Un buco nell'acqua - parte 5

La seconda esplosione fece aumentare il ritmo delle bracciate dell’iskaloni, mentre rifletteva verso quale luogo recarsi per primo. Decise di raggiungere l’origine del botto iniziale, che aveva udito mentre stava conversando amabilmente con una giovane nuotatrice dal formoso corpo serpentino. Preoccupato per il suono e infastidito dal brusco termine della conversazione con la ragazza, emerse dalla superficie dell’acqua in prossimità della piattaforma Delta, dove vide quattro figure attonite che osservavano la distruzione intorno.
"Ehi, siete gli stranieri appena arrivati! Che fate qui?"
Riconoscendo i lineamenti di Selan, Dalia disse:
"Salve, Selan. Stavamo andando a salutare un nostro amico, quando ci siamo ritrovati in mezzo a tutta questa distruzione."
Indicando prima i resti fumanti della Fawlty Flier e poi la lontana colonna di fumo che mostrava il punto in cui si era trovata la Deep Star Six, la ragazza continuò:
"Non riusciamo a capire come sia potuto succedere."
Con una scrollata di spalle, l’iskaloni rispose:
"Fortunatamente, gli stranieri di Pavillion sono ben organizzati per far fronte a queste emergenze. Tra pochi minuti, invieranno una squadra per domare gli incendi. Siete sicuri di non aver visto nulla?"
Ripensando all’accaduto, Rea disse:
"Un momento! Il turboascensore non risultava utilizzato da due giorni, magari..." e aggiunse, rivolgendosi a Selan:
"Hai per caso visto dei droidi nuotare intorno a questa piattaforma, o vicino a quella laggiù?"
Selan rispose immediatamente:
"No, ma mi trovavo abbastanza distante da qui, quando ho sentito le esplosioni. Forse Sakana ne sa qualcosa."
Kyrl domando all’iskaloni chi fosse questa Sakana, e Selan rispose:
"E’ un’esperta guida delle profondità di Iskalon. Esplora continuamente gli oceani, e mostra agli stranieri le meraviglie del nostro pianeta. Ve la chiamo" e con un tuffo all’indietro, sparì nelle profondità marine.
Dopo pochissimi minuti, un’altra creatura emerse dall’acqua. I quattro componenti del gruppo, Dalia compresa, rimasero colpiti dalla bellezza di quella giovane iskaloni. I lineamenti del volto erano simili a quelli umani, ma molto più dolci; la sua pelle era dorata, ma la cosa più particolare erano i suoi capelli biondi: nonostante fosse appena uscita dall’acqua, Sakana aveva dei morbidi ricci che le incorniciavano il volto. La voce musicale della creatura si rivolse ai compagni:
"Salve! Selan ha detto che mi cercavate. Ditemi pure."
Dopo una breve pausa, continuò:
"Ma che è successo qui?"
Sheen, seppur colpito dal fascino dell’iskaloni, fu il primo a rispondere:
"Credo che sarebbe una storia troppo lunga. Volevamo sapere se avevi visto qualcosa di strano ultimamente, qui intorno. Che so, un gruppo di droidi in giro sul fondo del mare..."
La risata di Sakana colse alla sprovvista il padawan:
"Sarebbe sicuramente strana una vista del genere... No, mi dispiace, ma non ne ho visti. Di cose strane ne succedono più sulla superficie che in profondità, nell’ultimo periodo."
Rea si intromise, dicendo:
"Che cosa intendi dire?"
Gli occhi blu senza pupilla dell’iskaloni si girarono verso lo zabrak mentre rispondeva:
"Da qualche tempo, delle navi stellari molto grandi sono state avvistate da alcuni dei miei compagni nella zona di Iskalon nota come Orin’s Reach. E’ da quando ho fatto la prova del Chiaki che non ci vado più, ma mi sembra strano che ci siano vascelli che non vadano a Pavillion. Laggiù c’è solo la vecchia stazione mineraria abbandonata."
Dalia fu la più rapida a fare il collegamento:
"Credo che non sia più molto abbandonata... potresti portarci laggiù?"
Sakana le rispose:
"Certamente! Volete vedere il Chiaki?"
Sheen fu colto dalla curiosità:
"Ma che cos’è questo Chiaki?"
L’iskaloni rispose rapidamente, come se quella domanda le fosse stata rivolta un milione di volte:
"E’ una creatura marina, che vive nelle profondità di Iskalon. Noi Iskaloni, come prova per il passaggio alla maturità, siamo chiamati a nuotare verso la sua tana. Chi è fortunato, lo trova addormentato, in altri casi è sveglio ma ha appena mangiato. Quelli che se lo trovano di fronte affamato hanno poche speranze di sopravvivere..."
Il jedi volle indagare di più:
"Ma come è fatto?"
"Ha una forma allungata, quella che voi stranieri chiamereste “serpente”, con piccoli tentacoli lungo tutto il corpo rosso e verde, ed è ricoperto di scaglie luccicanti. E’ lungo una dozzina di metri, e quello che salta di più all’occhio è la grossa bocca dotata di centinaia di denti affilati."
Rimpiangendo di aver fatto la domanda, il padawan ascoltò ciò che Sakana aveva da aggiungere:
"Potete noleggiare dei veicoli sottomarini nella parte bassa di Pavillion. Io vi aspetterò vicino a uno dei portelli di uscita. Se volete raggiungere Orin’s Reach, preparatevi a un viaggio di un paio d’ore."

