Sito in continua evoluzione
IN AGGIORNAMENTO - 30/01/2011

Associazione Vivere Tramonti



I Soci fondatori

Antonio Baldi
Norma Carro
Mario Casavecchia
Graziano Cidale
Mario Cidale
Orazio Picciotto
Crisafulli     
Franco Giumelli
Carlo Lombardo
Fabio Lombardo
Mario Molinari
Olmina Tedesco

 


Programma di lavoro

  1. Intervenire presso gli enti competenti per evitare la rovina dell’habitat, pretendendo la difesa e la vivibilità del territorio, contro le frane, l’avanzamento del bosco, etc
  2. valorizzare la tipicità del Parco delle 5 Terre, a parco antropico, nel quale il bene da tutelare è costituito dall’uomo, che va peraltro incoraggiato a continuare a lavorare la vigna e a ripristinare i tipici muretti a secco, con adeguati incentivi.
  3. Codificare nella normativa del parco la continuità nell’utilizzo da parte dell’uomo delle risorse dei boschi limitrofi, per salvaguardare le modalità di impianto della vigna, di legatura dei tralci, di concimazione del terreno, etc
  4. Pur mantenendo le caratteristiche tipiche di contadino a tempo parziale e non da coltivatore diretto, difendere e migliorare la sua casa di abitazione anche a carattere non continuativo, dotandole principalmente di acqua potabile e servizi igienici. Nell’ambito della normativa statale e regionale, convenire su criteri operativi comuni che consentano sollecitamente i rifacimenti (o di parte di essi), degli immobili esistenti con tipologie che migliorino l’impatto ambientale.
  5. Per evitare il rischio di un progressivo abbandono, favorire il massimo di vivibilità dei luoghi, migliorando le infrastrutture necessarie per diminuire i disagi del lavoro, della lontananza, mediante la realizzazione del classico trenino e con la puntuale manutenzione degli accessi, etc.
  6. Richiedere all’ENEL l’eliminazione dei pali luce, che deturpano l’ambiente, mediante l’interramento delle conduttore elettriche
  7. Favorire l’installazione di dispositivi di produzione d’energia elettrica alternativi ed ecologici, con appositi incentivi.
  8. Partecipare all’elaborazione del piano e del regolamento del Parco, avendo cura di far distinguere le esigenze di tipo pubblico, da imporre sul territorio demaniale, da quelle da adottare per la proprietà privata.
  9. Pretendere dall’Ente Parco la ripartizione equa delle sue risorse patrimoniali, destinandole anche alla zona di Tramonti, ben più bisognosa degli interventi di supporto, dato che altre zone dello stesso territorio hanno già beneficiato di cospicue risorse e cure.
  10. Ottenere l’integrazione tra i residenziali, i "foestri" e i turisti, creando siti sperimentali, che permettano un minimo di ristoro e comfort a tutti coloro che vogliono stare sul territorio o goderne le bellezze naturali
  11. Istituire norme comportamentali che favoriscano l’armonia, l’integrazione e la convivenza pacifica tra tutti i Proprietari di Tramonti
  12. Promuovere incontri conviviali e ricreativi per favorire una maggiore conoscenza e socialità
  13. Nell’ambito delle vigenti disposizioni, favorire la partecipazione dei cacciatori locali, residenti o proprietari ai piani di contenimento della fauna.

Questo documento è stato redatto nel maggio del 2000. Naturalmente, tale programma è aperto e potrà essere discusso e integrato con le indicazioni che emergeranno da un’apposita assemblea aperta al confronto con altre Associazioni, Enti, etc, e con chiunque voglia contribuire alle nostre iniziative


