Un buco nell'acqua - parte 4

Chiedendo in giro, Rea era venuto a sapere che Haskal era una persona molto importante all’interno di Pavillion e che non aveva un negozio. In verità, possedeva una delle zone più grandi della città, all’interno della quale aveva stabilito un mercato che, nei tipici pianeti della galassia, sarebbe stato definito “all’aperto”: numerose bancarelle e tende su cui erano disposte le merci più svariate.
Una volta all’interno del mercato, il twi’lek e lo zabrak si accordarono per separarsi: mentre Kyrl sarebbe andato a fare domande presso l’ampia tavolata al centro della zona, Rea si sarebbe aggirato lì intorno, per origliare conversazioni e coprire l’amico in caso di bisogno.
L’uomo dall’aria allampanata che salutò il twi’lek non gli ispirava molta competenza, e per questo Kyrl chiese:
"Senti, sai dove posso trovare Haskal?"
Gli occhi dell’interlocutore si fecero più vividi, mentre rispondeva:
"Ce l’hai davanti, ragazzo. Desideri qualcosa? Tutto quello che vedi qui è in vendita." Abbassando la voce e continuando, disse:
"E se vuoi qualcosa che qui non c’è, posso fare in modo di trovartelo... per il giusto prezzo, ovviamente," e terminò la frase con un sorriso.
Frugandosi nelle tasche, il twi’lek estrasse qualche credito, lo mise sul banco posto tra i due e disse:
"Sto cercando Axin Blue. Mi sai dire dove posso trovarlo?"
"E’ molto ricercato da un po’ di tempo a questa parte. Non so con certezza dove sia ora, ma mi pare che la sua nave sia atterrata ieri, e sicuramente è qui da qualche parte. Nel peggiore dei casi, puoi aspettarlo lì."
"Sai per caso su quale piattaforma sia parcheggiato il suo vascello?" chiese Kyrl.
"Non sono mica l’autorità portuale, io!" rispose Haskal, con un enigmatico sorriso. "Comunque, ce ne sono sei, a Pavillion: non credo che sarà una ricerca estenuante!"
Kyrl stava per andarsene quando, ripensandoci, aggiunse:
"Un’ ultima cosa. Perché mi hai detto che è ricercato?"
"Ah, beh... questa è una domanda la cui risposta si trova oltre una porta chiusa. Ma credo proprio che tu possa averne la chiave..." esclamò il mercante, sfregandosi il pollice e l’indice della mano destra.
Constatando l’esigua quantità dei crediti a sua disposizione, Kyrl pensò di barattare l’informazione; estraendo un power pack dalla tasca, lo porse ad Haskal dicendo:
"Forse questo potrà interessarti."
Trattenendo con molto sforzo le risate che gli stavano salendo in gola, l’uomo si chinò dietro il banco e, quando riemerse, teneva tra le mani una cesta colma di decine di power pack.
"Ragazzo, è come se avessi offerto dell’acqua a un iskaloni! Forse faresti meglio ad andartene... e non allungare le mani sulle mie cose!" terminò, e Kyrl si trovò decisamente spiazzato, in quanto aveva pensato di sgraffignare qualcosa dalla bancarella, giusto per dispetto.
Quando il twi’lek si riunì con Rea, vide che lo zabrak stava parlando con Dalia e Sheen. La ragazza ripeté a beneficio di Kyrl le informazioni ottenute dal barista aqualish:
"Allora, Axin Blue è arrivato ieri a Pavillion, e..."
L’intervento concitato del twi’lek interruppe bruscamente la frase della strega di Dathomir:
"E questo è tutto quello che sono riuscito a scoprire da quel farabutto di Haskal! Questo non ci porta da nessuna parte!"
Con un’espressione che era tutta un programma, Dalia riprese come se non fosse stata interrotta:
"... e mi è stato detto che comunque non è stato visto in giro per la città. Se abbiamo fortuna, possiamo trovarlo ancora nella sua nave."
Kyrl, a cui non era sfuggito lo sguardo della ragazza, attese il termine della frase per azzardare di nuovo un intervento:
"Haskal ha detto che ci sono sei piattaforme di atterraggio nella città. Inoltre, mi è sembrato di capire che non siamo stati i primi a chiedere di Axin."
A quel punto, Dalia si incamminò verso il banco di Haskal, a pochi metri di distanza. Quando lo raggiunse, il mercante esordì dicendo:
"Salve, amica del twi’lek! Che posso fare per te?"
Sinceramente sbalordita, la strega non riuscì a fare altro che balbettare qualche sillaba.
"Se ti metti a discutere a dieci metri da me con un twi’lek che ricorderò per molto tempo per la sua inettitudine alla trattativa, non puoi pensare di passare inosservata, sbaglio?"
Dalia cercò di mettere una pezza alla situazione chiedendo di poter visionare alcuni modelli di armi arcaiche, e dopo aver dato un’occhiata alle varie spade antiche, archi e frecce che erano in vendita, tornò dai suoi compagni.
"Non sono riuscita a chiedergli nulla, ha scoperto subito il mio gioco", riferì la ragazza, fulminando di nuovo con lo sguardo Kyrl.

