All'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania (10 giugno
1940), l'intero servizio sulla rete (urbano ed extraurbano), è nel
pieno dell'efficienza, almeno stando agli orari in vigore quell'anno,
i quali ci danno uno schema di massima del servizio come riportato
nella tabella sottostante:
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SERVIZIO
TRANVIARIO IN ESERCIZIO |
COPPIE DI CORSE |
Roma - Albano - Genzano
- Velletri |
18+7 (*) |
Roma - Albano - Marino |
10 |
Roma - Grottaferrata -
Frascati |
18 |
Frascati -
Grottaferrata - Marino - Albano - Velletri |
17 |
Roma - Ciampino |
37 |
Roma - Grottaferrata -
Marino - Albano - Roma |
16 |
Bivio Lanuvio - Lanuvio |
20 |
Grottaferrata
- Valle Vergine |
20 |
Stz FS Termini - via
delle Cave - Capannelle |
a frequenza costante |
Stz FS Termini - via
delle Cave - Cinecittà |
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Le cifre della tabella si riferiscono a "coppie" di corse, quindi
vanno moltiplicate per due per stabilire il numero esatto di convogli
in circolazione sulla relazione in esercizio e, nel contempo, sulle
varie tratte della rete. Non si può fare a meno di sottolineare l'alto
numero di corse programmate da Ciampino a Roma (quasi due ogni ora per
senso di marcia), e la presenza di ben 14 corse dirette sulla
relazione Roma-Velletri, da aggiungersi alle 36 ordinarie già
esercitate. Con la sola eccezione della Roma-Marino si nota che
sull'intera rete il servizio prevede quasi una corsa ogni 30 minuti
per singola relazione, ma l'itinerario dei tram fa si che alcuni paesi
vengano serviti con frequenza anche di molto minori come nel caso di Grottaferrata (68 corse totali sulle due relazioni che interessano il
paese), ma anche di Albano e Marino (52 corse da e per Roma, alle
quali si debbono aggiungere le 34 locali sulla intercastellare
Squarciarelli-Genzano).
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Il progressivo sviluppo della città, il cui abitato è ormai pressoché
completo almeno fino a via delle Cave, oltre che parecchio sviluppato
lungo l'asse della via Tuscolana a ridosso -
oltre che per merito - del tram, ha fatto si che i servizi a
carattere urbano e suburbano conoscessero uno sviluppo destinato sempre più a crescere, con valori assoluti nella domanda
addirittura superiori a quelli delle più affollate linee
tranviarie dell'ATAG: sul fronte extraurbano, per contro, la rete
è messa a dura prova dallo stato di guerra, e l'alto numero delle
corse poc'anzi accennato comporta non pochi conflitti nella
circolazione per la scarsa affidabilità del sistema di blocco "Nachod". |
Al bivio di Grottaferrata si registrano dai 5 ai 6 passaggi ogni ora;
nel tratto urbano della via Appia ad Albano (Corso Vittorio Emanuele e
Borgo Garibaldi), si incrociano ogni giorno 136 vetture ed i passaggi
ogni ora vanno dai 5 ai 7; la penetrazione urbana della rete dentro
Roma (per Capannelle e Ciampino), è sovraccariccata dai tram del
servizio urbano che effettuano mediamente una partenza ogni 10 minuti,
ai quali si debbono aggiungere i 144 che effettuano sia il servizio
suburbano per Ciampino che l'extraurbano per i Castelli, al punto che
alcune corse (nonostante il doppio binario), vengono deviate per via
Emanuele Filiberto ed attestate al nodo tranviario di Piazza Vittorio
Emanuele, peraltro già sovraccarico da numerose linee tranviarie
urbane. Questo aumento del numero di corse avviene su quella stessa
rete che circa trent'anni prima era stata concepita in rigide economie
di costruzione e di esercizio, più che altro in previsione di un
traffico concentrato nelle migliori giornate festive, e per la sua
evidente insufficienza la STEFER deve ampliare alle relazioni extraurbane gli autoservizi che già dal 1930 ha avviato ad integrazione delle
tranvie urbane ancora non potenziate, e che continuano ad essere
esercitati anche successivamente, più che altro in regime di sussidio. |
Sempre per far fronte all'aumento del numero di viaggiatori anche i
convogli diretti ai Castelli effettuano tutte le fermate del servizio
urbano e sulle vetture si vendono anche i biglietti di quest'ultimo, ciò che invero peggiora il servizio per Capannelle e
Cinecittà, e si istituiscono numerose corse limitate a via delle
Cave (utilizzando l'anello d'inversione di via Eurialo), ma il
sistema e le vetture non sono certamente in grado di affrontare
questa mole di traffico e molti iniziano a voltare le spalle al
