Le indicazioni e le notizie riportate in queste pagine vengono fornite al solo scopo informativo e non possono sostituire la consulenza di un medico.
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Le novità sul cuore:sopra gli 80 battiti... | |
Aumento di rischio di tumore al colon-retto | |
Malattia di Crohn e rischio tumore intestino tenue | |
In Italia i farmaci più cari. Federfarma replica duramente. |
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Lesioni tumorali spinali: nuova speranza |
Molecola contro l'infarto,ripara i danni del cuore |
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Nasa: purificare l'acqua (con un sistema a base di argento) |
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new mondo bio-farmaceutico
FARMACOVIGILANZA
Psichiatria
La Vareniclina (
Champix ) è un agonista nicotinico parziale che è stato studiato nell’abolizione
dell’abitudine al fumo e nella prevenzione dei sintomi di sospensione.
In uno studio, che ha coinvolto 2000 pazienti, il 44% dei soggetti che hanno
assunto Champix, contro il 30% di coloro che hanno assunto Bupropione ( Zyban )
hanno smesso di fumare.
Oncologia
Il Lapatinib ( Tykerb ) è un inibitore del recettore EGF ( fattore di crescita
epiteliale ).
Nell’aprile 2006, uno studio clinico è stato interrotto prima della sua naturale
conclusione perché l’analisi preliminare aveva mostrato che Lapatinib associato
alla chemioterapia era in grado di rallentare la progressione della malattia
rispetto alla sola chemioterapia nelle donne affette da tumore alla mammella non
responder al trattamento con Trastuzumab ( Herceptin ).
Merck & Co: Vioxx assolto
Il Sole 24 Ore: pag. 25, Les Echos online, International Herald Tribune: pag. 12 - 31 agosto 2006; The Financial Times online - 30 agosto 2006
Un Giudice federale americano ha annullato un risarcimento da 51 mln di dollari a favore di un paziente, che sosteneva di avere subito un attacco cardiaco in seguito all'assunzione di Vioxx per oltre 4 anni e mezzo. Il Giudice ha considerato eccessiva la cifra ed insufficienti le prove fornite dal paziente. Questa vittoria, la quinta su 8 cause intentate per i danni determinati dall'antidolorifico, porta un cauto ottimismo in Merck & Co, che ha comunque in sospeso altre 16.000 denunce.
successivo (lotta alla contraffazione dei farmaci)
Riunita a Roma la task force internazionale per la lotta alla contraffazione dei farmaci
Il
25 e 26 luglio 2006 si è tenuto presso la sede dell’AIFA il meeting della
task force internazionale anti contraffazione IMPACT (International
Medicinal Products Anti Counterfeiting Task-force) organizzato da WHO e AIFA,
con la collaborazione di Farmindustria.
Anno partecipato oltre 50 delegati provenienti da tutto il mondo – in
rappresentanza di livelli tecnici e politici (WHO, agenzie regolatorie,
Commissione Europea, Consiglio d’Europa...), e organizzazioni internazionali
private e pubbliche (industrie, distribuzioni, medici, farmacisti,
infermieri...) – che hanno approvato i “Terms
of Reference”
della task force, e una “road map” per l’attività dei gruppi di lavoro che
dovranno sviluppare gli strumenti tecnici per la lotta alla contraffazione
dei medicinali.
Se lo sviluppo del progetto è ovviamente di respiro internazionale – la
lotta alla contraffazione non può essere efficace, se non realizzata
attraverso iniziative di coordinamento tra i diversi attori internazionali
deputati a combatterla –
"Farmaci dall'Ucraina. La Finanza sequestra 2.000 confezioni"
Il Mattino Napoli: pag. 37 - 31 agosto 2006
La Guardia di
Finanza di Napoli ha sequestrato 2.095 confezioni di medicinali provenienti
dall'Est dell'Europa. Si tratta di prodotti omeopatici e di farmaci da
utilizzare contro i dolori di stomaco, l'ipertensione, le infezioni vaginali
ed i problemi cardiaci. Rino Nasti, Assessore comunale alla Sanità, ha
chiesto l'intervento della ASL Napoli 1 per conoscere i rischi connessi alla
qualità dei prodotti e gli eventuali effetti collaterali.
Cina: arresti per contraffazione di Tamiflu
The Financial Times online - 30 agosto 2006
La Polizia di Shanghai ha arrestato 13 persone accusate di avere prodotto
delle copie di Tamiflu, farmaco per il trattamento dell'influenza aviaria.
La banda di falsari ha confezionato 5.000 compresse, che sono state vendute
in altre zone della Cina ed in molti Paesi del Sud-Est asiatico. Per
limitare la contraffazione del medicinale, Roche ha pubblicato delle
linee-guida per i pazienti con l'obiettivo di rassicurarli sull'autenticità
del prodotto.
successivo (farmaci mal pubblicizzati)
Farmaci mal pubblicizzati
di: Johann Rossi Mason
Il
materiale pubblicitario sui farmaci è poco fedele alla realtà.
Una ricerca sul materiale pubblicitario e di marketing inviato in Germania ai
medici di medicina generale dalle industrie farmaceutiche ha individuato che il
94% delle informazioni contenute non sono avvalorate da evidenze scientifiche.
Lo studio, pubblicato su Arznei Telegramm condotto dall'Istituto per l'Evidence
Based Medicine di Colonia ha valutato 175 brochure contenenti informazioni su
520 farmaci consegnate nel corso delle tradizionali visite degli informatori a
43 medici tedeschi e ha scoperto che solo il 6% del materiale diffuso tra i
sanitari era supportato da evidenze scientifiche.
