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BATTAGLIA NAVALE DI OKINAWA
NAVAL BATTLE OF OKINAWA
(7 APRILE 1945)
L'ULTIMO VIAGGIO DELLA YAMATO
THE LAST TRIP OF THE YAMATO BATTLESHIP
STORIA / HISTORY
- NAVI COSI' BELLE ...... -
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Alle 12.20 il radar della Yamato individuò i primi aerei americani alla distanza di 30.000 metri, su 35 gradi a sinistra.
Le nuvole erano basse e non si scorgeva nulla al di sopra dei 1500 metri; si trattava delle condizioni peggiori, perchè i cannonieri sarebbero stati certamente colti di sorpresa e avrebbero potuto sparare soltanto a vista.
I radar giapponesi, essendo esclusivamente strumenti di ricerca e non di regolazione del tiro, non potevano essere impiegati come guida dell'artiglieria.
Fu una vedetta dello Yahagi a dare l'allarme alle 12.30.
Il comandante dello Yahagi guardò nella direzione segnalata e vide non 2, ma 20 40, 100 aerei che si avvicinavano velocissimi.
Alle 12.32 i cannoni giapponesi aprirono il fuoco.
Contrariamente a quanto accadeva di solito, gli apparecchi americani non attaccarono immediatamente, ma effettuarono ampi giri
subito al di sotto dello strato nuvoloso.
Gli aviatori americani procedevano con calma e si suddividevano metodicamente gli obiettivi, come se avessero preso parte a un'esercitazione.
Quella giostra era esasperante per i giapponesi, e fare fuoco non serviva, per il momento, a niente.
Poi, tutto a un tratto, alle 12.38, l'attacco venne sferrato, fulmineamente.
Da ogni parte, gruppi di aerei convergevano verso le navi giapponesi.
Tutti i cannoni sparavano, anche i grossi calibri da 457 millimetri della Yamato.
Il primo passaggio fallì, perché nessuna delle unità nipponiche venne colpita, ma i caccia
Hellcat, che seguivano i primi Avenger, mitragliarono i ponti superiori e uccisero molti serventi ai pezzi di piccolo calibro e alle mitragliatrici.
Tutte le navi giapponesi compivano evoluzioni frenetiche, in ogni direzione, per schivare i pericolosi siluri che stavano arrivando.
Il mare già tempestoso a causa del maltempo, veniva sollevato da enormi zampilli, tra i quali gli enormi baffi di spuma delle prue si aprivano una strada errabonda.
Alcuni Avenger passarono ad appena poche decine di metri sopra le unità nipponiche, con un rombo infernale.
I primi siluri colpirono i bersagli.
Alle 12-46 lo Yahagi fu colpito e si fermò immediatamente.
Anche l'Asashimo, più a nord, venne colpito. Il cacciatorpediniere Hamakaze fu investito da almeno due ordigni e si vide per un attimo la sua carena rossa uscire dall'acqua, poi scomparire in un vortice.
Vi fu un momento di tregua, ma, alle 13.30, una nuova ondata d'attacco entrò in scena.
L'incrociatore Yahagi, immobilizzato, costituiva un bersaglio ideale e fu colpito da altri 6 siluri e da altre 12 bombe; cominciò ad affondare di poppa.
La Yamato divenne naturalmente l'obiettivo principale dell'attacco e, in pochi minuti, fu centrata da 5 siluri e da parecchie bombe.
A bordo di tutte le navi giapponesi vi fu una vera e propria carneficina.
Il frastuono spaventoso delle esplosioni e dei colpi d'artiglieria soffocava le grida degli uomini e il rombo, per quanto potente, degli aerei che si avvicinavano.
Uno scenario di nuvole basse e di fumate nere e oleose copriva l'intero orizzonte, nascondendo, di volta in volta, le navi e gli aerei.
Gli americani avevano capito che certamente non vi sarebbe stata mai più una battaglia del genere; e pertanto si scatenarono con impeto, esponendosi a rischi, ma senza lasciare alcuna probabilità di scampo alle unità nemiche.
La grande Yamato era già ferita gravemente e lo sbandamento sulla sinistra stava diventando preoccupante.
