FRAGOLE E LIMONI
- SHEERA -

Disclaimers: Indovinate un po'? Esatto, i personaggi di Slam sono di Inoue, che è molto più geniale di me! Posso solo vantarmi per Ryu (il papà di Yume): malgrado io qui non lo delinei benissimo, è di fatto uno dei personaggi da me creati che più preferisco. Bah, lasciamo perdere, e tentiamo il sesto capitolo!
NOTA: ricordate che il narratore cambia a seconda delle mie esigenze!

Capitolo VI


Non faccio che pensarci. Il modo in cui si sono guardati... Non so, ma tutto questo mi pare in qualche maniera ricollegabile alla storia della piantina di limoni. Chissà?
Certo che è fastidioso non venirne a capo. Almeno per me. Molto fastidioso! Soprattutto dal momento che non si tratta di un qualunque appetito della mia inappagabile curiosità. No, qui è ben diverso: qui si parla di Yume! La mia Yume! La mia adorata... Che cosa? Amica, vicina di casa, o, adirittura "sorellina"? Non saprei. Tutto questo, e anche di più. Forse ora non proprio, ma allora... Allora di certo! Proprio vero che quando la pubertà comincia il cervello ti scoppia, e il tuo centro di gravità interna cade sotto la cintura. Difficile equilibrare.
Avevo forse undici anni, allora. Partito, completamente.
Eravamo grandi amici da molto: le nostre abitazioni erano state completate in tempi simili, così i nostri traslochi. E infatti mi sono ritrovato con lei come compagna d'asilo, poi di elementari, poi di medie... Finchè, al liceo, non ci hanno separati. Per due anni, perlomeno. Ma dobbiamo avere una gran bella calamita, dal momento che adesso siamo di nuovo nella stessa classe!
Già, come dimenticare quella cotta? Quando ti accorgi per la pirma volta di una persona che ti pare di conoscere benissimo, e ti rendi conto che ti sembra di non averla mai vista prima. Arduo descrivere una sensazione simile. Forse i miei ricordi sono un poco offuscati dal tempo.
Quanto l'ho amata! E desiderata! E quanto ho odiato tutti quei ragazzini che, a poco a poco, s'invaghivano di lei. Già ero diventato uno dei ragazzi più amati nel mondo della mia ancora tenera età, eppure non me ne importava nulla. Certo, chi disdegna l'essere ammirato? Ma io volevo lei: Yume!
Nulla. Non ho mai trovato il coraggio di dirglielo, io, Akira-cuor-di-leone. Poi, lentamente, il mio sentimento è scivolato in una metamorfosi, diventando puro amore platonico, e permettendomi di placare i miei "istinti di maschio" su altre prede. Non molte, per la verità, rapportate alle mie possibilità. Ma che me ne facevo, in fondo? Nessuna che mi colpisse veramente il cuore.
Ad ogni modo sono felice che la cosa sia curvata in questo modo. In caso contrario il nostro rapporto non avrebbe potuto svettare, sino a raggiungere lo stato attuale. Tuttavia, questa storia con Mitsui... non so, non mi piace per nulla. Ho un pessimo presentimento. Figuriamoci se credo al fatto che non lo conoscesse! Soprattutto rapportando le parole di Kyoko al suo previo comportamento.
Proprio così. Se ne sono andati tutt'e due, in due direzioni opposte, con due facce da Polifemo accecato da Nessuno. Per nulla dire di quelle che avevano quando si sono visti.
"Stranissimo. E dire che voleva tanto conoscerlo, dopo che l'ha visto giocare!" ha detto lei, un po' intontita. "Ma secondo te cosa può essere successo?"
Di tutta risposta mi sono scosso nelle spalle e l'ho osservata altrettanto stranito. Devo dire che i miei programmi si sono sconvolti un pochino. Ero così preoccupato da quella scena, che mi è venuto solo da accompagnarla a casa. E adesso sono qui, come un'antilope zoppa, a pescare in facciata, e spremermi le meningi di fatto.
