Lo
stemma della città di Foggia
La
prima rappresentazione grafica dello stemma cittadino è
risalente al 1580. Il disegno originario, che fa parte
di una sorta di mappa della città, conservata presso la
Biblioteca Angelica di Roma, raffigura una fiamma a tre
punte (o 3 fiamme compatte in un corpo unico) che si
adagia su uno specchio d'acqua.
Una rappresentazione successiva del XVII sec. raffigura
le “3 fiammelle” ben distinte. Una immagine che si
avvicina di molto all’aspetto attuale dello stemma
cittadino, che in tempi successivi, si è arricchito di
altri elementi grafici, identificativi della storia
della città.
E’ il caso delle raffigurazioni utilizzate nel XVIII
secolo dall’Università (Comune) di Foggia nell’uso di
sigilli, dove, ai lati dello stemma, sono rappresentate
le immagini dei santi
Guglielmo e
Pellegrino.
Riguardo al simbolismo a cui richiamerebbe lo stemma
della città di Foggia vanno segnalati diversi contributi
di storiografi le cui tesi possono essere ricondotte sostanzialmente a due
filoni di pensiero.
una antica
mappa di Foggia. In alto si distingue lo stemma
cittadino con le "tre fiammelle"
Da un lato l'interpretazione culturale e religiosa della
simbologia delle "tre fiammelle"; dall'altro - una
dissertazione che ricondurrebbe il simbolismo dello
stemma cittadino ad aspetti di carattere ambientale, o
per meglio dire geologico e climatico della terra
di Foggia.
Secondo la prima ipotesi, l’attuale stemma della
città di Foggia trae ispirazione dalla leggenda dell’apparizione
della Sacra Icona
della
Madonna dei Sette Veli.
Il primo autore, artefice di questo filone
tradizional-religioso è lo storico
Girolamo Calvanese
il quale, in un suo scritto del 1664, evidenziava le
ragioni della connessione del stemma di Foggia con la
leggenda del
rinvenimento
del Tavolo dell'Icona Vetere
"...la nostra Icona donata alla Chiesa d'Arpi..., che
poi distrutta quella città..., devoto cittadino la
trasportasse nella terra di Fossa hoggi Fogia e quivi la
sepelisse vicino un lago, dal quale tractu temporis
assorbita fu poi scoverta per adoratione d'un bue,
uscendo dall'acque più fiamme, e perciò la Città per
quella memoria fa per impresa acqua e fuoco"
Qualche anno dopo, nel 1669, gli fece eco il monaco
celestino dell'Ordine di S.Benedetto, Domenico Antonio
Guelfone, il quale sosteneva che gli elementi "primari"
dello stemma cittadino, il fuoco e l'acqua, andavano
interpretati come metafore di Dio (il fuoco) e della
Vergine Maria (l'acqua).
altri
disegni dello stemma di Foggia
Viceversa, esiste, come detto, un'interpretazione
diversa della simbologia dello stemma cittadino che
riconduce sostanzialmente alla rappresentazione degli
elementi "ambientali" della città di Foggia.
In primo luogo perchè nella didascalia della prima mappa
di Foggia (quella conservata presso la Biblioteca
Angelica) c'è un chiaro riferimento alle condizioni
ambientali e geologiche della terra di Foggia: "L'arma
è aqua, et fuoco perché sotto ogni poco, che si cava
sottoterra, si trova aqua: et sopra è caldo fa da mille
fuochi: et è detta Foggia dalle fosse, che vi sono in
gran quantità di grano perché fossa dicesi in quella
lingua loro foggia".
Questa tesi è sostenuta da Marco Antonio Coda, il quale
inserendosi nel dibattito della seconda metà del '600
sull'argomento, si riferisce a Foggia con le
seguenti parole: "...alza per sua impresa Acqua, e
fuoco, volendo con questi due elementi additare il
calore immenso, che per stare discoverta a' raggi del
Sole, nell'Estate riceve, e l'abbondanza dell'acque per
temperarli" (vedi
bibliografia).
A questa tesi si associa lo storico del '700 Pasquale
Manerba il quale nelle sue Memorio per la città di
Foggia scrive : "...circa li tempi de' nostri
Sovrani Aragonesi si fosse dal Comune presa tale Impresa
in significato di avere estinto totalmente le acque
pantanose, che in alcuni luoghi di Fogia fin allora
risedevano..." |