Associazione Vivere Tramonti
I Soci fondatori
Antonio Baldi
Norma Carro
Mario Casavecchia
Graziano Cidale
Mario Cidale
Orazio Picciotto
Crisafulli
Franco Giumelli
Carlo Lombardo
Fabio Lombardo
Mario Molinari
Olmina Tedesco
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Programma
di lavoro
Intervenire presso gli enti competenti per
evitare la rovina dellhabitat, pretendendo la difesa e la vivibilità del
territorio, contro le frane, lavanzamento del bosco, etc
valorizzare la tipicità del Parco delle 5 Terre, a parco
antropico, nel quale il bene da tutelare è costituito dalluomo, che va peraltro
incoraggiato a continuare a lavorare la vigna e a ripristinare i tipici muretti a secco,
con adeguati incentivi.
Codificare nella normativa del parco la continuità
nellutilizzo da parte delluomo delle risorse dei boschi limitrofi, per
salvaguardare le modalità di impianto della vigna, di legatura dei tralci, di
concimazione del terreno, etc
Pur mantenendo le caratteristiche tipiche di contadino a
tempo parziale e non da coltivatore diretto, difendere e migliorare la sua casa di
abitazione anche a carattere non continuativo, dotandole principalmente di acqua potabile
e servizi igienici. Nellambito della normativa statale e regionale, convenire su
criteri operativi comuni che consentano sollecitamente i rifacimenti (o di parte di essi),
degli immobili esistenti con tipologie che migliorino limpatto ambientale.
Per evitare il rischio di un progressivo abbandono,
favorire il massimo di vivibilità dei luoghi, migliorando le infrastrutture necessarie
per diminuire i disagi del lavoro, della lontananza, mediante la realizzazione del
classico trenino e con la puntuale manutenzione degli accessi, etc.
Richiedere allENEL leliminazione dei pali luce,
che deturpano lambiente, mediante linterramento delle conduttore elettriche
Favorire linstallazione di dispositivi di produzione
denergia elettrica alternativi ed ecologici, con appositi incentivi.
Partecipare allelaborazione del piano e del
regolamento del Parco, avendo cura di far distinguere le esigenze di tipo pubblico, da
imporre sul territorio demaniale, da quelle da adottare per la proprietà privata.
Pretendere dallEnte Parco la ripartizione equa delle
sue risorse patrimoniali, destinandole anche alla zona di Tramonti, ben più bisognosa
degli interventi di supporto, dato che altre zone dello stesso territorio hanno già
beneficiato di cospicue risorse e cure.
Ottenere lintegrazione tra i residenziali, i
"foestri" e i turisti, creando siti sperimentali, che permettano un minimo di
ristoro e comfort a tutti coloro che vogliono stare sul territorio o goderne le bellezze
naturali
Istituire norme comportamentali che favoriscano
larmonia, lintegrazione e la convivenza pacifica tra tutti i Proprietari di
Tramonti
Promuovere incontri conviviali e ricreativi per favorire una
maggiore conoscenza e socialità
Nellambito delle vigenti disposizioni, favorire la
partecipazione dei cacciatori locali, residenti o proprietari ai piani di contenimento
della fauna.
Questo
documento è stato redatto nel maggio del 2000. Naturalmente, tale programma è aperto e
potrà essere discusso e integrato con le indicazioni che emergeranno da unapposita
assemblea aperta al confronto con altre Associazioni, Enti, etc, e con chiunque voglia
contribuire alle nostre iniziative |
Le prime iniziative: le delibere della discordia
Tutto ebbe inizio nellottobre 99, quando un
decreto legge ci impose lingombrante presenza di un parco. Quella legge stabilisce
che il territorio di Tramonti è diviso in tre zone, denominate, con austera fantasia
statale 1, 2 e 3.
Contestualmente, la legge prevede listituzione di un Ente Parco, di un Consiglio
direttivo e di un Presidente dello stesso. Le zone di cui sopra, fanno quindi decadere il
vecchio parco, dal quale, però, prendono spunto. Sorge spontaneo domandarsi perché il
legislatore si sia preso la briga di dividere Tramonti in tre zone. Probabilmente perché
si è reso conto che, altrimenti, avrebbe colpito troppo duramente i poveri abitanti di
queste zone che, fino a quel momento, avevano vissuto un buon rapporto con la loro terra.
