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Si continua quindi verso la capitale, Chengdu (Metropoli Perfetta), seguendo il corso del fiume Min Jiang fino a pochi chilometri dalla città. Per alcuni il ritorno alla civiltà dopo tanta natura può risultare traumatico, io invece mi sento di nuovo “a casa” e non perdo occasione per andare in giro ad esplorare i dintorni dell’albergo nonostante il traffico pesante e assolutamente selvaggio che non invoglia certo le passeggiate senza meta (non si capisce bene se le regole non esistano o se siano fuori da ogni logica urbana occidentale, l’unica è non mostrare esitazioni sperando che non sia ancora venuto “il tuo turno” … ).
Chengdu è conosciuta come la città del grande riformatore, Deng Xiaoping, e pur avendo assunto l’aspetto del grosso agglomerato urbano di ricchezze appena acquisite e d’inclinazione al moderno, riserva (forse ancora per poco) delle piacevoli sorprese nei tanti mercati che animano le sue parti più vecchie, nella cordialità e simpatia della gente e in alcuni centri d’interesse culturale, non ultima l’Opera di Sichuan, variante locale e farsesca della più celebre Opera di Pechino, terreno d’incontro delle forme d’arte espressiva più diverse: acrobazie, arti marziali, arie poetiche e danza stilizzata, accomunate dall’elemento fondamentale della musica.
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