Il giorno dopo, Sheen, Kyrl e Rea si trovavano attorno al tavolo nella
cambusa della Deep Star Six. Il giovane Jedi portò la conversazione sulla loro
imminente missione:
"Va bene, allora dobbiamo cercare questo Axin Blue e convincerlo a collaborare e
a darci le informazioni di cui abbiamo bisogno. Qualcuno di voi sa cosa sia un
er’kit?"
I gesti di diniego che ricevette dai suoi compagni non lo misero a suo agio; non
gli piaceva per niente ignorare una informazione potenzialmente importante. Il
capitano Ottmer si affacciò alla soglia e, mentre apriva un armadietto per
trovare qualcosa da mangiare, offrì la risposta ai tre individui seduti:
"Oh, gli er’kit sono creature umanoidi, dalla forma di rettile. La loro
caratteristica più evidente e la testa piccola, ricoperta da una pelle liscia e
molto pallida. Sono originarie dell’Anello Esterno, e poche di esse viaggiano
per la galassia. Se è un er’kit che cercate, non dovreste avere problemi a
rintracciarlo."
Con il morale un po’ più sollevato, Sheen si alzò in piedi, intenzionato ad
andare a vedere come stava Dalia, dato che erano passate molte ore dal momento
in cui si era assentata.
Quando entrò nella camera, vide la ragazza distesa sul lettino, con le braccia e
le gambe rigide, e gli occhi chiusi. Avvicinandosi, le prese il polso con
l’intenzione di scuoterla dolcemente.
Non appena afferrò il braccio della strega, ritrasse la mano di scatto: la pelle
era freddissima e, ponendo di nuovo la mano sul polso, si rese conto con orrore
che Dalia non aveva più battiti cardiaci.
Preso dal panico, Sheen reagì afferrando la ragazza per le spalle e issandola
brutalmente a sedere, urlando:
"Dalia! Dalia! Che è successo?" mentre la schiaffeggiava sul viso, nel disperato
tentativo di farla rinvenire.
Nel momento in cui Kyrl, Rea e il capitano Ottmer entrarono trafelati nella
stanza, Dalia spalancò gli occhi e scosse la testa. Osservando la reazione dei
suoi compagni, disse:
"Stai calmo, Sheen! Siamo arrivati?"
Avvertendo un formicolio alle guance, aggiunse:
"Chi mi ha colpito? Che è successo?"
Rea, indicando il padawan e la strega, rispose:
"Credo proprio che voi due ci dobbiate una spiegazione!"
Sheen era ancora confuso, e balbettò:
"Quando sono entrato nella stanza, ho trovato Dalia distesa sul letto, ed era
morta! Non aveva più polso!"
La furia della ragazza aumentò e, ignorando gli sguardi meravigliati dei
compagni, inveì contro Sheen:
"Ma sei sveglio quando segui le lezioni, o viaggi con la mente per la galassia?
Si tratta di una tecnica che permette di sfruttare la Forza per controllare le
funzioni vitali del corpo, in modo tale da risparmiare le energie e sopravvivere
in condizioni avverse. Avevo pensato di impratichirmi durante il viaggio e,
dovendo manipolare la Forza in un certo modo, bisogna fissare delle particolari
condizioni per uscire dalla trance. Nel mio caso, tu e solo tu avresti potuto
terminare la meditazione, ed ecco perché ti avevo detto che riponevo molta
fiducia in te! Posso immaginare che tu non ne abbia mai sentito parlare, dato
che impieghi la maggior parte del tuo tempo a far volteggiare la spada laser!"
Apparentemente soddisfatti dalla spiegazione, uscirono tutti dalla camera,
tranne Sheen, il quale rimase a fissare sbalordito Dalia, e alla fine riuscì a
dire:
"Davvero avevi fiducia in me? Scusami, Dalia, non sapevo di questo... talento."