Il 15% del materiale non conteneva alcuna citazione bibliografica a supporto
delle affermazioni sostenute; il 22% conteneva citazioni non rintracciabili in
letteratura; il 63% citava articoli ma ne manipolava i risultati, solo il 6% era
corretto e coerente. L'analisi è stata effettuata da due esperti con l’eventuale
arbitrato di un terzo nei casi dubbi.
Thomas Kaiser,
uno degli autori dello studio, sottolinea: “questo materiale pubblicitario
presenta una immagine distorta del profilo dei farmaci in diversi modi:
modificando o trasformando linee-guida di società scientifiche, minimizzando gli
effetti collaterali, definendo in modo alterato i gruppi di pazienti,
sopprimendo i risultati degli studi, amplificando gli effetti del trattamento. O
ancora manipolando e minimizzando i rischi oppure proponendo effetti dei farmaci
provenienti da studi su animali”.
Kaiser si domanda se queste manipolazioni possano mettere a rischio la salute
dei pazienti: “Poiché ciò avviene anche in altri Paesi del mondo occorrerebbe
creare una istituzione che esegua un controllo accurato sul materiale
promozionale delle industrie”.
L'associazione degli industriali farmaceutici tedeschi ha deciso di rendere le
regole più severe istituendo un tribunale indipendente a cui partecipino
industrie, medici e gruppi di pazienti. Con la possibilità di applicare multe
dai 50mila a 250mila euro.
successivo (carofarmaci)
In italia i farmaci più cari d'europa. Ma Federfama replica duramente
Federfarma commenta l'indagine di Altroconsumo sui prezzi dei medicinali che in Italia sarebbero più cari che in altri Stati europei
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Tratto da http://www.helpconsumatori.it
Una campagna ben orchestrata che sembra preparare il terreno a un ulteriore salasso a carico delle farmacie nella prossima legge finanziaria. Così Federfarma definisce l'indagine sui prezzi dei medicinali realizzata da Altroconsumo dalla quale emerge che i prezzi dei farmaci di fascia A (cioè a carico del SSN) sarebbero in Italia i più alti d'Europa e la causa sarebbe l'alto costo della distribuzione intermedia e finale (grossisti e farmacie).
L'indagine, che ha riguardato 19 farmaci sulle 4.707 confezioni di fascia A - afferma la federazione dei titolari delle farmacie private - contraddice quanto da sempre sostenuto dalle stesse associazioni dei consumatori, dalle industrie farmaceutiche e dall'Agenzia del farmaco, e cioè che i prezzi dei farmaci di fascia A (a carico del SSN) sono tra i più bassi d'Europa e che, proprio per compensare ciò, è stato permesso alle industrie di aumentare liberamente i prezzi dei farmaci di fascia C (a carico dei cittadini), che oggi sono tra i più alti d'Europa.
Fino al gennaio 2004, in Italia i prezzi dei farmaci di fascia A erano stabiliti sulla base della media dei prezzi praticati negli altri Paesi europei, quindi non potevano certo essere i più alti d'Europa. Solo per i farmaci commercializzati a partire dal gennaio 2004 - spiega Federfarma - i prezzi sono stabiliti mediante contrattazione tra produttori e Agenzia del Farmaco. Non sembra possibile che in due anni l'AIFA abbia permesso che i nuovi prezzi si differenziassero così tanto da quelli degli altri Paesi europei.
Per quanto riguarda i "guadagni" delle farmacie, questi sono fissati per legge nella misura del 26,70% del prezzo del farmaco. Tale quota comprende lo sconto che le farmacie sono obbligate a praticare al SSN. L'indagine di Altroconsumo non casualmente dimentica di citare lo sconto che le farmacie praticano per legge al SSN sui medicinali consegnati ai cittadini e che pesa sulle farmacie stesse per un totale di oltre 700 milioni di euro l'anno.
Lo sconto in favore del SSN riduce il margine di una farmacia media dal 26,70% previsto dalla legge al 18,70%. Inoltre, lo sconto aumenta all'aumentare del prezzo del farmaco e per i farmaci più costosi è pari al 19%. Su questi farmaci la farmacia ha, quindi, un margine del 7,70%. Crede veramente Altroconsumo che in altri Paesi europei le farmacie abbiano un margine più basso di questo? In molte Regioni, infine, le ASL acquistano direttamente dalle aziende i farmaci più costosi a condizioni di favore e li fanno distribuire alle farmacie con un margine notevolmente più basso di quello previsto dalla legge.
successivo (osteoporosi)
OSTEOPOROSI: IN ARRIVO NUOVA CURA
Si tratta di un'iniezione da fare una sola volta l'anno (ANSA) -WASHINGTON, 18 SET- In arrivo una nuova cura per prevenire l'osteoporosi nelle donne in menopausa: si tratta di un'iniezione da fare una sola volta l'anno. I test clinici su questo farmaco, a base di acido zoledronico, condotti su oltre 77mila donne hanno dato esiti positivi: i rischi fratture sono diminuiti tra il 40 e il 70% alle anche e alla spina dorsale. Gli effetti collaterali riportati sono minori: qualche sintomo influenzale per alcuni giorni e nausea.
TERAPIA ANTIOBESITA'
L’obesità sta diventando
sempre più un problema di salute pubblica.
Nei soli Stati Uniti, il 65% degli adulti ( pari a quasi 127 milioni di
persone ) sono in sovrappeso o obese.
Secondo una prudente stima, l’obesità provoca quasi 300.000 morti ogni anno
nei soli Stati Uniti.
L’obesità è descritta dall’indice di massa corporea ( BMI, body mass index
).
