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Lyotard

Jean Francois
LYOTARD
e la postmodernità

 

 

La riflessione sulle caratteristiche fondamentali del mondo contemporaneo, sugli aspetti storici della realtà a noi più prossimi (talmente prossimi da essere vissuti in questo momento da ciascuno di noi) è stata inaugurata dal filosofo francese Jean Francois Lyotard (1925-1998), celebre nell'ambiente filosofico mondiale per aver esposto, in un suo studio (La condizione postmoderna, 1979) le linee guida dell'epoca attuale. L'epoca attuale, che Lyotard chiama postmoderna, è caratterizzata dal venire meno della pretesa propria dell'epoca moderna di fondare un unico senso del mondo partendo da principi metafisici, ideologici o religiosi e dalla conseguente apertura verso la precarietà di ogni senso.

Da questo studio è nata tutta una nuova riflessione sulla contemporaneità che vedrà coinvolti molti intellettuali e studiosi, alla ricerca di quella definizione unitaria che all'epoca postmoderna sfugge per propria stessa natura.

Da ricordare, oltre all'importante studio sul postmoderno, che Lyotard fu costantemente impegnato sul fronte politico e sociale. Esponente della sinistra minoritaria francese, figura tra i redattori della rivista “Socialisme e barbarie”, fu in prima linea durante il periodo della contestazione nonché frequentatore degli ambienti dell'avanguardia artistica e culturale.

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Sommario

1. La molteplicità irriducibile

2. La modernità: il progetto di un principio unitario

3. La categoria postmoderna: la crisi degli immutabili

4. La crisi dell'individuo

5. Aspetti positivi della postmodernità

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1. La molteplicità irriducibile

L'epoca moderna che precede la contemporaneità postmoderna era caratterizzato, secondo Lyotard, dal progetto di spiegare il mondo attraverso l'applicazione di principi unitari. Ad esempio, i grandi movimenti della modernità quali l'illuminismo, l'idealismo e il marxismo, possedevano la pretesa di racchiudere il senso dell'intera realtà entro un principio unitario: la ragione per il primo, il movimento totalizzante dello spirito per il secondo, le leggi materialiste della realtà per il terzo. La postmodernità è caratterizzata invece dalla caduta di queste pretese e dal conseguente sfaldamento delle certezze stabili che possono indicare all'uomo un qualsiasi sentiero definitivo.

La fine della pretesa di dare un senso unitario alla realtà comporta quindi il manifestarsi, nel periodo postmoderno, della diversità dei sensi, una diversità che è irriducibile, non può venir in alcun modo negata da un qualsiasi principio unificatore. Ogni ambito della realtà è dotato di un certo senso, ogni tentativo di edificare un senso unitario è solo apparenza. La realtà è differenza, molteplicità irriducibile, mutamento non ingabbiabile entro un unico schema. Tale caratteristica non è un male, Lyotard afferma che tale diversità irriducibile della realtà è cosa positiva, in quanto rispondente alla realtà autentica delle cose. Essa può produrre maggiore ricchezza culturale, laddove prima il principio unico pretendeva di costringere ogni cosa entro la sua rigida legge e spegneva ogni possibile innovazione e negava ogni possibile apertura.

In questo contesto è dunque irraggiungibile anche la pretesa di trovare un fondamento certo alla morale: ogni tentativo di fondare stabilmente un'etica legandola a una qualsiasi legge fondante è destinata a fallire, poiché la diversità irriducibile che è l'aspetto autentico della realtà impedisce all'uomo di trovare realmente quel senso stabile e assoluto del “tutto” che invece fu la pretesa e il progetto primo delle filosofie del passato.


2. La modernità: il progetto di un principio unitario

Come si è detto, la modernità era caratterizzata dalla fiducia di poter comprendere stabilmente il senso del mondo per mezzo di un principio unitario. Questa fiducia si traduceva in una fede nel progresso, ovvero nel credere che le possibilità di miglioramento della conoscenza umana e dei mezzi di produzione in grado di garantire il benessere fossero crescenti, in una tendenza stabile lungo l'intero corso del tempo.

Il periodo moderno della società occidentale inizia, a grandi linee, nel Rinascimento, prosegue con l'illuminismo e finisce con l'inizio del XX° secolo. In questo periodo vi è la tendenza a considerare le possibilità di miglioramento in qualsiasi campo della vita e del sapere come una legge evidente, probabilmente fondata sull'entusiasmo prodotto dal crescente e continuo progresso nell'evoluzione metodologica e alimentato dalle continue rivoluzioni scientifiche e sociali del periodo.

Il clima di fiducia che si riscontrava nel periodo moderno non prescindeva dalla volontà di inserire il proprio tempo entro un percorso storico definito: la rivalutazione della storia come scienza dei fatti e come luogo in cui viene conservata la memoria risale all'illuminismo e si afferma nel periodo moderno. Solo avendo presente il percorso globale della sua storia l'uomo moderno poteva dedurre la legge di sviluppo che riteneva fosse il destino dell'umanità. Questa cura per il passato è invece uno dei tratti che non è più presente nella cultura postmoderna, o almeno lo è in misura molto minore rispetto al pensiero moderno.