Le prime iniziative: le delibere della discordia
Tutto ebbe inizio nell’ottobre ’99, quando un decreto legge ci impose l’ingombrante presenza di un parco. Quella legge stabilisce che il territorio di Tramonti è diviso in tre zone, denominate, con austera fantasia statale 1, 2 e 3.
Contestualmente, la legge prevede l’istituzione di un Ente Parco, di un Consiglio direttivo e di un Presidente dello stesso. Le zone di cui sopra, fanno quindi decadere il vecchio parco, dal quale, però, prendono spunto. Sorge spontaneo domandarsi perché il legislatore si sia preso la briga di dividere Tramonti in tre zone. Probabilmente perché si è reso conto che, altrimenti, avrebbe colpito troppo duramente i poveri abitanti di queste zone che, fino a quel momento, avevano vissuto un buon rapporto con la loro terra. O, come preferisce dire qualcun altro, ne avevano abusato malamente. Per cui, nella zona 1 si prevede che qualsiasi intervento
1950: vendemmia a Monesteroli (Piero Lorenzelli) dell’uomo, debba essere sottoposto all’approvazione dell’Ente Parco. Nella zona 2, si deve comunicare all’Ente Parco ciò che si intende fare, ma il parere dell’Ente stesso non è definitivo né vincolante. Nella zona 3, niente di questo: tutto rimane come prima.
Ma il presidente dell’Ente Parco se ne esce con una ordinanza, la n.39 del 27/01/00, che appunto ordina che le zone 1, 2, 3, sono soggette all’autorizzazione dell’Ente Parco stesso, per quanto riguarda tutti gli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, etc., in evidente contrasto con una legge dello Stato, che, relativamente alla zona 3, dice esattamente il contrario. La nostra prima mossa fu di impugnare l’ordinanza, a nostro avviso palesemente illeggittima ed enunciata in nome e per conto di un ente che ancora non esisteva, inviando in data 25/03/00 opportuna contestazione al Ministero dell’Ambiente. Il quale il 30 maggio risponde che, pur essendo quell’ordinanza un atto legittimo del Presidente, emesso in mancanza del Consiglio Direttivo, è da considerarsi decaduta in quanto il C.D. è nel frattempo stato nominato (il 30/03/00, con tanto di articolo sul giornale). Da notare che, sottilmente, si dichiara che l’atto in se è legittimo, ma è decaduto. Il ministero non entra nei meriti del contenuto dell’ordinanza, pur facendo cenno alle giustificazioni del Presidente dell’ente stesso. Ma l’avvenimento più eclatante, però, è che il Comune della Spezia sembra ignorare che sia decaduta, in quanto continua a richiedere per le ristrutturazioni in zona 3, il permesso del Presidente dell’Ente Parco, con il risultato di non svolgere il proprio lavoro.
Ma non è finita qui. Con deliberazione del C.D. in data 14/04/00 n° 13, l’Ente Parco emette delle norme sulle destinazioni d’uso dei fabbricati rurali, che portano alla stesura di quel documento denominato "ATTO UNILATERALE D’OBBLIGO", che costringe a coltivare 3000 mq di vigneto (concetto ripreso poi dal PUC), per avere la possibilità di ristrutturare un ‘casotto’.
Cito testualmente "nel caso i sottoscritti non ottemperassero perfettamente a tutti gli obblighi assunti come sopra, la proprietà del fabbricato sarà totalmente acquisita di diritto e gratuitamente al patrimonio dell’Ente Parco". Aggiungo: e perché non l’auto e la barca dello zio paterno, se ce l’ha? E tutto questo nonostante che nelle assemblee popolari, le pubbliche autorità abbiano affermato l’esatto contrario. Non ci restava che protestare per questo nuovo sopruso. Da questo momento, perdo il conto delle proteste, delle lettere e degli incontri. Rimarco solo un altro risultato: grazie al nostro intervento, il piano regolatore (PUC) del comune della Spezia, viene presentato senza prevedere il sequestro dell'immobile. Magra consolazione: in ogni caso, resta l'obbligo di coltivare per riparare il rustico.

