Mentre la politica ufficiale festeggia la metropolitana, pochi irriducibili appassionati accompagnano il tram nel suo ultimo rientro al deposito di via Appia

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L'ULTIMA CORSA TERMINI-CINECITTA'

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ricordo personale dell'autore di questo sito

   E' stata la prima volta che ho fatto "sega" a scuola ma quell'ultima corsa volevo perlomeno vederla partire: mio padre, che pure era un grande appassionato di trasporti e che con quel tram ci era cresciuto (abitava in via Latina), mi accontentò senza far storie. Un quotidiano del giorno prima (Paese Sera, se non ricordo male), aveva dedicato un lungo articolo alla chiusura dell'ultimo avanzo della vecchia rete dei Castelli e ricordo perfettamente di aver passato ore sul balcone di casa ad aspettarlo. I toni della stampa erano allora trionfalistici: dopo una lunga serie di rinvii entrava finalmente in servizio la metropolitana ed ogni riferimento al vecchio ed ormai superato tranvetto era relegato soltanto all'annuncio dell'inevitabile chiusura della Termini-Cinecittà: soltanto un articolo apparso su "Il Tempo" nel novembre del 1979 - intitolato "La fine del tranvetto che va a Cinecittà" - ripercorreva la storia della rete dei Castelli ma anche quello che la stessa rete aveva rappresentato per Roma e, prima ancora, per i popolosi quartieri Appio e Tuscolano: l'articolista osservava giustamente che "si da l'addio a un sistema ormai antiquato, che ricorda l'epoca di gite fagottare for de porta" e che "ormai incombe la metropolitana con tutto quello che rappresenta in termini di grande capacità di trasporto e miglioramento dei tempi di percorrenza dalla periferia al centro" - previsioni che, come sappiamo, non si rivelarono del tutto fondate - e quando mi trovai davanti quella pagina che annunciava con estrema indifferenza la scomparsa definitiva del tram non ci pensai due volte a chiedere a mio padre di portarmi l'indomani mattina a vederlo rientrare in deposito per l'ultima volta.

  L'ultima corsa della Termini-Cinecittà. L'articolata 501 pronta alla partenza.  
   
  (Foto: Vittorio Formigari)  

   Mio padre venne a prendermi dalla scuola elementare di via delle Vigne attorno alle nove (avevo all'epoca dieci anni), esternando la scusa di una delle periodiche visite oculistiche cui mi dovevo allora sottoporre, ed erano da poco passate le dieci quando arrivammo al capolinea di P.za Cinecittà, in quel momento occupato da un articolata "Urbinati" e già gremito di appassionati e nostalgici con la stessa intenzione di accompagnare il vecchio tram fino al suo ultimo rientro nel deposito dell'Alberone. Si distinguevano, tra gli altri, molti anziani pensionati della ex STEFER che avevano condotto le motrici interurbane alla volta dei paesi dei Castelli, ma vi erano anche tanti oramai ex tranvieri che il giorno dopo si sarebbero seduti ai comandi dei nuovissimi e moderni convogli della metropolitana.

   Si sapeva per certo che il servizio tranviario sarebbe terminato in mattinata, ma l'ora precisa nessuno era in grado di anticiparla: a partire dal 1 febbraio, infatti, il servizio tranviario era esercitato soltanto di mattina, affidandosi al servizio auto- bus potenziato per il resto della giornata, poiché il personale doveva prendere par- te ai corsi di addestramento per la guida dei nuovi treni della metropolitana, dei quali un elemento motrice fu addirittura portato nel deposito dell'Alberone.

   L'ultima corsa sarebbe stata quella delle 11,31 da P.za di Cinecittà, prevista in tabella per il 16° orario, e se anche fu effettivamente quest'ultimo a chiudere definitivamente l'epoca della rete tranviaria dei Castelli l'orario non fu rispettato per tutta una serie di ovvie ragioni: già in via Giovanni Amendola, ad esempio, la partenza fu ritardata di diversi minuti per la presenza di numerosi appassionati che scattarono decine di immagini ricordo di quella mattinata. La stanga 501 si presentò al capolinea di Cinecittà attorno alle 11,20 e l'occhio di tutti i presenti cadde subito sul cartello scritto a mano apposto sul muso del tram sul quale era scritto: "ADDIO TRAMVIA DEI CASTELLI ROMANI - 15 Febbraio 1980 - Ultima corsa dell'ultima linea urbana Termini-Cinecittà".

   L'ultima effettiva partenza della Termini-Cinecittà fu proprio quella effettuata dall'art. 501 dal momento che da via Amendola partì anche una MRS serie 300 che effettuò l'ultima partenza dal capolinea interno verso le 11,10, MRS visibile nelle immagini scattate pochi minuti prima che la Stanga si muovesse alla volta di Termini, ma la fine del servizio tranviario coinvolse ben pochi abitanti del quartiere dal momento che la vettura giunse a Cinecittà praticamente vuota.

