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AT in pillole - Approfondimenti

 

Fare trading con i 'Pivot Points'

(Prima parte: che cosa sono e come si calcolano)
 
di: Mario Salvia 
Socio SIAT
(Società Italiana di Analisi Tecnica)
 

E' risaputo che la maggior parte dei sistemi di trading sono legati ad indicatori che sfruttano al meglio le frasi direzionali del mercato (i trends), dando spesso il meglio di sé quando il trend è davvero ben definito. Basti pensare all'uso diffuso delle Medie Mobili, solo per fare un esempio. Ma quegli stessi metodi di trading, sistemici, ossia con supporto software, o discrezionali che siano, tendono invece a generare molteplici falsi segnali senza riuscire a far eseguire operazioni profittevoli nelle fasi di congestione, ossia di movimento del prezzo all'interno di un trading range ben definito, largo o stretto che sia. In alternativa a tali sistemi, la teoria dei pivot ha dimostrato un'ottima valenza operativa.


Ma cosa sono con esattezza i 'livelli di pivot'?

I sistemi per calcolare i livelli di pivot (ossia i livelli di prezzo minimo e massimo previsti per quella seduta, o per quella settimana, secondo il frame temporale) riflettono le tattiche operative dei trader americani che lavorano nelle 'grida' i quali calcolano, attraverso delle appropriate formule matematiche, i livelli di supporto e resistenza sui quali comprare e vendere durante la giornata. Il primo a divulgare tale procedura di calcolo, originariamente comunicata solo al ristretto pubblico dei privati sottoscrittori di una newsletter, fu appunto un 'floor trader' di Chicago, Neil Weintraub, e la sua newsletter si chiamava appunto 'The Weintraub Daytrader'.


Le prime formule che furono invece divulgate al grande pubblico risalgono al 1992, anno in cui C. Le Beau e D.W. Lucas pubblicarono, nel testo 'Computer Analysis of the Future Market', la prima procedura completa in grado di ricavare due livelli di pivot come supporto e altrettanti come resistenza. La formula classica prevede pertanto il prezzo medio della seduta della giornata precedente tramite una semplice formula che somma il valore massimo (H), minimo (L) e di chiusura (C) della giornata.

 AP (average price/prezzo medio) = (H + L + C)/3

I punti di pivot che calcolano il primo supporto e la prima resistenza derivano quindi da:

PvH1 (Pivot Resistenza1) = (2*AP) - L
PvL1 (Pivot Supporto1) = (2*AP) - H

Diviene poi possibile individuare i livelli di resistenza e supporto di grado superiore, quelli che, in altre parole, assumono significato operativo una volta superati i precedenti:

PVH2 (Pivot Resistenza2) = AP - PvL1 + PvH1
PVL2 (Pivot Supporto2) = AP - (PvH1 -PvL1)

Un apparente punto debole di questo sistema avviene quando sul mercato si verifica un' apertura in gap (up o down), ossia un' apertura maggiore dell' H della giornata precedente, o, sempre il valore d'apertura, minore del L della stessa giornata. Poiché è stato dimostrato statisticamente che, in caso di apertura con gap il mercato risente di tale improvviso cambiamento, spostando i pivot nella direzione del gap stesso, è stato possibile ottenere pivot più precisi, a condizione che al prezzo di chiusura si sostituisca quello di apertura della seduta borsistica in atto. In questi casi il calcolo del nuovo prezzo medio con gap di apertura sarà:

 AP-gap (Average price with open gap) = (H + L + O)/3

Seguiranno a questo punto i calcoli per individuare i nuovi livelli pivot di supporto e resistenza di I II grado così come illustrato in precedenza. I livelli di pivot sono generalmente utilizzati per i contratti future con operatività intra-day: prima che la seduta si apra vengono calcolati supporti e resistenze che poi serviranno per tutta la giornata. Io tuttavia, che sfrutto molto questa teoria nelle fasi di congestione del mercato, posso affermare che, utilizzando lo strumento dei Covered Warrant in relazione ai livelli previsti per il sottostante (indice o azione), o avendo a disposizione volumi adeguati per operare anche sul mercato azionario, i pivot diventano assai utili e spesso, usati con time-frame settimanale o mensile, individuano ottimi livelli di entrata ed uscita anche per operazioni di più lungo termine. Esistono così numerose varianti, alcune delle quali hanno il pregio di adattarsi meglio a determinati mercati piuttosto che altri, ma in ogni modo, tutte conservano la stessa impostazione di base.

 

Ma davvero funzionano questi 'pivot'?

Una prima risposta affermativa è da ricercarsi nel campo delle 'profezie che si autoavverano'; ossia il fatto che tali formule siano note alla maggior parte degli operatori di mercato, compresi certo coloro che sono in grado di muovere ingenti capitali, fa sì che, in effetti, spesso la precisione dei livelli di pivot è notevolissima. Ci sono, naturalmente, numerose varianti del modello di calcolo, che cercano in qualche modo di anticipare gli interventi della gran massa dei trader. Alcune sono famose, altre sconosciute.Ognuno può trovare la formula che meglio si adatta alla propria operatività.

Un'altra risposta cercherò di darla facendo degli esempi su situazioni realmente avvenute e cercando di verificare ex-post se tali livelli abbiano avuto riscontro nelle diverse situazioni borsistiche. Ma di questo parleremo nelle prossime puntate. Infatti, cercheremo di analizzare il comportamento dei cosiddetti market-makers nel momento in cui un pivot viene raggiunto; continuando, chiariremo come sia necessario difendersi da rotture repentine dei livelli Pivot mediante l'inserimento di appropriati filtri ed inoltre stabiliremo di quanto ci si debba avvicinare ad un pivot per dire di averlo centrato. Ossia, bisogna proprio attendere quel determinato valore?

Di carne al fuoco ce n'è tanta, perché come avete visto dalle date di origine, questa è una parte tra le più giovani dell'Analisi Tecnica. Alla prossima, sperando di avere il Vs. interesse.

m.s.

 


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