Sabato 21/6/03: S.Barsotti intervista Jacopo di "Oper.ne Trionfo"

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Stefano Barsotti: Vedo che stai sbirciando l'intervista!
Jacopo: Si perchè mi preoccupo...mi ricorda la scuola ...non sapevo mai come come rispondere quindi...

S.B.: Questa sera, serata di esordio per te e per il tuo gruppo.

J.: Si. E' la nostra 1^ esibizione live quindi ci teniamo molto anche perchè è per beneficienza.

S.B.: L'inizio è sempre quello: gioia e passione nel suonare con amici: tu hai cantato, suonato e scritto in una rock band, i "IV Zona", ... e poi? Come e’ nata l’idea di partecipare ad Op. Trionfo? Cosa ti ha spinto?

J.: L'idea di partecipare ad Op.Trionfo è nata un pò per caso, è stato un pò il destino che mi ci ha portato: era un momento della mia vita un pò particolare dove volevo sempre qualcosa di più; ho fatto questo provino, è andato bene il 1^, poi il 2^, poi al 3^ non ci volevo andare perchè vedevo gli altri troppo bravi; ci sono andato e l'ho passato e così sono arrivato tra i 16 finalisti.


S.B.: Ricordiamo che nell'operazione trionfo hai raggiunto quel risultato che volevi raggiungere, più che notevole per uno che non ha mai studiato canto.

J.: Vero. Io non ho mai studiato canto, non ho mai studiato musica. E' proprio una passione che avevo, mi piace cantare, mi piace trasmettere le emozioni che vivo e che adesso comunque viviamo con il gruppo visto che non sono l'unico a scrivere, siamo io, il chitarrista, insieme, e poi di trasmetterle a più pubblico possibile.


S.B.: Tra i tuoi tanti lavori anche il fotomodello: ho letto che hai abbandonato questo lavoro per il disagio che provavi durante i servizi fotografici. E' vero?

J.:Si. Anche quello è nato tutto per caso. Tramite amici mi ha contattato un'agenzia di moda, c'era un provino, io non ci volevo andare: invece ci sono andato e da lì è iniziato il tutto: però non mi piace stare sotto l'obiettivo di una macchina fotografica senza far niente, quindi ho lasciato immediatamente il tutto.


S.B.: E prima del successo di Operazione Trionfo come vedevi o comunque immaginavi il tuo futuro?La musica per te era un hobby o qualcosa su cui puntare per il domani?

J.: Non ho mai pensato che potesse diventare il mio lavoro: era un hobby, piacevolissimo che avevo, e adesso vivere questa esperienza che è comunque guadagno da cose di cui sono innamorato è stupendo e meraviglioso.


S.B.: Tu hai una personale concezione della musica: la definisci come "una macchina molto veloce che ti aiuta a abbandonare uno stato d'animo che ti opprime, un depuratore dell'anima". Ti dice nulla questa frase?

J.: Dicono che sia mia! Ogni tanto mi spavento delle cose che dico: ognuno di noi vive dei periodi bui della vita ed io quando stò male prendo una penna e porto tutte le mie emozioni su un foglio di carta e così e come se me le scrollassidi dosso e la musica che mi permette di cantare le cose che scrivo o che comunque scrivono altri, mi fà stare bene, mi depura proprio l'anima nella maniera più veloce possibile. Stai male, scrivi, le canti e ti senti più ricco perchè le trasmetti ad altre persone e più vuoto perchè perdi le cose che ti facevano stare male.


S.B.: In un mercato musicale fatto negli ultimi anni ci cantanti “fotocopia” creati sempre più spesso a tavolino non hai paura di quelle etichette che molte volte vengono attribuite ai nuovi talenti emergenti? Un caso su tutti. il fenomeno "boyband".

J.: Io ascolto musica rock da tanti anni non mi ha mai appassionato il fenomeno "boyband" e quindi non l'ho mai considerato più di tanto. Sò che comunque cantare, arrivare a molto pubblico, fare il disco è molto difficile, così come lo è poi durare nel tempo perchè puoi riuscire anche a farne uno ma può essere una cosa così, di un mese, di un anno. Io non voglio questo. Noi stiamo ricominciando da zero col gruppo perchè vogliamo durare nel tempo; fare le cose fatte bene; abbiamo il progetto di un disco che non vogliamo anticipare nei tempi. Prima di farlo uscire ci creeremo tutta la nostra credibilità col pubblico suonando in giro.

S.B.: Quali sono le emozioni e le sensazioni che provi vedendo dal palco le sempre tante persone che con affetto ti seguono nelle tue uscite pubbliche?

J.: Le prime volte dicevo: "Cavolo! quanta gente viene a vedere uno stonato!": sono contentissimo perchè comunque per me in Accademia è stato molto difficile, per tanti motivi e lì non ho mai potuto esprimermi al massimo, perchè le canzoni che mi affibbiavano erano completamente un'altra cosa: invece adesso, presentarmi al pubblico e cantare le mie canzoni mi dà una sicurezza estrema e vedere poi che la gente si esalta quando noi cantiamo le nostre canzoni è mervaglioso.


S.B.: Quanto e come sei cambiato negli ultimi tempi?Cosa ti piace del nuovo Jacopo e cosa rimpiangi del vecchio..

J.: La risposta è molto semplice: io vivo ancora in casa con mia madre: sono lo Jacopo che era prima, cioè lo Jacopo dentro l'Accademia e che lo è ancora adesso, quindi non sono certo una persona che si fà prendere dall'entusiasmo, dalle manie di grandezza ecc... . Sò che devo ancora prendermi tutta la credibilità con la gente, col pubblico, che devo lavorare tantissimo: testimonianza di tutto questo lo è il fatto che ho ricominciato completamente da zero: per me Operaz. Trionfo è servita, però adesso si ricomincia da zero e si fà sul serio.

Un saluto a tutti i radioascoltatori della Musicland e di Radio2000 da Jacopo e dai Kafka 67, che sarebbe il mio gruppo.

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Lo STAFFeruglio - giugno 2003.

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