Del resto, se questa storia fosse davvero collegata a quella di Kiiroe, credo che Yucchan mi caccerebbe a calci da casa sua.
Ah, che tromento! A suo padre non chiedo nulla di certo. Che razza di idea! Credo che mi userebbe come punchin' ball, in quel caso! Non toccategli la sua Yume!
Che razza di situazione! Cosa darei per aiutarla! Se solo mi volesse parlare, forse... E se chiedessi a Mitsui? Uhm, no, meglio di no... Non vorrei che riprendesse le vecchie vesti da teppista... Un momento! Ma certo, lui un anno e mezzo fa era ancora un teppista! Che le abbia fatto qualcosa? Per la prima volta inizio a concepire pensieri davvero agressivi verso un giocatore di basket.
Basta, sono stufo di pescare! Devo assolutamente fare qualcosa, o il mio cervello finirà per scoppiare come il radiatore della 313!

Ma cosa mi è saltato in mente?! Perché sono venuto qui? Proprio qui? Devo essere pazzo! Del resto non sono mai stato un tipo ordinario, no? E va bene, già che ci siamo... Avanzo ancora di qualche passo e mi guardo attorno. Già, dev'essere quello laggiù.
Sigaretta alla mano: che altro c'era da aspettarsi? Porta l'oggetto alla bocca con un gesto lento, e poi lo prende con una certa morbidezza fra le labbra. È strano il modo in cui il suo aspetto contrasti con alcuni suoi comportamenti, così eleganti ed inaspettati. Il suo pollice scivola rapido lungo l'apertura dello zippo che gli procura la leggera fiammella necessaria ad accendere il sottile cilindro bianco.
Non riesco a concepire un'attività del genere: permettere a nulla che non sia semplicissimo tabacco di strapparti un infinitesimale pezzo di vita ad ogni singolo tiro.
Avanzo ancora un po', mentre lui espira una gran fumata, prima tramite le narici e poi dando un ultimo tocco con le labbra dischiuse a cerchio.
Mi lancia un'occhiata senza muovere la testa, abbassa leggermente il braccio complice di quel piccolo sucidio perpetrato, mi squadra ancora qualche secondo, e infine esordisce.
"Ce l'hai con me?" dice in tono quasi insofferente. Del resto suppongo sia il suo naturale modo di fare. La lentezza e calma nei suoi movimenti nascondono alla perfezione il suo animo irrequieto, ma i suoi occhi tradiscono alla grande questa maschera. E la sua voce pure.
Tuttavia non m'intimorisco. Oggi sono nervoso, e non mi va di assecondarlo, per quanto possa essere un tipo pericoloso.
"Hai mai visto questa ragazza?" gli chiedo, porgendolgli una fotografia di Yume e domandandomi al contempo che cosa mai mi stia ronzando per la testa. Ho come l'impressione di procedere per inerzia.
"No." dice piatto, mentre mi restituisce questo eterno contenuto del mio portafoglio. I suoi polmoni mi mandano un'altra nuovola bianco-grigiastra.
"Ne sei certo?"
"Senti, chiunque tu sia...!" pausa, boccata d'aria intrisa di tabacco, esalazione fumogena. "Se io questa l'avessi vista non me la sarei scordata di certo. Ho un'ottima memoria fotografica... per le cose piacevoli!"
"Mmh... Mitsui non ti ha mai parlato di una ragazza che assomigliasse descrittivamente a questa?"
"Che cazzo c'entra Mitsu? Non sarai un suo amico..." mi guarda di sbieco, incredulo.
"Solo conoscente. Gioco a basket."
"Uhm." prende coscienza improvvisa di me, come se solo ora fossi entrato a far parte del suo campo visivo. "E allora? Che vuoi da me?"
