Come abbiamo visto nella sua configurazione iniziale la rete dei
Castelli non prevedeva le tratte Genzano-Velletri, P.za Cesare
Cantù-Albano e bivio Appia-Lanuvio. Tuttavia il Consiglio
Provinciale di Roma (seduta del 25 aprile 1901), concedendo l'uso del
suolo per l'impianto delle prime linee extraurbane, aveva
condizionato tale assenso impegnando la STFER alla presentazione di un
progetto per il prolungamento della tranvia da Genzano a Velletri.
Quest'ultimo, il più eccentrico tra i Castelli con la sua posizione
decentrata rispetto al massiccio dei Colli Albani, pur isolato dai
servizi di tipo tranviario aveva il suo collegamento con Roma
attraverso la ferrovia che ancora arrivava a Segni e che si collegava
con la Roma-Napoli via Cassino, quindi con un movimento di convogli
da e per la Capitale ben superiore rispetto a quello che vi si
sarebbe registrato quando il tronco per Segni fu chiuso
all'esercizio, e proprio la linea ferroviaria fu motivo di
appassionate discussioni circa il futuro tronco tranviario e contribuì
a favorire la diretta Roma-Albano lungo la via Appia. |
Va detto, anzitutto, che il Comune di Velletri aveva adottato una
propria iniziativa in merito con l'appoggio dell'On. Medini,
Deputato eletto nel Collegio, che aveva anticipato i fondi necessari
all'elaborazione di uno studio che il Comune stesso aveva
commissionato a tali ingegneri Tosi e Medina: il risultato fu un
progetto di linea ferroviaria dalla piazza del Plebiscito di Genzano,
dove aveva termine la tranvia STFER, alla Porta Romana di Velletri,
ferrovia che avrebbe dovuto svolgere il proprio itinerario in sede
propria, seguendo a mezza costa i rilievi collinari. Si trattò di uno
studio condotto sulla base di oculate indagini sulle condizioni del
terreno ma il tracciato di 13,6 Km aveva un costo preventivato,
materiale rotabile compreso, di 2.100.000 lire. A questa soluzione fu
preferita quella successivamente presentata dalla STFER, che
prevedeva la classica tranvia posata al fianco della strada
provinciale Appia con un costo, sempre preventivato, di "sole" 869.000
lire più 38.000 per l'acquisto di due motrici, ma la società richiese
ufficialmente un forte contributo pubblico ed un sovvenzionamento
chilometrico per lo scarso traffico che avrebbe interessato la nuova
tratta. La presenza della linea ferroviaria e la sola possibilità di
poter congiungere Velletri con Roma attraverso l'itinerario per
Marino e Grottaferrata, infatti, lasciava prevedere una domanda di
trasporto esclusivamente locale, diretta unicamente verso altri centri
dei Colli Albani: la rigidità della tranvia, l'impossibilità di
ottenere velocità elevate pur in presenza di un sistema di
segnalamento e l'alto numero delle fermate comportavano un tempo
complessivo di viaggio da Roma a Velletri di ben 2,35 ore,
palesemente eccessivo rispetto al collegamento ferroviario, e a ciò
si aggiunga che gli 11,5 Km della nuova tratta non avrebbero
interessato alcun obiettivo sensibile dal momento che la cittadina di
Lanuvio, successivamente collegata da un apposita diramazione, era
troppo decentrata rispetto al percorso previsto. |
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Una motrice "60" ripresa ad
Albano. Si nota la ristrettezza della sede stradale, che diede adito a
interminabili problemi di esercizio fino al 1965. |
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Nell'onorare l'impegno cui era stata obbligata la STFER non poteva
certamente farsi alcuna illusione sulla produttività di questa nuova
tratta, anticipando - diciamo noi - quella fragilità
dell'infrastruttura tranviaria che ne decreterà una condanna senza
appello di li a pochi decenni, ma siamo ancora nel 1909 e non esiste
alcuna alternativa alla posa delle rotaie sulle strade: in varie
parti d'Italia (tra cui a Roma, come detto), hanno cominciato a circolare autobus a vapore
e a benzina, a Pescara - già nel 1902 - è stato sperimentato addirittura
uno dei primi
filobus d'Italia e dell'intera Europa sulla tratta Pescara-Castellamare,
ma in entrambi i casi l'inesistenza dei dispositivi di sospensione,
telai rudimentali, bassissime velocità nel caso dell'autobus e scarsa affidabilità della linea aerea per
il filobus, ed ancora un fondo stradale proibitivo su cui poggiano
ruote piene, prive di pneumatici, determinano un abbandono sbrigativo