Il BMI è calcolato dividendo il peso di una persona per il quadrato della
sua altezza.
Il peso normale è definito da un valore BMI inferiore a 24.9 Kg/m2.
Un soggetto che presenta un BMI compreso tra 25 e 29.9 kg/m2 è considerato
in sovrappeso, mentre un BMI maggiore di 30 Kg/m2 è, invece, obeso.
Gli interventi dietetici e l’esercizio fisico rappresentano le strategie di
base per il trattamento dell’obesità.
La chirurgia bariatrica e l’impianto endogastrico di un dispositivo (
palloncino ) sono soluzioni adatte a pazienti fortemente obesi.
I farmaci trovano, invece, impiego più ampio, anche nei pazienti in
sovrappeso con fattori di rischio per malattie cardiometaboliche.
Attualmente, solo 2 farmaci sono stati approvati dalle Autorità Sanitarie:
la Sibutramina e l’Orlistat.
La Sibutramina ( Europa: Reductil; USA: Meridia ) è un inibitore del
riassorbimento della serotonina e della noradrenalina ( SNRI ), che agisce a
livello centrale, producendo un senso di sazietà.
Il farmaco può provocare innalzamento dei valori pressori.
In Italia, la Sibutramina è stata sospesa nel 2002 a causa di alcune morti
sospette e riammessa sul mercato dopo un parere favorevole del CHMP dell’EMEA.
Orlistat ( Xenical ) diminuisce il peso corporeo, riducendo l’assunzione
calorica mediante inibizione della degradazione dei grassi mediata dalla
lipasi pancreatica nel tratto gastrointestinale.
Il farmaco è associato in un’alta percentuale di casi ad effetti
indesiderati, come incontinenza fecale ed urgenza fecale che ne limitano
l’impiego.
successivo (nuove speranze per il cuore)
Le indicazioni e le notizie riportate in queste pagine vengono fornite al solo scopo informativo e non possono sostituire la consulenza di un medico. Ricordate che l'autodiagnosi e l'autoterapia possono essere pericolose. Solo il vostro medico di fiducia potrà esservi di aiuto.
Una molecola contro l'infarto ripara i danni del cuore che invecchia
Una molecola da tempo utilizzata è in grado di migliorare la prognosi negli anziani affetti da una grave forma di insufficienza cardiaca
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“Per la
prima volta al mondo, i risultati di uno studio clinico (denominato PEP-CHF)
dimostrano che il trattamento farmacologico con una molecola da tempo
utilizzata, perindopril, appartenente alla famiglia degli Ace inibitori, è in
grado di migliorare la prognosi negli anziani affetti da una grave forma di
insufficienza cardiaca: la disfunzione diastolica (detta anche a funzione
sistolica conservata), un vero e proprio enigma della cardiologia”. Con questa
dichiarazione il prof. Roberto Ferrari, vicepresidente della Società europea di
Cardiologia, commenta i risultati dello studio appena presentato al congresso
mondiale di Cardiologia in corso a Barcellona fino al 6 settembre. Una
presentazione considerata dagli esperti fra le più importanti, al punto da
essere inserita nelle “hot line”congressuali riservate alle novità più
consistenti dal punto di vista scientifico.
“E’ una notizia di grande interesse clinico e una notevole innovazione
scientifica – aggiunge Ferrari – che porterà significativi risultati soprattutto
nella cura dei pazienti anziani, cui quest’anno è dedicato il congresso”.
L’annuncio suona come la conferma per una molecola da tempo protagonista in
cardiologia e distribuita dalla fiorentina Stroder. Tre anni fa, infatti, (al
congresso europeo di cardiologia di Vienna, agosto 2003) la presentazione dello
studio EUROPA, coordinato dal prof. Ferrari - si è tradotta in una nuova
indicazione europea, unica e specifica nei pazienti che hanno avuto un infarto
e/o una rivascolarizzazione.
E lo scorso anno a Stoccolma, sempre al congresso europeo di Cardiologia, la
presentazione dello studio denominato PREAMI (Perindopril and Remodelling in
Elderly with Acute Myocardial Infarction), sempre coordinato dal prof. Ferrari,
aveva dimostrato i benefici del trattamento farmacologico con perindopril nei
pazienti anziani con infarto acuto del miocardio.
Condotto su 1252 infartuati monitorati per un anno in 109 centri di 5 Paesi
(l’Italia, con 551 pazienti è stata la nazione coordinatrice con il più alto
numero di arruolati) il PREAMI – spiega il prof. Roberto Ferrari, è stato il
primo grande trial internazionale ad occuparsi degli anziani, fino ad oggi mai
presi in considerazione, tanto che le linee guida internazionali non davano
indicazioni precise sulla terapia da seguire. L’ultimo trial, PEP CHF, offre
finalmente nuove speranze per il cuore degli anziani - più difficile da
rimodellare dopo un accidente cardiovascolare.
successivo (come si evolve l'antrace)
Come si evolve l'antrace
di: Donata Allegri
Il Bacillus anthracis fu isolato da Robert Koch nel 1877, nelle colture invecchiate forma spore, cioè si organizza in una struttura che gli permette di resistere anche per anni agli agenti atmosferici in un terreno in cui sia presente. Deve la sua pericolosità all'azione che la sua capsula di rivestimento svolge contro i fagociti e a tre proteine che esso produce e che si organizzano sulle superficie delle cellule dell'ospite generando una tossina letale che agisce distruggendo meccanismi di segnalazione necessari alla sopravvivenza delle cellule.
