RITORNO AL PASSATO
- CLADIA -

Capitolo 8

Tra madre e figlia

- Stai tranquilla, oggi stesso sono di nuovo qua... ma tu non puoi proprio venire...- Kagome stava cercando di convincere Kaeru a rimanere nel Sengoku Jidai, mentre lei sarebbe ritornata nel loro tempo per avvertire la madre della loro futura assenza e per prendere qualche ricambio per se stessa e per la figlia.

- Sono sicura che la nonna non si arrabbierà, e poi hai Sango e Kaede con te... non devi aver paura...-

- Va bena, mamma. Ma torna presto...-

- Certo, stasera sarò di nuovo qua, promesso...-

Kaeru osservò con attenzione la madre che scompariva nell'oscurità del pozzo, stette appoggiata al pozzo fino a quando non vide scomparire i capelli di Kagome. Si voltò e vide dietro di lei le figure di Sango e Kaede, si morse il labbro inferiore ricordandosi le parole di Kagome del giorno precedente.

Per ora non raccontare a Sango e Kaede ciò che hai visto va bene Kacchan?

In effetti non era rimasta svenuta per tutto il tempo: aveva visto chiaramente quell'enorme cane bianco che l'aveva leccata. Gli era piaciuto subito e si convinse che non appena sarebbe tornata a casa ne avrebbe voluto avere uno. Mentre era immersa in quel pensiero che gli creava una gioia immensa, notò che il suo buffo signore non era con loro nel momento in cui la madre se ne era andata. Scrollò le piccole spalle, raggiunse e prese per mano Sango, la cacciatrice le aveva promesso di portarla al fiume quella mattina.

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Quando sentì che i suoi piedi avevano di nuovo toccato terra, Kagome trasse un sospiro di sollievo. Non si sentiva affatto sicura per Kaeru, ma in fondo non aveva molta scelta se voleva evitare altre sofferenza alla piccola bambina. Si accertò di essere nel pozzo della sua epoca e facendosi forza si trasse a fatica fuori da esso. La porta del piccolo tempio era rimasta aperta, la luce entrava nel pozzo come un filo dorato, era una giornata di sole proprio come nell'era che aveva in quel momento abbandonato. Uscendo fu travolta da un'aria nuova, fresca e leggera, che le scostò i capelli dalle spalle. Era molto più inquinata, questo lo sapeva, ma in fondo era la 'sua' aria, quella che l'aveva fatta crescere con la sua esistenza. Osservò il tempio, gli alberi attorno ad esso. Le sembrò di esser tornata indietro nel tempo, quando in passato faceva spesso dei roccamboleschi ritorni per studiare per i test del giorno dopo, tutto ciò che poteva entrare nella visuale del suo sguardo era uguale come in passato... solo lei era diversa. Il pavimento che portava al tempio era caratterizzato di tanto in tanto da delle pozzanghere d'acqua, segno che aveva recentemente piovuto. Quando aprì la porta di casa si trovò di fronte la madre accorsa alla porta con la speranza di trovarci la figlia. Abbracciò Kagome senza dire una parola, piangendo lievemente come per nascondere l'angoscia e la preoccupazione.

- Mamma, va tutto bene. Non devi piangere. -

- Lo so, ma non ho avuto più notizie da quella notte. Ma dimmi Kaeru come sta? Come sta la mia nipotina??-

- Sta bene, mamma. Anche più di me e te messe insieme...-

- Meno male... ma allora hai saputo cosa le è successo?-

- Purtroppo no. Non l'ho riportata apposta, ho paura che se tornasse qui si sentirebbe di nuovo male...-

La signora Higurashi osservò attentamente la figlia, le premeva farle una domanda, ma non sapeva la reazione che avrebbe potuto scatenare nella figlia. Kagome intuì il pensiero della madre e sorrise lievemente, prefendo che fosse proprio lei a farle la domanda tanto agognata.

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Quanti anni mai poteva avere il Goshinboku? Sicuramente molti. Lo aveva visto sin da quando era nato, con Kikyo e in passato anche con Kagome. Molte volte aveva trascorso intere giornate su quei rami nodosi, in quelle giornate in cui tutto gli andava storto o succedeva sempre qualcosa. Era da parecchio che non lo osservava... da quando se ne era andato aveva perso di vista quell'albero per molti anni. Non credeva che ora, di fronte a lui, sentisse di nuovo quel senso di inferiorità che aveva sempre attanagliato il suo cuore.