Il comandante, l'ammiraglio Ariga, ordinò di allagare il locale macchine di dritta per raddrizzare la nave, ma i numerosi uomini che vi si trovavano non poterono essere avvertiti tempestivamente e pertanto toccò loro una morte spaventosa.
La Yamato si raddrizzò di qualche grado, ma ormai avanzava molto adagio e i ponti, coperti da un caos spaventoso di ferraglia contorta, grondavano sangue.
Ogni nuovo colpo si ripercuoteva con un fremito nell'enorme scafo, facendo saltare le chiodature e provocando nuovi danni.
I marinai giapponesi non avevano mai assistito a una scena cosi apocalittica.
Verso le 14 si ebbe un quinto attacco e i giapponesi superstiti si resero conto chiaramente che quegli ultimi aviatori americani erano venuti a dare il colpo di grazia.
Il numero delle bombe giunte al segno raddoppiò, la Yamato sbandò di 35 gradi e le eliche di dritta apparvero fuori dell'acqua.
L'ammiraglio Ito strinse la mano agli ufficiali e andò a chiudersi nella propria cabina; non fu più rivisto.
Il contrammiraglio Ariga voleva salvare il tradizionale ritratto dell'imperatore, ma rimase ucciso proprio in quel momento.
Esplosioni interne scossero di nuovo la Yamato, che si capovolse adagio, da grande signora dei mari, scomparve, alle 14.23, in un risucchio enorme.
Non lontano da quel punto, lo Yahagi era già stato colato a picco e i cacciatorpediniere Isokaze, Hamakaze, Asashimo e Kasumi stavano affondando inesorabilmente nelle profondità del Mar Cinese orientale.
Il caccia torpediniere Suzutsuki aveva la prua strappata di netto, emetteva torrenti di fumo nero, ma riuscì, procedendo a marcia indietro, accompagnato dalle navi della stessa classe Fuyutsuki e Yukikaze, a tornare nell'arsenale di Sasebo.
Soltanto il cacciatorpediniere Hatsushimo usci praticamente indenne dalla battaglia e rimase per parecchie ore nel punto in cui era avvenuta allo scopo di trarre in salvo i naufraghi.
Tutti i marinai giapponesi avevano intuito che con la Yamato era scomparso il simbolo stesso della flotta imperiale e che ormai non si potevano più nutrire dubbi sulle sorti della guerra.
Gli americani avevano fatto decollare 376 apparecchi imbarcati, perdendone soltanto 10.
Complessivamente, 12 aviatori americani perdettero la vita nel corso della battaglia; si tratta di perdite limitatissime che lasciano capire quanto fu schiacciante questa sensazionale vittoria statunitense.
Tanto i giapponesi quanto gli americani sapevano che si era appena svolta l'ultima battaglia aeronavale della guerra del Pacifico.
SO BEUATYFUL SHIPS
At 12.20 o'clock the radar of the Yamato individualized the first American
airplanes to the distance of 30.000 meters, on 35 degrees to sinistra.
The clouds were low and nothing was not perceived above the 1500 meters;
it dealt with the worse conditions, because the gunners would certainly have
been caught by surprise and you/they would have been able to shoot only to
vista. The Japanese radars, being exclusively research tools and not of
regulation of the draught, as guide of the artillery you/they could not be
employed. It was a look-out of the Yahagi to give the alarm at 12.30. o'clock
The commander of the Yahagi looked in the signalled direction and saw not
2 but 20 40, 100 airplanes that drew near velocissimi. At 12.32 o'clock the Japanese guns opened the fire. Contrarily to how much it usually happened, the American instruments didn't
immediately attach, but they effected ample turns suffered below the layer
nuvoloso. The American aviators proceeded with calm and the objectives were divided,
methodically as if you/they had taken part to an exercise. That merry-go-round was infuriating peI the Japanese, and to shoot didn't
serve, for the time being, to nothing. Then, all to a line, at 12.38 o'clock, the attack came sferrato
fulmineamente. From every part, groups of airplanes converged toward the Japanese ships.