Il carbonchio
colpisce principalmente ovini e bovini ed altri erbivori ma con minore frequenza
perché questi animali brucando l'erba sono col muso in continuo contatto con la
polvere in cui si possono annidare le spore che si attaccano anche al loro
mantello. L'uomo può contaminarsi attraverso il contatto con gli animali infetti
o con materiali derivati da questi. Esistono più di mille ceppi di antrace e
fortunatamente solo pochi sono patogeni.
Recentemente ricercatori dell'Università del Michigan, dell'Istituto per la
ricerca genomica (TIGR) e dell'Istituto di Ricerca Scripps (TSRI) hanno scoperto
che la formazione delle spore è un processo complesso. In questo processo è
coinvolto un terzo di tutti i geni del genoma del bacillo ed ogni spora maturata
contiene circa 750 diverse proteine. Gli scienziati dicono che ora sanno come la
spora è composta e di che cosa è fatta esattamente, la cosa sorprendente è
vedere quanto sia complesso questo organismo e quanto impegno metta a fabbricare
le spore. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista «Journal of
Bacteriology»e potrebbe portare alla produzione di nuovi vaccini.
Altri
ricercatori del Dipartimento di Microbiologia e Genetica Molecolare
dell'Università Harvard hanno visto che sette copie di una delle proteine della
tossina si assemblano in cerchio sulla membrana cellulare per forarla; a quel
punto, dal foro passa un enzima che provoca il danno; analizzando i piccoli
frammenti di proteina, chiamati peptidi, gli studiosi ne hanno trovato uno che
impedisce l'ingresso dal poro.
Con questo lavoro scientifico si indica una nuova via per neutralizzare
l'antrace che non è basata sull'uso di antibiotici, infatti il trattamento
prevede la somministrazione alla persona infettata dall'antrace di una molecola
che interferisce con l'attività della tossina letale prodotta dal batterio. In
questo modo il batterio diventa molto facile da controllare. Questa è una
potenzialità nuova che però necessita di molto tempo ancora perché si possa
giungere ad una applicazione in campo sanitario.
Istituzioni
scientifiche citate nell'articolo:
University of Michigan
Institute for Genomic
Research - TIGR
Scripps Research Institute -
TSRI
Harvard University
successivo (resistenza all'aspirina)
Resistenza all'aspirina
di: Donata Allegri
Le proprietà dell'aspirina sono note da tempo ma solo nel 1954 fu dimostrato che l'aspirina era dotata di un effetto sulla coagulazione del sangue. L'Aspirina e gli antiaggreganti in genere, rendono il sangue più “fluido”, bloccando alcune componenti del sangue chiamate piastrine, le quali aggregandosi danno il via al processo che porta alla formazione dei coaguli di sangue.
Recenti studi,
effettuati da un gruppo di ricercatori del Northwestern Memorial Hospital, hanno
dimostrato che gli abituali (dal 5 a più del 40%) consumatori di aspirina,
utilizzata per prevenire i problemi cardiovascolari, sono resistenti al farmaco.
Infatti quasi la metà dei pazienti che hanno subito un colpo apoplettico o un
attacco ischemico transitorio (TIA) erano già stati sottoposti a una terapia a
base di aspirina e, successivamente si è visto che risultavano “resistenti” al
farmaco.
Molti medici non eseguono sui pazienti il test di resistenza all'aspirina e
sostengono che l'assunzione del medicinale porta dei benefici anche su quelli
resistenti. La resistenza a questo farmaco potrebbe essere una delle ragioni per
cui molte persone continuano ad avere attacchi di cuore anche prendendo il
medicinale.
Un piccolo, ma crescente, numero di medici sta iniziando ad effettuare i test di resistenza sui pazienti. Mark J. Alberts, ha presentato i risultati di questo studio al 5th World Stroke Congress di Vancouver, in Canada ed ha aggiunto che i ricercatori faranno ulteriori studi per capire come massimizzare gli effetti del farmaco come agente anticoagulante.
Istituzione
scientifica citata nell'articolo:
Northwestern Memorial
Hospital
successivo (purificazione acqua)
PURIFICAZIONE ACQUA :USATO DALLA NASA
L'ente aerospaziale
americano, NASA, ha ricercato 23 differenti metodi per purificare l'acqua e
ha scelto un sistema a base di argento per i suoi space shuttle. Non solo la
NASA, ma più di metà delle compagnie aeree mondiali usano filtri all'argento
per l'acqua al fine di proteggere i passeggeri da malattie e da dissenteria.
Anche i Russi nelle loro stazioni spaziali utilizzano filtri di argento
negli impianti idrici. L'argento colloidale è insapore, inodore e non brucia
su parti sensibili.
Può essere preso per via orale, messo su una garza o cerotto e applicato
direttamente su tagli, graffi, ferite aperte, ustioni, porri e verruche o
usato su acne, eczema e irritazioni della pelle.
Si possono fare gargarismi, mettere gocce negli occhi, per irrigazioni
vaginali, anali, atomizzato o inalato dal naso o attraverso i polmoni.
Pargluva, un nuovo farmaco PPAR nel diabete di tipo 2
Pargluva ( Muraglitazar ) è un farmaco antidiabete, sviluppato da
Bristol-Meyers Squibb e da Merck & Co.
Muraglitazar, se approvato, diventerà il primo farmaco di una nuova
classe terapeutica, i glitazari.
Muraglitazar è un attivatore di PPAR ( perixisome
proliferator-activated receptor ).
L’attivazione di PPAR-gamma è associata ad una riduzione della
glicemia, mentre l’attivazione di PPAR-alfa si traduce in una
riduzione dei livelli plasmatici dei trigliceridi ed un aumento dei
livelli di colesterolo HDL.
