LA BATTAGLIA NAVALE DELLO JUTLAND

    



STORIA

(OVVERO COME PERDERE UNA BATTAGLIA E VINCERE UNA GUERRA)

La Hochseeflotte (flotta d'alto mare) tedesca, orgoglio della Germania imperiale, era troppo a lungo rimasta inattiva nelle sue basi nel triangolo di Heligoland e molti tedeschi si chiedevano per quale motivo si erano costruite, a costo di tanti sacrifici, le grandi corazzate, se poi queste rimanevano nei porti. Nel 1916 avevea assunto il comando della Hochseeflotte l'ammiraglio von Scheer, una creatura del grande ammiraglio Von Tirpiz. Sembrava impossibile che il nuovo comandante , cresciuto all'ombra del "padre" della flotta tedesca, si rassegnasse anch'egli alla solita inattività. Ma l'ammiraglio von Scheer aveva già in mente il suo piano. Egli intendeva riprendere le sue puntate contro le coste britanniche, ma queste operazioni non dovevano essere fini a sé stesse. Lo scopo era quello di attirare fuori dai "nidi d'aquila" delle Orcadi, di Cromarty Firth, di Rosyth il grosso della flotta inglese, portarla fra banchi di mine e gruppi di sommergibili in agguato ed infine attaccarla. Le mine ed i siluri dovevano ristabilire l'equilibrio (finora tutto a vantaggio dei britannici), prima del decisivo combattimento fra le due flotte di altura. Nel pomeriggio del 30 maggio del 1916 tutti i comandanti germanici vennero chiamati a rapporto sulle rispettive ammiraglie nelle basi attorno a Heligoland. Tornati a bordo i capitani non dissero una sola parola agli incuriositi equipaggi, ma dopo il tramonto, fu ordinato il "posto di combattimento". Alle prime luci dell'alba la flotta tedesca usciva verso il mare aperto: dapprima le squadriglie dei cacciatorpediniere, i cosiddetti "Ussari neri"; poi gli incrociatori leggeri; poi, circondati dalle veloci torpediniere i cinque moderni incrociatori da battaglia dell'ammiraglio Hipper: il Lutzov. Il Deerflinger, il Seydlitz, il Moltke ed il Von der Tan: saranno i primi ad entrare in combattimento, quelli che infliggeranno le maggiori perdite alla flotta britannica dell'ammiraglio Jellicoe. Ed infine uscirono le sedici corazzate dell'ammiraglio von Scheer , seguite dalle sei vecchie navi della classe "Deutschland", unita molto lente e poco protette che si riveleranno una infida palla al piede nel corso dell'intera battaglia. Nella giornata nebbiosa la flotta germanica procedeva verso nord, lungo le coste dapprima tedesche poi danesi. Mai tante navi germanichesi erano spinte tanto lontano dalle loro basi del Mare del Nord. Ma nonostante il segreto con cui i tedeschi avevano circondato i loro preparativi, qualcosa era trapelato, così che lo stesso 30 maggio l'Ammiragliato britannico aveva potuto prendere le sue prime contromisure.

Nel lontano 1914 i russi avevano affondato l'incrociatore leggero tedesco Magdeburg e stretto fra le mani di un cadavere avevano trovato un codice di segnali. Intuita l'importanza del ritrovamento, i russi avevano spedito a Londra la preziosa pubblicazione e gli inglesi ne avevano fatto buon uso, riuscendo a decifrare una parte dei messaggi radio nemici. L'Ammiragliato tedesco, nonostante il segreto osservato dai britannici sul ritrovamento, aveva sospettato qualcosa, perché gli incrociatori germanici, nelle loro puntate offensive verso le coste inglesi, trovavano quasi sempre, nei paraggi dell'obiettivo, una forza navale nemica. Avevano, perciò raddoppiato le precauzioni, cambiando spesso i codici e riducendo al minimo le comunicazioni radio. Ma ormai il servizio informazioni dell'Ammiragliato britannico, era, per così dire, entrato nel sistema nemico e nonostante i cambiamenti riusciva sempre a capire qualcosa.