di questi sistemi, anche se non si ferma la ricerca. |
E del resto |
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"... la STFER non può peraltro farsi illusioni circa le
difficoltà che si presentano per l'attuazione di una tale
linea, poiché il traffico che potrà presumibilmente
svilupparsi sul percorso Genzano-Velletri non sarà neppure
tale da produrre un reddito sufficiente a coprire appena la
metà delle spese, e ciò benché il progetto sia informato ai
criteri di massima economia nelle spese di impianto e di
esercizio. |
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E' bene notare a questo proposito, come la congiunzione tram-
viaria di Velletri con Roma non potendosi effettuare che sul
percorso Velletri Genzano Grottaferrata Roma, ad essa sarà
sempre preferibile la congiunzione ferroviaria attuale,
poichè mentre il costo del viaggio su quest'ultima non
riuscirebbe superiore a quello del biglietto della tramvia
Velletri Grottaferrata Roma, la durata del viaggio della
tramvia - a causa specialmente dal gran numero delle fermate
- la porrebbero in una condizione di assoluta inferiorità
rispetto alla ferrovia Si può quindi ammettere a priori
che i viaggiatori diretti a Roma non potranno, in generale,
preferire il tram alla ferrovia di modo che la linea
tramviaria Genzano Velletri non potendo mai contare su un
traffico notevole di viaggiatori da e per Roma dovrebbe vivere
quasi esclusivamente su movimento locale dei viaggiatori da
Velletri ai Castelli Romani e viceversa. Per ultimo sarà bene
tener presente che il lungo tratto Genzano Velletri non
attraversa alcun abitato importante eccezion fatta per Civita
Lavinia che, per essere troppo lontana dalla linea, non
offrirà certo un grande contingente al movimento. |
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Appare quindi ben chiaro come questa linea non potrà essere
esercitata senza unvalido appoggio finanziario da parte della
Provincia e dei Comuni interessati..." |
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La STFER, dunque, richiese ufficialmente un sostegno finanziario
da parte della Provincia di Roma e dei Comuni interessati, e nel
contempo - ma è logico credere che l'intenzione sia di molto
antecedente - prese corpo l'idea di una linea diretta per Albano
lungo la via Appia, in partenza dal bivio di quest'ultima con via
delle Cave (l'odierna piazza Cesare Cantù): negli atti della
società troviamo che alcuni accordi di massima nel merito della
linea diretta per Albano e del prolungamento Genzano-Velletri,
comprensivi dei sussidi richiesti, erano stati firmati nel
giugno del 1910 e che i primi cantieri erano già aperti prima
della fine dell'anno. In previsione dell'acquisto di nuovo
materiale rotabile nello stesso periodo risultano in corso
profondi lavori di sistemazione del deposito di via Appia Nuova,
portato alle dimensioni e all'organizzazione che sarebbe poi
rimasta quella di sempre, con l'ampliamento delle rimesse, totale ricostruzione dell'officina, costruzione di un
magazzino e ricostruzione della palazzina degli uffici ancora
visibile sulla destra della rimessa entrando nel deposito. |
Ed infatti all'Assemblea degli Azionisti del 29 marzo 1911 veniva
testualmente detto che |
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"... Dopo
lunghe trattative furono firmati nel giugno scorso (1910, n.d.a.),
diversi contratti capitolati con le Autorità Governative, provinciali
e municipali, relativi alla nuova linea da via delle Cave ad Albano
per la via Appia Nuova, e da Genzano a Velletri per Civita Lavinia (Lanuvio,
n.d.a.). Abbiamo ottenuto i sussidi richiesti tanto dalla Provincia
quanto dai comuni e verso questi ultimi ci siamo garantiti con
speciali delegazioni sulle entrate daziarie [...] |
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Al nostro deposito di via Appia sono in corso i seguenti lavori:
costruzione di una sottostazione di trasformazione; ricostruzione
delle officine di riparazione; ampliamento delle rimesse delle vettu-
re, e costruzione di un vasto magazzino principale e di diversi
magazzini secondari..." |
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ma già nel 1909 il Consiglio d'Amministrazione comunicava allo stesso
consesso che |
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"...
