BATTAGLIA NAVALE  DI OKINAWA

    NAVAL BATTLE OF OKINAWA

(7 APRILE 1945)

L'ULTIMO VIAGGIO DELLA YAMATO

THE LAST TRIP OF THE YAMATO BATTLESHIP


STORIA / HISTORY


- L'ULTIMA BATTAGLIA NAVALE -

THE LAST NAVAL BATTLE

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)


Come abbiamo già veduto, lo stato maggiore nipponico, anticipando di quarantott'ore il suo grande sforzo militare per allentare la stretta americana su Okinawa, aveva sferrato al contempo l'offensiva aerea Kamikaze e quella navale.
Della temibile e potente flotta imperiale restavano ormai in grado di combattere soltanto pochissime unità; le altre erano state affondate o si trovavano ancora in riparazione. 

Quando il precipitoso piano difensivo venne applicato, l'Ammiragliato giapponese non poté mettere in linea che la supercorazzata Yamato, un incrociatore leggero e 8 cacciatorpediniere (Vedi tavola « L'ultima battaglia navale » ).

Ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa uscita della flotta non destò l'entusiasmo delirante dei capi della marina; essa fu la conseguenza di pressioni diverse esercitate dai comandanti dell'esercito. 

Alla marina nipponica, infatti, ripugnava mandare al sacrificio navi che senza dubbio si sarebbero rese utili quando gli americani fossero sbarcati sul territorio stesso del Giappone. 

Inviarle a Okinawa significava vederle annientare, senza avere la minima certezza di distruggere le navi nemiche. 

La marina aveva già sacrificato unità, come nel caso dell'esca di Ozawa durante la battaglia di Capo Engano, ma allora vi era stata la certezza di un compenso; mentre adesso l'unica prospettiva era quella di vedere le navi consegnate a un olocausto, senza alcuna speranza di vantaggi tattici o strategici.


Dopo la battaglia di Leyte, la marina non si era impegnata in alcuna azione importante, e questo immobilismo era stato oggetto di sarcasmi e di scherni esasperanti da parte dell'esercito. 

L'ammiraglio Toyoda li aveva sopportati con rassegnazione, ma nei primi giorni dell'aprile 1945 dovette decidersi a cedere alle istanze dell'esercito. 

Il 5 aprile rese nota la sua decisione di fare intervenire la seconda flotta a Okinawa.
D'altro canto, due importanti avvenimenti politici caratterizzarono questa stessa giornata del 5 aprile 1945. 

Anzitutto, il primo ministro giapponese, il generale Kuniaki Koiso, rassegnò le dimissioni e fu sostituito dall'ammiraglio in congedo Kantaro Suzuki. 

Poi, I'URSS fece sapere al Giappone che non avrebbe rinnovato il patto di non aggressione russo-giapponese, la cui scadenza era prossima.

 Questi due eventi politici passarono in pratica inavvertiti in tutto il mondo, ma in Giappone rivestirono un significato importante ed ebbero ripercussioni profonde. 

Il primo dimostrava la difficoltà di governare un paese già in una situazione disperata e il secondo faceva profilare una minaccia strategica sulle frontiere di nord-ovest della Manciuria e della Corea.
Ma torniamo alla seconda flotta giapponese. 

In effetti, se la marina nipponica non aveva effettuato alcuna azione importante dall'ottobre del 1944 in poi, ciò era dovuto, da un canto, al fatto che mancava di combustibile, e, dall'altro, che era priva di una copertura aerea in grado di proteggerla. 

Soltanto con disperazione, pertanto, l'ammiraglio Toyoda prese la decisione di cui si è detto.
La corazzata gigante Yamato, appena risanata dalle ferite infertele nella battaglia di Leyte, venne approntata in fretta e ricevette l'ordine di superare il muro americano, di andare ad arenarsi sulla costa di Okinawa e di costituirvi una specie di fortezza inaffondabile. 

Per gli ufficiali e i marinai di tutta la marina imperiale, era molto doloroso e sconfortante veder finire in quel modo una così bella e potente unità, ma gli ordini erano imperativi. 

