ALBERO DI NATALE

Gli alberi di Natale hanno una lunga e orgogliosa tradizione. L’abete è il simbolo dell’albero di Natale. Si possono anche usare i pini che hanno aghi più morbidi e più piatti e che durano più a lungo. Si decora con fiocchi colorati, palline e fili e quanto più si è creativi più l'albero viene bello.

CORONA D’AVVENTO

L'uso della Corona d'Avvento è da collegarsi ad un'antica consuetudine germanico-precristiana, derivata dai riti pagani della luce, che si celebravano nel mese di Yule (dicembre). Nel XVI secolo si diffuse tra i cristiani divenendo un simbolo di questo periodo che precede il Natale. La Corona d'Avvento è un cerchio realizzato con foglie di alloro o rametti di abete (il loro colore verde simboleggia la speranza, la vita) con quattro ceri. Durante il Tempo di Avvento quattro settimane ogni domenica si accende un cero. Secondo una tradizione, ogni cero ha un suo significato: - il cero dei profeti, - il cero di Betlemme, - il cero dei pastori - il cero degli angeli. La Corona può venire appoggiata su un ripiano o appesa al lampadario. L'accensione di ogni cero è accompagnata da un momento di preghiera. Si conclude con un canto alla Madre di Gesù.

L'AGRIFOGLIO

Un piccolo orfanello viveva presso alcuni pastori quando gli angeli apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo. Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di rami d'alloro per il neonato re. Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò le lacrime dell'orfanello in bacche rosse.

LA STELLA DI NATALE

Il nome scientifico della Stella di Natale è Euphorbia pulcherrima (dal latino bellissima) ed è un arbusto originario del Messico. Anche da noi viene coltivata in regioni molto calde e precisamente in Sicilia e nella Riviera Ligure. Ha fusti poco ramificati, foglie con un piccolo picciolo rossastro e ovate, fiori giallastri e poco vistosi e circondati da un involucro di dodici-venti grandi foglie, di colore rosso vivo. La Stella di Natale fiorisce dal mese di Dicembre a quello di Marzo. In America è considerata, insieme al Vischio, il simbolo della festività natalizia. Ultimamente si è diffusa la consuetudine di regalarla per Natale.

IL VISCHIO

Nel nostro paese è considerato un portafortuna ed è per questo motivo che viene regalata come strumento beneaugurante: un bacio scambiato sotto un ramoscello di vischio appeso all'architrave della porta di casa la notte di Capodanno è propizio di buona sorte per l'anno che verrà. Ecco perché, in prossimità del Natale, in tutte le città e nei piccoli paesi si possono trovare bancarelle e negozi che vendono questa pianta in confezioni più o meno elaborate. Non tutti sanno, invece, che è possibile, per chi possiede alberi in giardino o nel frutteto, far crescere il vischio come una qualunque pianta coltivata.

IL PUNGITOPO

Nelle nostre case molte famiglie usano il pungitopo e l'agrifoglio come piante ornamentali nel periodo natalizio. Il pungitopo (viscus aculeatus) ha delle bacche rosse portate da rami che assomigliano a piccole foglie ovali e pungenti dette "cladodi". I fiori sono inseriti a metà del clododio. Il fusto è eretto, molto resistente e ramificato. Sono dei portafortuna, la tradizione cristiana vede nelle sue foglie dure e con le spine il simbolo di forza e di difesa contro i mali, e nelle sue bacche la luce di Natale, sono simbolo di allegria e di buon auspicio: auspici di fecondità e di abbondanza per il ciclo dell'anno che sta iniziando.

IL PRESEPE

Nella rappresentazione della natività, tramite il presepe, tutto è simbologia: la stalla rappresenta la povertà e la miseria. Giuseppe è l'intelletto: anziché essere geloso e ripudiare Maria si inchina a Dio accettandone la volontà. Il bue rappresenta il principio generativo (è simbolo della fertilità e fecondità in Egitto), la forza sessuale; l'asino invece raffigura la personalità, la natura inferiore dell'uomo. Il significato della presenza nella stalla del bue e dell'asinello è in realtà molto profondo: soffiando sul Bambino Gesù lo scaldavano con il loro fiato. Il soffio è vita, dunque il soffio dell'asino e del bue è una reminiscenza del soffio mediante il quale Dio ha dato l'anima al primo uomo. Il presepe come lo vediamo realizzare ancor oggi ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme. Nel 1223 a Greccio, in Umbria, per la prima volta arricchì la Messa di Natale con la presenza di un presepio vivente, episodio poi magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. L'opera ideata da San Francesco venne chiamata Presepio o Presepe, termine di derivazione latina indicante la stalla, e anche la mangiatoia che si trova in quell'ambiente, propriamente ogni recinto chiuso. Alcuni studiosi italiani e stranieri ritengono non del tutto corretto attribuire a San Francesco la paternità del presepio. Come narra Tommaso da Celano, il frate che raccontò la vita del santo, Francesco nel Natale del 1222 si trovava a Betlemme dove assisté alle funzioni liturgiche della nascita di Gesù. Ne rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poterle ripetere per il Natale successivo. Ma il Papa, essendo vietati dalla chiesa i drammi sacri, gli permise solo di celebrare la messa in una grotta naturale invece che in chiesa. Quando giunse la notte santa, accorsero dai dintorni contadini di Greccio e alcuni Frati che illuminarono la notte con le fiaccole. All’interno della grotta fu posta una greppia riempita di paglia e accanto vennero messi un asino e un bue. Francesco, che non era sacerdote, predicò per il popolo riunito. Pertanto non si tratta della realizzazione di un vero presepio che é la rappresentazione tridimensionale, a tutto tondo, della nascita di Gesù, mediante un plastico e alcune statuine, ma piuttosto di una messa celebrata eccezionalmente in una grotta anziché in una chiesa. Il primo presepe risalirebbe quindi al 1283, e fu opera di Arnolfo di Cambio che scolpì otto statuette in legno rappresentanti i personaggi della Natività ed i Magi. Tale presepe si trova ancora nella basilica romana di S. Maria Maggiore. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività. Il presepe viene esposto all'interno delle chiese nel periodo natalizio. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani. Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate. Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con gli arti in fil di ferro, per dare l'impressione del movimento, abbigliati con indumenti propri dell'epoca e muniti degli strumenti di svago o di lavoro tipici dei mestieri esercitati e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. Questo per dare verosimiglianza alla scena delimitata da costruzioni riproducenti luoghi tipici del paesaggio cittadino o campestre: mercati, taverne, abitazioni, casali, rovine di antichi templi pagani. A tali fastose composizioni davano il loro contributo artigiani vari e lavoranti delle stesse corti regie o la nobiltà, come attestano gli splendidi abiti ricamati che indossano i Re Magi o altri personaggi di spicco, spesso tessuti negli opifici reali di S. Leucio. In questo periodo si distinguono anche gli artisti liguri in particolare a Genova, quelli siciliani che, in genere, si ispirano sia per la tecnica che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana con alcune eccezioni come ad esempio l'uso della cera a Palermo e Siracusa o le terracotte dipinte a freddo di Savona e Albisola. Sempre nel '700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento che ha un illustre predecessore in quello costruito da Hans Schlottheim nel 1588 per Cristiano I di Sassonia. La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel '800 quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali, statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro, forniti da un fiorente artigianato. In questo secolo si caratterizza l'arte presepiale della Puglia, specialmente a Lecce, per l'uso innovativo della cartapesta, policroma o trattata a fuoco, drappeggiata su uno scheletro di fil di ferro e stoppa.