L’FDA Endocrinologic & Metabolic Drugs Advisory Committee ha dato
parere favorevole all’approvazione di Pargluva nel trattamento della
glicemia e degli alti valori di trigliceridi nei pazienti con
diabete di tipo 2.
Tuttavia permangono dubbi su Pargluva.
In uno studio clinico di fase III della durata di 24 settimane che
ha interessato 1159 pazienti con diabete di tipo II, Pargluva 5 mg
una volta die ha ridotto i valori di emoglobina glicosilata ( HbA1c
) e la glicemia a digiuno in misura maggiore rispetto al
Pioglitazone 30 mg una volta die.
Alla 24.a settimana i pazienti trattati con Pargluva hanno ottenuto
una riduzione media di HbA1c dell’1,14% contro lo 0,85% del
Pioglitazone.
Muraglitazar è tuttavia associato ad un rischio di insufficienza
cardiaca, ritenzione idrica, e causa un aumento di peso.
Pargluva è controindicato nei pazienti ad alto rischio
cardiovascolare e nei soggetti che assumono sulfoniluree. (
Xagena2005 )
Endo2005 Farma2005
I multivitaminici non prevengono le infezioni negli anziani
I
supplementi multivitaminici e minerali non appaiono prevenire le
infezioni nei soggetti anziani.
Almeno il 10% degli anziani ha una deficienza vitaminica o minerale
che può alterare il sistema immunitario, e sono ad aumentato rischio
di infezione.
In Gran Bretagna, almeno un quarto degli anziani assume supplementi
nutrizionali, ma non è chiaro se questi hanno qualche influenza
sulle infezioni.
Ricercatori dell’Aberdeen University hanno identificato 910 uomini e
donne ,di 65 anni o più, che non prendevano vitamine o minerali.
I soggetti sono stati assegnati in modo random ad un supplemento
multivitaminico e multiminerale, o a placebo per un anno.
La supplementazione non ha ridotto le visite dal medico a causa
delle infezioni, il numero di giorni trascorsi con l’infezione, e
non ha migliorato la qualità della vita. ( Xagena2005 )
Fonte: British Medical Journal, 2005
Inf2005 Farma2005
Cefalea da abuso di farmaci tra i pazienti affetti da cefalea a
grappolo
Nella
cefalea a grappolo, la cefalea da uso eccessivo di farmaci è
descritta in modo incompleto, forse per la relativamente bassa
incidenza di questa cefalea.
Uno studio, coordinato da Ricercatori dell’Institute of Neurology
affiliato all’University College London ( UCL ), ha preso in esame
in modo retrospettivo 17 casi di pazienti ( 13 uomini e 4 donne )
affetti da cefalea a grappolo, che ha sviluppato cefalea da abuso di
farmaci.
L’abuso consisteva nell’eccessivo uso di monoterapia o di
combinazioni di semplici analgesici ( n = 9 ), caffeina ( n = 1 ),
oppioidi ( n = 10 ), Ergotamina ( n = 3 ) e triptani ( n = 14 ).
A 3 pazienti è stata diagnosticata la cefalea da abuso di triptani,
in 1 paziente la cefalea da abuso di oppioidi ed in 1 paziente la
cefalea da abuso di Ergotamina.
In quasi la metà dei pazienti ( n = 8 ), il fenotipo della cefalea
da abuso di farmaci era bilaterale, e senza manifestazioni, mentre
negli altri 9 pazienti la cefalea da abuso di farmaci era associata
a nausea ( n = 61 ), ad esacerbazione dopo movimenti del capo ( n= 5
) o a dolore pulsante ( n = 5 ).
Nei 15 pazienti, il comune denominatore era rappresentato da una
storia personale o familiare, o di entrambe, di emicrania.
L’interruzione del farmaco è risultata associata a successo in 13
pazienti.
Secondo gli Autori, la cefalea da abuso di farmaci è un problema
trattabile, ma sotto-diagnosticato, associato alla cefalea a
grappolo.
I pazienti che soffrono di cefalea a grappolo dovrebbero essere
attentamente monitorati, specialmente coloro che hanno una storia
personale o familiare di emicrania. ( Xagena2006 )
ooooooooooooooooooooooooooooo
news mondo salute
LE NOVITA' SUL CUORE
"Cuore a rischio? Dopo 80 battiti"
La Repubblica: pag. 28, Il Mattino: pag. 11 - 4 settembre 2006
Gli specialisti riuniti a Barcellona al Congresso europeo di Cardiologia lanciano l'allarme: una frequenza cardiaca superiore a 70 battiti al minuto è un fattore di rischio per infarto ed ictus, esattamente quanto ipertensione, colesterolo ed abitudine al fumo; lo dimostrano 4 studi clinici pubblicati sulle principali riviste di settore. Per correggere un ritmo troppo rapido, sarà disponibile in Italia entro fine anno un nuovo farmaco: ivabradina, capace di regolare la frequenza cardiaca senza provocare effetti collaterali. Sulla molecola sono intanto partiti nuovi studi per valutarne l'efficacia nello scompenso cardiaco.
successivo (tumore al colon-retto)
Rischio di tumore al colon-retto
Nei pazienti con sanguinamento
rettale, cambiamenti delle abitudini intestinali o anemia.
L’obiettivo dei Ricercatori dell’University of Survey a Guildfort in Gran
Bretagna è stato quello si raccogliere i dati della pratica clinica per valutare
il rischio assoluto di tumore del colon-retto nei pazienti di nuova
presentazione al medico di medicina generale con sintomi rilevanti.
Sono state identificate 3 coorti di pazienti, caratterizzate da: sintomi di
sanguinamento rettale, cambiamenti nelle abitudini intestinali, o anemia.