Alla Yamato, del resto, venne assegnato soltanto il quantitativo di combustibile sufficiente per la rotta di andata; le sarebbe stato quindi impossibile tornare indietro (questo fatto è stato seccamente negato dalla storiografia giapponese ed in particolare dal comandante dell'incrociatore Yahagi).
Gli ufficiali non potevano fare ameno di paragonare questa miserabile missione alle gloriose sortite della fiera flotta nipponica nei primi mesi del conflitto. 

Che cambiamento! Quale capovolgimento della situazione! Bisognava che tale situazione fosse giunta a una gravità estrema perché il Giappone fosse costretto a tramutare deliberatamente la sua più splendida nave, orgoglio della flotta, in un volgare pontone d'artiglieria.


THE LAST NAVAL BATTLE

As we already have veduto, the most greater state nipponico, anticipating of quarantott'ore his/her great military effort to loosen the American hold on Okinawa, it had sferrato to the meantime the offensive aerial Kamikaze and that naval.

Of the dangerous and powerful imperial fleet they stayed by now in degree to fight only little unities; the other ones had been sunk or they were still found in riparazione. 

When the precipitous defensive plan was applied, the Japanese admiralty could not put on-line that the supercorazzata Yamato, a light cruiser and 8 destroyer (you See table «The last naval battle»).

But, contrarily to how much you/he/she could be thought, this exit of the fleet didn't arouse the delirious enthusiasm of the heads of the harbor; it was the consequence of different pressures practiced by the commanders of the esercito. 

To the sea nipponica, in fact, it repulsed to send ships to the sacrifice that without doubt you/they would be made useful when the Americans were disembarked on the same territory of the Giappone. 

To send her to Okinawa meant to see to destroy her without having the least certainty to destroy the ships nemiche. ,

The harbor had already sacrificed unity, as in the case of the bait of Ozawa during the battle of Head Engano, but then the certainty of a remuneration had been you; while now the only perspective was that to see the ships delivered to a holocaust without any hope of tactical or strategic advantages.

After the battle of Leyte, the harbor was not hocked in some important action, and this immobilism had been object of sarcasms and infuriating sneers from the esercito. 

The admiral Toyoda had borne them with resignation, but in the first days of April 1945 you have to decide him to surrender to the appeals of the esercito. 

On April 5 made its decision to make to intervene the second fleet to Okinawa known.

Of other song, two important political events characterized this same day of April 5 th 1945. 

Indeed, the Japanese Prime Minister, the general Kuniaki Koiso, resigned the resignations and you/he/she was replaced by the admiral in dismissal Kantaro Suzuki. 

Then, I'URSS made to know to Japan that the pact of not aggression would not have renewed Russian-Japanese, whose expiration was next.

 Questi two political events passed all over the world in practice unnoticed, but in Japan they dressed again an important meaning and they had repercussions profonde. 

The first one showed the difficulty to already govern a country in a desperate situation and the second it made to outline a strategic threat on the frontiers of northwest of the Manciuria and Korea.

But we return to the second fleet giapponese. 

In effects, if the sea nipponica had not effected any important action from October of 1944 in then, this was due, from a song, to the fact that it missed of fuel, and, from the other, that was it deprives of a coverage aerial able of proteggerla. 

Only with desperation, therefore, the admiral took Toyoda the decision of which is said.

The giant battleship Yamato, just restored to health by the wounds infertele in the battle of Leyte, you/he/she was ready in hurry and it received the order to overcome the c I wall up» American, to go to strand on the coast of Okinawa and to constitute you a kind of fortitude inaffondabile. 

For the officers and the sailors of the whole imperial harbor, veder was very painful and disheartening to end in that way a so beautiful and powerful unity, but the orders were imperativi. 

To the Yamato, after all, the quantity of enough fuel was assigned for only the rout of going; you/he/she would have been her therefore impossible to return back.

The officers could not do pleasant to compare this miserable mission to the glorious ones you get some fair fleet nipponica in the first months of the conflitto. 

What a change! What overturn of the situation! It needed that such situation had reached an extreme gravity because Japan was forced to deliberately transform his/her most splendid ship, pride of the fleet, in a vulgar pontoon of artillery.


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