Essere inferiore a qualcuno.

Di certo ora non poteva trattarsi del suo caso... forse in passato lo era stato.

Così anche quel giorno quell'albero era stato protagonista di eventi che gli avevano spesso segnato la vita, a partire da quando Kikyo lo aveva imprigionato per ben cinquant'anni al tronco possente dell'Albero Sacro. Kikyo... lo sapeva che acquisendo lo Shikon si sarebbe dimenticato di lei e se ora poteva pronunciare a chiare lettere il suo nome era solo perché il potere della Sfera non aveva alcun effetto su di lui, chiaro simbolo che stava lentamente scomparendo. E la stessa cosa valeva per Kagome, ma forse nel suo caso era diverso. A lei pensava anche quando era demone... inutile negarlo, negare era solo da sciocchi.

E ora anche suo padre era tornato, perfetto e potente proprio come se lo immaginava. Se Kagome non lo avesse informato quel giorno alla grotta della profezia, a stento avrebbe riconosciuto in quel demone la figura del suo grande padre. Egli sapeva di Kagome e della mocciosa, lo aveva messo anche in guardia... cosa ancora più incredibile egli aveva mostrato affetto nei loro confronti, meravigliandolo non poco.

Per una strana ironia della sorte, appena aveva fatto ritorno al Go-Shinboku dopo così tanto tempo era tornato alla sua mente solo quel ricordo nascosto... quel ricordo di cui solo lui e Kagome erano a conoscenza. Le sue parole... le aveva ricordate benissimo, nessuno gli aveva mai detto niente del genere, nemmeno Kikyo, sebbene sembrasse provare amore nei suoi confronti. Ma anche ora non si domandava di questa differenza tra le due donne... lo aveva sempre detto che solo apparentemente erano uguali... per il resto completamente differenti.

In quel momento non sapeva cosa pensare. Non si sforzava nemmeno di chiarirsi le idee. Era inutile, avrebbe lasciato correre e così sarebbe successo ciò che doveva succedere. Se era destinato a rimanere solo, non protestava... in fondo non credeva nemmeno molto del contrario. Solo quando stava con Kagome si sentiva a casa, amato da qualcuno. Però tutto ciò apparteneva al passato, Kagome era tornata... vero... ma era cambiata, come lui del resto. Non voleva ripensare al passato, era proprio nel momento in cui la sua mente si abbandonava ai ricordi che lui mostrava la propria debolezza, era proprio in quei momenti che desiderava possedere lo Shikon. Solo per dimenticare...

Ma di una cosa Kagome non era a conoscenza. Lui, non aveva mai posseduto lo Shikon veramente, non come un demone vero. Per questo gli era stato sottratto.

E proprio per una ragione... per colpa dei ricordi.

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Piccoli pesci colorati si divincolavano nell'acqua cristallina del fiume, le loro squame riflettevano la luce del sole che penetrava attraverso l'acqua. Sotto di essa creavano movimenti a volte lenti a volte veloci, lasciando che piccole bolle d'aria salissero in superficie creando un gioco infinito di cerchi che tendevano a ingrandirsi e a incresparsi. Affascinata dai loro movimenti e dai loro colori, Kaeru stava seduta, con le ginocchia a terra a osservare l'enorme specchio d'acqua che come una fedele copia rifletteva l'immagine della piccola bambina. Non aveva mai visto pesci come quelli, Tokio era priva di fiumi o specchi d'acqua tanto belli. Una volta aveva visto dei pesci simili in un enorme vasca quando lei e la mamma erano uscite a mangiar fuori. Quella volta si dimenticò completamente del cibo per osservare tutta la sera la vasca del ristorante. Ricordò che la sua attenzione fu allora attratta anche da un'altra vasca molto più grande e anche più nacosta, dove stavano rinchiuse degli enormi affari rossi. Ecco, quelli li odiava e le mettevano paura con quell'enormi zampe e quei fili che uscivano da tutte le parti; non sapeva come mai ma molto spesso quegli strani pesci venivano prelevati e scomparivano a poco a poco. L'ultima volta che ci tornò non ne era rimasto nemmeno uno. Solo allora si accorse che nonostante avesse paura di loro, con la loro mancanza anche quella vasca piena di pesci colorati era diventata insignificante... come se l'avessero privata di qualcosa che per lei era assolutamente necessario vedere. Un pesce saltò per poi scomparire di nuovo nell'acqua limpida, Kaeru tornò alla realtà quando con gli occhi della fantasia vide a stento il movimento del piccolo pesce. Era proprio una bella giornata, l'unica cosa che la rendeva triste era la mancanza della madre. Voleva tornare a casa con lei, ma non ce l'aveva fatta. Poteva piangere per raggiungere il suo scopo, ma sapeva che la mamma sarebbe rimasta irremovibile. E poi non aveva voglia di piangere, ultimamente l'aveva fatto troppo spesso. Sango stava seduta un poco distante dalla riva e osservava Kaeru: alla vista della bambina non poteva non sorridere, in passato non avrebbe mai creduto che Kagome avesse potuto avere una figlia... semplicemente non c'aveva mai pensato. Anche perché nonostante Kagome avesse un carattere molto dolce e gentile in passato non l'aveva mai vista impersonare una figura materna, mentre forse ora si... insomma ammetteva che ormai ci aveva fatto l'abitudine, però ammetteva che quando l'aveva rivista dopo tanti anni era rimasta sorpresa.