I Ricercatori hanno calcolato, per ciascuna coorte, la percentuale di incidenza
del tumore colorettale ed il valore predittivo di ciascun sintomo, nei
successivi 12 mesi.
La popolazione totale di età superiore ai 40 anni esaminata è stata di 2.8
milioni ed i casi di carcinoma del colon-retto sono stati 9.143.
Sono stati identificati 67.164 pazienti ( 28% uomini ) con anemia, 27.524 ( 40%
uomini ) con cambiamenti delle abitudini intestinali e 44.741 ( 48% uomini ) con
sanguinamento rettale.
Per ciascuna coorte, il rischio assoluto è aumentato con l’aumentare dell’età e
gli uomini avevano una probabilità 2 volte maggiore di sviluppare il tumore del
colon-retto.
Il valore predittivo ( VPP ) per lo sviluppo di tumore del colon-retto nei
successivi 12 mesi nei pazienti di età compresa tra 60 e 69 anni con anemia è
stato 3.02% per gli uomini, 1.38% per le donne, mentre per quanto riguardava i
cambiamenti delle abitudini intestinali il VPP è stato 6.89% per gli uomini e
2.42% per le donne.
Il valore predittivo positivo per i pazienti con sanguinamento rettale è stato
5.99% per gli uomini e 3.5% per le donne.
Un cambiamento di 2 segni e sintomi produceva un raddoppio del rischio di
sviluppare tumore.
Lo studio ha evidenziato che nella pratica medica inglese, gli uomini hanno una
minore probabilità a presentare segni e sintomi del tumore del colon-retto
rispetto alle donne, ma dopo esame hanno una maggiore probabilità di avere una
diagnosi di carcinoma colorettale. ( Xagena2006 )
Lawrenson R et al, Eur J Cancer Care 2006; 15: 267-271
Gastro2006 Onco2006
successivo (tumore all'intestino e malattia di Crohn)
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Elevato rischio di tumore all’intestino tenue tra i pazienti con malattia di Crohn
Uno studio coordinato dalla Mayo Clinic di Rochester ( USA ) ha stimato il
rischio di tumore al colon-retto e all’intestino tenue in una coorte, basata
sulla popolazione, di 692 pazienti con malattia infiammatoria intestinale.
Il tumore del colon-retto è stato osservato in 6 pazienti con colite ulcerosa
contro i 5.38 attesi ( SIR, rapporto standardizzato d’incidenza, 1:1 ), ma in 4
di questi il tumore si è presentato tra i pazienti con colite estesa o pancolite
( SIR = 2.4 ).
Sei pazienti con malattia di Crohn ( contro i 3.2 attesi ) hanno sviluppato il
carcinoma colorettale ( SIR = 1.9 ).
Tre pazienti con malattia di Crohn hanno sviluppato tumore all’intestino tenue
contro lo 0.07 atteso ( SIR = 40.6 ).
Dallo studio è emerso che il rischio di tumore del colon-retto non risulta
aumentato tra i pazienti con colite ulcerosa, ma sembra aumentato tra quelli con
colite estesa.
Il rischio di carcinoma colorettale è leggermente aumentato tra i pazienti con
malattia di Crohn; il rischio di tumore all’intestino tenue è 40 volte maggiore.
( Xagena2006 )
Jess T et al, Gastroenterology 2006; 130; 1039-1045
Gastro2006 Onco2006
successivo (ridurre i fattori di rischio cardiovascolare)
Ridurre i fattori di rischio cardiovascolare
La dieta ad alto contenuto di carboidrati e a basso indice glicemico è in grado
di .......
Una dieta ad alto contenuto di carboidrati ma con basso indice glicemico
permette non solo di ridurre il peso corporeo, ma anche di abbassare il rischio
di malattia cardiovascolare.
Ricercatori dell’University of Sidney ( Australia ) hanno assegnato in modo
random 129 giovani adulti obesi o in sovrappeso ( indice di massa corporea
maggiore o uguale a 25 kg/m2 ) ad una di 4 diete ad alto contenuto di fibre e a
ridotto contenuto di grassi, per 12 settimane.
Non è stata osservata differenza nella perdita di peso tra le 4 diete.
I soggetti che hanno seguito la dieta ad alto contenuto di carboidrati e a basso
indice glicemico ha prodotto i migliori outcome clinici, riducendo sia la massa
grassa che i livelli di colesterolo LDL. ( Xagena2006 )
Fonte: Archives of Internal Medicine, 2006
successivo (lesioni tumorali spinali)
LESIONI TUMORALI SPINALI:NUOVA CURA
Positivi risultati sperimentazione terapia con il Cyberknife (ANSA) -MILANO, 18 SET- Nuove speranze per chi ha una lesione tumorale spinale. Sono positivi i risultati della sperimentazione di un nuova cura con il Cyberknife.Il progetto e' cominciato nel '04 quando lo strumento, ideato e prodotto negli Usa, e' stato installato in 3 centri di Milano ed e' stato trattato il primo paziente. Il Cyberknife e' in grado di erogare grandi quantita' di energia radiante al tessuto tumorale, per tutta la lunghezza della colonna vertebrale, senza toccare la parte sana del midollo spinale.
successivo (proteina contro 'obesità)
SCOPERTA PROTEINA CONTRO L'OBESITA'
Identificata e isolata dal Cnr, la brucia-calorie (ANSA) -ROMA, 19 SET-
Scoperta una proteina brucia-calorie. A identificarla e isolarla e' stato un
gruppo di ricerca del Cnr. Il lavoro e' stato pubblicato sulla rivista
dell'Accademia delle Scienze degli Usa, Pnas, e introdotto da una
presentazione del premio Nobel, Rita Levi Montalcini. La proteina
brucia-calorie e' una piccola proteina composta da 21 aminoacidi. Secondo i
ricercatori, il prossimo passo da fare e' capire il suo meccanismo d'azione
e individuare il suo recettore.
