario che viene tutti gli anni. Scuotono la testa, non sanno cosa dire, cercano di medicare l’asino alla meglio e gli mettono un unguento sulle ferite, lo accarezzano, lo fotografano, ne controllano il respiro con lo stetoscopio, e scuotono ancora la testa, pensando a quanti anni di sevizie potrà resistere, considerato che ha solo 4 anni, e questa è già la seconda volta.

La festa è finita e tutti gli abitanti continuano a stazionare sulla piazza. Le locande sono piene,e si brinda. Tutti bevono felici ed è stata proprio………….una bella giornata !!!!!!!

La testimonianza di Lidia di Pietro

Martedì 12 ci siamo trovati alle 9.00 del mattino davanti al Municipio, come da accordi presi il giorno precedente con Jacinto.

Verso le 9.30 è arrivato Paul Swendsen, con il veterinario inglese e Josè Maria Rodriguez, il responsabile della Donkey Protection Area in Spagna.

Dal bar della piazza, poco dopo, un gruppo di ragazzi ubriachi e vistosamente esaltati escono e si incamminano per la via che costeggia il Municipio, accompagnando tra spintoni, urla e canzoni il tizio che, completamente ubriaco, deve montare “el burro“. L’ asino, il “cavallero”, Jacinto e il gruppo di ragazzi sono arrivati davanti al Municipio intorno alle 10.00 ed ha avuto inizio il Paseo.

Con grande stupore e sdegno ho subito visto che il cavallero aveva tra le mani una povera volpe, appena morta, che sbatteva a destra e a manca per liberarsi da quelli che da sotto lo tiravano e cercavano di picchiarlo. Io da subito ho preso la mia postazione accanto a Jacinto e da subito sono stata avvicinata da un paio di uomini che hanno cercato di spaventarmi, dapprima stringendomi troppo, e, in secondo tempo, cercando di strattonarmi con forza. Più volte, anche se eravamo solo all’ inizio, il cronista di “ El Periodico “ – conosciuto al mattino presto nella piazza – mi ha consigliato di allontanarmi. Ho immediatamente capito che quest’anno il “Paseo del burro” sarebbe stato più difficoltoso e lungo: Jacinto, il giorno precedente, ci aveva infatti avvertito che, essendo l’ asino giovane, avrebbero fatto il giro completo.

L’ asino ha esitato da subito a camminare, probabilmente era già molto spaventato (memore, forse, dei soprusi subiti l’ anno precedente); gli uomini che stavano vicino all’ asino e lo tenevano per il morso, pur urlando che l’ asino doveva correre, oscillavano tra destra e sinistra secondo il ritmo delle canzoni e gli spintoni ricevuti dalla folla, che ballava, saltava e si autosannava. Dopo neanche 50 metri l’ asino era già a terra e da allora è stato un continuo cadere e raccoglierlo di peso e trascinarlo, anche per il collo e per le orecchie, perchè si rialzasse. Posso senz’ altro dire che la posizione che avevo quest’anno accanto a Jacinto mi ha permesso di osservare l’ asino molto bene durante tutto il Paseo. Nel 1998, pur trovandomi di fianco all’ asino, a meno di 1 metro da lui, non sono riuscita a vederlo che 3-4 volte, come già scritto nella precedente relazione. Quest’anno, invece, trovandomi davanti al burro con Jacinto che gli faceva la strada tra la folla esaltata ho avuto l’ asino sempre davanti agli occhi.

Purtroppo date le continue cadute dell’ asino, più volte si è reso necessario dargli dell’ acqua, anche perché riprendesse un poco di fiato.

Io, intanto, ho dovuto liberarmi dai soliti uomini che mi infastidivano come potevano, e da un gruppetto di donne, relativamente giovani, che hanno tentato numerose volte di allontanarmi e, non riuscendo, hanno aizzato alcuni ragazzi perché “pensassero” loro a me.

La situazione ha iniziato a farsi tanto difficile che non ho potuto stare proprio sottobraccio a Jacinto, visto che lui doveva tenere a freno, tanto faticosamente, alcuni esaltati particolarmente pericolosi per l’ incolumità dell’ asino, ma sono riuscita, ugualmente, a mantenere la mia ottima posizione (difesa restituendo spintoni e gomitate). L’ asino non riusciva a fare che pochissimi metri prima di ricadere a terra di nuovo. Si è reso necessario, più volte, dargli anche del pane e del limone da mangiare (non sapevo che agli asini piacessero i limoni!!!). E’ stato molto più il tempo che siamo stati fermi con l’ asino a terra tra i tumulti della folla inferocita, che il tempo che abbiamo trascorso correndo o camminando.