- Kaeru non ti sporgere a quel modo, potresti cadere...-

- No, non preoccuparti... questi peci sono belli!-

- Sono pesci Kaeru... non peci...-

- Oh, guarda quello che bell...-

Una mano di Kaeru scivolò sull'erba, ma non entro in contatto con un altro suolo, bensì con la bella ma altrettanto gelida acqua del fiume. Il corpo della piccina fu avvolto completamente dalle acque fino a quando Sango non la vide scomparire del tutto. La cacciatrice si alzò di scatto gridando il nome della bambina, che intanto stava lottando per rimanere a galla, muovendo le piccola braccia come un'ossessa. La corrente la stava spingendo verso il centro del fiume, dove l'acqua era sicuramente molto più movimentata. Sango corse verso la sponda del fiume, ma quando si stava per tuffare all'interno di quelle acque ora tanto scure e pericolose una massa nera sfrecciò in direzione della piccola. Gli occhi di Sango seguirono quel movimento veloce e deciso, ma quando si posarono laddove Kaeru stava affogando si fecero tesi e preoccupati.

Kaeru era sparita. Sango stessa non percepiva la sua presenza.

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La cucina era sempre stata la sua stanza preferita fin da piccola. Osservava ogni giorno la mamma che cucinava, chiaccherava con lei della scuola, del tempio e anche delle stramberie del nonno. Era il momento del giorno che preferiva in assoluto. L'inverno era caldo stando seduta su quelle sedie, osservando le nuvole di vapore che a stento la cappa riusciva ad aspirare... quella era la sua casa. Aveva fatto di tutto in quella grande stanza: aveva pianto, riso e anche cucinato, senza mai concludere dei risultati. Per ore e ore osservava le spalle della mamma mentre quest'ultima cucinava la cena per l'intera famiglia. Da piccola non voleva assolutamente allontanarsi da lei, non voleva lasciarla sola, anche se c'erano Sota e il nonno... era stata una piccola promessa che aveva fatto a se stessa... una promessa che però sapeva di avere infranto. Ma ora non le importava, anche se sarebbe stata con lei per poche ore, non voleva pensare a se stessa... voleva tornare indietro: voleva dimenticarsi di Inuyasha, dell'Era Sengoku, e anche di avere una figlia. Voleva tornare con la mente ai suoi 15 anni, una normale studentessa. Respirò l'aria intrisa di vapore, pregustando la cena che la signora Higurashi era intenta a preparare. Dopo un bel bagno caldo era tornata in forze, sentiva qualche piccolo acciacco ma cose del tutto prive di importanza. La casa era silenziosa, Sota e il nonno erano usciti alla piccola festa del paese.

