La seconda esplosione fece aumentare il ritmo delle bracciate dell’iskaloni,
mentre rifletteva verso quale luogo recarsi per primo. Decise di raggiungere
l’origine del botto iniziale, che aveva udito mentre stava conversando
amabilmente con una giovane nuotatrice dal formoso corpo serpentino. Preoccupato
per il suono e infastidito dal brusco termine della conversazione con la
ragazza, emerse dalla superficie dell’acqua in prossimità della piattaforma
Delta, dove vide quattro figure attonite che osservavano la distruzione intorno.
"Ehi, siete gli stranieri appena arrivati! Che fate qui?"
Riconoscendo i lineamenti di Selan, Dalia disse:
"Salve, Selan. Stavamo andando a salutare un nostro amico, quando ci siamo
ritrovati in mezzo a tutta questa distruzione."
Indicando prima i resti fumanti della Fawlty Flier e poi la lontana colonna di
fumo che mostrava il punto in cui si era trovata la Deep Star Six, la ragazza
continuò:
"Non riusciamo a capire come sia potuto succedere."
Con una scrollata di spalle, l’iskaloni rispose:
"Fortunatamente, gli stranieri di Pavillion sono ben organizzati per far fronte
a queste emergenze. Tra pochi minuti, invieranno una squadra per domare gli
incendi. Siete sicuri di non aver visto nulla?"
Ripensando all’accaduto, Rea disse:
"Un momento! Il turboascensore non risultava utilizzato da due giorni,
magari..." e aggiunse, rivolgendosi a Selan:
"Hai per caso visto dei droidi nuotare intorno a questa piattaforma, o vicino a
quella laggiù?"
Selan rispose immediatamente:
"No, ma mi trovavo abbastanza distante da qui, quando ho sentito le esplosioni.
Forse Sakana ne sa qualcosa."
Kyrl domando all’iskaloni chi fosse questa Sakana, e Selan rispose:
"E’ un’esperta guida delle profondità di Iskalon. Esplora continuamente gli
oceani, e mostra agli stranieri le meraviglie del nostro pianeta. Ve la chiamo"
e con un tuffo all’indietro, sparì nelle profondità marine.
Dopo pochissimi minuti, un’altra creatura emerse dall’acqua. I quattro
componenti del gruppo, Dalia compresa, rimasero colpiti dalla bellezza di quella
giovane iskaloni. I lineamenti del volto erano simili a quelli umani, ma molto
più dolci; la sua pelle era dorata, ma la cosa più particolare erano i suoi
capelli biondi: nonostante fosse appena uscita dall’acqua, Sakana aveva dei
morbidi ricci che le incorniciavano il volto. La voce musicale della creatura si
rivolse ai compagni:
"Salve! Selan ha detto che mi cercavate. Ditemi pure."
Dopo una breve pausa, continuò:
"Ma che è successo qui?"
Sheen, seppur colpito dal fascino dell’iskaloni, fu il primo a rispondere:
"Credo che sarebbe una storia troppo lunga. Volevamo sapere se avevi visto
qualcosa di strano ultimamente, qui intorno. Che so, un gruppo di droidi in giro
sul fondo del mare..."
La risata di Sakana colse alla sprovvista il padawan:
"Sarebbe sicuramente strana una vista del genere... No, mi dispiace, ma non ne
ho visti. Di cose strane ne succedono più sulla superficie che in profondità,
nell’ultimo periodo."
Rea si intromise, dicendo:
"Che cosa intendi dire?"
Gli occhi blu senza pupilla dell’iskaloni si girarono verso lo zabrak mentre
rispondeva:
"Da qualche tempo, delle navi stellari molto grandi sono state avvistate da
alcuni dei miei compagni nella zona di Iskalon nota come Orin’s Reach. E’ da
quando ho fatto la prova del Chiaki che non ci vado più, ma mi sembra strano che
ci siano vascelli che non vadano a Pavillion. Laggiù c’è solo la vecchia
stazione mineraria abbandonata."
Dalia fu la più rapida a fare il collegamento:
"Credo che non sia più molto abbandonata... potresti portarci laggiù?"
Sakana le rispose:
"Certamente! Volete vedere il Chiaki?"
Sheen fu colto dalla curiosità:
"Ma che cos’è questo Chiaki?"
L’iskaloni rispose rapidamente, come se quella domanda le fosse stata rivolta un
milione di volte:
"E’ una creatura marina, che vive nelle profondità di Iskalon. Noi Iskaloni,
come prova per il passaggio alla maturità, siamo chiamati a nuotare verso la sua
tana. Chi è fortunato, lo trova addormentato, in altri casi è sveglio ma ha
appena mangiato. Quelli che se lo trovano di fronte affamato hanno poche
speranze di sopravvivere..."
Il jedi volle indagare di più:
"Ma come è fatto?"
"Ha una forma allungata, quella che voi stranieri chiamereste “serpente”, con
piccoli tentacoli lungo tutto il corpo rosso e verde, ed è ricoperto di scaglie
luccicanti. E’ lungo una dozzina di metri, e quello che salta di più all’occhio
è la grossa bocca dotata di centinaia di denti affilati."