Così il 30 maggio del 1916 l'Ammiragliato potè informare la Grand Fleet dell'ammiraglio Jellicoe che la flotta nemica stava per prendere il mare. La sera dello stesso giorno la flotta britannica fu concentrata sessanta miglia ad est della costa scozzese, pronta per ogni evenienza.

Mai nella storia due forze navali così poderose si erano trovate l'una di fronte all'altra. Quella britannica però, superava per numero, per velocità e per potenza quella tedesca. Le navi da battaglia dell'amiraglio Jellicoeerano 28 contro le 16 più le 6 vecchie Deutschland) di von Scheer. La velocità delle dreadnoughts inglesi era di 20 nodi per le più lente e di 25 per le più veloci (classe Queen Elizabeth). Le più veloci corazzate tedesche arrivavano al massimo ai 21 nodi (le 6 Deutschland non arrivavano ai 16). Ai 144 cannoni da 305 ed ai 100 da 230 mm. della flotta tedesca, quella inglese opponeva 48 da 381 mm. (classe Queen Elizabeth), 10 da 355, 142 da 340 e 144 da 305. Una bordata inglese equivaleva a 180.000 chilogrammi di acciaio e di esplosivo lanciati sulle navi nemiche, quella tedesca a 86.500 chili. Gli inglesi erano superiori anche nel campo del naviglio leggero.

Alle 14.30 del 31 maggio il grosso della flotta tedesca si trovava a circa 55 miglia al largo della costa dello Jutland, all'altezza del 56° parallelo ed era preceduta da di 57 miglia verso nord dal gruppo esplorante dell'ammiraglio Hipper, del quale facevano parte i 5 incrociatori da battaglia. Il grosso della Grand Fleet alla stessa ora, era a circa 80 miglia a nord ovest della squadra di Hipper ed era a sua volta preceduto, 64 miglia a sud-est dalla sua avanguardia, comandata dall'ammiraglio beatty, forte, tra l'altro, di 4 navi da battaglia del tipo Queen Elizabeth (Barham, Valiant, Malaya, Warspite) e di 6 incrociatori da battaglia (Queen Mary, Lion, Tiger, Princess Royal, Indefatigable e New Zeland). Le due avanguardie si trovavano all'incirca sullo stesso parallelo, il 57° e distavano fra loro 40 miglia.

Alle 14.20 l'incrociatore leggero britannico Galatea avvistò e segnalò due torpediniere nemiche, attratte nella zona dal fumo di un mercantile danese. Tutti gli altri incrociatori leggeri britannici, che formavano un sottile schermo di protezione attorno alla forza dell'ammiraglio Beatty diressero verso il Galatea che, 8 minuti dopo la segnalazione, apriva il fuoco contro le navi nemiche che apparivano una dopo l'altra all'orizzonte.

Prima di salpare l'ammiraglio Jellicoe aveva impartito a Beatty l'ordine di precerlo in direzione di Heligoland di 65 miglia; di mantenere questa rotta fino alle 14 e a meno di non aver incontrato unità nemiche, di tornare indietro fino a distanza visiva dal gruppo principale delle corazzate. Questo si sarebbe poi spostato verso est e Beatty avrebbe effettuato un'altra puntata verso sud. Era, insomma, un rastrellamento in grande stile del Mare del Nord. Si era perso un po’ di tempo perché distratti dal fumo di mercantili e pescherecci; alle 14.15 l'ammiraglio Beatty aveva già impartito l'ordine di invertire la rotta e per prime l'avevano eseguito le navi da battaglia. Quando giunse il messaggio del Galatea tutto il gruppo di Beatty, ad esclusione del naviglio di scorta, stava già navigando verso nord.

Mentre gli incrociatori leggeri combattevano fra di loro, comparve, dietro quelli tedeschi, una lunga nuvola di fumo nero; era l'indizio sicuro dell'avvicinarsi di una imponente forza navale ed erano infatti gli incrociatori da battaglia di Hipper. L'ammiraglio Beatty, per evitare che ancora una volta la flotta tedesca sfuggisse al combattimento, senza attendere il ritorno delle sue 4 supercorazzate della classe Queen Elizabeth, diresse verso sud-est, nell'intenzione di tagliar la strada al gruppo di Hiper. Questi, a sua volta, intuita la consistenza della squadra di Beatty, manovrò per attirarla sotto il fuoco delle navi da battaglia che lo seguivano. In questo modo le due squadre nemiche si trovaron a navigare su due file parallele a circa 14 chilometri l'una dall'altra.