- Perché non se andata anche tu mamma? Invece di stare sempre chiusa in casa...-

- Non ne avevo il coraggio, sapendo che tu non c'eri...-

- Ma Sota e il nonno ci sono andati. -

- Si, ma a stento li ho convinti. Anche loro volevano rimanere per vederti...-

- Purtroppo solo tu avrai questo privilegio... presto dovrò andarmene di nuovo...-

- Lo so però ti preparo lo stesso qualcosa da mangiare, Sota e il nonno mangiano alla festa...-

- Mi dispiace...-

La madre di Kagome distolse lo sguardo dalla pentola che teneva tra le mani e osservò attentamente la figlia. Kagome stese le braccia sul tavolino e vi appoggiò la testa.

- Stai sempre da sola... a volte ho paura di non essere nemmeno una figlia per te...-

- Kagome...-

- Non sono mai stata presente, né al tuo compleanno, né alle riunioni scolastiche di Sota e nemmeno quando il nonno festeggiava il superamento dei suoi anni. Sono sempre stata con Inuyasha e gli altri, se tornavo stavo con voi poche ore e poi sparivo di nuovo. Non ho nemmeno avuto una vita normale, non sono mai uscita con un ragazzo o preso un gelato con le amiche. Non ho mai fatto niente. Ti ho lasciato sola e ti ho fatto spesso preoccupare...-

- Non devi dire così Kagome...-

- E invece si, mamma... nessuno all'infuori di te mi ha aiutato con Kaeru! Sei stata comprensiva, forse anche troppo... io non sarei stata così indulgente. Quando ti dissi di aspettare un bambino mi sorridesti e mi abbracciasti, io che non meritavo niente...-

- Kagome, tu sei la mia unica figlia, per me sarai sempre la mia bambina. Quel giorno sapevo cosa stavi provando, anch'io avevo conosciuto l'angoscia di rimanere soli proprio quando nascesti... allora non fu mia madre, ma mio padre a darmi conforto proprio come io lo diedi a te. Il nonno mi disse che tutti a questo mondo potevano commettere degli errori, ma non per questo una persona doveva essere abbandonata a se stessa. Se così fosse stato lui non sarebbe mai stato un padre per me... se ti avessi lasciato, abbandonandoti... con che coraggio avrei potuto definirmi una madre? Queste cose le capisci, vero Kagome? Non sei più una bambina ma una donna, e meglio ancora una madre. E una madre... non può non pensare al proprio figlio. Se questo commette un errore, la madre non riesce ad odiarlo... per me è stata la stessa cosa. Tu e Sota siete sempre stati la mia unica luce e la mia sola speranza...-

- Mamma...-

- E ora apparecchiamo la tavola, la cena è quasi pronta...-

Mentre posizionava i piatti in tavola, il suo cuore sembrò alleggerirsi... era chiaro che le parole di sua madre le avevano dato maggior conforto. Dopo cena, Kagome lavò i piatti e si sedette sul divano accanto a sua madre. La donna stava ricamando e allo stesso tempo guardando la televisione. Proprio come una volta, la classica serata che tanto amava in famiglia. Guardò il divano opposto e vide per un attimo la figura sorridente di suo nonno, quando in passato trascorreva serate intere a raccontare le sue stramberie e anche Sota, che stava fisso di fronte alla televisione con la sua Play Station. Un lieve sorriso incorniciò le sue labbra, mentre quelle figure scomparivano a poco a poco dalla sua mente... non avrebbe potuto rivederli.

- Kagome...-

- Mhm? - Kagome osservò la madre che, dopo aver smesso per qualche minuto di ricamare, la stava osservando attentamente... mostrando un certo imbarazzo e una certa ansia.

- Ascolta, non so cosa sia successo, ma.... ecco, volevo chiederti se...-

- Se ho rivisto Inuyasha?-

- Ehm... si.-

- Si.-

- Oh, bene.- La signora Higurashi si sorprese non poco nel vedere come sua figlia fosse tranquilla a pronunciare quel nome. - E dimmi non è successo niente di particolare? Oh insomma, oramai il dado è tratto ed è giusto parlarne apertamente!-

- S-si...- Kagome rimase sorpresa dall'improvviva determinazione di sua madre.

