Mariane

L. W. Hawkins - Mask (1905)


Dapprincipio lo sconcertò, nelle visite alla sua amata, il vedere da vicino, attraverso la nebbia felice che lo avvolgeva, le tavole, le sedie, il pavimento; i brandelli di un lusso effimero, superficiale e falso giacevano attorno in un disordine indescrivibile, simili al rivestimento lucente di un pesce squamato. Gli oggetti della pulizia, come pettini, saponi, asciugamani, pomate, con le tracce del loro uso, erano essi pure ben visibili; copioni e scarpe, biancheria usata e fiori italiani, astucci, forcine, vasetti per il trucco e nastri, musiche e cappelli di paglia, nessuno disdegnava la compagnia dell'altro, tutti erano uniti da un elemento comune, cipria e polvere. Ma poichè generalmente Wilhelm, quando vedeva lei, non sapeva più dove fosse, poichè ogni cosa apparteneva a lei e da lei era stata toccata, tutto gli diventava caro; ed egli finiva col trovare, in quel confusionario disordine, un fascino che non gli aveva mai schiuso il cuore nel risplendente ordine di casa sua. Gli sembrava - quando scostava il corsetto di Mariane per mettersi al piano, o posava le sue gonne sul letto per potersi sedere, quando ella stessa con disinvolta franchezza non tentava di nascondergli qualcosa di naturale che di solito viene celato ad occhi estranei - gli sembrava, dicevo, di avvicinarseli sempre di più, come se una comunanza tra loro venisse stretta da nodi invisibili.

dalla «Wilhelm Meisters theatralische Sendung» (1777-1785) - J.W. Goethe
(traduzione di Emilio Castellani)


«Notturno II», Roberto Di Marino, clicca qui se vuoi leggere lo spartito


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