Alle 15.45 il Lutzov apriva il fuoco sull'inglese Lion, erano le due capofila. Il Lion rispondeva ed immediatamente dopo anche gli altri 5 incrociatori da battaglia britannici e i 4 tedeschi aprivano il fuoco. La prima nave ad essere colpita, ma senza danni eccessivi, fu il Lion. Pochi minuti dopo il Princess Royal colpiva il Lutzow. Alle 16 il Von der Tan riusciva a mettere 3 colpi di una "salve" di 4 sull'indefatigable che saltava in aria. Venticinque minuti dopo era la volta del Queen Mary la quale, centrata contemporaneamente dalle "salve" del Seydlitz e del Deerflinger, s'incendiva e nel giro di un miuto saltava letteralmente in aria portando con sé 1204 uomini. Un particolare patetico: un grande e pacifico "tre alberi" con tutte le vele spiegate ed immobilizzato dalla bonaccia, rimase durante questo scontro fral e due squadre nemiche.

Frattanto anche il Lion, sul quale si trovava l'ammiraglio Beatty, veniva seriamente danneggiato da una "salva" del Lutzow, che distruggeva una delle sue torrette. A questo punto la situazione si faceva critica per gli inglesi. Entrati in contatto col nemico in una situazione di netto vantaggio, dopo 45 minuti di combattimento avevano perduto 2 navi e ne avevano una terza colpita, mentre gli incrociatori tedeschi non avevano subito alcun serio danno. Dopo qualche minuto anche la Princess Royal si disintegrava, centrata da una "salva" nemica.

Alle 16.10 giungevano sulla squadra di Hipper le prime granate delle 4 corazzate britanniche delle classe Queen Elizabeth, tornate indietro in soccorso degli incrociatori. Se il loro ritorno fosse stato più sollecito, difficilmente la squadra di Hipper sarebbe sfuggita al fuoco micidiale dei 381 britannici; invece, sparando da ben 16 chilometri di distanza il fuoco delle corazzate inglesi non fu molto preciso.

Alle 16.35 l'ammiraglio Beatty avvistava la lunga linea delle corazzate di von Scheer che giungevano sul luogo del combattimento. Immediatamente Beatty ordinava alle sue navi di invertire la rotta e di dirigersi verso il grosso della Grand Fleet; Hipper, sentendosi ormai sicuro, avendo di poppa le grosse navi di von Scheer, lo seguì puntando verso nord. Da ambedue le parti si continuava a sparare ed anche le corazzate tedesche della classe Koenig erano entrate in azione. Ma, avvicinandosi il momento del tramonto, gli inglesi erano favoriti nelle operazioni di puntamento, avendo il sole alle spalle mentre i tedeschi lo avevano contro. Il Kurfuerst, il Markgraf ed il Koenig vennero ripetutamente colpiti, ma l'eccellente corazzatura li protesse da ogni serio danno sia alle artiglierie che alle macchine.

Alle 16.15 apparve di prua alle navi di von Scheer, in un gran semicerchio di fuoco, l'intera Grand Fleet. Il comandante in capo tedesco pensò che far affrontare alle sue navi il fuoco concentrico della più grande flotta inglese sarebbe stato suicida e decise di sganciarsi dal nemico. Frattanto l'incrociatore tedesco Wiesbaden, con le macchine in avaria, era preso sotto il fuoco di molte navi nemiche, mentre alle 16.31 il germanico Deerflinger, uno degli incrociatori di Hipper, i veri eroi della battaglia, colpiva con una salva il grosso incrociatore inglese Invincible, che affondava in pochi secondi portando con sé negli abissi 1020 dei 1026 uomini dell'equipaggio.