"Quando Mitsui girava nella tua banda..." no, non è il modo giusto per comiciare. In fondo lui non può aiutarmi: perché spigargli la situazione? "Nulla, lascia perdere! Grazie!" dico voltandomi e facendo per allontanarmi.
"È tua quella donna?" mi raggiunge la sua voce alle spalle.
"Sì: sono colui che la protegge."
"Umpf!" ribatte con un sorriso. "Mitsu ha avuto un periodo molto strano, quando ancora stava con noi. L'ho sempre saputo, che c'entrava una donna. Ma lui non ha mai voluto parlarne, neppure a me. Vai a sapere cosa può frullare nella sua testa! Ad ogni modo..." s'interrompe per portare a termine l'ultimo tiro che quell'ormai mozzicone gli offrirà. "...è un ragazzo che merita stima. Le palle per fare quello che ha fatto lui, io non le avrei mai!" e butta a terra il resto in un gesto "alla Sandy" in Grease, ruotandoci poi sopra la punta della scarpa.
Sorrido prima di allontanarmi. Evidentemente questo uomo ha qualcosa di molto particolare. Teppista sarebbe una definizione fin troppo esemplificata, ed erronea. No, lui è solo sè stesso.
Certo che se non l'avessi visto per caso mentre parlava con Mitsui (lo so, sta male origliare i discorsi altrui, ma sono così curioso...), una volta che passavo di qui, ora non sarei a questo punto.
Ma quale punto? Ci ho forse guadagnato qualcosa? Altri pezzi che quadrano a malpena in questo complicato puzzle, tutto scomposto. Non sono bravo con i lavori che richiedono tanta costanza e pazienza, accidenti!
E adesso? Adesso continuo a camminare un altro po', quasi vagando come un cavaliere errante, finchè l'oggetto principale delle mie recenti macchinazioni cerebrali non mi si fa incontro, in un paio di pantaloncini sopra il ginocchio ed una maglietta smanicata, ginocchiera e fascia sulla testa, nonché polsiera e scarpe da corsa. Si ferma, si asciuga la fronte e la bocca e mi squadra.
"Ciao..." dico, non sapendo davvero che altro aggiungere - ammesso che sia il caso di farlo.
"Ciao..." risponde con la stessa incertezza.
"Allenamenti serali?" proseguo, tentando di mantenere viva questa difficile conversazione, che tuttavia potrebbe finire per risultare molto esplicativa.
"Scaricamento di nervi." mi risponde lui. Beh, dal tono tranquillo che ha, suppongo che il suo metodo fuzioni.
"Allora, immagino che tu sia curioso di sapere..." riprende dopo qualche secondo intriso solo dal canto serale dei passeri. Taccio. Insolito da parte mia.
"Tu la conosci bene?... Yume, dico..." prosegue, un poco vacillante, certamente incerto.
"Da una vita." rispondo, tranquillo. Sorride. Beh, almeno l'avvio è stato positivo.
Ben presto ci ritroviamo a passeggiare sul lungomare. Sono io, però, quello che parla. Hisashi mi sta facendo l'interrogatorio! Vuole sapere persino cose piccolissime, come il suo numero di scarpe, il suo fiore preferito, il cibo che ama di più...
"...Credi che dovrei cercarla di nuovo, dopo che è scappata per una seconda volta?"
"Beh... Scusa, ma cosa diavolo c'è stato fra voi?!"
"Come reagiresti, se ti dicessi che..."
"Che...??" la curiosità mi rosicchia ogni piccolo anfratto di razionalità.
"Insomma, amore, direi... Almeno da parte mia!"
Amore? Checcavolo vuol dire?! Kami-sama, si potrebbe interpertare in tante di quelle maniere! Beh, a dire il vero a me ne è venuta in mente una precisa, ma il mio cervello si rifiuta di focalizzarla. Improvvisamente mi sento meno curioso. No, Yucchan non farebbe mai una cosa del genere! Lei è pura come la prima neve dell'inverno!