tram per utilizzare gli autobus di varie ditte private ed anche i
servizi alla buona di improvvisati imprenditori, antesignani delle
camionette degli anni 1944-1945. |
Nel 1942 l'esercizio sociale si chiude con un incasso di 30.435.932
lire, un terzo del quale (per un totale di 10.079.334 lire),
proveniente dal solo servizio urbano, che superava così la media dei
7-8 milioni di lire annui incassati dalle più affollate tra le linee
tranviarie urbane dell'ATAG. La STEFER, ben lungi dal prevedere
qualsivoglia chiusura delle linee su ferro, predispone un "Progetto di
ferrovie rapide dei Castelli Romani", laddove si prevede la sostituzione delle antiquate e fragili tranvie con ferrovie a carattere
di metropolitana. Nelle intenzioni che i successivi eventi bellici
fecero rimanere tali si era accantonata la più volte reiterata
intenzione di acquisire le linee ferroviarie dei Castelli, del resto
mai avvenuta per la tendenza delle F.S. di allora di evitare cessioni
in un periodo di massimo ampliamento della rete: le nuove linee si
sarebbero svolte sulle direttrici Roma-Grottaferrata-Rocca di Papa e
Roma-Albano, integrate dalla linea intercastellare
Frascati-Marino-Castelgandolfo-Albano, con soppressione delle tratte
Albano-Velletri e bivio Lanuvio-Lanuvio, e per il collegamento dei
paesi tagliati fuori dalla nuova rete si arrivò addirittura ad
ipotizzare un servizio filoviario sull'esempio di quello attivato il
17 giugno del 1939 in sostituzione della tranvia che andava da Anzio a
Nettuno, per gran parte parallelamente all'analoga linea ferroviaria,
attivata il 29 agosto del 1910. |
Il progetto prevedeva, tra l'altro, di realizzare delle linee
ferroviarie con lo stesso carattere tecnico della Roma-Lido di Ostia,
unica linea italiana a presentare due caratteristiche fon damentali
come l'assenza dei passaggi a livello e i marciapiedi all'altezza del
piano di calpestìo delle vetture, da attestarsi nella stessa
stazione da realizzarsi sotto piazza San Giovanni in Laterano.
L'evolversi della situazione bellica blocca ogni esecuzione pratica
dei progetti e l'unico atto significativo del periodo della guerra e
il passaggio alla STEFER della Ferrovia Roma-Lido, rilevata per 31
milioni di lire dalla S.E.F.I., e della Roma-Fiuggi, rilevata
dalla S.F.V. per 5.500.000 lire (entrambe le linee erano però gestite
già da qualche anno in regime di gestione commissariale governativa
dall'I.R.I.).
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Distruzioni al deposito
di Marino: |
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Col precipitare degli eventi nell'estate del 1943 la rete dei Castelli
viene praticamente distrutta. Appena sfiorata dai due bombardamenti di
Roma del mese di Luglio subisce danni
gravissimi a seguito della situazione in cui il Paese viene a
trovarsi dopo il letale 8 settembre, quando l'esercito tedesco,
che praticamente occupa l'intera penisola, da alleato di fatto
diventa invasore. Anche per ragioni di sicurezza imposte dal
comando germanico, oltre che per la paura della gente di
utilizzare convogli che potrebbero essere oggetto di attentati,
il servizio extraurbano viene di fatto sospeso a tempo
indeterminato, rimanendo precariamente in funzione le sole tratte
urbane verso Capannelle e Cinecittà, anche per ovviare alla mancanza di
carburanti e di gomme che blocca quei pochi autobus e filobus non danneggiati o distrutti dai bombardamenti, e non inviati in
Germania dai tedeschi. |
Ma anche il servizio urbano viene ben presto sospeso. Secondo notizie
apparse sui quotidiani di allora le due linee per Capannelle e
Cinecittà risultano inattive già dai primi di gennaio del 1944, più
che altro per la distruzione della sottostazione elettrica di Ciampino
e l'inattività di quella del deposito dell'Alberone: sempre per
impedire qualsiasi attività di servizio i tedeschi danneggiano
gravemente anche le sottostazioni elettriche di S. Giuseppe (il deposito viene praticamente distrutto, con gravissimi danni ai tram ivi
accantonati, tre dei quali completamente distrutti), delle Frattocchie
e di Villa Dusmet. Secondo la relazione elaborata dalla STEFER dopo
l'arrivo degli americani (presentata il 1 settembre 1944), ai danni
ora citati si debbono aggiungere la scomparsa pressoché totale
dell'intera estesa del filo di con- tatto (per un totale di oltre 50
tonnellate di rame), di quasi 5 km di binari tra le Capannelle e
Capanne di Marino, oltre che sulle tratte per Lanuvio e
Squarciarelli-Rocca di Papa.