O, come preferisce dire qualcun altro, ne avevano abusato malamente. Per cui, nella zona 1
si prevede che qualsiasi intervento delluomo, debba essere sottoposto allapprovazione dellEnte
Parco. Nella zona 2, si deve comunicare allEnte Parco ciò che si intende fare, ma
il parere dellEnte stesso non è definitivo né vincolante. Nella zona 3, niente di
questo: tutto rimane come prima.
Ma il presidente dellEnte Parco se ne esce con una
ordinanza, la n.39 del 27/01/00, che appunto ordina che le zone 1, 2, 3, sono soggette
allautorizzazione dellEnte Parco stesso, per quanto riguarda tutti gli
interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, etc., in evidente contrasto con una
legge dello Stato, che, relativamente alla zona 3, dice esattamente il contrario. La
nostra prima mossa fu di impugnare lordinanza, a nostro avviso palesemente
illeggittima ed enunciata in nome e per conto di un ente che ancora non esisteva, inviando
in data 25/03/00 opportuna contestazione al Ministero dellAmbiente. Il quale il 30
maggio risponde che, pur essendo quellordinanza un atto legittimo del Presidente,
emesso in mancanza del Consiglio Direttivo, è da considerarsi decaduta in quanto il C.D.
è nel frattempo stato nominato (il 30/03/00, con tanto di articolo sul giornale). Da
notare che, sottilmente, si dichiara che latto in se è legittimo, ma è decaduto.
Il ministero non entra nei meriti del contenuto dellordinanza, pur facendo cenno
alle giustificazioni del Presidente dellente stesso. Ma lavvenimento più
eclatante, però, è che il Comune della Spezia sembra ignorare che sia decaduta, in
quanto continua a richiedere per le ristrutturazioni in zona 3, il permesso del Presidente
dellEnte Parco, con il risultato di non svolgere il proprio lavoro.
Ma non è finita qui. Con deliberazione del C.D. in data 14/04/00 n° 13, lEnte
Parco emette delle norme sulle destinazioni duso dei fabbricati rurali, che portano
alla stesura di quel documento denominato "ATTO UNILATERALE DOBBLIGO", che
costringe a coltivare 3000 mq di vigneto (concetto ripreso poi dal PUC), per avere la
possibilità di ristrutturare un casotto.
Cito testualmente "nel caso i sottoscritti non ottemperassero perfettamente a tutti
gli obblighi assunti come sopra, la proprietà del fabbricato sarà totalmente acquisita
di diritto e gratuitamente al patrimonio dellEnte Parco". Aggiungo: e perché
non lauto e la barca dello zio paterno, se ce lha? E tutto questo nonostante
che nelle assemblee popolari, le pubbliche autorità abbiano affermato lesatto
contrario. Non ci restava che protestare per questo nuovo sopruso. Da questo momento,
perdo il conto delle proteste, delle lettere e degli incontri. Rimarco solo un altro
risultato: grazie al nostro intervento, il piano regolatore (PUC) del comune della Spezia,
viene presentato senza prevedere il sequestro dell'immobile. Magra consolazione: in ogni
caso, resta l'obbligo di coltivare per riparare il rustico.