Rimpiangendo di aver fatto la domanda, il padawan ascoltò ciò che Sakana aveva
da aggiungere:
"Potete noleggiare dei veicoli sottomarini nella parte bassa di Pavillion. Io vi
aspetterò vicino a uno dei portelli di uscita. Se volete raggiungere Orin’s
Reach, preparatevi a un viaggio di un paio d’ore."
Le tute che vennero fornite loro erano state prodotte secondo gli standard delle
varie razze della galassia, quindi nessuno di loro trovò problemi
nell’indossarle e regolare gli apparati di respirazione e comunicazione interni
ai caschi. I mezzi di trasporto erano degli hydropod, molto simili alle carene
dei motospeeder più eleganti, di forma triangolare: il pilota infilava la testa
e le mani all’interno della struttura ampia circa un metro, lasciando il resto
del corpo all’esterno, e si faceva trascinare dal potente motore del natante. I
quattro compagni videro Sakana nuotare pigramente poco lontano dall’uscita della
camera stagna, che si stava rapidamente riempiendo d’acqua. Quando fu il momento
di muoversi, Dalia diede gas al suo hydropod, e andò a sbattere contro lo
spigolo sinistro del portello di uscita; dopo essere riuscita faticosamente a
riprendere il controllo del mezzo che aveva cominciato a girare su se stesso, la
ragazza sentì la voce di Sheen crepitarle nelle orecchie attraverso il comlink:
"Dalia, sei sicura di saperlo pilotare?" e le risate che seguirono, provenienti
da Kyrl e Rea, le fecero comprendere che avevano scoperto ciò che lei aveva
tenuto nascosto: proveniente dal pianeta Dathomir, un mondo con poca tecnologia,
non aveva mai avuto l’occasione di guidare un veicolo terrestre, figurarsi uno
sottomarino.
Riacquistata la sicurezza di sé, Dalia rispose stizzita:
"Se sei riuscito a imparare tu, non credo che io possa avere problemi."
Detto questo, la ragazza si avviò dietro a Sakana che aveva cominciato a nuotare
verso le profondità marine, e gli altri tre si affrettarono a seguirle.
La nuotatrice guizzava abilmente attraverso banchi di pesci e formazioni di
alghe, seguita dai quattro veicoli a motore, che producevano un ronzio appena
distinguibile. Una volta superato un gruppo di spugne grandi ciascuna una decina
di metri, lo sguardo del gruppo fu catturato da una gola sottomarina che, alla
luce dei fari degli hydropod, sembrava essere costituita da pietre multicolori.
Sakana si era diretta esattamente al suo interno, e guardando più da vicino fu
chiaro che non si trattava di roccia, bensì di coralli cresciuti al punto da
formare anfratti e caverne. L’iskaloni si era arrestata di fronte a un’apertura
ampia più di cinquanta metri e, con gesti eccitati, invitava i quattro ad
avvicinarsi. Dalia rischiò di investire l’esploratrice, riuscendo ad arrestarsi
a qualche centimetro dal suo corpo sinuoso; Sakana non sembrava preoccupata,
così la strega di Dathomir osservò all’interno della caverna.
La creatura che si trovava nella cavità corallina era come l’aveva descritta
l’iskaloni, con il piccolo particolare che la “dozzina di metri” di lunghezza
doveva essere stata una notevole approssimazione per difetto. I coralli che
costituivano il pavimento della caverna dovevano essere molto robusti, perché
sopra vi stava placidamente arrotolato un serpente che, di primo acchito, non
misurava meno di venti metri di lunghezza. Fortunatamente, esso sembrava anche
addormentato, dato che le quattro paia di luci che lo illuminavano non avevano
causato nessuna reazione.
Kyrl, però, si avvide di qualcosa di strano. Poco dietro gli occhi della
creatura, pulsava debolmente un bagliore rosso e il twi’lek, aguzzando la vista,
individuò una specie di congegno elettronico posto direttamente sul corpo del
Chiaki. Immediatamente informò gli altri della sua scoperta, e poi si rivolse a
Sakana:
"Cosa pensi che sia?"
La nuotatrice rimase tranquillamente a fluttuare vicino a loro, senza prendersi
la briga di dare una risposta. Kyrl brontolò qualcosa riguardante la scortesia
dell’iskaloni, ma Rea lo riprese:
"Non credo che ci possa sentire, sai? Ritengo improbabile che gli iskaloni
nascano con un comlink direttamente integrato nel cervello!"
Lo zabrak gesticolò verso Sakana, indicandole la superficie, poi si mosse verso
l’alto. Quando i cinque riemersero, Rea chiese alla loro guida:
"Hai visto quel coso dietro la testa del Chiaki? E’ normale?"
"Cosa?"
Con gli occhi spalancati, l’iskaloni si immerse di nuovo, per riemergere poco
meno di un minuto dopo ed esclamare:
"No, che non è normale! Devo avvisare qualcuna delle altre guide, la cosa
necessita di un’indagine."
Rea riuscì a fermarla prima che potesse rituffarsi, afferrandola per la spalla e
domandandole:
"La stazione mineraria abbandonata di cui parlavi prima. Dove si trova?"
Come se l’argomento fosse infinitamente meno importante di ciò che le stava
passando per la testa, Sakana rispose indicando davanti a sé:
"Da quella parte, a una ventina di minuti da qui. E ora, se volete scusarmi...",
e con un guizzo si liberò dello zabrak e scomparve sotto le onde.
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