Il turboascensore che portava alla piattaforma Delta era il più vicino al mercato di Haskal. Rea era indaffarato a recuperare informazioni da un terminale posto vicino al pannello di controllo e il twi’lek, per evitare di stare troppo vicino alla strega di Dathomir, si era offerto di aiutarlo. Il jedi stazionava poco lontano, perlustrando i dintorni, dato che quello che stavano facendo non era propriamente legale.
Lo zabrak alzò gli occhi dal computer con un’espressione trionfante sul viso tatuato, e disse:
"Forse ho trovato quello che cerchiamo! Su questa piattaforma è atterrato ieri un vascello YT-1300 chiamato Fawlty Flier, e secondo il registro, questo turboascensore non è stato utilizzato da due giorni. Credo che Axin Blue sia all’interno della sua nave... che ne dite, andiamo a fargli una visita?"
Quando completò la frase, diede un paio di colpi sui tasti del terminale, e le porte della cabina si aprirono.
Una volta in superficie, i quattro si trovarono su un’area di atterraggio molto simile alla loro, fluttuante sulle onde di Iskalon. A qualche decina di metri di distanza, si stagliava la forma circolare della nave spaziale corelliana, parcheggiata con la parte posteriore rivolta al turboascensore e la rampa di carico abbassata. Ad un occhio disattento, sarebbe potuta passare per il Millennium Falcon di Han Solo, ma l’ex pirata e ora eroe della Nuova Repubblica aveva pesantemente modificato il suo vascello con armamenti e dispositivi di comunicazione che protrudevano dalla carlinga.
Mentre il gruppo si avvicinava alla rampa, Sheen si guardò attorno e riuscì a distinguere, a mezzo chilometro da loro, un’altra piattaforma di atterraggio; la sagoma che vi era ferma sopra faceva chiaramente capire che si trattava della piattaforma Gamma, con la Deep Star Six del capitano Ottmer.
Intanto, Kyrl era arrivato a ridosso della nave e scandì a voce alta:
"C’è nessuno a bordo?"
Non ricevendo risposta, i quattro compagni pensarono di dividersi per perlustrare rapidamente l’interno.
"Io mi occupo della stiva di carico," disse Sheen.
"Io e Kyrl setacceremo il ponte superiore e controlleremo nell’abitacolo," disse lo zabrak.
"Io rimarrò qui fuori. Se qualcuno avesse bisogno di aiuto, mi chiami," annunciò Dalia.

Fatti pochi passi all’interno del corridoio curvo che seguiva il profilo della nave, lo zabrak e il twi’lek sentirono chiaramente dei rumore metallici, e a un certo punto sentirono anche una voce elettronica pronunciare un "ricevuto". Aumentando le cautele, i due proseguirono e riuscirono a vedere quattro droidi da combattimento dalla forma scheletrica affaccendati vicino alla soglia della cabina di guida. Il loro colore arancione era la tipica tonalità con cui tali robot uscivano dalla fabbrica nel periodo di gloria della Federazione dei Mercanti, ma questi erano dipinti di verde nella zona superiore della testa. Rea rimase interdetto: era troppo giovane per aver visto in prima persona questi droidi da battaglia in azione, ma aveva letto alcuni documenti che parlavano di codifica cromatica per le varie specializzazioni. Era certissimo che il giallo rappresentasse gli ufficiali, ma non aveva la minima informazione sui droidi identificati dal verde.
Senza pensarci troppo, lo zabrak fece segno a Kyrl di indietreggiare in silenzio per avvertire gli altri. Quando raggiunsero l’imboccatura della rampa, trovarono Sheen che stava riferendo a Dalia quello che aveva trovato nella stiva:
"Ho aperto una delle casse, e ho trovato semplicemente oggetti di uso comune, come sedie, bicchieri e così via. Non c’era altro."
Quando il padawan si volse verso i due compagni che avanzavano furtivi, chiese:
"Che c’è?"
Rea cercò di spiegargli a gesti cosa aveva visto, ma non fu molto efficace; lo sguardo interrogativo di Sheen mostrò che non aveva capito e, mentre gli altri tre si accingevano a scendere per la rampa, il jedi decise di constatare di persona.
Con uno sbuffo, Dalia disse:
"Sarà meglio andargli dietro, potrebbe cacciarsi nei guai."

