<< Precedente | Continua >> |
Dopo l'arrivo all'aeroporto di Johannesbourg ed il ritiro della macchina ci siamo subito messi in viaggio alla volta di Hazyview, nella regione dello Mpumalanga.
Il viaggio è stato molto lungo e faticoso a causa della tensione e del nervosismo in cui ci trovavamo nell'attraversare regioni così desolate. Quelle che dovrebbero essere considerate autostrade sono i realtà delle superstrade dove è facile trovare cantieri non segnalati, persone ai lati della strada che all'improvviso ti attraversano davanti, repentini restringimenti e, talvolta, mucche o babbuini.
Alla fine però il paesaggio ha cominciato a cambiare e a diventare montuoso e decisamente più piacevole. Siamo arrivati al nostro albergo (Il Protea Hotel di Hazyview) che è stato il fulcro dei nostri spostamenti nei giorni successivi, ed abbiamo subito notato la presenza dei molti mezzi fuoristrada attrezzati per i safari che percorrono le strade. Una delle cose che ha maggiormente attratto di questa regione è la enorme quantità di piantagioni di alberi che vengono periodicamente tagliati e ripiantati; questo è stato utile a farci capire quale è, oltre al turismo, la maggiore risorsa economica della zona. Hazyview, poi, è letteralmente immersa nelle piantagioni di banane che circondano le strade che , comunque, sono circondate da vegetazione lussureggiante anche se siamo in pieno inverno.
Il giorno seguente iniziamo la visita al Blyde River Canyon. E’ uno dei Canyon maggiormente estesi al modo e lo si percorre da sud verso nord per tutta la sua lunghezza. In questo modo si ha la possibilità di visitare punti di osservazione di interesse e bellezza via via crescente fino ad arrivare al magnifico panorama offerto da God's Window. Forse ancora più spettacolare è stato il tour delle cascate che ha richiesto tutto il giorno seguente. In totale abbiamo visitato una decina di cascate alcune delle quali raggiungibili solo dopo aver percorso molta strada a piedi in mezzo alle foreste, ed in tutti i casi lo spettacolo offerto da questi salti d’acqua, alti anche 70/80 metri, è valso sicuramente la fatica fatta.
Durante questa giornata abbiamo fatto una sosta nella cittadina di "Pilgrim's Rest", molto carina per quel suo essere rimasta apparentemente immutata da cinquanta anni a questa parte ma, a parer mio, un pochino artificiosa. In ogni caso siamo soddisfatti della decisione di rimanere in questa regione per qualche giorno perché altrimenti avremmo dovuto rinunciare a vedere molte cose come è successo a tanti turisti che abbiamo incontrato.
E’ questa forse la cosa che aspettavamo con maggiore ansia di tutto il viaggio. Fare un safari era per noi il sogno di una vita e, finalmente, si stava realizzando. Solo l’interesse e la bellezza di tutto quello che avevamo visto nei giorni precedenti mi avevano, di giorno in giorno distratto da questo pensiero.
Partiamo dunque per il Kruger Gate che, in verità, dista solo pochi chilometri da Azyview, e dopo circa mezz’ora arriviamo di fronte all’ingresso del Protea Hotel (di nuovo) presso il Kruger Gate. Là, in fondo, si vedono gli imponenti cancelli di ingresso, i rangers e , dietro tutto ciò, l’immensa area del parco. Gia mi sembra di sentire il ruggito di un leone ma purtroppo dobbiamo espletare le formalità di check-in presso l'hotel.
Bellissimo anche questo albergo che sembra una enorme palafitta in legno immersa nel verde. C’è anche una piccola riserva privata nella quale è possibile fare escursioni nel bush assieme, naturalmente, ad un ranger.
Il clima è proprio come ci aspettavamo e senza neanche il tempo di entrare nella nostra camera ripartiamo subito per il nostro primo safari in macchina.
