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STORIA DI ROMA



LA REPUBBLICA

L'espansione romana in Oriente:
Macedonia e Grecia provincie romane
(149 - 146 a.C.)


La mano pesante di Roma in Oriente - Lo Pseudofilippo, la Macedonia provincia romana -
La sottomissione della Grecia
- La distruzione di Corinto

 


Nuovo ordine romano in Oriente

Dopo la fine della guerra, Roma decise di smembrare la Macedonia in quattro parti, gli abitanti di ogni repubblica indipendente (così le avevano chiamate) non potevano avere rapporti tra loro, praticare i commerci e perfino sposarsi tra appartenenti a repubbliche diverse. Ai macedoni venne poi proibito di lavorare i metalli e il tributo delle tasse sarebbe stato riscosso da Roma, a capo di ogni repubblica venne insediata una dirigenza filo-romana.

Ora che nessuno più osava contrastarla militarmente, Roma non aveva più bisogno di contrappesi in Asia Minore, e anche a Rodi e Pergamo toccò pagare per le "strane comnistioni" con il nemico che le avevano viste protagoniste durante la guerra macedone. Eumene di Pergamo si recò perfino a Roma per difendere la sua innocenza, ma non venne ascoltato. I romani appoggiarono nel suo regno i movimenti di rivolta e cercarono di contrapporli il fratello Attalo. Questa volta nessuna concessione territoriale venne assegnata.

A Rodi vennero tolti buona parte dei possedimenti sulla terraferma e si fece in modo che i suoi commerci marittimi, che la rendevano una delle più importati città dell'Egeo, crollassero. Rodi non poteva più commerciare con la Macedonia e in seguito alla decisione romana di rendere Delo porto franco detassato, si vide ridurre la portata delle sue entrate da 1.000.000 di dracme all'anno a 150.000. Per Rodi fu il crollo.

In Grecia continuò la politica della lunga mano negli affari politici. Fu ridimensionata l'Etolia e anche la lega Achea venne punita, 10.000 nobili achei, tra i quali Polibio, vennero deportati in Italia.

Anche la Siria, che, approfittando della guerra che teneva occupati i romani, era arrivata fino alle mura di Alessandria, dovette restituire tutti i territori conquistati ed evaquare l'Egitto entro il termine indicato dalla diplomazia romana. Evidentemente tutti ormai temevano la forza di Roma.


Lo Pseudofilippo, la Macedonia provincia romana

La reazione Macedone venne convogliata nella figura dello Pseudofilippo, un artigiano della Tracia di nome Andrisco che si era spacciato per il figlio di Perseo, Filippo, in realtà morto in Italia a diciottoanni.
Questi era un personaggio bizzarro, già fatto più volte prigioniero dalle autorità locali, consegnato a Roma, dove ottenne, nel disinteresse generale, nuovamente la libertà, Andrisco riuscì a farsi riconoscere dal alcuni principi macedoni come vero figlio di Perseo.

Nel 149 a.C. si mise a capo di un esercito di macedoni e di traci, riuscendo a conquistare quasi interamente la Tessaglia, grazie anche al fatto che Roma ne aveva sottovalutato la forza. Sullo slancio delle vittorie, lo Pseudofilippo riuscì anche ad annientare una legione romana.

Nel 148 Roma decise che era il momento di porre fine all'avventura di Andrisco. Fu inviato nella regione un grande esercito a capo di Quinto Cecilio Metello, e, malgrado all'inizio lo Psudofilippo riuscisse ad ottenere successi, alla fine dovette capitolare e venne fatto prigioniero. Fu condannato a Morte, dopo essere stato trascinato nel corteo celebrativo delle vittorie di Metello per le vie di Roma.

Metello, seguendo gli ordini di una commissione senatoriale, ridusse la Macedonia a provincia romana, assieme all'Illiria meridionale e all'Epiro (147 a.C.).


Sottomissione della Grecia

Sistemata la questione Macedone, Roma dovette affrontare la rivolta degli stati greci, come sempre rinvigoriti dai successi dello Pseudofilippo, che rinnovava lo spirito anti-romano e il desiderio di ribellione.

Sebbene Roma fosse occupata
nella terza guerra punica e nella repressione delle rivolte in Spagna (147 a.C.), il senato dovette trovare in fretta una soluzione che rendesse stabile una volta per tutte la regione, e non potè far altro che aprire un nuovo fronte di guerra.
La lega Achea da tempo meditava di ridimensionare Sparta, già inglobata nel suo territorio, ma sempre pronta alla resistenza e alla lotta. La lega mandò a chiamare Roma per risolvere la questione diplomaticamente. Roma non se ne occupò subito, e la lega decise di attaccare Sparta di propria iniziativa.

Nel 147 a.C. una delegazione romana insediatasi a Corinto, decise che Sparta, Corinto stessa, Argo e altre città fossero rese indipendenti dalla lega Achea. Gli achei presenti reagirono arrestando gli spartani presenti in città e attaccando gli stessi ambasciatori, che riuscirono a malapena a salvarsi.

I capi della lega Achea, Critolao e Deleo decisero allora per la guerra contro Roma, ritenuta debole per via dei più fronti di battaglia che la vedevano impegnata in quel momento. Dalla parte della lega si schierarono anche la Beozia, la Locride, la Focide e la Calcidia.

Nel 146 a.C. ebbe inizio la guerra. L'esercito romano venne affidato al console Lucio Mummio, ma già contro le armate di Metello l'esercito greco, alla guida di Critolao, cominciò a subire le prime sconfitte. Mummio si vide così davanti l'esercito che Deleo aveva costituito con la popolazione del Pelopponeso, ed ebbe gioco facile nel vincerlo.

Nello stesso anno Mummio entrava a Corinto. La lega Achea si era arresa a Roma, come il resto degli alleati. Furono sciolte tutte le leghe e la Grecia venne incorporata nella provincia macedone. Furono abolite le garanzie democratiche e vennero rastrellati gli oppositori, costituendo un governo filo-romano basato sul censo.


La distruzione di Corinto

Come ulteriore rappresaglia, Roma decise di mostrare le maniere forti con Tiro, Calcide e soprattutto Corinto.

Alle prime due città vennero smantellate le mura e disarmata la popolazione, mentre Corinto, il principale centro della rivolta, venne rasa al suolo dalle fondamenta e venne proibito alla popolazione di tornare ad abitarvi, dichiarando il luogo maledetto (146 a.C.).
La ferocia romana si può interpretare in due modi:il primo interpreta la distruzione come un segnale di forza, un monito, una lezione che nelle intenzioni avrebbe dovuto far capire una volta per tutte che non era più conveniente ritentare nuove insurrezioni. La seconda interpretazione mette l'accento sul lato politico commerciale.
E' dello stesso periodo la distruzione di Cartagine e il ridimensionamento di Rodi. Queste due città, assieme a Corinto, costituivano in tre più grandi centri commerciali del Mediterraneo, esclusi i quali Roma diventava, anche attraverso il nuovo centro orientale di Delo, la potenza marittima più importante
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