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 ... Pregai nella stanza accovacciante, presso il suo cieco letto,

Nella casa attutita, qualche secondo prima

Di mezzogiorno, e col buio, e alla luce. Il fiume dei morti

Gli veniva la povera mano che stringevo, e io vedevo

Attraverso i suoi occhi senza lume le radici del mare.

(Elegia - Dylan Thomas)

 

    SOUND

Provo grande ammirazione per Enzo Biagi. Dice ciò che pensa, con intelligenza e coerenza.

Dal Corriere della Sera di venerdì 19 aprile 2002 "Caro presidente, io non mi adeguo" di Enzo Biagi.

Caro direttore, questa nota è proprio <<strettamente personale>> e me ne scuso prima di tutto col lettore. Il fatto riguarda soprattutto me, ma chi mi ha reso involontario protagonista è addirittura il presidente del Consiglio, l'onorevole Silvio Berlusconi che, approfittando di una trasferta all'estero, e precisamente in Bulgaria, ha sproloquiato su due giornalisti, Santoro e io, e su un geniale comico, Luttazzi. Ci ha accusato di avere fatto, nientemeno, un uso criminoso della televisione pubblica, supponendo che io di sicuro non cambierò, perché faccio onorevolmente questo mestiere da oltre 60 anni, e non ho proprio nessuna intenzione di adeguarmi alle sue aspettative, che hanno invece l'aria di pretese. Il Cavaliere pone l'ultimatum:"Ove cambiassero, nulla ad personam, ma siccome non cambiano...". Completi la frase: li mandiamo via. Provveda signor presidente: è lei, a mio parere, che dovrebbe migliorare. Quando mai un capo di Governo va in giro per il mondo a polemizzare con i giornalisti del suo Paese? Perché non ha subito denunciato i loro reati? Non si vergogna a non avere ancora sistemato il conflitto di interessi? Non si trova a disagio per avere in ballo procedimenti penali, e non per conflitti ideologici? Ma alla Rai non ha del resto piazzato i suoi autorevoli estimatori, che gli assicurano non solo il volto, ma anche quello delle loro mamme, mogli e creature? Sa che in America, Paese democratico, giornali e Tv mandarono a casa Nixon e raccontarono la storia del Watergate? Denunci dunque alle autorità il delinquente Biagi: che a differenza di lui crede ai tribunali. Fin che fa il suo numero ad Arcore, pazienza: ma forse è cominciata l'ora del pentimento.

A chi si batte per i suoi ideali, per l'indipendenza del proprio Paese con la forza, Gandhi ha risposto con l'intelligenza, la calma spirituale e la NON VIOLENZA.

Mohandas Karamchand Gandhi in un colloquio con il Governatore di Bombay, Lord Willington.

"Gli europei hanno gli occhi tristi perché posseggono oggetti e case, e temono di perderli; hanno pietà di loro stessi e diventano irritabili, cattivi e violenti. La non - violenza richiede l'assenza assoluta della paura e dell'attaccamento a se stessi. Se un uomo teme di perdere gli oggetti che possiede, sono gli oggetti che posseggono lui. Dovremmo guardare limpidamente in fondo al nostro cuore, prima di affrontare i nostri avversari".  

Cilindro Montanelli sapeva parlare per ore, senza mai stancarsi. Aveva un'incredibile padronanza dell'oratoria e il suo modo di scrivere era schietto e sincero.          Anch'egli, al pari di Biagi, non aveva paura di dire ciò in cui credeva. Era uomo colto di Destra, ma d'una Destra antica, non quella odierna che ha sempre temuto.

Dalla Premessa de "L'Italia del Novecento" di Montanelli e Cervi, edizioni BUR.

"[...] Cresciuto sotto un regime autoritario che costringeva anche quelli che non lo erano a diventarlo, mi sono visto morire tra le mani il principio stesso di autorità. Senza parlare degli sviluppi scientifici e tecnologici, cui non ho nemmeno tentato di adeguarmi, tanto vi sono, a causa della mia formazione, refrattario. Non metto nel conto i fiumi di sangue che questo passaggio, o meglio questa esplosione è costata. Purtroppo il sangue è l'insostituibile inchiostro con cui si scrive la Storia. Ma anche a prendere con beneficio d'inventario le statistiche dei massacri costati a questo capitolo, bisogna riconoscere che in tutta quella precedente non ce ne sono stati di comparabili a quelli del Novecento. Eppure, lo ripeto, sono grato alla sorte di avermi fatto nascere e vivere in mezzo a questo sisma, di averne condiviso - non solo da testimone, ma anche da compartecipe sia pure da comprimario di terza o quarta fila - tutti i rischi e orrori, e di averne personalmente conosciuto - salvo due: Stalin e Mao - i grandi protagonisti, sia nel Bene che nel Male, di averli potuti seguire da osservatori abbastanza privilegiati, e misurare sui fatti..."  