Le tute che vennero fornite loro erano state prodotte secondo gli standard delle varie razze della galassia, quindi nessuno di loro trovò problemi nell’indossarle e regolare gli apparati di respirazione e comunicazione interni ai caschi. I mezzi di trasporto erano degli hydropod, molto simili alle carene dei motospeeder più eleganti, di forma triangolare: il pilota infilava la testa e le mani all’interno della struttura ampia circa un metro, lasciando il resto del corpo all’esterno, e si faceva trascinare dal potente motore del natante. I quattro compagni videro Sakana nuotare pigramente poco lontano dall’uscita della camera stagna, che si stava rapidamente riempiendo d’acqua. Quando fu il momento di muoversi, Dalia diede gas al suo hydropod, e andò a sbattere contro lo spigolo sinistro del portello di uscita; dopo essere riuscita faticosamente a riprendere il controllo del mezzo che aveva cominciato a girare su se stesso, la ragazza sentì la voce di Sheen crepitarle nelle orecchie attraverso il comlink:
"Dalia, sei sicura di saperlo pilotare?" e le risate che seguirono, provenienti da Kyrl e Rea, le fecero comprendere che avevano scoperto ciò che lei aveva tenuto nascosto: proveniente dal pianeta Dathomir, un mondo con poca tecnologia, non aveva mai avuto l’occasione di guidare un veicolo terrestre, figurarsi uno sottomarino.
Riacquistata la sicurezza di sé, Dalia rispose stizzita:
"Se sei riuscito a imparare tu, non credo che io possa avere problemi."
Detto questo, la ragazza si avviò dietro a Sakana che aveva cominciato a nuotare verso le profondità marine, e gli altri tre si affrettarono a seguirle.

La nuotatrice guizzava abilmente attraverso banchi di pesci e formazioni di alghe, seguita dai quattro veicoli a motore, che producevano un ronzio appena distinguibile. Una volta superato un gruppo di spugne grandi ciascuna una decina di metri, lo sguardo del gruppo fu catturato da una gola sottomarina che, alla luce dei fari degli hydropod, sembrava essere costituita da pietre multicolori. Sakana si era diretta esattamente al suo interno, e guardando più da vicino fu chiaro che non si trattava di roccia, bensì di coralli cresciuti al punto da formare anfratti e caverne. L’iskaloni si era arrestata di fronte a un’apertura ampia più di cinquanta metri e, con gesti eccitati, invitava i quattro ad avvicinarsi. Dalia rischiò di investire l’esploratrice, riuscendo ad arrestarsi a qualche centimetro dal suo corpo sinuoso; Sakana non sembrava preoccupata, così la strega di Dathomir osservò all’interno della caverna.
La creatura che si trovava nella cavità corallina era come l’aveva descritta l’iskaloni, con il piccolo particolare che la “dozzina di metri” di lunghezza doveva essere stata una notevole approssimazione per difetto. I coralli che costituivano il pavimento della caverna dovevano essere molto robusti, perché sopra vi stava placidamente arrotolato un serpente che, di primo acchito, non misurava meno di venti metri di lunghezza. Fortunatamente, esso sembrava anche addormentato, dato che le quattro paia di luci che lo illuminavano non avevano causato nessuna reazione.
Kyrl, però, si avvide di qualcosa di strano. Poco dietro gli occhi della creatura, pulsava debolmente un bagliore rosso e il twi’lek, aguzzando la vista, individuò una specie di congegno elettronico posto direttamente sul corpo del Chiaki. Immediatamente informò gli altri della sua scoperta, e poi si rivolse a Sakana:
"Cosa pensi che sia?"
La nuotatrice rimase tranquillamente a fluttuare vicino a loro, senza prendersi la briga di dare una risposta. Kyrl brontolò qualcosa riguardante la scortesia dell’iskaloni, ma Rea lo riprese:
"Non credo che ci possa sentire, sai? Ritengo improbabile che gli iskaloni nascano con un comlink direttamente integrato nel cervello!"
Lo zabrak gesticolò verso Sakana, indicandole la superficie, poi si mosse verso l’alto. Quando i cinque riemersero, Rea chiese alla loro guida:
"Hai visto quel coso dietro la testa del Chiaki? E’ normale?"
"Cosa?"
Con gli occhi spalancati, l’iskaloni si immerse di nuovo, per riemergere poco meno di un minuto dopo ed esclamare:
"No, che non è normale! Devo avvisare qualcuna delle altre guide, la cosa necessita di un’indagine."
Rea riuscì a fermarla prima che potesse rituffarsi, afferrandola per la spalla e domandandole:
"La stazione mineraria abbandonata di cui parlavi prima. Dove si trova?"
Come se l’argomento fosse infinitamente meno importante di ciò che le stava passando per la testa, Sakana rispose indicando davanti a sé:
"Da quella parte, a una ventina di minuti da qui. E ora, se volete scusarmi...", e con un guizzo si liberò dello zabrak e scomparve sotto le onde.

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