Della TARSU e di altre
tasse. (05/10/00)
LAssessore Melley è un bravo ragazzo con un sorriso
accattivante. Ci ha accolto, più o meno allora di pranzo, nella sala del Comune
dove si celebrano i matrimoni, ma non cera il rinfresco: che ci sia dietro
unoscura manovra? La battuta scherzosa è dobbligo, ma il resto, tutto è
stato, meno che uno scherzo, perché si è parlato di tasse: della TARSU, ovvero il
tributo sui rifiuti urbani, dellICI e di altre chicche. Abbiamo cercato di far
capire come, storicamente, le case di Tramonti non siano realmente seconde case, ma
piuttosto prolungamenti della prima casa di Biassa, adibita a cantina con annessa
possibilità di dormire, di cuocere da mangiare, di lavarsi e fare i propri bisogni
decentemente. Abbiamo mostrato un trattato storico del 1914 (La Spezia e il suo golfo
Caselli), che enuncia esattamente le nostre tesi. Alla quale, mi è parso che i
nostri amministratori siano rimasti pressoché indifferenti. Dunque abbiamo attaccato con
la TARSU, che praticamente è un corrispettivo pagato a fronte di un servizio. E, se ciò è vero per
la città, per il paese, a Tramonti è poco più che una battuta dumore. Non esiste
servizio Nettezza Urbana, in quel di Tramonti. Ma i regolamenti comunali non lo prevedono,
per cui, la tassa va pagata. E possibile pagarla in misura ridotta, perché se il
cassonetto per la raccolta dei rifiuti è lontano dalla casa più di 800 mt, si ha diritto
ad una riduzione dellimposta del 60%. Occorre però farne domanda. In ogni caso,
visto che i cassonetti sono ben oltre gli 800 mt, a detta dellAss. Melley, si può
trovare una formula che, per gruppi di case, consenta di abbattere ulteriormente
limposta. Sul piano dellICI, invece, la battaglia sembra più dura, perché,
sempre secondo lAssessore, si esce dallambito comunale per entrare in ambito
catastale. E al catasto che stanno indicate le rendite, sia ai fini IRPEF che ai
fini ICI. Ma, diciamo noi, è compito del Comune segnalare al catasto la tipologia delle
case. Ed è qui che ci siamo battuti. Riprendendo un concetto già espresso dallAss.
Orlando, le case di tramonti sono da equiparare ai Trulli di Alberobello, in quanto
tipiche di questa zona. Questo porterebbe allassegnamento della classe A11
(abitazioni tipiche dei luoghi), con un coefficiente IRPEF ed ICI giusto ed accettabile.
Ribadiamo: non sono seconde case. E possibile che qualcuno le abbia elevate a tale
rango ma, a nostro giudizio, continuano ad essere abitazioni di Tramonti, anche se
ristrutturate, purché con criteri che ne esaltino la peculiarità. Ma ecco la chicca: a
La Spezia non è previsto, occorre parlarne con il catasto. LAssessorato si è però
premurato di spiegare che, applicando opportune riduzioni da inserire nel nuovo
regolamento comunale, si potrebbe giungere ad una tassa di circa Lit. 60.000 per una casa
media di Tramonti.
Per ora sono comunque case di classe A3/A4, per le quali occorre far richiesta di
abbassamento reddito, magari come immobili fatiscenti (fino al 50%)
In ogni caso, il comune, che a detta dellAssessore stesso, non è alla ricerca del
quattrino, pretenderà il pagamento degli arretrati fino al 96 (dunque cerca i
quattrini). Abbiamo cortesemente fatto notare che tali tasse non ci erano mai state
richieste, proprio in virtù del fatto che di Tramonti ci eravamo occupati solo noi e mai
il Comune. In qualche modo, dunque, anche il comune era daccordo. Niente da fare:
lunica speranza per ottenere uno sgravio è di fare una ISTANZA COLLETTIVA
circostanziata da tutte queste motivazioni. Purtroppo cè chi ha già pagato TARSU e
ICI, chi ha accatastato urbano (altra chicca!), e chi ha commesso degli abusi. Tutto ciò
verrebbe alla luce con unanalisi dellimmobile, eseguita dal Comune che, in una
certa misura, potrebbe anche sistemare un altro dei problemi che affligge Tramonti,
ovvero, proprietari sbagliati, nomi errati, etc., nei registri catastali.
Lassessore ha praticamente chiuso il discorso, affermando che per la TARSU la
volontà è di applicare gli sgravi per le annualità pregresse, purché si provveda entro
la fine di questanno, termine ultimo per provvedere allaccatastamento.
Per lICI il problema è più complesso, in quanto va studiato a livello nazionale,
ma anche in questo caso, ben poco da fare.
Quindi, giusto per aver il gusto dellultima parola, il comune ha mostrato poco più
che belle intenzioni.
Dimenticavo: la riunione si è svolta il 5/10/00, presenti lAssessore ai Tributi
Melley, il Dott. Bertone e la Sig,ra Milazzo della N.U., il presidente della Circoscrizione, Mario
Molinari, Graziano Cidale, Olmina Tedesco, Carlo Lombardo, Fabio Lombardo e il
sottoscritto.
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