Fu nel 1562 che per lodevole suggerimento e con la
cooperazione di Teodoro di San Giorgio, conte di Biandrate e Podestà di
Alessandria, i gentiluomini alessandrini: il vescovo Guarnero Trotti,
amantissimo delle lettere, il conte palatino Emilio Mantelli giureconsulto e
Gio. Francesco Aulari, noto oratore, diedero vita all’Accademia degli Immobili
di Alessandria, alla quale aderirono gli uomini più dotti ed i più vivaci
ingegni della città.
Il nome di “IMMOBILI” nacque come reazione alle nuove
teorie copernicane che dal 1543, data della pubblicazione del De Revolutionibus Orbium Celestium,
andavano diffondendosi, e probabilmente sulla scia di una analoga Accademia
fiorentina sorta nel 1550, pure essa intitolata agli IMMOBILI.
Scopo dell’Accademia alessandrina fu la recita di
componimenti letterari, senza ripudiare del tutto il lavoro teatrale al quale
più espressamente si rifaceva quella fiorentina.
All’Accademia aderirono i più dotti e vivaci ingegni della
città che avevano raccolto la fiaccola della cultura da illustri personalità
del secolo precedente: Gherardo Berneri medico insigne, Giacomo Dal Pozzo
giureconsulto, Giacomo Marone pittore, gli umanisti Girolamo Squarciafichi e
Giorgio Merula docente di lettere greche e latine a Pavia, gli storici Antonio
Clari e Raffaele Lumelli, i giureconsulti Bernardo Trotti docente
all’Università di Torino e Gerolamo Perbono e ancora il cav. Gio Giacomo
Bottazzo da Montecastello, fondatore in Casale dell’Accademia degli Argonauti
dapprima e dell’Accademia degli Illustrati poi, famoso autore dei: “Dialoghi
Marittimi”.
L’occasione propizia al decollo si verificò nel 1596, con
il passaggio per Alessandria del cardinale Michele Bonelli, nipote di Pio V°.
L’8 luglio, nel corso di una grande assemblea, il cardinale Bonelli accolse
sotto la sua protezione tutti gli Accademici che vi lessero vari scritti in prosa
e in poesia, mentre nel pomeriggio venne rappresentata la commedia dal titolo: “Lo
scolare” di Nicolò dal Pozzo, dottore in medicina e filosofia, tematica
ricorrente in quel tempo con evidente riferimento alla commedia “I Scolari”
dell’Ariosto, completata poi dal fratello Gabriele con il titolo “La
Scolastica”.
Tre anni dopo l’Accademia ebbe la concessione di una sala
nel Vescovado dal nuovo vescovo Pietro Giorgio Odescalchi, il quale, pur
assorbito dalla cura del suo ministero pastorale, non dimenticava la cultura
degli Ingegni.
La presidenza dell’Accademia comportava il titolo di PRINCIPE.
Ecco il nome di alcuni: conte Luigi Trotti (1600), Francesco Panizzoni (1601),
Annibale Guasco (1610) appartenenti alle più antiche e prestigiose famiglie
della vecchia Alessandria. Ma le attività dell’Accademia languirono, sia per il
trasferimento del colto prelato alla sede vescovile di Vigevano, che per le
guerre ed i saccheggi che in quel periodo devastarono Monferrato e Langhe ad
opera di francesi e spagnoli sino alla pace dei Pirenei (1659).
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Le sedute pubbliche si infittirono ed alcune furono
abbastanza importanti, come quella del 1751 convocata per celebrare la nascita
del Principe di Piemonte Carlo Emanuele.
Nel 1755 fu Principe Accademico il cav. D. Alessandro
Sappa de’ Milanesi, di vivacissimo ingegno; nel 1759 gli succedeva il conte
Gian Gerolamo Bellingeri di Rivarone, autore di alcune ottime commedie, mentre
nel 1762 l’Accademia fu governata dall’abate gesuita Giulio Cesare Cordara,
grande studioso e famoso latinista. Sono di questo periodo le adunanze in onore
del cardinale Tommaso Maria Ghilini, Arcivescovo di Rodi, quelle dedicate ai
festeggiamenti di Pio VI° eletto Pontefice nel 1775, grande mecenate uomo di
iniziative e di cultura, celebrato dal Monti. Pio VI° era originario di
Alessandria discendente di Bernardino Braschi trasferitosi poi a Cesena.
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