   La 501 stazionò al capolinea di Cinecittà per circa 40 minuti, e forse più di qualcuno avrebbe voluto farla rimanere li almeno per tutta la giornata: furono scattate decine di immagini, col tranviere in perfetta divisa, con tanto di cappello, che si mise disponibilissimo in posa fuori e dentro il tram, consapevole di far parte di un evento che sarebbe comunque rimasto nella storia del quartiere e della città. Durante quel periodo di sosta mio padre mi fece salire sul tram e mi accennò ad alcuni suoi ricordi personali legati più o meno direttamente ai suoi viaggi da ragazzo non soltanto sul materiale urbano, ma anche sulle ultime motrici interurbane che prestavano servizio sull'ultima linea dei Castelli, la Capannelle-Genzano, e tra le altre cose mi raccontò che nei suoi ultimi viaggi verso Ariccia le poche vetture che ancora circolavano si tenevano in piedi grazie a tutta una serie di riparazioni di fortuna come fil di ferro arrotolato attorno ai mancorrenti pericolanti: all'interno di queste ultime il viaggio era poi uno strazio per il fragore dei vetri ballonzolanti e per la praticamente inesistente pulizia, ed anche lungo le due linee urbane la situazione non era migliore (e questo per i motivi che abbiamo esposto trattando degli ultimi anni della STEFER). La 501, me lo fece sempre notare mio padre, era stata invece tirata particolarmente a lucido, forse per l'occasione e quasi sicuramente da una mano volontaria dal momento che la chiusura della linea di Cinecittà fu esclusa dai festeggiamenti dell'inaugurazione della metropolitana

 

Tranvieri in perfetta divisa, appassionati e curiosi attorno alla 501, in attesa dell'ultima partenza. Il palo steso sul marciapiede testimonia che gli impianti del capolinea erano già in via di smantellamento (un binario era già stato rimosso da tempo).

 
   
  (Foto: Vittorio Formigari)  

   Nelle stesse ore in cui un pugno di irriducibiili appassionati si commuoveva per la morte del vecchio tranvetto, infatti, i politicanti di allora, seguiti dal solito codazzo di leccapiedi, portaborse, amanti (proprie, delle mogli, delle figlie, etc), se ne stavano a circa due chilometri di distanza, all'Osteria del Curato e all'Anagnina, a sprecare i soliti paroloni di circostanza sulla metropolitana che il giorno dopo avrebbe sostituito la linea tranviaria, la soluzione che forse di qui a poco dovrà far conto sul sostegno dell'annunciato (e mai attivato), 50 express, dopo 12 anni d'aiuto dei bus 85 e 87, tuttora considerati irrinunciabili.

   Chissà, forse gran parte del quartiere aveva già cancellato il tram come retaggio di un passato che pur avrebbe continuato a manifestarsi fino ad oggi a mezzo di piccole e grandi vestigia tuttora presenti, consegnando alla storia la sua epoca gloriosa e relegando i suoi mezzi al rango di un soldatino di stagno, che dopo aver esaurito la sua funzione viene gettato nella fornace della storia: quel che è certo e che nessuna parola fu spesa ufficialmente a commemorare un sistema di trasporto cui due tra i più popolosi quartieri di Roma si affidarono per anni, affollando all'inverosimile le sue vetture sempre più ballonzolanti e usurate solo preoccupandosi di arrivare puntualmente ai luoghi di lavoro e/o di studio. Come che sia furono al massimo un centinaio le persone che alle 11,58 del 15 febbraio 1980 salutarono la partenza della 501, ed altrettante quelle che la affollavano: il conducente diede alcuni colpi al campanello nel momento stesso in cui la vettura iniziò a muoversi, e non pochi furono i fazzoletti che spuntarono dalle tasche della gente commossa, tra gli altri quello di mio padre e di un vecchietto che stava accanto a noi a contemplare la vettura che spariva sull'anello di viale Togliatti: "abito in questo quartiere dal 1951, ci disse, e con questo tram ora se ne sta andando un pezzo della mia vita".

   Non so perchè ma in quel momento provai una sensazione simile, e certo perchè non poche volte mio padre mi portò con lui quando doveva andare da quelle parti, lasciandomi in macchina col naso appiccicato al vetro a guardare quei tram bianchi e azzurri col pantografo e la sede che somigliava a quella delle ferrovie, tram che mi piacevano molto di più di quelli dell'ATAC cui pure ero maggiormente abituato per i numerosi viaggi che ho fatto sul 30 nero, quando quest'ultimo era ancora servito dalle MRS di prima serie, che avevano la cassa mista di legno e metallo che sembrava sempre sul punto di cedere da un momento all' altro.

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