Si è distinta tra la folla una giovane ragazza che ho purtroppo poi perso di vista, a cui non ho potuto presentarmi né ho potuto ringraziare, ma che, insieme a Jacinto, ha avuto un bel da fare per tenere a bada i più scalmanati quando l’ asino era in piedi…inoltre, ha cercato, ogni volta che l’ asino cadeva a terra, di tranquillizzarlo accarezzandolo e rassicurandolo. Ho notato che sebbene a me venisse continuamente detto che tutto andava bene e che l’ asino pure stava bene, Jacinto e la ragazza hanno più volte dovuto intervenire pesantemente contro i loro paesani perché venissero moderati i comportamenti.

Posso dire con assoluta certezza che il ruolo da loro assunto è tanto difficile: se davanti ai loro compaesani si mostrassero completamente contrari alla festa e fossero tanto rigidi quanto lo siamo giustamente noi, verrebbero emarginati, e non potrebbero durante il “paseo” avere una posizione tanto vicina all’ asino, né potrebbero partecipare alle decisioni o verrebbero prese in considerazione le loro indicazioni riguardanti i modi con cui trattare “el burro”.

Nella confusione, ormai completamente esaltati, gli uomini si passavano acqua, vino, liquori di ogni genere e non disdegnavano di buttarseli addosso. In uno di questi momenti, ho visto, e sono assolutamente convita della sua volontà di dolo, uno degli uomini, che ha tenuto l’asino per il morso dall’ inizio alla fine del percorso, spruzzare una bottiglia di detersivo, a mio parere per rendere più viscido il pelo dell’ animale e la strada.

La mia presenza e soprattutto la mia posizione tanto vicina all’ asino, proprio per tutto quello che questo ha dovuto subire, è stata mal sopportata ed infatti, come mi era già sembrato di sentire, mentre stavamo percorrendo gli ultimi 20 m, in un momento di particolare concitazione, sono stata alzata dagli “irriducibili” che in posizione orizzontale mi passavano di braccia in braccia, nonostante mi dimenassi. Solo quando ho visto Jacinto sotto di me ho potuto aggrapparmi a lui che mi ha afferrato con forza e messa giù. Jacinto ha avuto scontri verbali anche molto forti e c’è mancato poco che arrivasse alle mani con alcuni.

Mancavano pochi passi al Municipio e la situazione sembrava precipitare. Sempre gli irriducibili pretendevano di portare l’ asino in piazza, invece di lasciarlo tornare nella sua stalla. Abbiamo tutti temuto il peggio – il linciaggio -, anche Paul Swendsen con il quale sono riuscita a scambiare, anche se brevemente, poche parole.

Jacinto ha dovuto chiedere l’intervento del proprietario dell’asino.

Tornati nella stalla l’ asino è stato visitato, come di consueto, dal veterinario inglese, che sebbene gli anni precedenti si sia dimostrato sempre generosamente ottimista, quest’anno ha sottolineato, nelle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti, per bocca di Josè Maria Rodriguez, lo stress e lo sforzo fisico a cui è stato sottoposto “el burro”, provvedendo, inoltre, a medicargli numerose escoriazioni e lacerazioni.

Con profondo rammarico, anche se non riesco ad individuarne ancora chiaramente la ragione, devo sottolineare che dal 1998 trovo la situazione notevolmente peggiorata.

Considerazione finale

Credo che chi non abbia mai assistito alla “fiesta del Pero Palo”, non riesca ad immaginare quello che realmente accade, seppure nelle relazioni si cerchi di essere il più precisi e dettagliati possibile. Si potrebbe pensare ad una microcamera (di quelle del tipo per le candid camera).

Sebbene io abbia assistito a molte feste con uso cruento di animali non riesco a paragonare quella di Villanueva ad altre, soprattutto per le modalità di svolgimento e l’atteggiamento assolutamente inconcepibile e troglodita dei festeggianti…