Relazione sul Pero Palo 2001
Gabriella Scaperrotta, della LIVDA e Michele Cavagnis della
LAV di Mestre sono i volontari per i quali abbiamo
organizzato il viaggio a Villanueva, per testimoniare la
presenza degli animalisti e per evitare all'asino di fare la
terribile fine che faceva anni addietro; ecco un riassunto
delle loro relazioni sull'edizione 2001 della "fiesta":
La festa era già iniziata il 26 al mattino; parte della
popolazione di Villanueva faceva passeggiare "El Peropalo"
per le stradine del paese per giungere nella piazza. Hanno
legato il fantoccio al palo e poi ... tutti a bere! Sempre
lunedì abbiamo conosciuto Giacinto, il "moderatore" per gli
animalisti, che ci ha accompagnati lungo le strette vie del
paese, in quello che sarebbe stato il percorso che l'asino
avrebbe compiuto il giorno dopo.
Non siamo riusciti a calcolare la lunghezza del percorso, ma
è inferiore al chilometro. Le vie sono strette, tipiche
viuzze medievali con ciottoli grossolani e scolo dell'acqua
nel mezzo (vi era un rigagnolo che rendeva viscido e
scivoloso il selciato). Siamo rimasti d'accordo che martedì
saremmo stati portati a vedere l'asino prima e dopo la
"festa"; Gabriella sarebbe stata aiutata a restare nei
pressi dell'asino durante la processione, mentre Michele è
stato consigliato di tenersi lontano.
Il martedì siamo arrivati nella piazza di Villanueva alle
8.30, con largo anticipo. Abbiamo così avuto modo di fare
"conoscenza" con certi abitanti che hanno insultato
Gabriella con comportamenti volgari; erano chiaramente già
ubriachi. Abbiamo preferito allontanarci per non esasperare
la situazione, in attesa di Giacinto, e poter vedere
l'asino. Si trattava di un bell'esemplare, intorno ai tre
anni (da quello che ho capito). Anche il proprietario ci ha
assicurato che avrebbe vigilato. Giunta l'ora della partenza,
siamo usciti con l'asino e ci siamo diretti verso la piazza;
la folla ubriaca non ha tardato ad arrivare, spaventando e
assalendo subito l'asino.
Uomini, donne,
ragazzi, anziani erano spesso in stato di ubriachezza. Il
vino e i liquori in borracce di pelle passavano di mano in
mano e così è stato per tutto il percorso. Ci siamo stupiti
di vedere pure dei bambini in mezzo la folla che insidiava
l'asino. Uno del paese, che sembrava ubriaco pure lui, con
il volto coperto da una calzamaglia, è stato scaraventato in
groppa all'asino e sono iniziate le botte, le pedate, i
pugni. Giacinto e qualche altra persona hanno avuto il loro
bel daffare affinché la situazione non degenerasse subito.
Due cacciatori con vestiti d'epoca sparavano con le
doppiette a salve; era quasi impossibile scattare delle
foto, ci è stato in sostanza proibito, al grido di "no foto
al burro". Siamo rimasti a circa un metro di distanza
dall'asino, che spariva spesso ancora dalla nostra vista,
sepolto da numerosi ragazzi che continuavano a tirare colpi
su colpi all'animale. Con questo bel trattamento, l'asino
crollava spesso a terra.
Lo abbiamo fatto notare a Giacinto; secondo lui fino a
quando l'asino era a terra era "al sicuro". In effetti, una
volta a terra l'asino veniva spesso lasciato "riposare"; la
gente si sedeva o si inginocchiava e con, le braccia levate
in alto, cantava; ma per farlo nuovamente camminare lo si
prendeva di peso persino per le orecchie, a suon di urla,
pugni e calci. Sta di fatto che Giacinto e altre due tre
persone sono ripetutamente dovuti intervenire affinché i più
scalmanati non eccedessero.
Il tempo sembrava non trascorrere, avevamo fatto si è no 100 metri eppure sembrava trascorsa un'eternità. Il cavaliere non si reggeva neanche in piedi, cosicché veniva "lanciato" in groppa all'asino (non è un eufemismo) ogni qual volta cadeva. Quelle poche volte che potevamo vedere l'asino, appariva estremamente atterrito; d'altronde durante tutto il tragitto; c'era gente che spingeva da tutte le parti, cantava, ballava, saltava e suonava dei grossi campanacci: la confusione fracasso e erano enormi.
Finalmente siamo giunti al termine del percorso. La folla applaudiva, beveva, lanciava di tutto sulle teste degli scalmanati e all'arrivo l'asino veniva addirittura baciato, ma era talmente terrorizzato da non camminare più neanche quando lo si era allontanato dalla folla. Tornato nella sua stalla, è stato dapprima visitato dai locali e poi dal veterinario degli animalisti inglesi che ha confermato che non vi erano gravi danni; anche i nostri occhi da profani non hanno notato tagli o ferite. Questo grazie anche al continuo intervento di Giacinto, che sapeva bene che la nostra presenza serviva ad assicurare che l'asino non fosse troppo maltrattato. Infatti, ogni qual volta l'asino era subissato dalla brutalità dei suoi concittadini, Giacinto volgeva lo sguardo verso di noi e cercava di moderare il loro comportamento. C'è stata anche una lite con "scazzottata" per l'allontanamento di una persona che aveva tirato un pugno in testa all'asino.
Insomma, rispetto a quanto avvenuto passato la situazione è "migliorata": anni di controllo (e di botte prese) stanno dando i loro frutti. Alcune persone del paese (3-4 uomini più 2-3 ragazze) sanno di avere i riflettori puntati addosso e vigilano cercando di bloccare gli eccessi.
Purtroppo non siamo alla fine di questa brutta tradizione, perché è evidente che il miglioramento non è dovuto alla presa di coscienza che l'asino ha il diritto di non dover essere sacrificato, bensì dal pessimo ritorno di immagine che questa manifestazione può causare se l'asino riporta gravi danni.