La straordinaria evoluzione delle tecnologie informatiche, caratteristica predominante del nostro tempo, comporta, parallelamente, un’evoluzione della specie umana. Ci troviamo di fronte ad una sorta di passaggio dall’homo sapiens all’homo technologicus, che integra il proprio dispositivo umano con quello artificiale del computer. Per abitare sia il reale che il virtuale, uno alla volta ed entrambi allo stesso tempo, e per essere contemporaneamente qui e da qualsiasi altra parte l’individuo acquisisce un nuovo senso del “self”, nuovi modi di pensare e percepire se stesso e la realtà all’interno del cyberspazio. Nasce e si sviluppa la facoltà post – biologica della cybercezione. Sono in molti coloro che si stanno dedicando allo studio di questa rivoluzionaria frontiera della percezione umana: da una parte abbiamo gli artisti, dall’altra i teorici. Diversi sono gli esperimenti e le applicazioni condotte, a sostegno della tesi secondo cui il virtuale e le nuove tecnologie non determinerebbero la cancellazione dell’identità, bensì la scoperta di una corporeità, individualità, in una nuova, diversa forma. Assistiamo ad una rivalutazione del corpo e dei suoi attributi percettivi (tatto, vista, olfatto, udito, gusto).  E i possibili sviluppi futuri sono a dir poco stupefacenti.

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