Alle 16.35 l'amiraglio von Scheer ordinava alle torpediniere di lanciarsi sul nemico; contemporaneamente faceva compiere ad ognuna delle sue navi, in quel momento in linea di fila, una conversione a dritta di 180°. Si trovò quindi a navigare verso sud-ovest, verso le coste inglesi, dato che la rotta precedente era per nord-est. Jellicoe intanto si era allontanato dapprima verso ovest, per evitare l'attacco delle siluranti, poi si era diretto verso sud per tagliare a von Scheer la strada di casa. Alle 19.20 il comandante tedesco mutò di nuovo rotta, puntando verso est e quindi sul nemico. Nel rapporto fatto dopo la battaglia von Scheer disse che avendo la flotta praticamente intatta ed essendo cessata la pressione del nemico, ebbe l'impressione che la battaglia non dovesse finire in quel modo e che fosse suo dovere cercare di nuovo il contatto.

Gli storici inglesi non la pensano così. Essi credono che von Scheer abbia malgiudicato la disposizione delle squadre componenti la formazione britannica e che credesse con quell'accostata di piombare sulle ultime navi della flotta nemica, di attraversarle e di riguadagnare una rotta verso le proprie basi, ad oriente di quella tenuta dagli inglesi.

Ed invece capitò proprio sul centro della formazione avversaria, che navigava verso sud a scaglioni di divisione. A causa della foschia l'avvistamento avvenne a distanza relativamente breve ed immediatamente le navi da battaglia aprirono un fuoco terribile, specialmente sui soliti incrociatori da battaglia di Hipper i quali, con la corazzata Koenig, erano all'avanguardia. Il Lutzow, ripetutamente colpito, sbandava e si appruava paurosamente, mentre un gruppo di caccia lo copriva con una cortina fumogena. Il Seydlitz aveva un incendio a prua. Ed ancora una volta Scheer spingeva avanti le siluranti e dava l'ordine "incrociatori da battaglia sul nemico". Gli incredibili incrociatori da battaglia di Hipper, benchè già duramente provati, si lanciarono sulle navi di Jellicoe come un reggimento di cavalleria alla carica. Fra di essi il Seydlitz che aveva già incassato un siluro e 4 colpi di grosso calibro. L'ammiraglio Hipper era intanto passato dal Lutzow a bordo del Deerflinger, con tutti i superstiti dell'incrociatore ormai fermo. Il relitto veniva poi definitivamente affondato con 2 siluri dagli stessi tedeschi. A sinistra i tedeschi avvistavano un gruppo di vecchi incrociatori corazzati inglesi; presi sotto il fuoco delle poche artiglierie delle navi di Hipper ancora in grado di sparare, due unità britanniche venivano colpite e in 2 minuti saltavano in aria.

Il Seydlitz ed il Deerflinger, nuovamente centrati dai grossi calibri inglesi, a malapena riuscivano a sparare qualche colpo. Il Seydlitz, con molti locali allagati, non riusciva a mantenere la velocità. Nuovamente colpito sul ponte di comando e sulle torri, l'eroico Seydlitz doveva dapprima accodarsi alla flotta tedesca e poi abbandonarla. Riuscirà a raggiungere con i propri mezzi Wilhelmshaven con i propri mezzi alcuni giorni dopo il combattimento. Aveva incassato un siluro e 24 colpi di grosso calibro. Era comandato dal capitano di vascello Egidy.

L'ammiraglio Jellicoe, anche questa volta non accettò la sfida tedesca, limitandosi dapprima a mantenere sotto il fuoco delle sue corazzate le unità tedesche, ma allontanandosi di fronte alla minaccia delle siluranti e degli incrociatori. Questa sua tattica gli valse in patria numerose critiche. Fu detto che alla seconda accostata di von Scheer il comandante della Grand Fleet avrebbe potuto dividere la sua formazione, prendendo così la flotta tedesca fra due fuochi. Egli, invece, dimostrando di temere non tanto i cannoni quanto i siluri tedeschi, preferì rompere il contatto per poi riprendere la rotta verso sud. Alle 21 le due formazioni navigavano su rotte parallele, distanti poche miglia l'una dall'altra, in direzione dei banchi di mine di Heligoland, la flotta tedesca a ovest e quella britannica a est. Per l'ammiraglio von Scheer la situazione si faceva sempre più pericolosa. Verso le 3 del mattino il chiarore sarebbe stato sufficiente per aprire il fuoco ed egli non voleva trovarsi a tu per tu con una flotta tanto più potente per 18 ore consecutive. Doveva perciò passare ad est della flotta britannica per riguadagnare le proprie basi.

