Disclaimers: Sashi, Kira-kun ecc. ecc. sono di Inoue. Gli
altri sono miei. Thanx!
NOTA: D'ora in avanti mi permetterò di cambiare il narratore a
mio piacimento, tanto per chiarire le cose... Lo so, sono incostante,
ed è solo uno dei miei difetti... Perdono! ç__ç
Capitolo V
Fammi sentire il cuore
Che grida dal dolore...
Gridare, mi viene davvero una gran voglia di farlo! Dolore, certo. Mi
spacca in due.
E sputa il sangue finchè puoi...
Dal momento che mi sento come se mi avessero massacrato di botte. Le
parole possono ferire più che le armi. Quante volte ho sentito
questa frase, senza riuscire a darle un senso compiuto? Ma ora... Ora
riesco a collocarla in un preciso punto della mia mente. Il ricordo di
ciò che è appena accaduto.
Lei cammina decisa ed imperterrita. Che cosa posso aver sbagliato questa
volta? Che cosa ho sbagliato la scorsa volta, del resto? So solo che quando
ho aperto gli occhi, lei non c'era più.
Non posso che chiedermi per quale motivo non mi sono messo a correre come
un pazzo per cercare di bloccarla. Dev'essere stato il suo comportamento.
Mi ha gelato.
Ci metto parecchio, a reagire in una maniera sensata. Mi stupisce persino
il fatto che il mio respiro non si sia bloccato a mezz'aria.
"Mitsui?..." neppure lui sa cosa dire. È più che
evidente che non ha capito. Tantomeno Kyoko. Le loro facce mute sono eloquenti.
Del resto come avrebbero potuto racapezzarsi in questa scena? Persino
io fatico a farlo.
"Insomma, qualcuno dica qualcosa!" interviene la mia compagna
di classe, che pare essersi appena ripresa da un lungo periodo d'ibernazione.
"Qualcosa." rispondo io, un attimo prima di voltarmi e allontanarmi
silenzioso. Che se ne restino per i fatti loro, i due piccioncini!
Cammina a denti stretti...
Lento, inesorabile, come lo scorrere del tempo. Del resto era inevitabile
che le mie gambe, libere da qualsiasi imposizione del mio cervello, totalmente
preso da altre occupazioni, mi conducessero nel luogo in cui più
desiderano stare. Questo lembo di spiaggia nascosto agli occhi del mondo
da imponenti scogli. Quante volte ci sono tornato, da allora? Troppe,
perchè me ne possa ricordare. Mi adagio sulle morbide sabbie ed
ascolto. Il profumo del mare, il lento e continuo tornare delle onde,
precise e regolari come i ricordi che non smetteranno mai di ossessionare
la mia mente.
Fu qualche mese prima di quella rissa con Miyagi. Del resto lui doveva
essere una buona scusa per scaricare tutto il dolore in una raffica di
pugni. L'unico intoppo fu che si accanì su di me. Finii in ospedale,
dove ebbi fin troppo tempo per pensarci, di nuovo. Mi aveva causato un
dolore troppo grande, perchè potessi perdonarlo. E così
feci visita al club di basket.
L'essere tornato a farne parte, mi ha aiutato a scemare un poco tutto
quel vuoto. Ma non c'è nulla da fare: se ti rubano un pezzo della
tua anima è impossibile metterci una pezza a forma di palla da
basket. Per un po' può anche funzionare, ma quando ti trovi davanti
colei che quella parte complementare di te se l'è portata via,
senza una parola, senza nulla, tutto crolla di nuovo.
Vivi fra cielo e terra...
È ciò che ho tentato di fare, da allora. Ma come cancellare
il ricordo?
Ora ho quella risposta che tanto mi assillava. Yume Shinju. Due occhi
che paiono un incrocio fra smeraldi e acquamarina, un sorriso impagabile.
Faccio correre la memoria indietro di un anno e mezzo.
*Una caldissima giornata di novembre. Molto insolito, per la stagione.
