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Gadamer

Hans Georg
GADAMER

(1900-2002)

 

 

Il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer nasce a Marburgo, nel 1900. La sua carriera accademica è segnata dall'incontro con il pensiero di Heidegger, del quale sarà il principale allievo. Gadamer è il padre della filosofia ermeneutica contemporanea, ovvero di quella nuova forma di filosofia che intende porre come aspetto principale della comprensione il suo carattere storico e interpretativo.

Nel 1929 ottiene la libera docenza, nel 1939 è ordinario all'università di Lipsia (ne diventa rettore nel biennio 46-47), poi insegnerà a Francoforte, quindi a Heidelberg, prendendo la cattedra che fu di Jaspers. Nel 1970 lascia la carica ad Heidelberg, e dal 1973 sarà accademico dei Lincei, la sua opera più importante è Verità e metodo, tradotta in italiano da Vattimo.

Oltre a collaborare con numerose riviste filosofiche in Europa e negli Stati Uniti, Gadamer fu un frequentatore abituale dell'Italia, soprattutto degli ambienti accademici napoletani e genovesi.

Sul fronte pubblico e politico Gadamer sarà il sostenitore del dialogo come strumento di comprensione in grado di superare lo scontro e i conflitti. Muore a Heidelberg ormai ultracentenario, all'età di 102 anni.

Opere principali: L'etica dialettica di Platone. Interpretazioni fenomenologiche del Filebo (1931); Verità e metodo (1960); Hegel e la dialettica antica (1961); Il problema della coscienza storica (1963), Ermeneutica e metodica universale (1971), La ragione nell'età della scienza (1976); L'idea del bene in Platone e Aristotele (1978); I sentieri di Heidegger (1983), Chi sono io e chi sei tu? (1990).

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Sommario

1. L'ermeneutica contemporanea

2. Vivere è interpretare

3. Valore della tradizione e produzione della verità

4. Dentro la realtà ermeneutica: la fusione di orizzonti

5. Il linguaggio come luogo dell'essere

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1. L'ermeneutica contemporanea: il circolo ermeneutico

Gadamer è il fondatore della ermeneutica contemporanea. Ermeneutica significa interpretazione (da hermenutike, "tecnica dell'interpretazione", a sua volta derivante dal verbo greco hermeneuein, "interpretare", il quale riecheggia Hermes, ovvero Mercurio, il messaggero degli dei, colui il quale si faceva interprete dei messaggi da consegnare agli uomini).

In passato l'ermeneutica indicava l'interpretazione della Bibbia o dei testi delle leggi. Modernamente, il termine era già stato considerato da Schleiermacher, il quale però aveva una visione dell'ermeneutica ancora lontana dai tratti che verrà ad assumere con Gadamer.

Mentre per Schleiermacher l'ermeneutica permetteva di comprendere il testo di un autore nel senso più autentico possibile mediante un ritorno al passato che permettesse di rivivere le premesse storiche a presupposto del testo esaminato, per Gadamer questa operazione si rende impossibile, soprattutto alla luce del pensiero di Dilthey (esponente di spicco dello storicismo contemporaneo) e di Heidegger. E infatti impossibile, secondo Gadamer, ritornare al passato rivivendolo in modo oggettivo, poiché l'esistenza presente e contingente dell'uomo, come aveva scritto Heidegger, è il luogo in cui si forma necessariamente una pre-comprensione della realtà che viene a contaminare necessariamente anche l'idea del passato. Ecco perché è impossibile ritornare oggettivamente al passato quando il presente genera necessariamente una pre-comprensione che rende la visione del passato qualcosa di diverso dal passato stesso.

Si configura così un circolo ermeneutico: la comprensione di un testo storico è condizionata da una pre-comprensione (una serie di conoscenze stratificate che caratterizzano la comprensione di uno stato presente), le quali sono determinate dall'insieme dei rapporti di comprensione e pre-comprensione provenienti dal passato. La comprensione di un momento storico, quindi, è il frutto di questa incessante stratificazione circolare di nozioni, le quali si formano costantemente su se stesse, partendo dalle nozioni precedenti. La comprensione del passato (e quindi del pensiero e dei testi filosofici) è dunque un fatto storico determinato dalla pre-comprensione del presente, la quale è il frutto a sua volta di un processo che la determina storicamente.


2. Vivere è interpretare

Appoggiandosi sul pensiero di Heidegger, Gadamer intende poi dare un valore più saldo all'ermeneutica. Essa non è un modo come un altro per intendere la comprensione della filosofia, essa è invece il senso più autentico della filosofia. Per Heidegger l'essere è qualcosa di storico, di temporale, che si rende disponibile al mutamento incessante, dunque la comprensione della filosofia come prodotto del dialogo tra la pre-comprensione del presente e l'idea contaminata del passato è qualcosa che non può che essere fedele al senso stesso dell'esistenza e dell'essere, così come è inteso da Heidegger.
L'ermeneutica di Gadamer è quindi il senso che è più fedele alla realtà, per cui essa non è solo un modo tra gli altri di comprendere il pensiero filosofico, ma è l'unico vero e autentico mezzo di comprensione, di fronte al quale gli altri metodi (soprattutto quello scientifico) non hanno pari validità.

Gadamer indica in sostanza che l'attività dell'interpretazione e della comprensione è connaturata con la condizione stessa dell'esistenza umana, per cui questo movimento gnoseologico in cui consiste l'ermeneutica e il modo più naturale e aderente alla realtà che possa esistere. Tutto questo significa, secondo Gadamer, che vivere è interpretare.


