Fare trading
con i 'Pivot Points'
- (Seconda
parte: quale target?)
-
- di: Mario
Salvia
- Socio SIAT
- (Società Italiana
di Analisi Tecnica)
-
Nella scorsa
puntata di questo breve viaggio nel mondo dei Pivot Points
(o Livelli di Pivot), ci siamo lasciati con alcune domande in
sospeso. Dopo aver stabilito cosa sono, come si calcolano ed
a cosa servono (principalmente per il trading intra-day, detto
anche scalping, parola che non amo), dobbiamo ora cercare di
immaginare cosa accade nel momento in cui il prezzo di un
qualsiasi strumento, future o azione che sia, tocca un Livello
di Pivot, che sia di Supporto o Resistenza non ha importanza.
Abbiamo affermato
che i principali livelli di Pivot sono ovviamente noti a tutti
i maggiori operatori professionisti, e come questa conoscenza
sia spesso la causa del funzionamento preciso di tali livelli.
Ma accade che il mercato sia talvolta presidiato dai c.d. market
makers, i quali, con i loro ingenti capitali, hanno spesso interesse
a spingerlo in una direzione ben precisa ed al di fuori del range
contenuto dai pivot.
Nel momento in cui
il mercato raggiunge uno di questi livelli di Pivot, sorge il
problema di capire se l'escursione dei prezzi avvenuta fino a
quel momento troverà un valido ostacolo con conseguente
inversione del trend, oppure se una volta superato il pivot,
il mercato accelererà nella direzione opposta. Quando
il mercato raggiunge uno dei livelli critici, ha inizio (fortunatamente
non sempre) un braccio di ferro fra traders da un lato e gestori
di fondi o hedge funds, dall'altro. Vincerà chi, di volta
in volta, sarà più forte.
Ma esiste un
sistema per i comuni piccoli traders per pronosticare a ragion
veduta se il livello sotto esame potrà contenere il mercato?
Molto seccamente
debbo rispondervi di No. Nessuno strumento tecnico è in
grado di prevedere il comportamento del mercato, inteso come
inversione (reversal) oppure come rottura (break out), nel momento
in cui si trova nelle vicinanze di uno di questi fatidici livelli.
Non ci faremo certo abbattere da questo! Come potete immaginare,
la posta in gioco è troppo alta perché si abdichi.
E poi non siamo certo impotenti, nel senso che esistono appropriate
contromosse. Per battere il nemico bisogna anzitutto conoscerlo
bene! Operando con i Pivot Points, dobbiamo infatti sapere di
esporci a due principali fattori di rischio:
A) - Il primo è che il Pivot non
si comporti come reale supporto o resistenza e diventi un trampolino
di lancio per i prezzi nella direzione da cui essi provenivano,
questo perché buona parte degli investitori a quel punto
ribalterebbe le posizioni;
B) - Il secondo è che se il prezzo espresso dal
mercato non raggiunge esattamente il livello di pivot da noi
stimato, noi si rischi di non prendere posizione o di prenderla
troppo in ritardo rispetto ad evoluzioni rapidissime.
Cominciando dalla
fine,vediamo come ovviare, o minimizzare tali rischi.
Com'è
possibile calcolare un valore che consenta di poter affermare
che il mercato è in prossimità di un Livello di
Pivot?
Infatti, non è
necessario che il mercato raggiunga perfettamente un pivot, è
sufficiente che gli si avvicini, ma di quanto?
La risposta è strettamente legata alla misurazione della
volatilità dello strumento con cui si sta operando, perché
è intuitivo che un'azione Fiat non è la stessa
cosa di un'opzione sulla stessa. In ogni caso, un buon valore
di approssimazione tramite il quale è possibile individuare
il punto in cui sia possibile considerare che il livello del
pivot sia stato raggiunto è dato dal 10% del valore ricavato
dalla media aritmetica semplice del range Massimo - Minimo degli
ultimi tre giorni.
La formula matematica che esprime quanto detto è la seguente:
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Per fare un esempio sul Fib30, se l'escursione media degli
ultimi tre giorni è stata di 500 punti, il 10%, 50 punti,
sarà il margine massimo per decretare il raggiungimento
parziale di un pivot point. Ossia la quotazione del Fib si troverà
all'interno, per così dire, dell'area di pivot se non
si discosterà di un valore superiore a 50 punti rispetto
al livello di pivot calcolato in precedenza. E' un metodo semplice,
ma efficace, che spesso ha il vantaggio di permettere di operare
in situazioni che spesso indurrebbero allo stallo. In ogni modo,
ognuno può trovare una formula che meglio si addice alla
volatilità dello strumento con cui opera; è ovvio
che maggiore è la volatilità, maggiore dovrà
essere, quella che prima ho chiamato"l'area del pivot",
ossia la tolleranza a scapito della precisione.
Tornando ora al
primo problema (A), penso che una spiegazione ottimale della
principale tecnica di filtraggio dei dati, tale da impedire errori
di valutazione nel momento del raggiungimento, o superamento,
di un Livello di Pivot, meriti ampiamente una propria specifica
parte di questo "excursus" tra i pivots. Sarà,
quindi, nella prossima puntata,
che chi finora mi ha fatto l'onore della Sua attenzione, avrà,
da parte mia, tutte le spiegazioni possibili sul metodo migliore
per evitare di prender lucciole per lanterne, o meglio, pivot
points per breaks - out :-). E, come promesso, ci saranno esempi
pratici e grafici esplicativi, che in questa parte non hanno
avuto ragione di trovar spazio.
m.s. |