- Allora, come ti sei sentita?-

- Sentita? Strana...-

- E dimmi com'è?-

- Com'è chi?-

- Ma Inuyasha!-

- Oh mamma, non possiamo certo parlare di queste cose!-

- Certo che si. É mio genero!-

- NO che non lo è!-

- Si, ma è sempre il padre della mia nipotina... a proposito gli hai detto di Kaeru?-

- Si, ma non ha reagito, anzi non gliene importa assolutamente niente...-

- Mhm... e Kaeru?-

- Kaeru non capisce ancora molto bene il significato della parola padre...-

- Capisco... ma cosa hai intenzione di fare ora? Perché continui ad andare in quell'epoca?-

- Ho deciso di ritrovare lo Shikon... è andato di nuovo disperso...-

- O quella pallina di vetro che ha anche il nonno?-

- B-bè quella del nonno è... come dire, un tantino differente...-

- Non voglio chiederti altro... solo sapere se tutto ciò vi farà portare indietro da noi...-

Kagome tacque, senza guardare il volto della madre, rigirò nervosamente i pollici sul grembo. Voleva tornare, ma il futuro nell'era Sengoku era imprevedibile. Come lo era stato in passato... di certo la Kagome del passato non avrebbe mai immaginato questo presente, il presente in cui ora, la vera Kagome, si stava trovando. La signora Higurashi interpretò negativamente il silenzio della figlia e trasse un lungo sospiro, riprendendo il lavoro che aveva precedentemente interrotto.

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Una foglia scivolò lentamente da un ramo, seguita da altre foglie di colori e forme differenti. Una di esse si andò a posare sul naso della piccola Kaeru, che dopo aver emesso un forte starnuto era ora sveglia mentre i suoi grandi occhi osservavano l'ambiente circostante. Il fiume era scomparso e tutto quello che ora vedeva era verde, tanto verde. In un primo momento credette che quel luogo fosse magico, un mondo dove potevi trovarti sopra gli alberi e le radici di quest'ultimi comparivano lontane sotto di te. La verità era che la piccola Kaeru stava seduta sul ramo di una grande quercia, ma non sembrava affatto spaventata, ma bensì affascinata. Gattonò, allontanandosi dal tronco dell'albero ma una mano possente afferrò il colletto del suo pigiama sollevandola in aria come se niente fosse. Portò il suo sguardo indietro e vide il buffo signore con cui desiderava tanto parlare. Un grande sorriso le comparve sul piccolo volto, un sorriso che lasciò interdetto il mezzo-demone. La bambina stava muovendo le piccole braccia, sempre sospesa dalla stretta di Inuyasha. Quando toccò di nuovo i piedi con il ramo nodoso, si accorse quanto realmente lontano da terra fosse quel luogo e così per istinto si aggrappò a una gamba di Inuyasha. Il mezzo-demone parecchio infastidito da quel gesto, lasciò correre, contando interiormente per contenere la rabbia. - Grazie per avermi salvato buffo signore...-

- EHI! Innanzitutto IO non sono buffo e poi...- Inuyasha si bloccò guardando ancora in basso in direzione di Kaeru. Stava per dire 'non ti ho salvato...' ma era chiaro che l'aveva fatto. Scosse la testa.

- Dov'è tua madre?-

- La mamma è tornata indietro. -

- COME è tornata indietro??? E Perchè?????-

Kaeru sorrise alla reazione del padre e strinse ancora più forte la sua presa alla sua gamba.

- Tranquillo, la mamma torna...-

Accortosi dell'esser stato troppo interessato, Inuyasha tornò serio e si giustificò dicendo - Sai a me che me ne importa...-

- Papà?-

A quella parola il corpo di Inuyasha si irrigidì di colpo.

- Io non sono tuo padre...-

- Si, si dicono tutti così.-

Inuyasha guardò scioccato Kaeru. Che razza di risposta era?

- Papà mi porteresti di nuovo da Sango? Voglio rivedere i peci!-

- Pesci! - Inuyasha prese Kaeru, quando la piccola riaprì gli occhi si trovava nel sottobosco, le radici degli alberi prima così lontane erano ora vicinissime e anche più grandi di lei. Inuyasha senza aspettare la figlia iniziò a dirigersi verso il fiume, un filo d'acqua che si poteva intravedere anche dalla folta vegetazione. Incespiscando nel terreno pieno di radici, Kaeru seguì Inuyasha. Appena vide il fiume, iniziò a correre superandolo. Il mezzo-demone osservò Kaeru mentre la piccola si metteva a seduta con i piccoli piedi immersi nell'acqua. Guardò attentamente il cielo, pronto a scorgere qualsiasi pericolo.