abbiamo inoltre inoltrato una domanda per una nuova conces- sione per
una linea che, partendo dagli attuali binari nei pressi di via delle
Cave, si dirigerà direttamente su Albano lungo la via Appia Nuova,
con un eventuale prolungamento su Velletri e una diramazione per
Civita Lavinia". |
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Si noti che il prolungamento a Velletri, con la diramazione verso
Lanuvio viene ancora definito "eventuale" nel 1909. e che la domanda
di concessione per la linea diretta Roma-Albano è contemporanea allo
studio commissionato dal Comune di Velletri |
Si trattò, in ogni caso, di un impegno finanziario cospicuo per
la Società, che pure aveva chiuso l'esercizio sociale del 1910
con un utile di 137.487,10 lire, dal momento che per le sole tratte di
prolungamento si prevedeva una spesa di 1.100.000 lire (Via delle Cave-Albano), e di 590.000 lire (Genzano-Velletri). A ciò si aggiunga che
il sottopassare le ferrovia Roma-Albano, lungo l'Appia, comportò
particolare difficoltà per l'insufficiente altezza del ponte che non
lasciava spazio al passaggio delle vetture a due piani. Si rese
necessario abbassare di circa un paio di metri il livello della sede
stradale in corrispondenza del sottopasso, e nella convenzione
stipulata tra la STFER e le Ferrovie Secondarie Romane si legge che la
prima si sarebbe accollata le spese necessarie all'abbassamento della
sede stradale e al contemporaneo mantenimento delle colonne portanti
del ponte alla stessa altezza, oltre che il rimborso delle spese per
la sorveglianza dei lavori che la seconda avrebbe eventualmente
incontrato. La STFER si impegnava, inoltre, ad eseguire a proprie
spese i lavori che si sarebbero resi necessari a seguito di un
eventuale elettrificazione della Roma-Albano come l'installazione di
reti protettive e l'attraversamento della linea di alimentazione, già
progettati secondo disegni che furono allegati alla convenzione
stessa. |
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A Genzano, incrocio tra una
motrice a due piani e il convoglio formato dalla motrice 30 e dal
rimorchio 112 |
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Come già era accaduto per la bivio di Grottaferrata-Frascati,
inoltre, abbiamo anche visto che la Provincia di Roma dovette accollare al proprio
bilancio i lavori di costruzione della variante dell'Appia Nuova
in uscita da Genzano verso Velletri, il ramo sul quale venne
successivamente posato il binario che non poteva correre, se non a
fronte di un maggiore onere finanziario, sulla strada esistente.