Quando Sheen scorse i droidi da battaglia, ebbe la sfortuna di trovarsi un paio di occhi robotici puntati addosso. Non ebbe nemmeno il tempo di mettersi al coperto, mentre anche gli altri tre droidi si voltavano verso di lui spianando le armi. Impugnando la spada laser e accendendola, il padawan decise di giocare aggressivo, e si lanciò verso i nemici, mentre i colpi di blaster iniziavano già a sfrecciargli attorno.
Udendo il tipico crepitio dei fulminatori, Rea e Kyrl estrassero a loro volta le armi e, raggiunto un punto in cui potevano distinguere chiaramente i bersagli, aprirono il fuoco con l’intenzione di coprire il jedi all’assalto. Dalia fu subito dietro di loro, e scosse la testa quando vide che Sheen si trovava in mezzo alla mischia, rendendo complicato il compito dei suoi compagni dotati di armi a distanza.
Il jedi, da parte sua, raggiunse i nemici con un ultimo balzo, roteando contemporaneamente la sua arma; quando ebbe rimesso i piedi a terra, vide due droidi cadere, privi entrambi della testa. Con solo due nemici rimasti, e il padawan non più in linea di tiro, il twi’lek e lo zabrak ebbero vita facile nell’eliminare completamente la minaccia.
Quando i quattro si riunirono sulla soglia che dava all’interno dell’abitacolo, Dalia apostrofò Sheen in maniera sprezzante:
"Sei troppo avventato! Non credo che questo sia quello che insegnano ai jedi!"
Sheen si sentì in animo di risponderle a tono:
"Senti, io combatto con una spada laser, e quindi mi pare ovvio che devo andare vicino agli avversari per colpirli! Non ho mica un blaster o un arco, io!" aggiunse, volendo suonare sarcastico sull’arma utilizzata dalla ragazza.
"Allora faresti meglio a procurartene uno!" disse lo zabrak, mentre raggiungeva Kyrl che era entrato nella cabina di guida dell’astronave.
Il twi’lek attirò l’attenzione dei due usufruitori della Forza, che si stavano ancora squadrando in maniera poco amichevole, e disse:
"Credo che abbiamo un problema!"
Quando Dalia e Sheen videro in cosa consisteva il “problema”, scoprirono una creatura riversa scompostamente sul sedile del pilota, con un piccolo foro fumante all’altezza del petto. La corporatura snella, la pelle liscia e pallida, e soprattutto le fattezze rettiliformi portavano a concludere che si trattasse di un er’kit, e non c’era dubbio che si trattasse di Axin Blue.
“Maledizione” pensò la strega di Dathomir, “e adesso?”
I suoi pensieri vennero interrotti da un altro annuncio di Kyrl:
"Credo che abbiamo un altro problema, e credo anche che questo sia più impellente!"
Il twi’lek era infatti chino su una specie di scatola cubica di venti centimetri di lato, su cui erano disposte alcune spie e un piccolo visore. Su quest’ultimo, una serie di cifre stava andando rapidamente all’indietro.
"Esplosivo!" disse Rea, a metà tra il sorpreso e il divertito. "Penso di poterlo disattivare in men che non si dica. Voialtri, uscite da questa nave..."
Kyrl propose allo zabrak:
"Magari posso aiutarti, ne so qualcosa anch’io di detonatori."
Dalia e Sheen iniziarono a camminare verso l’uscita, e la strega disse al padawan:
"Credi che sappiano quello che fanno?"
Il ragazzo appariva fiducioso:
"Mi sembrava che Rea fosse consapevole di...", e la frase fu troncata a metà quando fu oltrepassato da una enorme sagoma e da una figura più piccola, dotata di lekku che gli ondeggiavano dietro la testa, lanciati in corsa come se avessero avuto l’intera flotta imperiale alle calcagna.
" Via! Via! Via!" urlava lo zabrak, mentre guadagnava l’uscita.
Senza stare a pensarci troppo, anche Dalia e Sheen iniziarono a correre e, una volta all’aperto, continuarono in direzione del turboascensore. Quando ebbero coperto metà della distanza dalla nave al loro traguardo, una fragorosa esplosione lacerò l’aria e una vampata di calore li investì alla schiena, gettandoli a terra. I frammenti della nave furono proiettati in tutte le direzioni, sibilando accanto ai quattro compagni mentre si coprivano la testa con le mani.
Quando la pioggia di detriti si arrestò, si rialzarono e contemplarono quello che rimaneva della nave: poco più di una macchia scura e qualche rottame sparso sulla piattaforma. Improvvisamente, un’altra esplosione, ovattata dalla distanza, li fece girare all’unisono. Sulla piattaforma che Sheen aveva in precedenza identificato come quella su cui era parcheggiata la nave del capitano Ottmer, una palla di fuoco aveva preso il posto della Deep Star Six. Alcuni pezzi affondarono nell’acqua a poche decine di metri da dove si trovava il gruppo, che fissava sbalordito l’accaduto.
Kyrl fu il primo a rompere il silenzio nel quale tutti quanti erano sprofondati:
"Credo che abbiamo un terzo problema!"

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