- Guarda quel pece papà! Non è bello?-

Inuyasha guardò la bambina, era chiaro che Kaeru l'aveva distolto dai suoi pensieri.

- A cosa pensavi papà?-

- A niente.-

- Non è vero! Anche la mamma ha sempre quello sguardo...-

- Eh? Kagome?-

- Si, la mamma. -

Inuyasha guardò dritto di fronte a sé. Un piccolo uccello si stava fiondando sulle acque del fiume estraendo un grosso pesce, poi aveva ripreso a volare nel cielo, il luogo a cui apparteneva. Non sapeva perché si stava trovando lì in quel momento, non sapeva nemmeno perché aveva salvato quella mocciosa. Era però chiaro che stava iniziando a diventare troppo debole e sentimentale. Odiava gli esseri umani, ma ne aveva appena salvato uno. Anche se era sua figlia, era pur sempre figlia di un' umana.

- Mamma...- Inuyasha guardò Kaeru sorpreso e poi il luogo che gli occhi della bambina stavano prepotentemente fissando. La figura di un'esile donna stava correndo nella loro direzione.

- MAMMA!- Kaeru fece un piccolo passo per gettarsi tra le braccia della madre che l'aveva raggiunta fino alla sponda del fiume. Inginocchiata sull'erba umida, Kagome stava abbracciando la bambina che aveva immerso il volto tra le pieghe del suo kimono, respirando a pieni polmoni suo il profumo. Gli occhi di Kagome si sollevarono dalla testolina di Kaeru per guardare dritto in quelli ambrati di Inuyasha. - Grazie per averla salvata, Sango mi ha detto tutto...-

- Tsk! - Fu la chiara risposta del mezzo-demone.

- Lo sai che papà mi ha portato sopra gli alberi? - Alla parola papà Kagome osservò per un attimo il volto della figlia: era tranquilla come se avesse vissuto un'esperienza del tutto naturale. Però con Inuyasha di fronte a lei non riusciva a non sentirsi a disagio.

- Lo so, papà è molto bravo in questo genere di cose...- per Kagome dire tutto ciò era stato un notevole sforzo, ma non aveva notato l'aspetto che aveva assunto il mezzo-demone. Inuyasha era parecchio meravigliato di sentirsi chiamare padre anche da quell'unica persona che non accettava assolutamente il suo ruolo paterno. Come non l'accettava lui del resto. Kagome diede una piccola pacca sulla spalla di Kaeru, Sango la stava aspettando per darle da mangiare. La bambina salutò con la mano la figura della cacciatrice e dopo aver dato un bacio alla madre si mise a correre in direzione dell'altra donna. Cascò un paio di volte, ma nonostante la preoccupazione di Kagome, la piccola non si fece niente.

Rimasti soli Kagome cercò di evitare lo sguardo di Inuyasha e sembrò che anche il mezzo-demone fosse intenzionato a fare altrettanto. Il silenzio che stava tessenso attorno a loro si stava facendo troppo pesante e assolutamente soffocante. Improvvisamente Kagome si ricordò dello strano nome che aveva pronunciato Inuyasha nella capanna di Kaede prima che entrambi incontrassero suo padre.

Kuroi.

Non aveva mai sentito quel nome, nemmeno nei testi scolastici. In effetti se era un demone c'era poco da raccontare su di lui. Doveva essere tremendamente forte se aveva privato Inuyasha della Sfera. Comunque si era accorta che la loro ricerca era quasi impossibile. Non avevano informazioni certe sugli spostamenti dello Shikon, anzi non le avevano proprio.

- Senti Inuyasha...- Kagome senza guardare ancora il mezzo-demone si fece coraggio, stava per fargli la domanda di cui da tanto desiderava sapere la risposta.

- Come ha fatto questo Kuroi a rubarti lo Shikon?-

Inuyasha osservò Kagome e diede le spalle al fiume. Non rispondeva, anzi sembrava esitare.