La realizzazione della Appia Vecchia - come viene ancor oggi
chiamato questo tratto di strada - comportò un ritardo
sull'esecuzione del collegamento per Velletri con conseguente
aumento degli interessi passivi sulle somme in proposito impegnate
ed un sensibile aumento dei costi a carico dell'ente locale. |
Come si vede il completamento della rete comportò un generale impegno
finanziario e politico non indifferente, con l'unica giustificazione
della finalità sociale, di una pubblica utilità che contentava allo
stesso tempo numerosi interessi più o meno puliti della politica dell'epoca cui anche la stessa STFER non era certamente estranea (ma quale
azienda, del resto, lo fu mai?), al fine di facilitare il più
possibile le comunicazioni e l'onere economico che all'utente era
richiesto per usufruirne. La diretta Roma-Albano, in modo particolare,
consentiva di prevedere la percorrenza complessiva da via della Cave
ad Albano in soli 40 minuti, contro i 75 fino ad allora necessari, e
la riduzione della distanza chilometrica (da 30,8 a 18,5 Km),
abbassava notevolmente il costo del viaggio pur mantenendo invariata
la tariffa chilometrica di 0,0428 lire per la seconda classe e di
0,07 lire per la prima, abbassando il prezzo del biglietto anche per
il collegamento con Velletri (e quindi con Ariccia e Genzano),
secondo lo schema che segue: |
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PERCORSO TRANVIARIO |
Km |
COSTO DEI BIGLIETTI (lire) |
ORDINARI |
RIDOTTI |
Roma-Grottaferrata-Marino-Albano |
30,8 |
2,10 |
1,35 |
3,15 |
2,05 |
Roma - Via delle Cave -
Albano (diretta) (1) |
18,5 |
1,30 |
0,79 |
2,59 |
1,58 |
Roma - Velletri (via
Grottaferrata-Albano) |
46,4 |
3,25 |
1,99 |
6,50 |
3,97 |
Roma-Velletri (diretta
Albano-Genzano) (1) |
30,0 |
2,10 |
1,28 |
4,20 |
2,57 |
(1)
I dati relativi al percorso diretto per Albano sono quelli della
previsione progettuale elaborata dalla STFER. |
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La linea diretta da via delle Cave ad Albano fu aperta all'esercizio il 4
marzo del 1912 e la lunghezza definitiva risulto di 19,8 Km, dei quali
poco più di 2 in sede propria per sovrappassare la ferrovia per
Velletri e Segni a mezzo di un ponticello. Alla stessa data
risultavano completati i lavori di ampliamento del deposito di via
Appia, all'Alberone, portato - come già detto - alle dimensioni ancora
esistenti a mezzo della costruzione del secondo capannone di ricovero
e dell'ampliamento delle officine: queste ultime furono attrezzate con
le più moderne macchine utensili del momento per aumentare al
massimo che fosse possibile il rendimento di manodopera e impianto.
Con l'occasione furono attivate due nuove sottostazioni di
alimentazione della linea, quella già citata del deposito di via Appia
e quella di Albano. L'anno successivo, il 12 settembre del 1913,
viene anche attivata la tratta Genzano-Velletri, di 10,6 Km, provvista
di 4 raddoppi intermedi e lungo un itinerario che si svolgeva
tenendosi sulla destra della sede stradale uscendo da Genzano per
terminare sulla piazza Garibaldi di Velletri; il capolinea fu
provvisto di un binario di sosta e di un anello che consentiva l'inversione di marcia delle vetture, oltre che di una stazione monumentale
in un presuntuoso stile "dorico" che testimonia, nella
documentazione fotografica pervenuta ai nostri giorni, un importanza
non di maniera che si diede in quegli anni alla linea tranviaria. |
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Il capolinea tranviario di
Velletri, con la stazione in stile "dorico" che lo caratterizzò nei
primissimi tempi di esercizio. |
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Assieme al nuovo tronco per Velletri fu attivata una piccola rimessa
poco oltre il bivio di Lanuvio, in località Acqua Lucia, per la
piccola manutenzione e il ricovero del materiale interessato alle
prime ed ultime corse sul tronco più esterno della rete. Rimessa
tutt'ora esistente e data in uso per altre attività (vedi album