Alle 9.14 egli ordinava per radio "rotta sud-sud-est una quarta est; velocità 16 nodi". Questo significava far traversare alla cieca la formazione nemica: era un rischio che doveva assolutamente esser corso.

Alle 10.30 un gruppo di esploratori tedesco entrava in contatto con una squadra di incrociatori leggeri britannici. Il vecchio incrociatore tedesco Frauenlob colpito da un siluro affondava, mentre due unità inglesi Dublin e Southampton venivano seriamente colpite. Un'ora dopo era il grosso della flotta germanica ad attraversare una formazione di cacciatorpediniere nemci, alcuni dei quali venivano messi fuori combattimento sia dal fuoco tedesco, sia dalle collisioni con le navi più grosse. Poco dopo la mezzanotte l'incrociatore corazzato inglese Black Prince, trovandosi improvvisamente a ridosso delle corazzate di von Scheer, veniva fulmineamente affondato da una bordata del Thuringen (i tedeschi credettero di aver distrutto l'Eurydalus).

L'ultimo scontro avvenne alle 2.10 quando il vecchio incrociatore tedesco Pommern fu affondato da un siluro.

La battaglia dello Jutland, chiamata dagli storici tedeschi dello "Skagerrak", era finita. Passando per i corridoi sgombri dalle mine a sud di Horn Riffs, la flotta germanica rientrava nelle sue basi; quella inglese, all'altezza del 55° parallelo, invertiva la rotta e una volta rastrellate le acque del combattimento in cerca di eventuali unità nemiche rimaste sparate dal grosso della formazione, faceva rotta verso i porti di casa.

I tedeschi cantarono subito vittoria e stando alle cifre non si può dar loro torto.

Avevano affondato 3 corazzate, 3 incrociatori da battaglia, 8 cacciatorpediniere per un totale di 115.025 tonnellate.

Gli inglesi avevano affondato 1 vecchia nave di linea, 1 incrociatore da battaglia, 4 incrociatori leggeri e 5 torpediniere per un totale di 61.180 tonnellate.

I morti inglesi erano stati 6945 contro i 2921 tedeschi.

Ma la Grand Fleet era praticamente intatta ed il blocco britannico era rimasto saldo come prima.

Rifiutando di impegnare seriamente le sue potenti supercorazzate l'ammiraglio Jellicoe aveva rinunciato di vincere una battaglia ma aveva lasciata intatta ogni prospettiva di vittoria finale.

La proporzione fra le due flotte era rimasta inalterata e questo fu il significato della vittoria inglese.

L'obiettivo tedesco era quello di riaprire finalmente la via dell'Atlantico; per raggiungerlo von Scheer avrebbe dovuto infliggere fortissime perdite alla flotta britannica.

Non ci riuscì, il più lungo braccio delle artiglierie di Jellicoe lo tenne sempre a distanza dalle supercorazzate inglesi. Quando l'ammiraglio tedesco lancio all'attacco gli incrociatori e le torpediniere Jellicoe si ritrasse indietro. Non era certo la tattica che poteva entusiasmare in patria i discendenti di Nelson, ma quando la guerra finì si fece un bilancio della vittoria e si vide quanta parte rappresentasse in essa la flotta di Jellicoe.

Dopo lo Jutland la flotta tedesca uscì dai suoi porti per una fugace apparizione in Atlantico il 19 agosto del 1916 e poi mai più.

Jellicoe aveva vinto.

Dall'analisi della battaglia emerge chiaramente come gli incrociatori da battaglia tedeschi (sulla carta meno veloci e con calibri inferiori nei cannoni di quelli inglesi) si erano dimostrati nettamente superiori a quelli inglesi affondandoli con relativa facilità e reggendo con eccezionale forza anche i calibri da 381 delle supercorazzare inglesi (vedi il caso estremo del Seydlitz).

Lo stesso dicasi per i proiettili tedeschi, meno pesanti ma più efficaci di quelli inglesi.

Forse la Hochflotte avrebbe dovuto ritentare di uscire dai propri porti e forzare il blocco e non morire di inedia.


BATTAGLIA DELLO JUTLAND


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