Ho appena salutato Tetsuo e i ragazzi. Ci vedremo domani. Procedo con
fare lento e posato. Non ho fretta di arrivare a casa ed ascoltare l'ennesima
predica di mia madre. Anzi, non ho alcuna voglia di vederla, affatto.
Raggiungo la prima panchina che cade sotto il mio campo visivo, mi ci
adagio e sprofondo il viso fra le mani, mentre i miei capelli si portano
come un velo di seta nera a coprire il tutto. Il mio ginocchio... Perchè
mi è accaduto questo?!
"Scusa..." mi interrompe una voce gentile e dolce. Una ragazza
che si rivolge ad un teppista come me? Alzo il viso. È bellissima!
Resto imbambolato per pochi attimi, senza neppure rendermi conto del fatto
che i miei occhi si sono fatti più lucidi, nel frattempo.
"Non ti vorrei disturbare, ma... Posso farti un ritratto?"
"Un... ritratto?"
"Sì! Per favore... Sembri perfetto! Proprio il viso che cercavo!"
"Ragazzina, non lo sai che è pericolso parlare con uno come
me? Sai cosa sono?" la mia reazione, sulle prima, sorprende persino
me stesso. Ma non è tanto difficile capire le ragioni del mio istinto.
Una cosa troppo bella e fragile, perchè io possa osare toccarla.
In una circostanza normale sarebbe già entrata nel mio letto, ma
questa non è una delle sciaquette che mi propone Tetsuo di solito.
Tuttavia, la sua risposta mi lascia ancora più spaesato.
"Sei il nuovo soggetto che ho deciso di ritrarre! Che altro dovresti
essere, scusa?" dice, spalancando il suo viso in un'espressione divertita
e deliziosa. Un colpo al cuore.
"No, io sono un tipo pericoloso..."
"Un tipo pericoloso? Non ci credo! I tipi pericolosi sono apatici,
e tu sembrava stessi per piangere." tono naturale e pacato. Un secondo
colpo.
Non chiede più nulla. Semplicemente, si siede davanti a me ed inizia
ad armeggiare con una matita su un blocco di fogli.
"Aspetta! Conosco un posto migliore, per farti da sfondo!" dico,
quasi d'istinto. Ma che stai facendo, Hisashi! Sei tutto scemo?! Tu, il
cattivo, il bastardo, quello che non conosce sentimenti per nessuno tranne
che per sè stesso, ti stai comportando come un ragazzino qualunque?
Istinto. Chi può spiegare?
"Perchè?" domanda placida, mentre mi porge la sua stupenda
opera, conclusa.
"Perchè cosa?" reagisco io, che fino a quel momento non
avevo proferito verbo.
"Perchè dici di essere pericoloso?"
"..." il suo sorriso e la sua naturalezza mi disarmano di nuovo.
La osservo ancora un po', mentre si piazza a sedere proprio al mio fianco
e mi guarda con occhi luminosi. Che io le piaccia sul serio?!
Inizio a parlare come non ho mai parlato con nessuno. Sputo fuori tutto
il mio dolore, il mio disagio, il mio rimpianto. "Sportivo",
non "giocatore di basket". Non so perchè, non mi va di
specificarmi. Ma lei non domanda nulla. Ascolta solamente, senza reagire.
Mi aspettavo sgomento, non so, una di quelle reazioni tipiche che hanno,
soprattutto le donne, a sentire la parola "teppista". Nulla.
Mi sento debole ed indifeso, di fronte a tutta quella dolcezza incondizionata.
Concludo mordendomi il labbro inferiore ed abbassando il viso alla sabbia
tiepida sotto di me, mentre una rapidissima lacrima non mi lascia il tempo
di frenare la manifestazione più evidente di ciò che ho
dentro.
"Ti prego, non piangere..." il suo indice percorre verso l'alto
la mia guancia, raccogliendo quel leggero ruscello salino che è
scaturito da me, dopo non so quale interminabile attesa.
"Sento una frustrazione tremenda. Neppure Tetsuo e gli altri mi..."
la mia voce trema. Non capisco perchè, per la prima volta in questo
periodo orribile della mia vita, mi lascio andare così. Mi prende
fra le braccia, ed io abbandono il mio viso sul suo seno, dove mi libero
in singulti e lamenti strozzati. Mi accarezza la testa.