3. La categoria postmonderna: la crisi degli immutabili

Il periodo postmoderno inizia nel mondo occidentale a partire dal XX° secolo, non vi sono comunque date precise per cogliere l'origine certa di questo periodo. Esso si configura come un progressivo deteriorarsi delle pretese di fondare unitariamente qualsiasi principio e quindi si presenta come il progressivo affermarsi dell'idea che nulla può poggiare stabilmente su un senso definitivo. Viene quindi meno la fiducia nei sistemi di pensiero che impongono una visione definitiva della realtà: viene meno la forza della filosofia come annuncio di un sapere certo e incontrastato, viene meno la fiducia nelle leggi immutabili del mercato (l'economia classica), viene meno la fiducia nei sistemi politici con pretesa di fondamento universale (il marxismo) e viene meno la forza stessa della fede dogmatica.

Questi aspetti della postmodernità non sono il frutto di principi metafisici sottesi al mondo, la postmodernità è una categoria rilevata empiricamente, la presa di coscienza di uno stato di fatto storico. E' uno stato di fatto che, storicamente, si assiste ad una progressiva perdita di autorità delle istituzioni politiche, delle leggi morali, delle strutture religiose. La postmodernità è il culmine attuale di questa tendenza.


4. La crisi dell'individuo

Altri, oltre a Lyotard, avvertono come la postmodernità accolga in sé la crisi del senso esistenziale dell'individuo, per cui l'individuo perde ogni riferimento forte che poteva determinarne con sicurezza l'identità. Sulla spinta della tecnologia, che rappresenta sempre di più la forza trainante della contemporaneità, l'uomo assiste ad uno sfaldamento e a un frammentarsi delle sue certezze, della sua identità, del suo tempo. La velocità con la quale la scienza moderna modifica il senso della realtà rende quasi inutile il tentativo di definirsi e di permanere da parte di un qualsiasi significato. In questo clima di crisi del significato permanente, l'uomo, come soggetto cosciente che deve darsi necessariamente un senso stabile, vive irrimediabilmente la sua stessa crisi.

I processi di alienazione dell'individuo conseguenti allo sviluppo tecnologico vanno ormai ben al di là delle profezie marxiane. Si pensi alla rivoluzione dei “media”, alla presenza nella vita dell'uomo odierno di fonti di informazioni rapide e frammentate, attraverso le quali l'individuo assiste alla rappresentazione mediata di eventi e accadimenti lontani da lui nel tempo e nello spazio ma ugualmente presenti direttamente alla sua coscienza. L'enorme massa di eventi che giunge alla sua coscienza costringe l'uomo contemporaneo a trovare continuamente significati ai più disparati fenomeni, mentre in passato il senso della realtà era mediato dalla tradizione e dalla temporalità del racconto tramandato, che permetteva di attenuare il senso esplicito degli eventi modellandolo su un significato condiviso dall'intera comunità.

Oggi l'uomo si trova come denudato di fronte agli eventi, senza alcuna sicurezza di poter dare alle cose un senso stabile, un uomo dislocato, continuamente esposto alla velocità del mutamento e al sopraggiungere dei più diversi accadimenti, i quali esigono da lui lo sforzo di comprenderne la diversità di significato.
Il non credere più nella possibilità di dare un senso definitivo alla realtà, conduce l'uomo contemporaneo a una continua opera di ridefinizione di sé entro il tessuto sociale e culturale entro il quale vive e si muove, un tessuto che muta in continuazione. Il progetto secolare della filosofia, che da sempre intende porre la certezza come principio che allontana il timore dell'indefinito, viene quindi meno, e acquisisce caratteristiche negative, mentre ciò che prima era negativo, il mutamento imprevedibile, acquista nella postmodernità caratteristiche positive.


5. Aspetti positivi della postmodernità

Ma la riflessione postmoderna non vuole solamente accentuare i lati negativi di queste tendenze contemporanee, essa vuole anche definirne gli aspetti positivi (positivi dal punto di vista della riflessione postmoderna). Questi sono: l'allontanamento da un capitalismo rigido e "industriale", il declino delle ideologie totalitarie, il venire meno del timore dell'autorità, una nuova disponibilità e un accresciuta tolleranza verso la diversità culturale ed etnica, l'accresciuta disponibilità di informazioni, le nuove possibilità di scambio culturale e comunicazione tra gli individui.

Tutti questi aspetti conducono ad accrescere, secondo i "sostenitori" della postmodernità, l'attenzione degli uomini verso il rispetto dei diritti inalienabili degli esseri umani, fondati sul rispetto della diversità (si pensi alle battaglie per i diritti civili degli anni '60 e '70, la lotta contro la segregazione razziale e quella a favore dell'emancipazione femminile).

Per molta parte del pensiero postmoderno, dunque, l'aspetto essenziale di questa categoria storica, ovvero la capitolazione dei sensi unitari del mondo a favore della molteplicità dei significati e delle forme storiche, sociali e culturali, porta ad una rivalutazione della diversità che conduce al rispetto delle differenze che distinguono tra loro gli uomini e le tradizioni.




Scheda di Synt - Ultimo aggiornamento 22-01-2005

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