All’ingresso del parco ci danno l’indispensabile mappa e tutte le necessarie informazioni sulle ferree regole comportamentali e sull’orario.
Nel parco è assolutamente vietato uscire di macchina, a parte nelle aree attrezzate, ed è obbligatorio seguire solo le strade senza mai fare escursioni off-road. Questo limita un pochino le possibilità di osservazione ma è indispensabile per proteggere il parco, e vi assicuriamo che un tale spettacolo naturale merita davvero tutto il rispetto e la protezione possibili.
Comunque dopo circa cento metri dal gate facciamo il nostro primo incontro con la fauna locale. E’ un gruppo di simpaticissimi impala e subito iniziamo a fotografarli, senza sapere che, nei giorni seguenti ne avremmo visti a migliaia.
Proseguiamo e, poco più avanti incontriamo due zebre e poco più in là una giraffa di media grandezza. Gli animali sono a lato della strada e li possiamo vedere facilmente perché distano da noi pochi metri. Per di più notiamo una caratteristica che sarà confermata nei giorni seguenti, e cioè che gli animali del Kruger non temono le auto e l’uomo perchè sono assolutamente abituati a vederli e considerarli, a quanto sembra, come parte del paesaggio. E’ sufficiente, quando si vede un animale, fermare la macchina e godersi lo spettacolo.
Proseguiamo il safari che ci frutterà la vista di un paio di bufali (il primi dei Big Five), un gruppo di Impala e un coccodrillo immobile sulla riva di un fiume, che ci a fatto aspettare un’ora in macchina nella speranza di vedergli fare qualche movimento, assediati da un gruppo di cercopitechi e perciò costretti a tenere i finestrini chiusi rischiando l’asfissia.
Alle 17:50 usciamo dal parco (l’uscita entro le 18:00 e obbligatoria) e ci dirigiamo verso l’albergo che si conferma essere veramente bello. La sera ceniamo all’esterno in un’area ricavata direttamente sul bush. Sotto immensi alberi e con al centro un grande fuoco sul quale viene cotta la carne che mangeremo. E’ tutto estremamente suggestivo!!
Andiamo a letto presto perché la mattina faremo un safari guidato con partenza alle 5 e trenta.
Al mattino dopo è completamente buio e molto freddo. Saimo ben coperti ma una volta saliti e partiti sulla nostra jeep scoperta sentiamo il freddo pungente del mattino africano. Speriamo di vedere qualche predatore in caccia ma per due ore non vediamo quasi nulla. L’esperienza è comunque bellissima perché, ora più che mai, percepiamo l’essenza selvaggia di questi luoghi. Quando il mezzo si ferma, arrestando il motore, sentiamo il profondo silenzio rotto solo dal canto di qualche uccello in lontananza e, dal movimento di qualche cosa laggiù dietro ai cespugli.
E emozionante sentire gli odori del bush selvaggio che pervadono le narici, e proprio le narici ci avvertono della vicinanza del primo predatore che incontriamo nella giornata. E’ una iena, la cui puzza terrificante, dovuta forse alla grande quantità di sangue rappreso che ha sulla pelliccia intorno alla testa, si può sentire da molti metri di distanza. Lei è là, schiacciata sull’erba per nascondersi, che ci osserva sapendo che dopo qualche minuto ce ne andremo. La mattinata prosegue, ormai è pieno giorno, e incontriamo elefanti, i soliti impala e kudu e, alla fine, l’incontro più emozionante: una coppia di leoni nell’intento di inseguire furtivamente un giovane impala. La leonessa, davanti, insegue a pochi metri la preda e dopo un’appostamento di qualche minuto, durante il quale diventa quasi invisibile, sferra l’attacco che, purtroppo per lei e per fortuna del piccolo impala, non va a buon fine. Il leone maschio che era dietro a circa quindici metri si limita a seguire la scena come abbiamo fatto noi.
Eravamo in una posizione privilegiata che ci ha consentito di seguire la bellissima scena e poter filmare tutto perfettamente. Questo è stato per noi uno dei momenti più intensi dell’intero viaggio.