Della TARSU e di altre tasse. (05/10/00)
L’Assessore Melley è un bravo ragazzo con un sorriso accattivante. Ci ha accolto, più o meno all’ora di pranzo, nella sala del Comune dove si celebrano i matrimoni, ma non c’era il rinfresco: che ci sia dietro un’oscura manovra? La battuta scherzosa è d’obbligo, ma il resto, tutto è stato, meno che uno scherzo, perché si è parlato di tasse: della TARSU, ovvero il tributo sui rifiuti urbani, dell’ICI e di altre chicche. Abbiamo cercato di far capire come, storicamente, le case di Tramonti non siano realmente seconde case, ma piuttosto prolungamenti della prima casa di Biassa, adibita a cantina con annessa possibilità di dormire, di cuocere da mangiare, di lavarsi e fare i propri bisogni decentemente. Abbiamo mostrato un trattato storico del 1914 (La Spezia e il suo golfo – Caselli), che enuncia esattamente le nostre tesi. Alla quale, mi è parso che i nostri amministratori siano rimasti pressoché indifferenti. Dunque abbiamo attaccato con la TARSU, che praticamente è un corrispettivo pagato a fronte di un servizio. Vignetta di Ugo SajiniE, se ciò è vero per la città, per il paese, a Tramonti è poco più che una battuta d’umore. Non esiste servizio Nettezza Urbana, in quel di Tramonti. Ma i regolamenti comunali non lo prevedono, per cui, la tassa va pagata. E’ possibile pagarla in misura ridotta, perché se il cassonetto per la raccolta dei rifiuti è lontano dalla casa più di 800 mt, si ha diritto ad una riduzione dell’imposta del 60%. Occorre però farne domanda. In ogni caso, visto che i cassonetti sono ben oltre gli 800 mt, a detta dell’Ass. Melley, si può trovare una formula che, per gruppi di case, consenta di abbattere ulteriormente l’imposta. Sul piano dell’ICI, invece, la battaglia sembra più dura, perché, sempre secondo l’Assessore, si esce dall’ambito comunale per entrare in ambito catastale. E’ al catasto che stanno indicate le rendite, sia ai fini IRPEF che ai fini ICI. Ma, diciamo noi, è compito del Comune segnalare al catasto la tipologia delle case. Ed è qui che ci siamo battuti. Riprendendo un concetto già espresso dall’Ass. Orlando, le case di tramonti sono da equiparare ai Trulli di Alberobello, in quanto tipiche di questa zona. Questo porterebbe all’assegnamento della classe A11 (abitazioni tipiche dei luoghi), con un coefficiente IRPEF ed ICI giusto ed accettabile. Ribadiamo: non sono seconde case. E’ possibile che qualcuno le abbia elevate a tale rango ma, a nostro giudizio, continuano ad essere abitazioni di Tramonti, anche se ristrutturate, purché con criteri che ne esaltino la peculiarità. Ma ecco la chicca: a La Spezia non è previsto, occorre parlarne con il catasto. L’Assessorato si è però premurato di spiegare che, applicando opportune riduzioni da inserire nel nuovo regolamento comunale, si potrebbe giungere ad una tassa di circa Lit. 60.000 per una casa media di Tramonti.
Per ora sono comunque case di classe A3/A4, per le quali occorre far richiesta di abbassamento reddito, magari come immobili fatiscenti (fino al 50%)
In ogni caso, il comune, che a detta dell’Assessore stesso, non è alla ricerca del quattrino, pretenderà il pagamento degli arretrati fino al ’96 (dunque cerca i quattrini). Abbiamo cortesemente fatto notare che tali tasse non ci erano mai state richieste, proprio in virtù del fatto che di Tramonti ci eravamo occupati solo noi e mai il Comune. In qualche modo, dunque, anche il comune era d’accordo. Niente da fare: l’unica speranza per ottenere uno sgravio è di fare una ISTANZA COLLETTIVA circostanziata da tutte queste motivazioni. Purtroppo c’è chi ha già pagato TARSU e ICI, chi ha accatastato urbano (altra chicca!), e chi ha commesso degli abusi. Tutto ciò verrebbe alla luce con un’analisi dell’immobile, eseguita dal Comune che, in una certa misura, potrebbe anche sistemare un altro dei problemi che affligge Tramonti, ovvero, proprietari sbagliati, nomi errati, etc., nei registri catastali.
L’assessore ha praticamente chiuso il discorso, affermando che per la TARSU la volontà è di applicare gli sgravi per le annualità pregresse, purché si provveda entro la fine di quest’anno, termine ultimo per provvedere all’accatastamento.
Per l’ICI il problema è più complesso, in quanto va studiato a livello nazionale, ma anche in questo caso, ben poco da fare.
Quindi, giusto per aver il gusto dell’ultima parola, il comune ha mostrato poco più che belle intenzioni.
Dimenticavo: la riunione si è svolta il 5/10/00, presenti l’Assessore ai Tributi Melley, il Dott. Bertone e la Sig,ra
Clicca per la seconda paginaMilazzo della N.U., il presidente della Circoscrizione, Mario Molinari, Graziano Cidale, Olmina Tedesco, Carlo Lombardo, Fabio Lombardo e il sottoscritto.

 

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