All the guns shot, also the big calibers from 457 millimeters the Yamato.
The first passage failed, because none of the unities nipponiche was
struck, but the fighters Hellcat, that the first Avenger followed, mitragliarono
the superior bridges and they killed many serventis to the pieces of small
caliber and the machine guns. All the Japanese ships completed frantic evolutions, in every direction,
to shun the dangerous torpedos that were arrivando. The already tempestuous sea because of the maltempo, was lifted by
enormous jets, among which the enormous moustaches of foam of the bows opened a
road errabonda. Some Avenger passed to as soon as few about ten meters above the unities
nipponiche, with a rhombus infernale. The first torpedos struck the targets. At 12-46 o'clock the Yahagi was stricken and he stopped immediatamente.
Also the Asashimo, more to north, it was struck. The destroyer Hamakaze
was run over from at least two devices and he/she was seen for an instant his/her
red hull to go out of the water, then to disappear in a vortice. There was a moment of truce, but, at 13.30 o'clock, a new wave of attack
entered scene. The cruiser Yahagi, tied-up, it constituted an ideal target and it was
stricken from other 6 torpedos and from other 12 bombs; it started to sink of
poppa. The Yamato naturally became the principal objective of the attack and, in
few minutes, centers from 5 torpedos and from quite a lot bombe. On board of all the Japanese ships there was a real carneficina.
The dreadful noise of the explosions and the hits of artillery suffocated
the cries of the men and the rhombus, however powerful, of the airplanes that
him avvicinavano. A scenery of low clouds and of you smoke black and oily it covered the
whole horizon, hiding, of time in time, the ships and the airplanes. The Americans had understood that a battle of the kind would not certainly
have been anymore you; and therefore they were instigated with impetus, exposing
himself/herself/itself to risks, but without leaving some probability of escape
to the hostile unities. The great Yamato was seriously already wound and the disbandment on the
left was becoming preoccupante. The commander, the admiral Ariga, ordered to flood the local cars of
right-hand to straighten the ship but the numerous men that were you you/they
could not be warned at the right moment and therefore you/he/she touched them a
death spaventosa. The Yamato straightened him of some degree, but it advanced very slowly by
now and the bridges, covered by a dreadful chaos of twisted ferraglia, sangue. s
Every new hit struck again him with a quiver in the enormous hull, making
to jump the chiodatures and provoking new danni. The Japanese sailors had never assisted to such an apocalyptic scene.
Toward the 14 a fifth attack and the Japanese it was had survivors they
clearly made him account that that last American aviators had come to give the
hit of grazia. The number of the bombs reached the sign doubled, the Yamato skidded of 35
degrees and the helixes of right-hand they appeared out some acqua.
The admiral Ito shook the hand to the officers and went to close him in
his own box; he was not never seen anymore The rear-admiral Ariga wanted to save the traditional portrait of the
emperor, but he remained killed really in that momento. s Inside explosions shook again the Yamato, that overturned adagio, from
great lady of the seas, it disappeared, at 14.23 o'clock, in an enormous
undertow. Not away from that point, the Yahagi had already been strained to peak and
the destroyer Isokaze, Hamakaze, Asashimo and Kasumi you/they were inexorably
sinking in the depths of the Chinese Sea orientale. The fighter torpediniere Suzutsuki had the bow torn of clean, it sent
forth streams of black smoke, but he/she succeeded, proceeding back to march,
accompanied by the ships of the same class Fuyutsuki and Yukikaze, to return in
the arsenal of Sasebo. Only the destroyer Hatsushimo doors practically uninjured from the battle
and it remained for quite a lot times in the point in which you/he/she had
happened to the purpose to save the naufraghi. s All the Japanese sailors had realized that with the Yamato the same symbol
of the imperial fleet had disappeared and that by now he could not feed more
doubtful on the fates of the war. The Americans had made to take off 376 embarked instruments losing only
10. of it, Altogether, 12 American aviators perdettero the life during the battle; it
deals with limited losses that allow to understand how much this sensational
victory was overwhelming statunitense. So much the Japanese how much the Americans knew that the last air-sea
battle of the war of the Pacific was developed hardly.
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