Questa donna... forse l'unica cosa che possa aiutarmi a provare... provare
a cominciare di nuovo. È strana la maniera in cui ci si accorge
di essere innamorati. Non si riesce a focalizzare un perchè razionale,
nè il momento preciso in cui la scintilla definitiva è scoccata.
Ci si ritrova solo così, a fissare come degli ebeti una persona
per cui ci si sente addirittura pronti a morire.
Inizio a sentirmi pervaso da un intensissimo calore. Mi percuote. Sono
ancora lì, appoggiato al suo petto soffice e tiepido. Ma sto zitto.
Sento solo il mio cuore battere, mentre rimasugli di lacrime scomposte
si spargono sul mio viso. Alzo un poco la testa. Le ho baganto la camicetta.
Finchè, non so neppure come, le mie labbra si ritrovano vicinissime
alle sue. Un bacio fugace, un tocco leggerissimo. Morbido come una piuma.
Una dolce farfalla si è appoggiata sui petali che adornano il mio
viso, ed ora si dischiudono, a cercare di più.
Un bacio, un altro e un altro ancora. Le mie mani che scorrono sul suo
corpo, lente, docili, quasi spaventate all'idea di poterla ferire. Il
profumo della sua pelle, mentre si scopre centimetro dopo centimetro davanti
a me. Le mie labbra che esplorano il suo collo, il suo seno, le sue gambe,
e, infine, si appoggiano delicate sul suo sesso.
Una raffica di vento la fa leggermente tremare, ed io mi porto sopra di
lei, per coprirla, scaldarla, con il tepore del mio corpo.
Ormai è buio, e, sola, la luna ci illumina, mentre ci uniamo in
un gesto stupendo.
Nessuno qui. Nessuno arriverà ad interrompere questo sogno. La
amo con tutta la dolcezza di cui sono capace, mentre tutte le ragazze
con cui sono stato scivolano via dalla mia mente, come se non fossero
mai esistite. Il mio incedente, Tetsuo e Nori, il basket, niente. Solo
noi due, il firmamento. I miei capelli che le solleticano il viso, seguendo
il mio oscillare sempre più rapido, le sue labbra che cercano le
mie in continuazione. Uniti.*
Dev'essere allora che è riuscita strapparmelo, quel pezzo di cuore
in cui la mia anima stava nascosta. Allora ho capito che sarebbe stato
suo, per sempre.
Mi sono addormentato stringendola fra le braccia. Per la prima volta,
da quell'incidente, ero finalmente felice, e convinto che ce l'avrei fatta.
Avrei vinto io, avrei superato tutto. Con lei.
"Grazie" l'unica parola. Scritta in un angolo, accanto a questo
ritratto che ora stringo fra le mani. Quando mi svegliai, lei non c'era
più. Fu puro dolore quello che sentii. Mi accorsi immediatamente
che una parte di me mancava.
"Che cos'hai? Sembra che ti abbia investito un treno!" mi chiese
Tetsuo, quando mi vide. Non gli risposi nulla. Se quello doveva essere
un segreto, lo sarebbe stato per chiunque.
Ma non mi arresi. La cercai, ovunque. A quel parco, dove talvolta passavo
ore nell'attesa di vederla tornare. Alla spiaggia che ci aveva visti essere
solo noi. In ogni anfratto che conoscessi di questo piccolo angolo di
mondo in cui ancora vivo. Nulla. Non la vidi, mai più. Mai, fino
ad oggi.
Buon compleanno, Hisashi!
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Buaaaaaah! Povero Sashi-kun!! Cattiva, Yume! Cattiva!!! -> Come sto
messa male! E dire che è tutta colpa mia, che sono l'autrice! Beh,
cercerò di farmi perdonare prossimamente.
Credits: La canzone di cui ho inserito qualche riga (giusto perchè
mi piace) è, per chi non l'avesse riconosciuta, "Tra cielo
e terra" dei Dhamm (sigla di Street Fighter II Victory).
Capitolo 6...
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