Alta ereditabilità per la malattia di Alzheimer ?
"Una 'bomba' intelligente contro il cancro: prima tomoterapia a Roma"
Il Messaggero Roma: pag. 32 - 28 agosto 2006
Presso l'Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma sorgerà un polo per la diagnosi e la cura delle malattie oncoematologiche dove sarà utilizzata la tomoterapia, la più moderna e sofisticata apparecchiatura per radioterapia a fasci esterni. Lo strumento consente una irradiazione selettiva del tumore ed evita il danneggiamento dei tessuti sani.
Modificare i nostri geni con il cibo? Sembra possibile
Molti sono convinti che “siamo quello che mangiamo” e questa
affermazione potrebbe essere più concreta di ciò che crediamo, giacché
alcuni ricercatori ritengono che il cibo possa influenzare la nostra
salute modificando geni specifici. Sappiamo che fattori inquinanti
possono a lungo andare danneggiare il nostro DNA, mentre il concetto che
particolari cibi possano influenzare positivamente il patrimonio
genetico è idea meno diffusa, almeno sinora.
Idea illustrata in un articolo da poco apparso sulla rivista New
Scientist a cura dei ricercatori della McGill University di Montreal, in
Canada. Diversi studi sui topi hanno mostrato che nutrienti e
supplementi alimentari possono modificare il patrimonio genetico
animale, “accendendo” o “spegnendo” particolari geni.
Sebbene non sia chiaro se il cibo abbia lo stesso effetto anche
nell’organismo umano, l’articolo sostiene nelle sue pagine che ci sono
buone ragioni per credere che funzioni anche per noi. L’ipotesi che ne
segue è che in questo modo sarà anche possibile curare alcune malattie.
Mentre alcune patologie sono causate proprio da mutazioni del DNA,
altre, come alcuni tipi di cancro, si manifestano quando i geni sono
attivi o inattivi. Va detto che ognuno di noi ha migliaia di geni, ma
non tutti sono attivi e funzionanti.
Gli scienziati hanno allora osservato quali fattori controllino
l’attività dei geni ed hanno trovato alcune evidenze che suggeriscono
l’importanza di alcuni nutrienti introdotti con la dieta. In un recente
studio ad un gruppo di topi adulti è stato indotto un particolare
comportamento iniettando uno specifico aminoacido chiamato L-metionina.
Dopo l’iniezione gli animali erano meno fiduciosi quando esploravano un
nuovo ambiente e producevano livelli più elevati di ormoni dello stress.
Il cambiamento nel loro comportamento si è verificato poiché questo
aminoacido altera la via di espressione di alcuni geni, in particolare
uno che codifica per i glucocorticoidi che controlla la risposta degli
animali allo stress. L’aminoacido aggiunge delle “etichette” chimiche, i
gruppi metili, in un processo noto con il termine di mutilazione (si
tratta di una modificazione del genoma che consiste in un legame chimico
covalente dei gruppi metilici che si legano alle basi azotate del DNA).
Così come afferma il professor Ian Johnson dell’Institute of Food
Research: “Vi è davvero un’elevata possibilità che i nutrienti possano
provocare cambiamenti nel DNA”. I ricercatori allora hanno provato ad
indurre un cambiamento opposto usando una sostanza chiamata tricostatina
A, che causa un effetto contrario a quello della L-metionina nei geni,
smontando i gruppi metilici. Ebbene, i ricercatori hanno anche mostrato
che la dieta dei topi ha effetti anche sugli animali in gravidanza e
influisce sulla mutilazione e sull’espressione genica del nascituro.
Ian Johnson sta investigando la possibilità che il cancro del colon
umano possa essere innescato da un particolare tipo di dieta proprio
tramite il processo di metilazione del DNA. Sta studiando un gruppo di
persone sane prima che il cancro insorga: “Abbiamo bisogno di altre
ricerche“ dice “è ancora presto per dire con certezza che il cibo può
modificare in senso positivo il nostro DNA” Ciononostante egli crede che
uno dei nutrienti maggiormente in grado di influenzare la mutilazione
sia l’acido folico. Infatti una carenza prolungata di folati nella dieta
(presenti ad esempio, nelle verdure a foglia verde) aumenta il rischio
di sviluppare alcuni tipi di cancro, inclusi quelli della mammella e del
colon.
Johann Rossi Mason
E-mail:
viola81@email.it
Sito personale:
Comuni-CARE
Emicrania: la frequenza degli attacchi e la gravità sono correlate
all’aumento dell’indice di massa corporea
Ricercatori dell’Albert Einstein College of
Medicine di New York hanno compiuto uno studio finalizzato ad
analizzare l’influenza dell’indice di massa corporea ( BMI, body
mass index ) sulla prevalenza, la frequenza di attacchi e sulle
caratteristiche cliniche dell’emicrania.
Lo studio di popolazione si è basato su interviste telefoniche che
hanno permesso di ottenre informazioni circa la cefalea, l’altezza
ed il peso dei 30.215 partecipanti.
I soggetti arruolati sono stati suddivisi in 5 categorie in base al
loro indice di massa corporea: sottopeso ( BMI < 18.5 ), normo-peso
( da 18.5 a 24.9 ), sovrappeso ( da 25 a 29.9 ), obesi ( da 30 a
34.9 ) e obesi patologici ( uguale o maggiore a 35 ).