fotografici). |
Per il
disimpagno di queste linee la STFER provvide all'acquisto di
ulteriore materiale rotabile: compaiono per la prima volta dei
rotabili a carrelli nel parco aziendale tra i quali un gruppo di
10 motrici numerate "60-69", delle quali è tuttora esistente la
"64". Si trattava delle cosiddette "biellette", soprannome
derivato da un nuovo tipo di carrello motore che non ebbe
successivamente grande fortuna, progettato dalla Boeker, la ditta
che già si occupava, fin dall'inizio, della costruzione della
parte meccanica delle vetture. |
Queste motrici presentavano un carrello motore nel quale uno solo dei
due assi, quello esterno, era motore e trasmetteva il moto all'altro
a mezzo di una biella montata esternamente, sulle boccole. Altra
novità, unica a Roma in quegli anni, era l'accesso centrale aggiunto
ai due laterali (poi soppresso nella ricostruzione). L'equipaggiamento
elettrico era ancora quello della T&H ed assieme alle motrici
entrarono in servizio sei rimorchi pressoché identici, numerati
160-165, anch'essi col nuovo carrello della Boeker, naturalmente
privo della trasmissione a biella. Motrici e rimorchi presentano,
come tutto il rimanente materiale dell'epoca con esclusione dei tram a
due piani, un lucernario discendente sulle cabine di guida.
Erano dotate di cassa in doghe in legno lucidato e presa di corrente
con trolley a rotella. |
L'anno
successivo, nel 1912, entrano in servizio le dieci motrici del gruppo
"70-79", delle quali è tuttora esistente la prima del gruppo, una
sorta di versione migliorata delle "60" dal momento che ad un estrema
somiglianza della cassa, con lucernario e doghe in legno lucidato,
oltre che col classico trolley a rotella, corrispondeva un ritorno a
due soli accessi (stavolta centrale ed anteriore), e al ricorso ad un
nuovo tipo di carello di produzione "Brill", largamente impiegato
negli anni successivi dal momento che ne saranno dotate financo le MRS
di prima serie dell'ATAG nel 1927-1930: entrambi i gruppi furono
utilizzati sia per il servizio locale dei Castelli che per il
collegamento extraurbano, preferibilmente sulla diretta Roma-Albano. |
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Un
biglietto della rete dei Castelli. |
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Nel 1913, infine, entrano in servizio sei motrici a due assi
(gruppo "40-45"), da utilizzarsi per il servizio locale dei
Castelli ma che furono anche adattate per il servizio urbano di
Roma da Termini a via delle Cave. Le tre motrici destinate a
quest'ultimo compito giunsero almeno fino agli anni '30,
quando furono sostituite dalle MRS serie "300" e "320"
appositamente costruite allo scopo. Con questo gruppo si torna ad
un solo accesso per lato e l'aspetto è il solito (doghe, trolley a
rotella), vagamente derivato - almeno da quanto si vede dalle
immagini fotografiche - dalle motrici del gruppo "70" entrate in
servizio l'anno precedente. |
La rete tranviaria dei Castelli quale ha operato almeno fino al 1944 fu
completata con l'attivazione della diramazione che andava dal 31°
Km dell'Appia, dove aveva sede un raddoppio, fino al capolinea ad
anello realizzato a Lanuvio, in posizione leggermente decentrata
rispetto al centro della cittadina, raggiungendo poco più di 72 Km di
sviluppo complessivo: tale diramazione nacque con l'idea di aumentare
la produttività del tratto Genzano-Velletri, che rimarrà comunque il
più improduttivo fino alla soppressione del 1954 (e forse non è un
caso che sia rientrato proprio nei primi provvedimento di taglio di
quell'anno), dal momento che a dispetto di tutte le buone intenzioni
si trattò soltanto di un prolungamento politico, che andò a soddisfare
più che altro interessi materiali ben differenti dalle esigenze di
trasporto di una popolazione che continuò, come pure è ovvio, a preferire la ferrovia,
relegando il tram ad una domanda di mobilità locale invero quasi
inesistente.
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