Il pomeriggio siamo decisamente stanchi e non abbiamo voglia di rientrare nel parco. Ci concediamo solo una lunga sosta lungo ponte che sovrasta il fiuma Saby, innanzi al Kruger Gate, dove un gruppo di ippopotami, tra cui un cucciolo con la mamma e due giovani maschi, ci incanta per quasi un’ora con giochi e lotte improvvisate.
Torniamo al lodge per la cena che ci riserverà qualche sorpresa perché, accanto alle solite carni troviamo quelle di alcuni animali esotici tra cui iol coccodrillo, l’impala ed il kudu.
La giornata successiva prenotiamo un safari notturno alla sera per cui trascorriamo la mattinata in modo alternativo visitando un villaggio Shangana nelle vicinanze dove una piccola comunità di indigeni vive, apparentemente, alla meniera tradizionale in case di paglia e fango e cibandosi di sola cacciagione e prodotti della natura. Naturalmente il villaggio è solo un esempio isolato di una civiltà ed uno stile di vita oramai perduti. Ma è ugualmente interessane e suggestivo poter fotografare qualche cosa di così distante dalla caotica vita delle grandi città. Conserviamo ancora un bellissimo ricordo delle facce felici di quei bambini paffutelli che giocavano nel cortile accompagnati dalle loro mamme, insieme al capo del villaggio e alllo stregone con tutti i suoi vasetti colorati di medicinali fatti con erbe e bacche.
Tornati in albergo ci prepariamo per il nostro “Night Safari” nella riserva privata di “Saby Sand.” Le aspettative sono quelle di un altro viaggio nel freddo come era stato la mattina precedente al Kruger ma non sara così, e i pesanti vestiti che ci apprestiamo a portare si riveleranno inutili. Conosciamo i nostri rangers che ci fanno salire sulle solite Land Rover scoperte sul cruscotto delle quali è installato un minaccioso fucile con proiettili lunghi più di otto centimetri. Ci accompagnano dopo un viaggio di circa un’ora in un lodge in mezzo al bush della riserva nel quale ci prepariamo con un cocktail di benvenuto. E quasi il tramonto e siamo emozionati ma dovremo aspettare molto prima di vedere qualche cosa. Alla partenza, con nostra grande sorpresa, una guida si mette a sedere sull’apposito seggiolino posto sopra il cofano del fuoristrada. Tiene con una mano un potente faro e, sebbene con l’altra si tenga saldamente al mezzo, ci sembra un equlilbrio poco rassicurante data anche la velocità con cui si muove in mezzo ai saliscendi del bosco. I mezzi si allontanano rimanendo in contatto radio tra loro e, ormai a notte fonda la radio ci avverte che sono stati avvistati due rinoceronti neri. L’autista si mette a correre e veniamo sobbalzati su e giù con fronde che sbattono in testa nel buio più pesto. Dopo alcuni minuti vediamo i due magnifici bestioni: sembrano dei mezzi corazzati talmente sono grandi e possenti e ci sentiamo un po’ indifesi di fronte a loro che hanno l’aspetto si poter rovesciare le nostre grosse jeep con una sola tesata
Ripartiamo a malincuore a caccia di altri animali perchè, diciamolo, noi siamo venuti per verdre le bestie feroci e oramai il tempo scarseggia.
Alla fine, finalmente riusciamo a vedere una leonessa, anche questa intenta nel cacciare un impala.
Le nostre guide percepiscono la nostra delusione per il fatto che non abbiamo ancora visto nulla, a fronte del caro prezzo che abbiamo pagato e si prodigano in maniera, a nostro avviso esagerata, nel braccare l’animale per premetterci di fotografarlo. Lo inseguono senza tregua mettendo fine alla sua caccia fino a quando l’animale si stende sull’erba davanti a noi e ci guarda come a dire: “dai fatemi ‘ste foto e poi levatevi dalle scatole stupidi uomini”.