3. Valore della tradizione e produzione della verità

Il progetto di Schleiermacher di comprendere il vero significato di un testo partendo dai presupposti storici oggettivi alla base della produzione del testo da comprendere è, come si è visto, impraticabile. Vi è infatti una pre-comprensione ineluttabile alla quale non ci si può sottrarre.

Questa pre-comprensione consiste in un pre-giudizio che si forma storicamente nella mente degli uomini, per cui il passato non è mai rivissuto oggettivamente, ma è pur sempre una visione presente, un "guardare il passato con gli occhi del presente". Il circolo ermeneutico è questo movimento circolare della comprensione per cui si comprende il passato sulla base di una pre-comprensione posta nel presente e fondata storicamente.

Se si aggiunge a questo che per Gadamer l'interpretazione è l'essenza e il significato stesso dell'esistenza, si comprende come per l'uomo ogni nozione che si forma nel suo intelletto sia irrimediabilmente non solo una forma di pre-comprensione e pre-giudizio (ovvero un insieme di nozioni già formate prima ancora di fondare un'esperienza) ma anche un insieme di nozioni che non possono prescindere dal contesto di tradizioni entro le quali si sono formate.

Gadamer auspica e mette in opera una rivalutazione della tradizione, non più vista come ostacolo ad una comprensione oggettiva, ma come condizione stessa per produrre la verità. In sostanza il rapporto che sussiste tra passato e comprensione presente di quel passato è un rapporto dialettico continuo tra la tradizione dei testi e l'interpretazione dello studioso.

Questo movimento della comprensione, questo continuo rapportarsi del soggetto che interpreta con l'esperienza storica del testo che giunge fino a noi dal passato, è il solo modo per arrivare alla verità come evento
che scaturisce dalla dialettica tra pre-comprensione presente e testimonianza del passato (Gadamer rivaluta fortemente il dialogo platonico come forma di conoscenza che produce la verità per mezzo del confronto dialettico).

Nell'ermeneutica di Gadamer, la verità scaturisce quindi da un continuo movimento delle esperienze: quelle stratificate nelle interpretazioni precedenti di un testo che vengono ad incontrarsi con con quella del lettore del testo, il quale, a sua volta, aggiungerà la sua interpretazione agli strati di interpretazioni sui quali verranno operate le interpretazioni successive.


4. Dentro la realtà ermeneutica: la fusione di orizzonti

Dunque chi si pone dinanzi a un testo di un filosofo cercando di comprenderlo entra nel circolo ermeneutico, nel tessuto stesso del cammino circolare della conoscenza come sistema stratificato di interpretazioni storiche. Questo entrare nel movimento storico della comprensione è chiamato da Gadamer fusione di orizzonti: nel processo che porta lo studioso entro il circolo ermeneutico si fondono due orizzonti, quello dello studioso, formatosi entro la tradizione e la pre-comprensione del presente, e quella del testo da comprendere, il quale si porta con sé l'insieme di tutte le comprensioni e di tutte le tradizioni che ha vissuto.

In questo contesto, la tradizione non è qualcosa che impedisce la reale conoscenza, è invece quel cammino fruttuoso e fecondo entro il quale il testo si carica di significati sempre maggiori. Diversamente dall'ermeneutica di Schleiermacher, il cui significato era quello di interpretazione oggettiva e fedele del testo mediante un ritorno oggettivo al passato, l'ermeneutica contemporanea di Gadamer non solo comprende il testo, ma lo arricchisce anche di quelle problematiche che non erano state prese in considerazione dall'autore stesso del testo, ma che vengono portate alla luce grazie al lavoro continuo dei diversi interpreti, che sempre aggiungono quesiti e risposte diverse ai diversi significati che scaturiscono dal testo in relazione al presente.

Il testo non possiede quindi una sola verità oggettiva e data una volta per tutte da riportare alla luce il più fedelmente possibile, in realtà, secondo Gadamer, il testo è un "recipiente" di significati che dialogano continuamente con il presente, rappresentato dall'interprete che si pone di fronte al testo. La conoscenza ermeneutica è quindi una forma di dialogo platonico, i cui due interlocutori sono il testo da una parte e l'interprete dall'altro: il testo non è quindi immobile entro un solo significato, ma è portatore di una varietà di significati che si innescano dal dialogo tra opera e lettore.


5. Il linguaggio come luogo dell'essere

Tutto il processo ermeneutico avviene quindi nel linguaggio: il testo è linguaggio, la comprensione si sviluppa nel linguaggio, entro le sue strutture. Questo aspetto dell'ermeneutica contemporanea è debitrice del pensiero di Hiedegger: il linguaggio è il luogo della tradizione, della temporalità, della storicità, è quel modo attraverso il quale l'essere si manifesta all'uomo. Il linguaggio è quindi il luogo dell'essere, ovvero non uno strumento qualsiasi, accidentale, che può e non può condurre l'uomo alla comprensione e all'essere, ma il luogo stesso entro il quale l'essere può manifestarsi e nel quale la comprensione può darsi all'uomo.

Gadamer nota che "l'essere che può venir compreso è linguaggio". Ciò significa che il linguaggio è il luogo nel quale l'uomo si rapporta con i significati del mondo, il luogo solo entro il quale l'esperienza della comprensione e dell'eventuale verità può giocare ed essere portata alla luce. L'ermeneutica di Gadamer è infatti comprensione che si produce per mezzo del linguaggio, per questo motivo il linguaggio diviene un elemento avvolgente che si identifica con la comprensione e la vita stessa degli uomini, i quali vivono come uomini solamente perché sono immersi in quel linguaggio che li determina come tali.

 

 

Scheda di Synt - ultimo aggiornamento 08-02-2005

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