Amo Italo Calvino e la sua letteratura con tutto il cuore. I suoi romanzi non sono mai scontati e tutti dissimili, anche per stile. Era uno scrittore di una ironia finissima. Scrisse opere neorealiste e fantastiche; passò dal tema della Resistenza alla fiaba, alla filosofia della degradazione e dei limiti umani con disarmante disinvoltura. Leggendo i suoi libri si rimane eternamente sospesi fra paradossale finzione e realtà, fra tragedia e comicità, senza mai potersi aggrappare a qualcosa di sicuro.

Dalla prefazione postuma de "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino.

"Fu Pavese il primo a parlare di tono fiabesco a mio proposito, e io, che fino ad allora non me n'ero reso conto, da quel momento in poi lo seppi fin troppo, e cercai di confermare la definizione. La mia storia cominciava ad esser segnata, e ora mi pare tutta contenuta in quell'inizio. Forse, in fondo, il primo libro è quello che conta, forse bisognerebbe scrivere quello e basta, il grande strappo lo dài solo in quel momento, l'occasione di esprimerti si presenta solo una volta, il nodo che porti dentro o lo sciogli quella volta o mai più. Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l'estrema giovinezza. Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no (e non lo saprai se non dopo cento, centocinquant'anni; i contemporanei non possono essere buoni giudici), di lì in poi i giochi son fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile..."        

Non ha valore la fatica di questa donna e l'amore che ha dimostrato per i più deboli, per i malati, per gli infermi. Con l'aiuto della fede e poco altro ha saputo creare un mondo migliore per chi dalla vita non ha ricevuto niente, se non miseria e dolore. Mi piacerebbe che la Chiesa fosse tutta fatta di persone come lei.

Per me Gesù è la Parola che deve essere proclamata, il Pane di Vita che deve essere mangiato, l'Affamato che deve essere sfamato, l'Assetato che deve essere saziato. Amate gli altri come il Signore vi ama. Ricordatevi che le opere d'amore sono opere di pace. Diventiamo tutti un ramo vero e fruttuoso della vigna di Gesù, accettandoLo nelle nostre vite sotto la forma in cui a Lui piace venire. come Verità da dire; come Vita da vivere; come Luce da accendere; come Amore da amare; come Strada da percorrere; come Gioia da donare; come Pace da diffondere; come Sacrificio da offrire, nelle nostre famiglie e con il nostro prossimo.

In un mondo di disuguaglianze, di false libertà, di soprusi, una voce si alzò sopra tutte le altre per rivendicare i diritti non di una minoranza ma di tutti gli uomini. Quello fu il grido di un martire che sapeva solo amare, fiero del colore della sua pelle, fiero delle sue radici e della sua cultura.     Quello fu il grido di un religioso sognatore, un predicatore della non-violenza chiamato Martin Luther King.

Dal discorso di Martin Luther King in occasione della manifestazione di Waschington del 28 agosto 1963.

- Il cammino è pieno di asprezze, ma nonostante le fatiche e le umiliazioni, io ho ancora un sogno... Sogno che sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli schiavisti possano sedere insieme al tavolo della fratellanza. Sogno che lo Stato del Mississippi, rigonfio di oppressione e brutalità, sia trasformato in una terra di libertà e giustizia. Sogno che un giorno l'Alabama sia trasformato in uno Stato dove bambine e bambini neri potranno dare la mano a bambine e bambini bianchi, e camminare insieme come fratelli e sorelle. Io sogno ancora. Con questa fede io torno nel Sud. Con questa fede staccheremo alla montagna dell'angoscia una scheggia di speranza. Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, sapendo che un giorno saremo liberi. Quando questo avverrà, tutti i figli di Dio, bianchi e neri, ebrei e pagani, protestanti e cattolici, potranno congiungere le mani e cantare quell'antico inno degli schiavi:"Finalmente liberi! Finalmente liberi! Grazie a Dio onnipotente, noi siamo finalmente liberi!" -