"Non posso... Non riesco a rinunciare. Non so perché. Insomma, una che scappa due volte ti lancia il più che chiaro messaggio di lasciarla in pace, ma... Io non lo so, che fine ha fatto il mio cervello!"
"Beh, credo che anche quel tuo amico... (come si chiama?!!) se ne sia accorto..."
"Di chi parli?"
"Quello che fuma e gira con la moto..."
"Tetsuo?"
"Ecco."
"Da quando in qua lo conosci?!"
"Beh... Devi scusarmi, ma io... Vi avevo sentiti parlere, una volta, per caso... Ho capito che tu eri nella sua banda e poi... Yume, beh... ho avuto paura che le aveste fatto qualcosa, così ho chiesto a lui..."
"Ah... Io non le ho mai fatto del male!" si discolpa immediatamente. "È stata lei a fare male a me... Oggi, per la seconda volta. Sono scemo, secondo te, se continuo a starle dietro?"
"Non so... Io le sono stato dietro per anni, anche se lei neanche se n'è resa conto!" lascio scivolare la frase quasi per caso. Lui si blocca e mi fissa dritto negli occhi.
"Ma tu non stavi con Kyoko?"
"A parte il fatto che ormai io e Yume siamo solo ottimi amici... Mai stato con Kyoko in vita mia!" la sua reazione stupita è naturale. Che posso fare, se non spiegargli la tresca? In fondo non mi pare davvero una cosa terribile!
"Capisco..." chiude il mio resoconto con un sorrisino sulle labbra.
"Purtroppo è così..." dico con aria un po' rassegnata, e mettendo il punto definitivo a questa parentesi. Lui mi guarda per un attimo, poi sorride di nuovo. Credo che abbia colto al volo il mio commento. Tuttavia lascia cadere qui. E anch'io. Non ho voglia di parlare con lui di ciò che lui e la mia Yucchan hanno fatto o non fatto, non ora.
Fra noi si crea un'atmosfera silenziosa, quasi complice. Uno di quei rapporti taciti che ci sono fra due buoni amici. Seduti su questa panca, siamo entrambi rivolti al mare frusciante di mille e mille onde, con gli sguardi persi chissà dove, e un'espressione di serena malinconia dipinta sul volto.
Un solo pensiero mi si chiarisce fino in fondo, in questo momento. Amicizia. Non credevo che sarebbe nata fra me e lui. Di certo non in questo modo silenzioso. Eppure è così: abbiamo raggiunto insieme quella particolare lughezza d'onda che ci dice come dovremo regolarci d'ora in avanti fra noi. Così, zitti.
È la sua voce a rompere l'atmosfera, quando il sole ormai calato lascia ancora pochi strascichi di luce alle sue spalle, appena sufficenti a far trovare ad entrambi la strada di casa.
"Le parleresti di me?"
"Sì." rispondo solamente, scoprendo che tutte le mie gelosie si sono seppellite sul ritmo delle onde davanti a noi.
Ci alziamo, come di tacito accordo, e cominiciamo a muoverci.
Nel punto in cui le nostre strade si dividono, alziamo gli occhi l'uno nell'altro. Solo questo è il nostro saluto, non le insignificanti parole che seguono il gesto.
Infine una frase, la cui risposta è uno dei miei sorrisi più posati e sinceri, ci separa definitiavamente:
"Vorrà dire che io le parlerò di te."

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Evvai!! Sono anche riuscita a metterci Tetsuo! Cavolo, era da tempo che pensavo di introdurlo da qualche parte... Cmq grazie per la fiducia, mitica Nat! Per merito tuo sono riuscita a proseguire il capitolo in una maniera decente!!
Credits: proprio così! La 313 è l'auto sfasciata del mitico e sfigatissimo Paperino (un papero, un mito!). Polifemo e Nessuno devo restituirli ad Omero? Infine c'è Grease... E chi non l'ha visto??

Capitolo 7...