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A pochi giorni dall'ingresso degli americani a Roma (4 giugno 1944), la STEFER riattiva dapprima il servizio urbano
Termini-Cave-Cinecittà (9 giugno), e secondo la stampa dal 29
giugno i tram possono già tornare a Grottaferrata, ciò che
invero appare poco credibile, a meno non si sia trattato di un
servizio più che ridotto (e una conferma verrebbe dall'intenso
servizio di camionette private allo stesso tempo esistente): di
certo il servizio viene esteso a Marino il successivo 26 novembre,
mentre nel 1945 vengono riattivate le tratte Grottaferrata-Valle
Vergine (6 gennaio), Marino-Genzano e bivio Grottaferrata-Frascati
(27 giugno). Nel 1946 (28 aprile), i tram tornano a correre lungo
la diretta di Albano per le Frattocchie, completamente ricostruita
per la totale asportazione delle rotaie, e riprende a funzionare
la funicolare elettrica di Rocca di Papa. Molto più tardi, nel
1948, si riattiva anche il servizio da Albano a Velletri, che
deve attendere la ricostruzione del viadotto pontificio dell'Ariccia,
distrutto durante la guerra: l'intera tratta Albano-Velletri viene
ripristinata l'11 novembre di quell'anno, dopo la parziale
riattivazione a tratte isolate dei percorsi Albano-La Stella,
Genzano-Velletri e Galloro -Genzano.
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All'11 novembre del 1948, dunque, l'opera di ricostruzione della rete
è stata di fatto completata con la sola eccezione della tratta per
Lanuvio, che venne sostituita da un autoservizio, ma sappiamo che
tutto fu inutile dal momento che il tram dei Castelli non esiste più,
ed infatti le prime soppressioni intervengono soltanto 6 anni dopo (4
giugno 1954), quando si chiudono all'esercizio le tratte
Grottaferrata-Frascati, Genzano-Velletri e Marino-Castelgandolfo-Albano, un processo che si concluderà nel giro di soli 11 anni
con la chiusura dell'ultima linea extraurbana nel 1965. |
Cos'era accaduto? |
Paradossalmente fu proprio l'opera di ricostruzione a decretare la
condanna a morte del tram dei Castelli, come anche di molte altre
linee minori ovunque in Italia, dal momento che lo sforzo immane
compiuto in questo senso, con robuste iniezioni economiche da parte
dei piani di aiuto americani (Marshall, UNRA e cosi via), fu
indirizzato unicamente alla restaurazione della situazione
preesistente, alla ricostruzione di un tessuto ottocentesco che appariva una forzatura nell'uso dell'infrastruttura ferroviaria già al
momento della progettazione. Nel caso delle tranvie dei Castelli,
nonostante le difficoltà insite già in sede di elaborazione dei
progetti e più ancora nella costruzione, a dispetto dei gravissimi
problemi che si incontrarono già dai primi mesi di esercizio, delle
liti relative ad un disservizio che pure non poteva non essere stato
preventivato, tutto tornò esattamente (o quasi), come prima, sprecando
preziose risorse finanziarie (svariate centinaia di milioni
dell'epoca), lungo l'obiettivo del ripristino di tratte palesemente
improduttive, destinate ad uno smantellamento più o meno prossimo come
pure avvertivano pochi, inascoltati, tecnici di allora. |
E' pur vero che le tranvie extraurbane in generale risentirono meno
del ciclone bellico, a motivo di una semplicità intrinseca che le
aveva forzatamente diffuse con l'unica giustificazione dell'assenza
di altri mezzi competitivi, ma al momento di ricostruire ciò che la
guerra aveva distrutto nessuno poteva ancora appellarsi
all'inesistenza di un alternativa, forse più costosa ma di certo più
efficiente, qual'era ormai l'autobus di allora. |
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