I soggetti arruolati erano prevalentemente donne ( 65% ) e di mezza
età ( 38.4 anni ).
Nel gruppo dei normo-peso, il 4.4% ha segnalato da 10 a 15
giorni/mese di cefalea, rispetto al 5.8% dei soggetti in sovrappeso
( odds ratio, OR = 1.3 ), al 13.6% degli obesi ( OR = 2.9 ), al
20.7% degli obesi patologici ( OR = 5.7 ).
La percentuale dei pazienti con grave dolore da cefalea è aumentata
con l’indice di massa corporea, raddoppiando negli obesi patologici
rispetto ai normo-peso ( OR = 1.9 ).
Sebbene la prevalenza di emicrania non sia risultata correlata
all’indice di massa corporea, la frequenza di attacchi, la gravità e
le caratteristiche cliniche dell’emicrania aumentano nei diversi
gruppi di indice di massa corporea. ( Xagena2006 )
La cefalea a grappolo non risparmia il bambino
A cura di Fabio Antonaci
La cefalea a grappolo, la più dolorosa delle cefalee primarie, è una
patologia con criteri diagnostici comunemente accettati dalla
Società Internazionale delle Cefalee.
Questo tipo di cefalea, di intensità severa, inizia generalmente
nella seconda decade di vita. La prevalenza in età pediatrica è
comunque relativamente bassa e cioè circa lo 0.1%.
E’ di un neuropediatra. Lampl, la descrizione di una bambina di 7
anni con cefalea a frequenza quotidiana, con attacchi di intensità
severa, strettamente unilaterali della durata di circa 30 minuti
associati a importanti segni vegetativi a livello del volto (
lacrimazione, arrossamento congiuntivale, secrezione nasale ) e
dallo stesso lato del dolore. Da notare come in passato la cefalea
sia stata erroneamente diagnosticata come cefalea psicogena.
La storia familiare della bambina era negativa per emicrania o
cefalea a grappolo, l’esame neurologico, l’esame obiettivo generale
e gli esami neuroradiologici avevano consentito di escludere una
possibile associazione con traumi cranici o patologie vascolari.
Dopo aver eseguito il test con indometacina, che consente di
differenziare questa cefalea da altre forme similari e che è
risultato negativo, l’Autore ha somministrato una dose quotidiana di
Prednisolone e.v., che ha interrotto gli attacchi già al terzo
giorno di trattamento.
Il quadro clinico della bambina soddisfaceva i criteri diagnostici
della Società Internazionale delle Cefalee per la cefalea a
grappolo.
Di fronte ad una cefalea unilaterale e di intensità severa anche in
età pediatrica occorre pensare alla eventualità di una cefalea a
grappolo ( Xagena2002 )
( Lampl C , Pediatr Neurol 2002 ;27(2):138 )
Dott. Fabio Antonaci, Dip. di Scienze Neurologiche , Istituto
Mondino Pavia
Scarmeas N et al, Neurology, 2005; 64: 1697-1703
I farmaci antinfiammatori causano un aumento pressorio
Una meta-analisi,
compiuta da Ricercatori dell’University of Connecticut School of
Medicine a Farmington ( USA ), ha mostrato che l’antinfiammatorio ad
azione selettiva COX-2 Celecoxib ( Celebrex ) aumenta la pressione
sanguigna rispetto al placebo, ma l’aumento è inferiore a quanto
prodotto dagli antinfiammatori non-selettivi, come l’Ibuprofene ed il
Naprossene.
La meta-analisi è stata compiuta su 44.308 pazienti di 41 studi clinici.
I dati sono stati ottenuti da un database riguardante l’impiego del
Celecoxib nelle malattie croniche ( osteoartrosi, artrite reumatoide,
spondilite anchilosante, malattia di Alzheimer ).
I pazienti trattati con Celecoxib hanno presentato una minore
probabilità di sviluppare edema ( p = 0.001 ) ed una minore incidenza di
insufficienza cardiaca, sebbene questa differenza non sia risultata
statisticamente significativa ( p = 0.056 ), rispetto ai pazienti
trattati con i farmaci antinfiammatori steroidei non selettivi ( FANS ).
Sia i FANS che gli inibitori COX-2 hanno presentato un effetto
antinatriuretico con riduzione dell’escrezione di sodio e di acqua e
conseguente aumento della pressione sanguigna e sviluppo di edema.
Inoltre, i FANS sembrano inibire la produzione delle prostaglandine ad
azione vasodilatatoria.
Il 2% dei pazienti che hanno assunto Celecoxib ha sviluppato edema
contro lo 0.9% dei pazienti trattati con placebo ( p < 0.001 ); l’1.1%
dei pazienti del gruppo Celecoxib ha sviluppato ipertensione o ha
presentato un peggioramento dell’ipertensione preesistente contro lo
0.7% dei pazienti del gruppo placebo ( p = 0.023 ).
Lo 0.2% dei pazienti trattati con Celecoxib è andato incontro ad
insufficienza cardiaca contro lo 0.1% dei pazienti trattati con placebo
( p = 0.046 ).
Quando il Celecoxib è stato confrontato con i FANS, l’1.5% dei pazienti
che hanno assunto Celecoxib ha sviluppato ipertensione contro il 2% dei
pazienti trattati con i FANS ( p = 0.002 ).
Il 2.4% dei pazienti del gruppo Celecoxib ha sviluppato edema versus il
3% dei pazienti del gruppo FANS ( p = 0.001 ). ( Xagena2006 )
Fonte: American Society of Hypertension – Meeting 2006
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