STORIA
DI ROMA
Padroni dell'Italia centrale - Pirro - La guerra
Dopo
le guerre sannitiche, Roma si trovava padrona dell'Italia centrale.
Il suo dominio si estendeva dall'Etruria al Sannio,
ovvero dall'odierna Toscana fino alle zone centrali della Campania.
E' in questo periodo che viene costruita la via Appia, destinata a unire
l'Urbe a Capua, poi successivamente prolungata fino a Brindisi. Taranto, intuite le intenzioni romane, non restò inerme di fronte alla minaccia. Per proteggersi cominciò a stringere alleanze, in particolare con Pirro, Re dell'Epiro (regione a sud dell'odierna Albania). Pirro
era un personaggio di prim'ordine. Si diceva che fosse discendente di
Neottolemo, figlio di Achille (Neottolemo era chiamato Pirro perché
il padre, quando si nascose alla corte di Licomede, si era travestito
da donna prendendo il nome di Pirra, vedi La
guerra di Troia).
Si diceva anche che guarisse i malanni con l'imposizione dell'alluce
e che avesse parecchie concubine, seppur sposato con Antigone, figliastra
di Tolomeo d'Egitto. Il
casus belli che permise a Taranto di iniziare le ostilità
venne fornito dagli stessi romani. Nel 282 a.C.
Turi, minacciata dai lucani, chiamò in aiuto Roma. Per
aiutare l'alleato a Roma toccò penetrare nel golfo con dieci
navi da guerra. I tarantini non ci pensarono due volte ad aprire
le ostilità e delle dieci navi nemiche ne furono affondate quattro
e una quinta catturata (trucidandone l'equipaggio), alle altre non restò
che fuggire.
Il
primo scontro tra i due eserciti si ebbe a Eraclea, in Lucania, nel
280 a.C. Considerata la forza dei romani, Pirro tentò di mandare a Roma uno dei suoi più validi mediatori, Cinea. L'abile oratore era quasi riuscito a convincere i romani ad abbandonare la guerra quando un senatore, Appio Claudio Cieco, non volle accettare l'accordo. Nonostante
il parere contrario del suo ambasciatore, Pirro riprese la guerra. Quasi
giunto presso Roma, le sue schiere di elefanti vennero sbaragliate grazie
agli stessi stratagemmi che avevano usato i galli contro i romani: le
legioni costruirono carri muniti di lancie infuocate e palizzate mobili,
cosicché i pachidermi furono messi rovinosamente in fuga. La
vittoria decisiva dei romani si ebbe a Maleventum nel 275 a.C.
I due consoli dell'Urbe erano il patrizio Lucio Cornelio Lentulo e il
plebeo Mario Curio Dentanto. Il patrizio marciava verso la lucania,
il plebeo verso il Sannio. Fu una perfetta mossa di accerchiamento. I
romani avevano assunto così il controllo dell'intero centro-sud.
Sanniti, bruzi e lucani erano stati definitamente
ridotti a vassalli. Un nuovo tassello era stato aggiunto nella
costruzione del mosaico repubblicano.
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