Ammorbidendo lievemente lo sguardo e la voce, la strega rispose:
"Non è un talento tanto speciale, e credo che anche tu lo padroneggerai a breve.
Non ti preoccupare, Sheen... non sei tanto male, per essere un maschio!"
Con un colpetto sulla testa, lo congedò dalla stanza, e Sheen si affrettò ad
andarsene.
Dal comlink nell’abitacolo giunse una voce squillante:
"Qui controllo Pavillion. Siete autorizzati ad atterrare sulla piattaforma
Gamma."
Ottmer si rivolse ai passeggeri:
"Stiamo per entrare nell’atmosfera di Iskalon. Se volete, potete sedere qui e
godervi lo spettacolo."
I quattro rimasero effettivamente meravigliati quando videro la superficie
azzurra del pianeta, senza la benché minima traccia di terraferma. A dire la
verità, dopo qualche minuto di interesse, si resero conto che non potevano
sicuramente apprezzare il mondo oceanico quanto il capitano Ottmer, che
proveniva dal pianeta di Mon Calamari, in cui la sua razza viveva sotto la
superficie.
Nonostante la presenza di tutta quell’acqua, nel punto del pianeta dove si
trovavano non si vedeva alcuna nuvola, e la pallida stella gialla che forniva la
luce splendeva chiaramente nel cielo. Dopo che la nave affusolata si fu adagiata
sulla piattaforma di atterraggio, larga circa duecento metri, Ottmer disse:
"Molto bene. Buona fortuna per la vostra missione, io vi aspetterò qui."
Raccogliendo ciascuno le proprie cose, i compagni uscirono dalla nave spaziale e
si incamminarono verso una bassa costruzione metallica, che sapevano essere uno
dei turboascensori che portavano alla città sommersa di Pavillion. Quando si
trovarono a una decina di metri dalla porta, una voce proveniente dalla loro
sinistra li fece voltare di scatto:
"Salve! Benvenuti su Iskalon! Il mio nome è Selan."
A parlare era stata una figura umanoide, che teneva la testa fuori dall’acqua
vicino al bordo della piattaforma. Apparteneva alla razza degli Iskaloni, una
popolazione acquatica nativa del pianeta; la sua pelle verde era luccicante,
aveva lunghi capelli azzurri e i suoi grandi occhi non avevano pupilla.
"Vi interesserebbe esplorare le profondità di Iskalon?" chiese Selan.
"Onestamente, ci interesserebbe sapere qualcosa di più del pianeta" disse Rea,
ignorando il fatto di aver praticamente invitato a nozze l’iskaloni.
"Sicuramente, " iniziò la creatura, mentre continuava ad affiorare unicamente
con la testa. "Dovete sapere che noi nuotatori apparteniamo alla stessa razza,
ma le nostre caratteristiche fisiche possono essere diversissime. La nostra
pelle e i nostri capelli possono essere di un qualunque colore brillante, e
inoltre non siamo tutti umanoidi. Alcuni sono simili a voi, come me, per
esempio," e con uno scatto repentino spiccò un balzo, che portò alla luce due
braccia e due gambe dalle dita palmate. "Altri hanno forme che a voi potrebbero
ricordare dei pesci, non sono anfibi, e vivono principalmente alle maggiori
profondità. Di solito, sono loro i custodi delle barriere coralline che
rappresentano un’autentica meraviglia. Vi ho già chiesto se volete esplorare le
profondità di Iskalon? Potrei presentarvi qualche guida."
Cogliendo l’occasione di poter troncare quel monologo, Kyrl si affrettò a dire:
"Vorremmo sapere se conosci un individuo di nome Axin Blue."
Selan sembrò scavare nei sui ricordi, poi scrollò la testa:
"No, ma non è un iskaloni. E’ uno straniero?"
Dalia incalzò:
"Sì, è un er’kit. Dovrebbe stare da qualche parte a Pavillion."
