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Nella zona, su un poggio, fu eretta dapprima una croce, mentre il terreno veniva donato dal benefattore Antonio Landi. Inizialmente i lavori procedettero lentamente per motivi economici e ripresero quindici anni dopo. Il fabbricato era costituito da un pianterreno con annessa una chiesetta, refettorio, cucine e altri locali di servizio. La distanza dal paese e l’isolamento facevano del convento un luogo di silenzio, atto alla meditazione e alla preghiera. Nel periodo aragonese San Giovanni venne concesso in feudo, assieme a Monte Sant'Angelo, a Giovanni, figlio di Giorgio Castriota detto "Skanderbeg", l'eroe nazionale albanese, nonché "defensor fidei" con nomina del Papa. La struttura conventuale risale agli inizi del secolo XVI, allorquando fecero la loro comparsa in tale zona i primi frati cappuccini. Precisamente nel 1540, per volere del popolo di San Giovanni Rotondo, si procedette alla costruzione del convento. Il feudo di San Giovanni Rotondo, quindi, passa prima nelle mani di Beatrice Guevara, duchessa della Rocca di Aspra e, in seguito, ai membri della famiglia nobile dei Cavaniglia che possedettero il feudo sino al primo quarto del secolo XIX, cioè fino a don Troiano che, a quanto risulta, fu l’ultimo feudatario di San Giovanni Rotondo. All’interno, dietro l’altare maggiore, si nota il quadro ad olio su tela della Madonna delle Grazie di scuola locale pugliese, databile intorno alla metà del cinquecento. Qui sarebbe stato eretto un tempio dedicato a Giano, di forma circolare. Convertitisi gli abitatori al Cristianesimo, avrebbero riconsacrato il tempio a San Giovanni Rotondo, così denominato per la forma circolare, da cui, probabilmente la cittadina trae il nome. A sinistra, entrando dalla porta principale, vi è il confessionale dove Padre Pio ha esercitato il suo ministero dal 1935 sino al giorno prima della morte, ascoltando le confessioni delle donne. In definitiva, in questa chiesa si è svolta gran parte della missione spirituale di Padre Pio in soccorso delle anime bisognose che con fede si rivolgevano a Lui, chiedendo il tanto sospirato ricongiungimento a Dio. Fu un secolo tremendo per le sorti del convento: la peste e successivamente la mancanza di rendita costrinsero i frati ad abbandonare la struttura. Passarono gli anni e, pur tra mille difficoltà, il convento rimase dov’era nella sua povertà e austerità francescana. Giovanni, dopo alcuni anni di possesso dei due feudi garganici, preferì farsi concedere dalla Corona aragonese due feudi in provincia di Lecce (Soleto e Galatina), rendendo alla corte i feudi di San Giovanni e Monte Sant'Angelo. A tal punto la leggenda cede il passo alla storia, cominciando, d’ora in poi, a parlare i documenti. Intorno all’anno mille troviamo San Giovanni Rotondo come possedimento del Monastero di San Matteo. Due dipinti ad olio su tela troneggiano sui banchi della mensa: la Visita di San Francesco al cardinale Ugolino, di autore ignoto, anno 1708 e l’Adorazione dei Magi, anno Domini MDCCVIII. Nel periodo della dominazione spagnola San Giovanni Rotondo acquista un’enorme importanza dal punto di vista economico, in quanto nella prima metà di giugno di ogni anno i commercianti in cereali della Puglia si riunivano nella cattedrale del paese per fissare il prezzo del grano che aveva valore legale in tutto il Regno, dopo l’approvazione regale. Dalla tomba, attraverso una scalinata, si può accedere alla Sacrestia dell’antica chiesa dove risalta subito agli occhi del pellegrino la semplicità e l’austerità francescana dell’ambiente. La cittadina sale immediatamente agli onori della cronaca acquisendo con il tempo un’importanza e un’attenzione sempre più crescente per la presenza della santa figura del Frate con le Stimmate che tanto ha donato, in opere e spiritualità, alla comunità di San Giovanni Rotondo. Si nota il complesso ligneo risalente al ‘700, testimone delle intense preparazioni alla celebrazione della Santa Messa da parte di Padre Pio da Pietrelcina.