Ripartiamo alla ricerca di animali e nell’ora che ci rimane riusciamo a vedere qualche iena, alcuni piccoli felini predatori, e, nuovamente, i due rinoceronti che nel frattempo si erano spostati. Torniamo al lodge di partenza dove ci aspetta una ottima cena in circolo davanti al fuoco che ci ripaga in parte dalla parziale delusione. Risaliamo sui mezzi alla volta del nostro albergo senza sapere cosa ci aspetta. Dopo un paio di chilometri, proprio in mezzo alla strada troviamo un branco di ben sei leoni che neanche si curano di noi. Saimo così vicini che possiamo quasi toccarli e vederli in tutto il loro splendore. Una coppia inizia un tentativo di accoppiamento che forse viene disturbato da tutti i lampi dei nostri flash. Alla fine, forse stufati di essere fotografati, si alzano e lentamente se ne vanno passando a pochi centimetri da noi, per farsi un’ultima volta osservare.
Adesso il safari è completo e siamo ben soddisfati di tutte le cose che abbiamo visto anche se a me resta il dubbio del fatto che forse questo tipo di osservazione sia troppo invasiva per la vita selvaggia degli animali.
Il giorno successivo è il nostro ultimo giorno di permanenza al parco e decidiamo di spendere l’intera giornata con un safari effettuato con i nostri mezzi e, soprattutto con i nostri tempi, andando in giro con calma nel parco senza l’affanno di vedere per forza tutti gli animali. Così ci incamminiamo con la nostra auto e percorriamo una delle tante strade secondarie del parco, tenendoci ben lontani dei luoghi più frequentati, lentamente a e con tutta la calma che un posto del genere merita. Ci fermiamo spesso a godere dei rumori e dei profumi del bush e scopriamo un mondo di cose che non potevamo vedere dalle alte jeep scoperte. A motore spento possiamo sentire il conto degli uccelli e a volte in lontananza il barrito di qualche elefante. Nonostante le scarse attese di vedere grandi animali questa si rivelerà una giornata estremamente prolifica di osservazioni che iniziano con uno spettacolare branco di bufali neri che pascolano sul letto secco di un fiume. Il cielo è coperto e così non abbiamo la preoccupazione di proteggerci dal sole che, anche se siamo in inverno, durante la giornata può essere veramente fastidioso.
Proseguiamo la nostra escursione e ci imbattiamo in numerose giraffe, che ci affascinano con la loro eleganza e simpatia quando guardano, con una specie di sorriso, dentro l’obiettivo delle nostre macchine fotografiche; e poi facoceri, zebre, gnu, ancora iene e un gruppo di elefanti che ci attraversano la strada. In mezzo al loro c’è anche un elefantino con la sua mamma che lo protegge amorevolmente mettendoci, però, un pochino a disagio in quanto sappiamo bene come possa diventare aggressiva se sente minacciata la sicurezza del suo piccolo.
Teresa insiste infatti affinché ci allontaniamo da loro ma io, completamente rapito dalla possanza di questi animali, rimango ancora un po’ ad osservarli. Proseguendo vediamo anche un bell’esemplare di rinoceronte che finora eravamo riusciti a vedere prima solo di notte e poi la sera, all’uscita dal parco ci fermiamo a lungo ad osservare, sul ponte che sta subito fuori il Kruger Gate, il solito branco di ippopotami che sguazzano contenti sulle acque del fiume alla rossa luce del tramonto, e ci assale la nostalgia sapendo che all’indomani ripartiremo lasciando in questo posto, assieme alle tantissime cose che ancora non abbiamo visto, un grosso pezzo dei nostri cuori. Ci prepariamo già psicologicamente al ritorno a casa sapendo quanto sarà diverso l’ambiente cittadino da quello che abbiamo visto in questi luoghi meravigliosi.
<< Precedente | Continua >> |