Con un lampo di comprensione sul viso, la creatura disse:
"Ora capisco! No, mi dispiace, noi iskaloni non ci occupiamo degli affari di
Pavillion. Molto probabilmente potrete chiedere ad Haskal. E’ il mercante più
importante ed è anche in carica del progetto di costruzione della città. Siete
sicuri che non volete fare un giro nelle profondità di Iskalon?"
Sheen si incaricò di terminare la conversazione:
"Magari più tardi. Grazie di tutto, Selan."
Con un guizzo all’indietro, l’iskaloni sparì sotto la superficie.
Il tragitto all’interno del turboascensore trasparente permise al gruppo di
godere di un’ampia vista della città sottomarina di Pavillion. Gli edifici erano
costruiti all’interno di bolle trasparenti, alcune ampie centinaia di metri,
altre molto più piccole, dalla forma sgraziata e tutt’altro che sferica.
Numerosissimi tunnel di collegamento, trasparenti anch’essi, permettevano di
spostarsi da un quartiere all’altro; le porte del turboascensore si aprirono in
un piccolo spazio, con una di queste gallerie posta esattamente di fronte alla
cabina. Mentre si avviavano verso l’apertura, Kyrl disse:
"Credo che il nostro obiettivo attuale sia rintracciare questo Axin Blue. Penso
che faremmo meglio a dividerci, in modo da poter investigare più rapidamente."
"Sono d’accordo, " rispose Dalia. "Io e Sheen potremmo fare qualche domanda in
quella cantina laggiù, " e indicò una struttura alla loro destra, all’interno
della bolla piuttosto grande verso cui erano diretti. Sopra la porta campeggiava
un’insegna con la scritta “Fishing Hole”.
"Molto bene," intervenne Rea. "Io e Kyrl cercheremo il negozio di questo Haskal,
e vedremo di raccogliere qualche informazione da lui."
Non appena ebbe finito di parlare, si incamminò verso un piccolo gruppo di
aqualish, creature dagli occhi bulbosi e dalle riconoscibili appendici ossee sul
mento, per farsi dare un’indicazione, e Kyrl si affrettò ad andargli dietro.
Sheen e Dalia imboccarono un’altra galleria, e un minuto dopo, entrarono nel
“Fishing Hole.”
La prima cosa che i due usufruitori della Forza notarono attraverso il pavimento
trasparente fu che il locale era diviso in tre sezioni. La parte in cui erano
entrati era umida come la maggior parte di Pavillion, a causa delle numerose
infiltrazioni che riuscivano a farsi strada nelle pareti; sotto di loro, videro
un’area molto umida costellata di pozze, in cui si muovevano alcune creature
tipicamente anfibie, come i mon calamari. Nella zona inferiore della cantina si
trovavano principalmente gli iskaloni, dato che quest’area era completamente
sommersa. Per assicurare il servizio a tutti i tipi di avventori, al centro era
situato un bancone circolare montato su guide che gli permettevano di salire e
scendere rapidamente; dietro di esso era presente un enorme aqualish, dotato di
inusuali baffi riccioluti.
La strega di Dathomir si diresse verso di lui, e ordinò da bere. Dopo che il
barista l’ebbe servita, la ragazza domandò:
"Conosci per caso un certo Axin Blue?"
"E chi lo vuole sapere?" rispose il corpulento alieno.
"Diciamo che sono affari di una certa importanza," disse Sheen, avvicinandosi al
bancone e scoprendo con un gesto teatrale la spada laser affibbiata alla
cintura. Numerosi avventori si voltarono incuriositi, per girarsi di nuovo dopo
pochi attimi, improvvisamente attratti dai loro bicchieri.
"Beh, di lui non so molto, ma vi dirò quello che posso," si affrettò a dire
l’aqualish.
Dalia, che era stata sul punto di riprendere il padawan per il suo atteggiamento
avventato, concentrò la sua attenzione sul barista, pensando:
“Questa indagine si sta rivelando molto facile.”
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