- Non sono affari che ti riguardano....-

- Come no???-

- No!-

- Stupido!-

- Cretina!-

- Deficiente!!-

- Idiota!-

Entrambi si guardarono, Inuyasha era tornato faccia a faccia con il fiume, mentre Kagome era finalmente riuscita a guardarlo in volto. La donna si portò una mano all'altezza della bocca e iniziò a ridere. Inuyasha spiazzato da quel comportamento si voltò di scatto. Kagome gli camminò accanto superandolo, poi si voltò anche lei verso di lui. Il vento fresco della sera le accarezzò dolcemente i capelli mentre questi si muovevano provocandogli solletico alle mani che aveva congiunte dietro. Un dolce sorriso fu rivolto interamente ad Inuyasha accompagnato dalla frase che Kagome rivolse al mezzo-demone mentre riprendeva a camminare in direzione del villaggio

- Torniamo da Kaeru...-

Per la prima volta Kagome gli aveva sorriso, dopo tanto tempo. Nell'udire quella risata cristallina, qualcosa era cambiato dentro di lui, ma in quel momento sembrò non accorgersene... forse in futuro avrebbe percepito qualcosa di diverso.

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La cucina era completamente al buio. Sia Sota che il nonno avevano fatto ritorno dalla festa e nel sapere che Kagome aveva fatto ritorno per poche ore li aveva demoralizzati a tal punto da farli andare a letto depressi. Invece lei, la signora Higurashi, era rimasta sveglia. Aveva aiutato la figlia e l'aveva accompagnata al pozzo. Poi dopo la sua partenza era tornata a pensare, al buio per riflettere meglio sulle ultime parole che aveva scambiato con lei. Strinse il grembiule di fronte a lei, e una macchia umida e informe cadde sul tavolo lisco e legnoso di quella cucina.

"Mi raccomando Kagome, fa attenzione..."

" No problem, tranquilla! Tornerò con Kaeru... come sono sempre tornata, no?"

" Si..."

"Salutami il nonno e Sota... e di a Sota di non mangiarmi sempre tutto l'oden che sta in questa casa!"

" Certo!"

" Allora vado, mamma. Stammi bene, ok?"

" Kagome, ascolta... ami ancora Inuyasha?"

"Eh?"

" Cosa provi?"

" Non lo so ancora...scusa"

In quel momento gli aveva sorriso, ma aveva visto quanto Kagome si sentisse a disagio per quella domanda.

Si sentiva proprio una madre stupida, però in quel momento aveva provato un'angoscia che solo una madre poteva provare. Quando aveva visto gli ultimi lembi del vestito di sua figlia scomparire nell'oscurità del pozzo, una morsa aveva stretto il suo cuore. La stessa morsa che lo stava attanagliando anche in quel momento.

Non sapeva perché lo credesse ma ne era dolorasamente certa.

Sia la madre che la figlia si erano salutate con un abbraccio. L'una rimanendo in piedi e l'altra cadendo nel pozzo. Entrambe nello stesso momento avevano sentito qualcosa di uguale, la stessa sensazione.

Non sapevano perché.

Entrambe conservavano nel loro cuore la dolorosa consapevolezza che quel loro abbracciato sarebbe stato l'ultimo.

L'ultimo che si sarebbero scambiate.

L'ultimo abbraccio tra madre e figlia.

NdA: Stavolta ammetto che ho fatto presto a scrivere questo capitolo, anche perché ne avevo voglia e non ho avuto nessun dubbio o blocchi di alcun genere. Naturalmente dovete dirmi anche di cosa ne pensate di questo capitolo. Mi sembrava necessario che Kagome tornasse nella sua epoca. Poi volevo dire una cosa che vorrei teneste presente. In molti situazioni, come per esempio la cucina, o la vasca dei pesci sono cose personali. Ho deciso di trasmettere a Kaeru i miei quattro anni, infatti l'episodio del ristorante è autobiografico e lo stesso i sentimenti che Kagome prova per la sua cucina. Io sono assolutamente certa che a volte una ff si possa anche maggiormente apprezzare quando vengono trasmesse queste piccole sottigliezze, che però per un autore sono rivelanti. Diciamo che questa ff la sento particolarmente vicina, anche le parole che la madre rivolge a Kagome sono in parte prese dai discorsi che Io e mia madre facciamo standocene tranquille tra le mura di casa. Insomma spesso in questa ff ci sono pezzi e lembi della mia vita, che non dirompono con prepotenza nella storia. Scusate per questa carellata di ricordi. Il prossimo capitolo, il nono, sarà presto sotto fabbricazione. Grazie ancora.

Claudia

Continua...